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Autore: JackPortiero    28/08/2012    1 recensioni
By JackPortiero! Siamo sempre sotto un illusione di quelle alla "Road to Ninja", e Tobi è sempre e cmq Hinata dalla vera realtà! Ma venendo all'introduzione... ecco a voi il primo filone narrativo interamente ambientato nell'arco temporale del manga stesso. E' una Missing Moment, è un Remake introspettivo, la decodificazione in chiave sentimentale del Codice. E' L'ESAME PER CHUNIN. E' NARUHINA PURO. Hinata e Naruto sono entrambi i Jinchuuriki del Kyuubi, e si sono tristemente lasciati ormai da 9/10 mesi, senza essersi mai dati neanche un bacio. Tuttavia, senza mai arrendersi, entrambi lottano per poter un giorno viveve il loro Legame, perchè sia riconosciuto da tutti. E' il loro Nindo, un Sogno che passa necessariamente per il traguardo di chunin. Perchè chunin vuol dire leader, è carisma, significa accettazione. Ma mentre l'iscrizione all'esame per chunin per Naruto risulta scontata, poichè non deve rendere conto a nessuno, per Hinata è diverso... Perchè Hinata è il "Jinchuuriki dal matrimonio combinato", la Hyuga femmina che deve tramandare il byukugan nella sua purezza, senza accampare capricci o esporsi a inutili rischi. Il padre... le permettarà davvero, di iscriversi a quell'esame? E la figlia... anche stavolta obbedirà a lui senza fiatare?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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- Questa storia fa parte della serie 'AMORE IN CODICE'
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NON SARA' IZANAMI


Ma se io ho un potere del genere... COME faccio a sapere che tutto questo non è un orribile circolo?
Come posso esser sicura che non stia già usando Kurama per... "quella cosa"?


IO... HO PAURA!... un utilizzo del genere è davvero la prima cosa che mi è venuta in mente!
E ho il terrore di essere lì da qualche parte, ossessionata da te... a obbligarti di...

Forse questo mondo... è solo il frutto di un amore perverso!
Forse ho fatto tutto questo perché non sono cambiata con le mie forze, e non mai avuto il coraggio di confessarmi una seconda volta!!

E magari sono uscita pazza, e ho escogitato come essere la tua salvatrice per estorcere da te un sentimento...
Forse io sono solo, un'egoista. Un'egoista che ha edificato tutto per la sua PLATEALE SCENA MADRE di pochi secondi.

E COSA PEGGIORE DI TUTTE... forse in principio non eri Kyuubi, avevi ogni cosa, e per questo non ti sei mai accorto di me, e sono arrivata al punto di...

...RENDERTI ORFANO.


Forse io sono il tuo peggior nemico, e quando lo scoprirò proverò a tutti i costi a fermare la maniaca che sono diventata... Riuscendoci.
Per poi però, un giorno, pentirmi follemente di questa scelta e... rifare tutto da capo. Diventando per l'ennesima volta... una pazza omicida.


*****



Hinata aveva rilasciato il bunshin col quale si era specchiata a fondo, per ben più di qualche secondo. Ora rivolgeva il tremulo palmo della sua mano dominante verso l'alto, e ben aperto lo guardava in maniera davvero incomprensibile, come a discernere come e cosa avesse fatto, ma soprattutto fin dove potesse spingersi questa sua nuova facoltà.

"Posso... t-tutto. Questo è il potere... degli dei..." - intuì brevemente Hinata, con tono davvero flebile, ma sufficiente perché anche il padre afferrasse questa sua conclusione.
"E siccome è tutto nei miei occhi, in realtà io s-sono solo... un uccello in gabbia." - concluse amaramente la piccola. E Hiashi, nel vedere come la sofferta figlia vaneggiasse quasi sull'orlo del delirio, conscia che questa occorsa e non richiesta responsabilità l'avrebbe prevaricata di ogni arbitrio, strinse forte anche lui i denti e la palpebre, fino a patire un lacerante e abissale scoramento.


"E' finita!... mio padre non mi manderà mai, a quell'esame. Lui non può, mandarmici... è suo enorme dovere, non mandarmici..."

Improvvisamente però, senza preavviso alcuno, padre e figlia videro dissolversi da terra i mille pezzettini di carta della domanda di ammissione per chunin, la quale, da irrimediabilmente distrutta che era, riapparve miracolosamente tra le mani di Hinata, perfettamente integra per via della sua disperata, intima, e immanente volontà.

