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Autore: LunaMentur    27/08/2012    0 recensioni
"Non avevo sofferto particolarmente del mio-amore-non-corrisposto negli ultimi anni e, dopo tanto, il fatto che lui potesse amarmi era diventato una speranza troppo finta che aveva consumato ogni singola voglia di farli capire quanto mi piacesse e mi ero ritrovata, senza nemmeno volerlo, ad essere considerata la sua migliore amica.
[...]
Poi tutto divenne confuso e per la prima volta fui catapultata nel mondo
reale, quello fatto di problemi e di cose che andavano ben oltre la visione di
una ragazza sedicenne con una mentalità chiusa e paesana..."
In certi momenti è drammatico (non taglia vene). Giustamente non sempre va come speri, no? Soprattutto in amore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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corsivo: pensato dalla protagonista principale

02 - Il Rosso

Respirò forte.
-Mi prometti di non dire niente finché non ho finito?... Io...-
Annuii.
Era strano, ma avevo la sensazione che lui non fosse felice di essersi innamorato.
- Mi sono innamorato di una persona che nemmeno conosco... Mi sembra assurdo, non so nemmeno
come si chiama e quanti anni abbia... Io...-
In quel momento sussultai appena. Il mio mondo era crollato quando aveva detto "di una persona che..." di una persona che non ero io.
Avrei voluto dirli che era un tale stronzo, che aveva la faccia tosta, da anni, di
rinfacciarmi le sue fidanzatine fighette che parlavano come delle galline a cui si tira il collo.
Ma rimasi zitta, come mi aveva chiesto.
-Lo vedo sempre alla mattina quando prendo la filo e... Santo cielo dovresti vedere i polsi... Sono così sottili e
ha le labbra carnose. Solo ora ho capito perché ti piacciano così tanto i polpacci , lui li ha così sottili e sodi... Io...-
Affondò le mani nei capelli, coprendosi la faccia.
Gli ingranaggi del mio cervello si muovevano troppo lentamente e faticavo a comprendere le sue parole.
Perché usava continuamente il maschile per definire la persona che amava?
Perché "lui" e non un normale "lei"? Spalancai gli occhi, capendo che non era casuale l'uso del maschile.
- Simo... Mi faccio schifo...-
Capii perché si facesse schifo.
-Capisci cosa voglio dire?-
Si, ma non voglio crederci.
-Io non sapevo a chi dirlo...-
Perché proprio a me? Lo sai per quanto tempo ti ho desiderato e ora mi sbatti in faccia questa orribile verità?
-...Simo capisci di chi mi sono innamorato?-
Si, di un maschio.
Di una persona del tuo stesso sesso.

- Io non voglio essere..-
Cosa? Omosessuale? Un "lurido frocetto" oppure una "checca"?
Lo sei, non mentire a te stesso.

-Mi faccio schifo...-
Sentii gli occhi gonfi, carichi di lacrime, che pian piano scendevano. La cosa che mi colpì fu che non stavo piangendo perché
ero triste per me stessa, per aver capito di non aver più possibilità, ma ero triste per lui.
Non ero mai stata razzista nei confronti dei gay, ma di certo non mi ero risparmiata stupide battute del tipo "ma che sei gay?".
Frasi che in quel momento mi facevano arricciare il naso, quasi come se mi venisse da vomitare.
Tutti pensano di non essere "razzisti", ma quando poi effettivamente ci pensi, di certo, seguendo quella che e' la cultura del tuo "popolo" o
quella della tua religione, capisci che in fondo non gli hai mai accettati veramente.
Ci sono sempre dei pregiudizi, degli stereotipi.
Ti insegnano per tutta la vita che solo tra maschio e femmina può esistere qualcosa al di là dell'amicizia, che solo tra sessi differenti si può
costruire una famiglia... O no?
Ognuno poi la pensa come vuole.
- Puoi dire qualcosa ora...dimmi...-
Ritornai alla realtà. Avevo condiviso molto insieme a lui e non l'avrei mai pensato, ma ora la verità era li' davanti a me e non potevo scappare,
dovevo condividere insieme a lui quel segreto, che gli avrebbe rovinato (forse) la vita, almeno in una società come la nostra.
Mi alzai lentamente e lo abbracciai, mentre le lacrime mi scendevano e mi rendevo conto di quanto fosse stato difficile elaborare il suo
orientamento sessuale.
Io non sarei mai stata tanto forte da guardarmi allo specchio e chiedermi "sono omosessuale"?
No, di certo avrei fatto finta di niente.

