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Autore: debs_eris    28/08/2012    1 recensioni
Lei diceva sempre "Ognuno è l'arteficie del proprio destino", lei era il mio destino e in un modo o nell'altro l'avrei cambiato.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabrielle
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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2° capitolo


E' buio. La stanza è illuminata solamente dalla luce lunare che filtra attraverso il grande lucernaio tondo sul soffitto. Anche se l'oscurità inghiotte la maggior parte della sala si possono intravedere chiaramente le colonne che l'abbracciano tutt'intorno. Al centro si innalza un'enorme pianta dai rosei fiori, i cui rami sembrano sostenere l'intera struttura. Un uomo ed una donna stanno contemplando il vegetale con un tono seriamente preoccupato.
 _Mia regina,è certa che non possiamo fare niente?!_
_Mio caro Aknhas, solo colei che possiede la sacra arma può aiutarci. Dobbiamo attendere, lei giungerà da noi._



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Viaggiava ormai da giorni, continuava ad avere strani sogni ma niente sembrava portarla verso la soluzione di tutto quel dilemma. Vagava per il deserto come un'anima senza meta.
Aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio, la stanchezza si faceva sentire sempre più ad ogni passo e la rassegnazione cresceva vorticosamente in lei.
Probabilmente avrebbe dovuto arrendersi e ritornare in Grecia a Potidea dalla sua famiglia. Le mancavano così tanto sua sorella Leuca e la nipote Selina, erano diverse lune ormai che non le vedeva. Dopo la morte di Xena era passata velocemente ad Anphipoli, o quel poco che ne restava del paesino, e aveva lasciato le ceneri della principessa guerriera accanto alla tomba dell'amato fratello Linceo, come promesso anni addietro.
Poi era partita subito verso la terra dei faraoni, lanciandosi in una nuova avventura della quale era all'oscuro di tutto.
Chissà quale forza o speranza l'aveva trattenuta in un posto così lontano, speranza che ormai si stava affievolendo come la voglia di continuare quel suo viaggio, quella sua "missione" dettata dal cuore.

Il sole, nel limpido cielo egiziano, faceva da testimone ad ogni suo passo ,mentre piano si nascondeva all'orizzonte lasciando sfumature rosse e giallastre dietro di se.
Il tramonto, quanti ricordi le portava alla mente. Ricordi, come il suo ultimo genetliaco passato con Xena:


" Aveva passato l'intera giornata guardandosi le spalle ansiosa. Sapeva, prima o poi Xena avrebbe fatto la sua mossa, soprattutto dopo lo scherzo di quella mattina. Sapeva, la principessa guerriera stava studiando una dolce vendetta anche se non lo dava a vedere, ma lei la conosceva. Così aveva tenuto sempre i sensi in allerta per ogni eventuale sgradita sopresa. La mora però sembrava non volerle dare la soddisfazione di mettere fine a quello straziante gioco. Eppure aveva promesso, quest'anno niente schersi;
Solo parole al vento.
Erano sedute su una roccia, una difronte all'altra con il mare illuminato dagli ultimi raggi solari della giornata che con quelle sfumature rossastre proponevano una suggestiva e romantica scenografia. Sembrava tutto così perfetto e a quella perfezione Gabrielle si era lasciata andare, era stanca di essere tesa come una corda di violino, considerando poi che fino ad allora non era successo niente aveva sperato che Xena avesse lasciato perdere o si fosse dimenticata.
Ma infondo sapeva che non era da Xena rinunciare, dopotutto la conosceva, no?
Infatti mentre brindavano con del buon vino, il giovane bardo si rovesciò il succoso liquido addosso, colpa del vecchio stupido scherzo del bicchiere bucato. Xena gliel'aveva fatta ancora, l'aveva sempre vinta non c'era niente da fare, più si impegnava a tenerle testa, più la sorprendeva.
Rise per la sua incredibile ingenuità.
Ad un tratto la mora le chiese di chiudere gli occhi, in un primo momento rifiutò di farlo, non voleva darle altre soddisfazioni, ma sembrava così seria e alla fine si convinse.
Mentre era con gli occhi chiusi e cercava di reprimere una risatina al pensiero di come si era fatta beffare qualche minuto prima, sentì qualcosa posarsi sulle sue gambe. Aprì un'occhio insicura guardando la donna difronte a lei che sorrideva amorevolmente, poi aprì anche l'altro scoprendo così una pergamena. La srotolò velocemente e iniziò a leggere le belle parole che conteneva, quelle parole che aveva subito inciso nel suo cuore quel giorno, per tutta la vita.
Era stato il genetliaco più bello della sua vita pensò mentre volava tra le forti braccia di Xena a raggiungere l'orizzonte che si tinteggiava dei colori del tramonto."


