"Beh, devo dire che hai una famiglia numerosa."
Mi metto in punta di piedi per guardare oltre la sua spalla e la casa è deserta, non c'è nessuno.
"Ma come...?" Guardo il salone vuoto e metto su una faccia vagamente delusa, anche se dentro di me sto quasi festeggiando.
"Ci sei rimasta male?" mi chiede lui ridendo.
Ho due opzioni: Potrei mentire e dire di sì o dire la verità e dire di no, solo che poi potrebbe pensare che non voglio che lui conosca la mia famiglia. Ma per favore! Stiamo parlando di Marshall Mathers, un uomo di quarant'anni, non di un ragazzino.
"Sinceramente? Per niente."
"Oh beh, neanche io." Mi risponde e sposta i suoi occhi azzurri per tutta la casa, poi si dirige verso l'ingresso dove ci sono la mia camera, il bagno, la camera di mia sorella e quella dei miei genitori.
Entra nella prima stanza che è la mia camera e si guarda in giro. Io lo seguo e rimango sulla soglia cercando di capire la sua impressione. Gira un po' per i due letti che ci sono e poi mi chiede "Come mai ci sono due letti?"
"Prima io e mia sorella dividevamo la camera"
Annuisce e dice "Questa è la tua camera." Non lo sta chiedendo, lo dice come se fosse qualcosa che ha appena capito. Mi sorprendo di come riesca anche a riconoscere la mia camera e dentro di me ne sono più che felice.
Il mio telefono comincia a squillare, la suoneria dei messaggi rompe il silenzio.
Lo tiro fuori dalla mia tasca e leggo: "Io e Laura non ci siamo e papà torna come al solito. Prepara il pranzo anche per lui, noi torniamo stasera." Mia madre è la solita, molto telegrafica.
"Chi è?" Marsh si avvicina a me per uscire dalla camera.
"Mia madre, vuole che prepari il pranzo sia per me che per mio padre."
"Beh, dai, ti aiuto."
Torna al salone ed entra nella cucina. Apre il frigo e comincia a cercare qualcosa da fare.

Dopo buoni venti minuti a cercare qualcosa che io sapessi fare, siamo arrivati alla conclusione che la pasta surgelata sia la soluzione migliore. Così l'abbiamo messa sulla padella, l'abbiamo cotta e ora ce la stiamo mangiando sul divano contro tutte le regole di mia madre.
"Buona però." commento guardando il modo ipnotizzante con cui il mio fidanzato mangia. Dio, mi fa un'effetto strano e contemporaneamente stupendo chiamarlo 'il mio fidanzato'. Non posso credere che il fantastico uomo di fronte a me è davvero mio.
"Cosa fai?" mi chiede alzando gli occhi dal piatto ormai vuoto.
"Niente, ti guardo." Dio, ora starà pensando che ha una ragazza di quelle pazze che rinchiudono i fidanzati rovinandogli la vita sociale per paura che le lasci.
Poggia il piatto di plastica sul tavolino di fronte al divano e poi fa lo stesso col mio pieno a metà. Lo fisso leggermente sconcertata mentre si avvicina pericolosamente a me mettendo le mani sul divano.
"...Cosa fai?" chiedo vedendolo avvicinarsi sempre di più.
"Nulla, non preoccuparti." E con questa frase, azzera la distanza tra le nostre labbra.
Automaticamente chiudo gli occhi e assecondo il movimento delle sue labbra. Dio, mi fa impazzire!
Il citofono suona: "Cazzo, è mio padre."


Angolino dell'autrice. :3
Beh, rieccomi apparsa con questa storia. So che l'ho abbandanata per quasi un'anno solo che, rileggendo le vostre fantastiche recensioni, mi sono sentita in dovere di farla rinascere.
Così ecco qui il primo capitolo dopo tanto tempo.
Spero che ne sia valsa l'attesa e, come sempre, spero che non vi abbia delusi.
Grazie ancora a tutti, esistono persone più fantastiche di voi?