"NO!... NON è possibile! per rincorrerti a stare al tuo fianco io..."

"La tecnica... è quasi completa!" - mormorò tra sé e sé il capoclan degli Hyuga, alquanto sconcertato, in verità.
"Tutto questo è assurdo... è sbagliatissimo." - commentò invece a riguardo di quel foglietto la scioccata corvina. E Hiashi si avvicinò a lei, colpito dal fatto che la ragazza avesse valutato quel suo gesto un errore.
"Anche se l'ho f-fatto in un attimo e senza pensarci, era proprio quello che volevo, e l'ho fatto... unicamente p-per me stessa." - ammise piena di sgomento una scombussolata Hinata - "Eppure... finire per usare un potere del genere p-per il proprio interesse personale..." - sentenziò la corvina, colpevolizzandosi eccessivamente - "...è atroce. E' la cosa più s-sbagliata del mondo."


"Naruto, n-non è che i-io... MA perché, mi state chiedendo questo!?... Io non sono, così brava! Non sono proprio la persona adatta, per un simile compito..."

Il genitore era ora apparentemente truce dinnanzi a lei, e tirandogliela pian piano via dalle dita, prese in mano la domanda d'ammissione all'esame per chunin, e cambiò leggermente espressione.
"Ma tanto..." - iniziò a esprimersi a scatti Hinata - "...non serve, a nulla. Questo, è solo un flashback, la punizione divina, per aver sbagliato... E ora, me lo strapperete di nuovo, all'infinito, come merito..."
Il padre piegò invece quel documento in quattro precise parti, e se lo infilò in tasca con molta cura, mentre osservava la sformata figlia percorrere decisi passi verso un'irrimediabile alienazione.


"Figlia mia... ma che cosa ti ho fatto!? Se non tornassi più quella di prima io..."

"Hinata... come ti senti?" - la pregò il padre con insolito garbo - "Per favore cerca di tornare esattamente come prima, concentrati solo su quello..." - le indicò benevolo.
"P-proprio... come... p-prima?" - sibilò speranzosa, ma incerta, la corvina - "M-ma i-io... io n-non so s-se..." - accennò spaventata, avendo smarrito la più pallida idea di cosa fosse giusto o sbagliato.
"Provaci, con calma; te lo sto dando io, il permesso..." - avvallò il padre, cercando di rasserenarla. Ma la piccola era ancora leggermente in stato di shock. Questa certificazione del padre, bastava? Era reale?
"Ci sarò sempre io, a dirti se stai mentendo a te stessa..." - le assicurò lui, poggiando forte la propria mano sulla sua fragile spalla - "...i nostri occhi vedono oltre la finzione, ricordi?" - le rammentò.


"L'unica cosa che deve fare un genitore... è riporre la più totale fiducia nei propri figli..."

Era vero. Nella quasi totalità dei casi non si poteva mentire, al byakugan. Né tantomeno uno Hyuga rischiava di doversi raccapezzare in un banale genjutsu, scorgendo all'istante oltre un semplice cambiamento. Per cui Hiashi glielo promise, sebbene persino lui non fosse del tutto sicuro di poter adempire a un simile impegno.
Ma, in questo momento, la priorità era tranquillizzare Hinata, e lei, che ovviamente la teoria la conosceva, mediante il convincente e affettuoso gesto del padre si riprese un po' interiormente.

"Padre... s-sapete, una cosa..." - provò a cogliere l'occasione Hinata - "...queste b-belle parole che voi mi avete a-appena detto..." - spiegò rallegrata - "...sono quasi le s-stesse..." - si interruppe un attimo solo, pensando alla madre, ma codificando la sua asserzione - "...sono quasi le stesse parole che mi ha detto proprio adesso Kurama."
Il genitore non rispose nulla, né cambiò per ora espressione. E per la Hyuga, questo, era segno ben accordato di poter proseguire.
"Lui (la madre e Kurama; entrambi, ndr)... lui mi ha detto..." - riportò fedelmente la corvina - "...visto che ormai siamo una squadra, vorrei che ti fidassi di me, e tornassi la bambina che adoro." - confidò lei, accaldata - "Non è sbagliato... essere se stessi..." - proseguì, parola per parola - "...e poi a me non puoi proprio, mentire; te lo sto dando, il consenso." - concluse mnemonicamente, senza errore alcuno.

