Lea era ancora confusa da quella notizia, non capiva bene cosa stesse succedendo e cosa la portava ad essere così nervosa. Appena Dianna si staccò dall’abbraccio accompagnò di corsa Lea in giardino per raggiungere tutti gli altri. “Hey Michele meglio tardi che mai!” aveva detto Mark appena la vide varcare la soglia. “Ciao ragazzi, come state??” Lea era felice di essere lì con i suoi amici, ma era nervosa, molto nervosa pe il fatto della camera. Sentiva una strana attrazione verso Cory, un’attrazione che doveva tenere a freno per il bene di tutti. Aveva appena finito il giro dei saluti quando Naya salì sul muretto più alto della piscina e si schiarì la voce. “Ascoltatemi bene tutti, stasera c’è una festa qui in giardino quindi adesso tutti fuori a comprare mangiare e bere! Il divertimento inizia alle 10 e vi voglio fuori in costume e pronti a ballare!” in men che non si dica tutti erano alle macchine tranne Lea e Cory che volevano stare tranquilli prima della festa. La loro camera l’unica ad essere al piano di sotto e avevano un bagno tutto per loro, compreso di lavanderia. “Lea lo spazio nell’armadio te lo lascio a te e mi prendo i cassetti!” “benissimo… se non ti dispiace ora mi faccio una doccia così mi rinfresco!” “certo… fai pure!”. Lea aprì l’acqua per farla riscaldare un po’, nel frattempo iniziò a spogliarsi. Cory era nella stanza e stava sistemando i vestiti e si sentiva strano in quella situazione, era persino nervoso. Ad un certo punto si accorse, passando davanti al bagno, che la porta era rimasta un aperta e in quel momento vide la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua. Il corpo di Lea era meraviglioso, incantevole… era bellissima, nuda davanti a lui. Non riusciva a smettere di guardarla, era come un magnete. La fissava meravigliato, fissava la sua schiena perfetta, i suoi seni e le sue gambe! E non riusciva più a muoversi e a parlare. Quando Lea entrò nella doccia, si accorse di avere le mani sudate e il cuore gli batteva a mille. L’unica cosa che voleva fare era aprire quella porta, raggiungere Lea e esprimergli i suoi sentimenti, anche se non sapeva ancora cosa provava, voleva toccarla e baciarla con amore e sussurrargli parole dolci ma doveva resistere. Non sapeva come avrebbe reagito lei. Tutti gli altri erano rientrati verso le 8 e stavano preparando il necessario per la festa, i maschi sistemavano gli alcolici sui tavoli e le ragazze preparavano da mangiare. Come organizzato la festa cominciò alle 10, la musica rimbombava ad altissimo volume in tutto il giardino. Tutti avevano già bevuto almeno 3 bicchieri ed erano ubriachi, verso mezzanotte Amber propose il gioco della bottiglia, e tutti, data la sbornia, furono d’accordo. Si sedettero il cerchio vicino alla piscina e il primo a girare la bottiglia fu Mark che baciò Dianna, poi toccò a Naya e Chord, Amber e Kevin, Heather e Naya, e fu il turno di Cory, la bottiglia girò e si fermò sulla ragazza che qualche ora prima l’aveva fatto impazzire davanti al bagno. Lea Michele. Lea arrossì leggermente ma, dato che era ubriaca, non capiva bene quello che stava succedendo, si avvicinarono lentamente al centro del cerchio, sotto gli sguardi complici degli amici. Quando furono a pochi centimetri l’uno dall’altro si scambiarono uno sguardo dolce, e si dimenticarono delle persone che li circondavano. Cory si avvicinò a cominciò a baciarla piano, assaporando le sue labbra carnose, mentre Lea gli accarezzava il collo con una mano e con altra si appoggiava sulla sua enorme gamba. Cory aspettava il consenso di Lea, che non tardò ad arrivare, per esplorare la sua bocca la lingua. Le loro lingue si intrecciarono insieme, Lea si staccò dal bacio per riprendere fiato e morse leggermente il labbro inferiore di Cory, che cominciava ad eccitarsi per questa situazione. Si baciarono con foga ancora per qualche minuto per poi accorgersi che tutti li stavano guardando con sorrisi maliziosi. “Hey ragazzi tornate in camera se voleva sfogarvi” disse Chris ridendo a crepa pelle seguito da tutti gli altri. Lea e Cory erano ancora lì, al centro a fissarsi teneramente negli occhi, senza capire realmente cosa stesse succedendo, ma volevano godersi quel momento, che probabilmente il giorno seguente nessuno avrebbe ricordato.