Lo stesso tramonto che poi però, in quel lontano giorno in giappone le aveva portato via la persona più importante della sua vita, una parte della sua anima.
Le ultime parole di Xena gli rimbombano ancora in testa prepotentemente: " Starò sempre con te, Gabrielle.", semplici e poche parole che racchiudono tutta la speranza nel cuore del giovane bardo.

Si prese qualche minuto per ammirare quell'esplosione di colori caldi, che dopotutto non riusciva ad odiare.
Poi con un agile salto salì in groppa al cavallo, afferrò le redini e le strattonò per partire.
_Forza, dobbiamo trovare un rifugio prima che faccia notte._

Correva velocemente arrancando sulla calda sabbia del deserto, era da qualche giorno che era arrivata nei pressi del nilo e a aveva deciso di seguire il suo percorso lungo la sponda occidentale, quando in cima ad una duna si accorse di una cittadina poco più a valle.
La raggiunse in poco tempo spronando il cavallo al massimo nella discesa, lasciandolo scivolare sulla sabbia.

Sembrava una normalissima piccola cittadina egiziana,non era molto grande e si diramava attraverso le grandi e piccole strade di pietra che, hai confini, andavano scomparendo per lasciar posto alla calda, gialla sabbia del deserto. Strade, calpestate continuamente dai frenetici cittadini che si spostavano da una casa all'altra e riempivano la piccola piazzetta del mercato che, ancora, a quell'ora del giorno era pieno di vita. Sembrava tutto normale, però non riusciva a spiegarsi l'irrequietudine, che si animava in lei passo dopo passo.
Attraversava lenta la cittadina a fianco del suo cavallo alla ricerca di un buon posticino dove passare la notte, il rumore degli zoccoli dell'animale che picchiavano sulle pietre del terreno andavano a mischiarsi alle forti voci della gente che si riversava per le stradine, al suo passaggio molti si voltavano e poteva sentirli bisbigliare tra loro. Sentiva gli occhi della popolazione scrutarla, ma non in modo minaccioso in maniera quasi... adorante? speranzosa?
Tra le loro segrete conversazioni poteva distinguere spesso le parole: è lei, sacra arma; sembrava quasi la stessero aspettando. Non era per niente tranquilla, ma cercava di non darlo a vedere.Superò il mercato continuando la sua ricerca oltre, sempre sotto lo sguardo dei cittadini.