Hiashi inarcò ampiamente una delle sue arcate sopraccigliari. Un demone... inseparabile amico e fedele alleato del proprio jinchuuriki!? Davvero era possibile, una cosa del genere!?
Il capo-clan degli Hyuga divagò senza alcun coinvolgimento, sorvolando e fingendo assurdamente di non afferrare ciò che la figlia aveva rischiato con ardore di esprimergli.

"E' da escludere categoricamente, che tu sia autorizzata a usare il potere di Kyuubi per via di un suo funzionale beneplacito." - avvertì calmo, ma intransigente, il genitore - "Il suo calcolato plauso e il suo ipocrita consenso, non valgono di certo in nessun caso al di fuori questo..." - decretò lui, con tranquilla fermezza - "Infatti, per questa volta..." - ammonì, lasciando ben intendere che dovesse risultare un'eccezione - "...il modo migliore per non abbassarti a usare per tornaconto il potere che sembri tenere a bada, è quello di ripristinarsi esattamente al momento prima della sua involontaria scoperta."

Hinata, pur forzando di non darlo a vedere, si depresse nuovamente. Giacché, dopo avergli coraggiosamente confessato l'indissolubile legame inciso con Kurama, quella del padre non era di sicuro la sequela di risposte e soprattutto di frasario che si aspettava. Certi aspri giudizi infatti, certi termini, era ormai come se li rivolgesse a lei direttamente, finendo per insultarla in maniera tangibile e recidiva.
E per via di questa risma di riscontri, neanche una fronte spaziosa come la sua riusciva più a discernere se l'ambiguo comportamento del suo "superiore" fosse affidabile o intrinsecamente opportunistico. Né se il legame perdurato sinora col "padre" fosse realmente familiare, piuttosto che opzionabile e ampiamente orchestrato.
Ma in ogni caso, visto che il bijuu la sosteneva, e dato che quella era la dichiarata volontà del genitore, non se lo sarebbe di certo fatto dire all'infinito, che poteva tornare a essere quella di sempre.

"Sento che stavolta, se padroneggio meglio le energie, posso piano piano cambiare la mia fisionomia, e portarla a quella di prima..." - comunicò lentamente Hinata, socchiudendo i potenti bulbi oculari.
"Volendo potrei assumere anche altre sembianze... In pratica è come usare un Henge senza sigilli, e senza ulteriori sprechi di chakra." - pensò tra sé e sé la divina fanciulla, concentrandosi - "E tutto questo funziona in maniera permanente, fino al prossimo utilizzo..."  - considerò infine, un po' sorpresa.
Nel mentre, grazie al cielo, sia il kekke genkai che gli orribili inestetismi da poco riportati in quella sorta di "corto circuito", si mostravano in effetti reversibili, e forse in parte evitabili. E il padre, nonostante l'ostinato sguardo ghiaccio, rese grazie per aver riavuto indietro il perlaceo byakugan della figlia, nonostante in teoria la casata principale non aspettasse altro che l'avvento del Rinnegan.

"Cavolo, Kurama!..." - sdrammatizzò un pelo più serena, e con strano divertimento, la corvina - "...lo so che è brutto, pensar male..." - bisbigliò al cercoterio, riferendosi in maniera del tutto involontaria a Sakura  - "...ma son quasi certa che c'è chi ti userebbe senza troppi problemi per farsi crescere al posto giusto i capelli, o robe del genere."    (la famosa "tecnica del rigonfiamento dei seni", ndr)  

"Sembri esserti ripresa... sia mentalmente che fisicamente. Mi fa piacere..." - si lasciò sfuggire il genitore, seppur col solito registro compassato.
La piccola lo mirò, cercando preziosamente di ponderare la sua affermazione, ma ebbe subito un improvviso e parziale mancamento, e Hiashi la sorresse un po', indicandole un posto dove sedersi.
"S-sto, bene... papà. N-non preoccuparti..." - volle assicurare senza artifici la piccola, rompendo automaticamente gli schemi. Tuttavia... il tempo in cui il capo-clan degli Hyuga avrebbe potuto iniziare a fare il bravo paparino, era ancora decisamente lontano, per cui quello che realizzò fu semplicemente darle il modo di riprendersi, assegnandole una meritevole tregua.

"Qualunque utilizzo tu ne faccia... si chiama Izanagi, ed è sempre e soltanto un unico jutsu." - citò seriamente Hiashi, dopo un paio di minuti.