La filo viaggiava veloce ed era praticamente vuota tranne per me , Davide e un ragazzo dai capelli rossi.
Davide si era seduto dall'altra parte del vagone rispetto al giovane, ed era un continuo muoversi sul sedile, nemmeno avesse il pepe nel culo. Era
nervoso e continuava a guardarsi in giro colpevole.
- Se non la smetti di fare la femminnuccia innamorata mi alzo e vado a parlagli!- lo minacciai, stava attirando la sua attenzione senza nemmeno
accorgersi.
Davide si bloccò di colpo guardandomi male.
-Non ci provare nemmeno!- sibilò.
Feci cadere una penna che rotolò sul pavimento lercio della fino e sorridendo maligna al mio caro "amore-non-corrisposto" ,mi alzai.
Lui mi guardò implorante, scuotendo la testa , per poi minacciarmi di morte.
Mi avvicinai al giovane rosso che intanto aveva raccolto la penna e me la stava dando con un bel sorriso sulle labbra.
Era molto bello di volto, aveva gli occhi verdi, come Davide, ma più' chiari e angelici.
-Grazie mille!- dissi.
Apparentemente sembravo tranquilla, ma in realtà stavo morendo dall'imbarazzo, non mi era mai capitato di andare a parlare
ad un ragazzo che non conoscessi per "estorcerli" delle informazioni personali.
- Ci mancherebbe- disse lui.
Presi la penna e lanciando un'occhiata a Davide, che fissava la scena con due occhi da "porca troia" pensai a come attaccar bottone.
-Bella giornata v...- dissi, ma il rosso mi interruppe.
- Scommessa eh?- disse ridendo in modo abbastanza finto.
- Come scusa?-
-oh... Ti ho chiesto se devi fare questa scenata per colpa di una scommessa col tuo amico là... Ma sta bene?- disse guardandolo.
Sentivo da qui il rumore delle sue mani che scrocchiavano , era troppo agitato. Aveva gli occhi spalancati, come se stesse assistendo a una scena da film horror.
-Si! Mi hai beccato!- risi- ah, si sta bene!- sperando non gli stacchino gli occhi.
- Secondo me si e' fumato qualcosa...-
- E' più uno da LSD- il rosso rise, ma questa volta sembrava una risata più spontanea.
-Beh hai vinto la scommessa, no?-
Non avevo scoperto niente di lui! -in realtà devo scoprire anche come ti chiami e quanti anni hai e...-
-Chiamami stranger e... Diciamo che sono abbastanza grande da avere la carta d'identità, ma non voglio mostrartela-
-... mmm ti piacciono le ragazze?- chiesi di botto, lasciando di stucco il
ragazzo e facendo prendere un infarto a Davide, che intanto si era accasciato sul sedile, dando testate al vetro del finestrino.
- emmm solo perché non ci sto con te non vuol dire che sono gay...-
-oh si, giustamente io sono brutta, questo lo so.. No era che mi chiedevo... Non sei gay? Come mai? Hai qualcosa contro di loro?-
Davide si alzò all'improvviso e mi prese per i fianchi, stringendomi fino a farmi urlare. Mi portò davanti alle porte automatiche e appena la voce meccanica annunciò la zona della città scendemmo.
Prima che le porte si chiudessero guardai il rosso, che ancora mi fissava spaesato.
-Luna- dissi. Mi guardò ancora più perplesso.
-tu stranger , io luna!- sorrisi e incominciai a camminare, finché Davide non mi spinse contro la parete di cemento della pensilina.

Mi prese per i polsi e me li tenne fermi, appoggiando il suo bacino sulla mia pancia. Avevo il suo viso molto
vicino e mi resi conto ,solo allora, delle sue spalle piccole e di quanto fosse alto.
In realtà chiunque era più alto di me, il mio metro e uno sputo era semplice da superare.
Il dolore ai polsi mi fece distogliere dai miei pensieri e viaggiai alla ricerca dei suoi occhi.
Benché i nostri corpi fossero così vicini, dentro di me, nessuna fiamma o emozione forte nacque.
Forse perché era gay? Fino a due giorni prima non avrei desiderato altro che quel momento,
mi sarebbe venuta la febbre, mi sarebbe uscito il sangue dal naso.
Eppure niente, ora era come se lui fosse simile al muro freddo contro cui ero appoggiata.
Ci fissammo per qualche minuto, mentre i nostri respiri si alternavano, senza che trovassero un ritmo simile.
-L'ho sempre saputo. Oggi ti sei vendicata a dovere- disse con tono pacato. Mi lasciò delicatamente e si incamminò verso casa.
Non capivo come mai il mio corpo non avesse reagito, ma avevo compreso perfettamente quello che lui intendeva.
Aveva sempre saputo che mi piaceva, per questo una rabbia irrefrenabile si animò in me.
Per questo sentì di odiarlo dal profondo.
Se lo sapeva perché era diventato mio amico? Solo per puro egoismo? Solo per torturarmi?
Mi pulsavano le tempie.
 
Era passato un giorno dalla confessione di Davide e avevo passato l'inferno perché mi ero impuntata di voler
conoscere il ragazzo di cui ,lui, si era innamorato. Ora ci ero riuscita, ma non era così che mi ero immaginata la scena,
speravo che anche il Rosso si rivelasse "dell'altra-sponda".
Niente da fare.
Tornai a casa a piedi, senza pensare a qualcosa. Solo quando mi misi sotto la doccia scoppiai a piangere,
e le lacrime si confusero con l'acqua bollente che scendeva dal soffione.
Finalmente capii di aver sprecato anni a correre dietro a un ragazzo-playboy, lo stesso che si era
accorto di essere attratto da un altro maschio, lo stesso che mi aveva usata come un giocattolo.
Non poteva andare meglio di così...


Quando uscii dalla doccia, passandomi la lingua sulle labbra, mi parve di sentire un gusto salato, amaro.
 
***
Ecco il secondo capitolo. Ci ho impegato così tanto, perchè mi ero messa a scrivere tantissimo,
ma non era uscito niente di carino. Allora ho aspettato che passassero le feste ed ora sono soddisfatta.
Grazie a tutti :) Cosa ne pensate?
  
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