Trovò una piccola locanda in poco tempo. All'entrata, legati meticolosamente a una trave di legno, due cammelli si dissetavano e riposavano dopo,probabilmente, un lungo viaggio. Prese le redini del suo cavallo e dopo averlo affiancato agli altri due animali per far riposare anch'esso dalle fatiche dell'attraversata del deserto, entrò nel locale.
La sala, non molto grande, era piena di gente intenta a gustarsi le proprie pietanze e a bere a dismisura, comodamente seduta su dei rustici tavolini di legno. Al suo ingresso, il chiacchiericcio e le risate dei presenti si placò e potè sentire diverse paia di occhi posarsi su di lei e scrutarla ancora come al villaggio.
" Probabilmente non passano molti stranieri da queste parti." pensò Gabrielle, infondo seppure visibilmente armata non pensava di poter sembrare talmente pericolosa per quella cittadina, soprattutto essendo sola.
Dopo poco il borbottio riprese, ma continuava a sentire di essere la protagonista di quei dialoghi adesso sussurrati.
Si avvicinò lentamente al bancone di legno alla ricerca del proprietario della baracca per poter chiedere una stanza per la notte. Un forte aroma di spezie e cibi vari usciva dalla tenda a righe bianche e grigie ,che andava sicuramente a coprire la porta della cucina alle spalle del bancone.
Aspettò qualche minuto picchiettando nervosamente le dita sul piano di legno fin quando un uomo non comparì da dietro il tessuto.
La reazione di quest'ultimo fu la stessa di tutti gli altri cittadini infatti quando le si avvicinò iniziò a fissarla e a scrutarla insistentemente, Gabrielle cominciava ad innervosirsi.
Chiese subito una stanza, non vedeva di rinchiudercisi dentro lontana dagli sguardi, lontana dai pensieri di quella gente e finalmente riposarsi. Era troppo stanca.
Dopo il pagamento e dopo aver rifiutato la generosa offerta del locandiere di un pasto caldo, si precipitò su per le scale che portavano al primo piano e alla suo tanto agognato riposo. Fece intempo però a vedere il locandiere lanciarle piccole occhiate e sussurrare qualcosa all'orecchio di un giovane ragazzo che, poi, corse velocemente fuori dal locale.
Non se ne curò, troppo stanca per farsi dei problemi, e si precipitò nella sua camera.

Era piccola e spoglia, il suo arredamento era basato sull'essenziale: un materasso di paglia, un tavolo e una sedia e un catino con dell'acqua fresca. A Gabrielle bastava, era sempre meglio che dormire in una stalla tra i maleodoranti odori e i continui nitriti dei cavalli.
Sistemate sul tavolo i propri oggetti personali, infilò i sais sotto al cuscino di stoffa ( vivendo con Xena aveva guadagnato quell'abbitudine, non si era mai abbastanza sicuri in un luogo e si doveva prevenire un qualsiasi presunto attacco, sempre.) e poi si sdaiò a pancia in su con una mano dietro la nuca a contemplare il soffitto. Sospirò e lentamente chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle dolci braccia di morfeo.

Strane e sospette voci risvegliarono il giovane bardo, che rimase in silenzio ad ascoltare.
Le sentì avvicinarsi e fermarsi difronte la porta della sua stanza, poteva chiaramente vedere le ombre dalla piccola fessura al basso. Sembravano 2 uomini e una donna.
Gabrielle si alzò silenziosamente dal letto, i sais stretti in mano, per appostarsi dietro la porta. Sentì una mano fare una leggera pressione e aprire lentamente, le 3 figure avanzarono lentamente all'interno. Gabrielle in silenzio aspettò il momento opportuno e attaccò senza pietà uno dei tre sconosciuti prendendolo alle spalle e facendolo cadere a terra.
_ Ferma...FERMA_ La bionda si fermò, ancora con il fiatone per lo sforso e riconobbe il locandiere tra le 2 persone che erano ancora in piedi. Rimase interdetta.
Vide la donna che aveva gridato avvicinarsi al tavolino di legno dove era riposta la sacca da viaggio di Gabrielle osservando attentamente il contenuto. Poi si girò verso il bardo e le sorrise.
_ La sacra arma._  disse la donna leggermente euforica. Gabrielle ancora non capiva, cosa volevano da lei?
_ Tu sei la fanciulla con il Chakram._ a quelle parole la biondina strabuzzò gli occhi.
_ Io sono Soraya, regina di Abidos. Ti stavamo aspettando._
  
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