"Tuttavia... anche se il chakra Yin che ti deriva dalla Volpe è praticamente illimitato..." - considerò poi in maniera comunque tranquilla - "...come puoi vedere hai ben poco chakra Yang da gestire, di tuo, per rendere reale la tua immaginazione." - cercò di farle credere.
"Detta in altre parole, se la cosa può renderti maggiormente tranquilla..." - s'impegnò a inculcarle, ma a fin di bene - "...sappi che la tua tecnica è incompleta, e funziona così efficacemente solo su te stessa, garantendoti il pieno controllo della tua realtà. Ma se per caso provassi ad alterare lo spazio-tempo o qualcosa di rilevante esternamente, falliresti praticamente in tutto. Non saresti di certo in grado di far sparire un essere vivente più grande di una formica, né tantomeno generare qualcosa di più consistente di un foglietto, o... influenzare la mente di una persona." - si soffermò infine qui, in maniera stranamente particolare. "Per cui, per via di questo tuo potenziale..." - insistette Hiashi, in ultima analisi - "...cerca di non arrovellarti più del dovuto. Cerca, semplicemente... di non pensarci."

E come prevedibile, la riflessiva figlia fece esattamente tutto il contrario.


"Padre... f-forse ora voi state cercando sul serio di alleggerire questo mio fardello. Però, anche nel fare ciò, c-continuate... a sottovalutarmi.
    Io sono un ninja, e anche una Hyuga... So bene che basta una piccola bolla d'aria, per uccidere una persona. E' un attimo... barare.
       E una inconsistente bollicina d'aria... pesa infinitamente meno, di un foglietto. Abbatterebbe senza speranze il più potente degli shinobi...
E poi, n-non so... s-secondo me, vi sbagliate... Prima ho riportato indietro l'intera realtà, e anche se è stato di un nulla, è bastato a riscriverla completamente..."


Hiashi scrutò col cuore la silente e cogitabonda figlia. Era davvero incredula, e diffidente. Ma soprattutto disciplinata, consapevole, sveglia, sufficientemente timorata di quel sovrannaturale potere. Abbastanza... perché fosse giunto il momento di parlarle apertamente, quasi da pari a pari.
"Hai proprio ragione; è inutile, continuare a mentirti..." - si scusò sul serio Hiashi, con la figlia - "...se ragionandoci hai capito bene che anche così, con grande ingegno, si possono causare veri disastri..."

Il Kyuubi, godendosi sonnacchioso l'inenarrabile scena a zampe conserte, gongolò intimamente, sarcastico. Finalmente quello stupido umano, elaborava fino in fondo con che testa avesse a che fare.

"Figlia mia... capisci l'importanza del tuo ruolo, ora? Quegli occhi... sono un dono del cielo. Non bisogna usarli abitualmente come un'arma, o profittare di essi in maniera superficiale.
Il loro eventuale impiego, semmai, andrebbe attentamente ponderato nei minimi dettagli, e solamente in virtù di una situazione disperata, e in vista di uno scopo superiore... Perché a seconda degli utilizzi, o della quantità di chakra Yang che potresti un giorno sviluppare, potrebbero persino causare la fine del mondo, o la sua deriva in un ciclo continuo..."

La corvina, a certe cose, c'era già arrivata da tempo, e placidamente seduta abbassò oscura il volto, e strinse forte, fino a farsi male, i piccoli pugni poggiati al di sopra delle magre e flessuose coscia.


"Voi però... lo sospettavate da tempo! Perché non me l'avete detto prima!? Io... l'ho sempre saputo!... Ho braccia e gambe legate, mi sento una come una marionetta."

Il capo-clan della più antica comunità di Konoha, nel mentre, proseguiva compostamente nelle importanti considerazioni.
"...si inizia con i dettagli, senza volerlo, reputando di essere alle strette, e ritenendo di essere nel giusto. Ma è fin troppo facile ingannarsi, mentire a se stessi, e la luce quegli occhi è pura e benedetta, non si chiude mai, e forse sarebbe davvero meglio che anche in questo caso, si chiudesse per sempre al primo utilizzo..."

Andò avanti per un po'... Quello del padre, fu vero e proprio monologo, zeppo di informazioni non tutte propriamente necessarie. Ma la corvina, seppur comprensibilmente trasognata, cercò di seguire il filo meglio che poté, scolpendo nella memoria i pochi passaggi fondamentali, e attendendo, quasi rassegnata, l'inevitabile chiusa a tutti questi giri di parole, i quali, seppur corretti, parevano più che altro il pittoresco modo del genitore per giustificare la decisione finale, che nel peggiore dei casi attendeva ad ulteriori e segreti intendimenti, un privato disegno che passava necessariamente attraverso il suo strumento.

"...e se infine si scoprisse chi sei, stai pur certa che mezzo mondo ti darebbe la caccia per avere i tuoi occhi, o debellare preventivamente ogni pericolo." - profetizzò infine Hiashi. (n.b.: segnatevela questa! :P)

Già... persino una guerra civile, si poteva scatenare. Una solidissima coalizione, si poteva sfaldare. Il caos totale, si poteva generare.
Lei non era Hinata, ma il possessore del Rinnegan. Nei suoi occhi c'era di tutto... finanche le sorti del mondo.
Ma al suo, di destino, ci pensava qualcuno!? E se questo qualcuno, magari di eroico e speciale, pur non badandoci o nominandola mai, aveva in realtà i caratteri 日向 ヒナタ stampati indelebilmente in fondo al suo cuore, e aspirava a quegli incantevoli occhi in maniera diversa, riconoscendoli davvero come tutto, ma proprio tutto tutto... Tutto ciò esisteva di bello, due gemme da salvare a ogni costo dal sangue o da delle neglette e perdute lacrime, due anime da consolare e redimere anche costo di essere disprezzato da tutti, gettando eventualmente all'aria senza problemi un sogno di Hokage a portata di mano, e rischiando contro ogni probabilità di riuscita la fine del mondo... LORO COME AVREBBERO MAI FATTO a fare un giorno sputare il rospone a quel dobe, così mascherate o rinchiuse tra quattro mura!?

I sentimenti legati ma corrisposti di una giovane ragazzina, innamorata del senpai che ammirava come un salvifico esempio di vita, valevano un qualcosa, a questo mondo?

"...mi dispiace, Hinata. Ma finché non avrai un perfetto controllo e un'incrollabile fiducia nei tuoi mezzi... è mio preciso dovere evitare tutto questo. NON posso lasciarti andare, a quell'esame."

Era evidente... la sua vita era stata per l'ennesima volta presa in ostaggio, e perciò non importava più nulla a nessuno. Di certo, per la "tranquillità" di tutti, poteva restare lì, legata dov'era, per diana!
Quell'orribile circolo, infatti... doveva finire una volta per tutte! La sua anima, d'altronde, era stata un sacrificio per la "pace" fin dal principio...

Anche il padre, sembrava pensarla così; e forse, se non aveva stracciato di nuovo quel foglietto, era stato sul serio solo per oculatezza, per non cadere avventatamente in una sciocca e assurda ripetizione.
E quindi, piuttosto di farla esplodere in eterno per averle tarpato le ali, l'aveva compitamente chiusa in gabbia a tempo indeterminato, gettando la chiave e lasciandola sperare a vita in una "prossima volta"...

Sai che bella differenza.


*****



Finché userai quegli occhi in maniera disperata e per una giusta causa,
senza arroganza e per cambiare passivamente il destino, un ingiusto e orribile passato...

In quel caso tutto ti sarà perdonato, persino un uso che riguardi indirettamente anche te.
Il cielo stesso, ti salverà. Ti ritroveresti semplicemente in Izanagi, che è anche il nome della tecnica.

Tuttavia, appunto... è talmente facile essere ipocriti, che se per caso adoperassi senza motivo
e ignobilmente Izanagi per decidere attivamente una destinazione, un futuro e individualistico traduardo...

Allora puoi star certa chi ti ha concesso tale potere scatenerà la sua ira su di te,
e prima ancora che tu possa rendertene conto ti ritroverai a fallire eternamente,
ritrovandoti in un'orribile circolo di nome Izanami, fino a che non la smetterai, ammettendo il tuo errore.






Cosa sono, dunque, quegli occhi? Ci ritroviamo in Izanagi, o in Izanami? Sei una pazza omicida, o una bambina disperata?

NO... Non sarà Izanami, in ogni caso. Puoi star tranquilla che ciò che vedi in azione, è Izanagi.
Perché dal momento in cui hai deciso di essere Kurama chiedendoti chi tu fossi... Hai scelto le lacrime, e rinnegato ogni successo.


 
by JackPortiero
  
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