Oddio, che rabbia... 28/08 Il mio culo protesta: la bicicletta non fa per me. Me la sono cavata con un paio di lividi gonfi e qualche punto in meno sull’autostima che, signore e signori, quest’oggi cala ufficialmente sotto lo zero. Fin da bambina ho capito che lo sport non è proprio pane per i miei denti: mi ostinavo a giocare a pallone con i miei compagni, sporca e sudata, dopo la scuola. Uno sfogo, credo, il permesso di urlare e prendere a calci qualcosa. Poi tornavo a casa con lo zainetto blu pieno di quadernoni glitterati (colpa di mamma) e, stravaccata in poltrona, mi mangiavo il mio Pan Goccioli. I cartoni giapponesi alla tv, quelli con i personaggi strani dagli occhi enormi e geometrici, con la bocca a triangolino che si muove a scatti. I capelli viola, azzurri o verdi, le gonnelline a pieghe della divisa scolastica su quelle gambe lunghissime, ragazzi perfetti dal ciuffo biondo e dal mento appuntito che fanno sempre la cosa giusta al momento giusto. Mi ci è voluto un po’ per capire che il mondo non è esattamente così: i cricetini teneri e coccolosi non parlano, le sirene non esistono, né tantomeno i folletti in pigiamino azzurro che si abbuffano di cioccolata. Non è matematicamente possibile che mentre te ne vai via, stizzita, con passo deciso e mento in su perché lui ti ha fatta arrabbiare, quello stesso lui ti segua correndo per chiederti scusa e offrirti un passaggio sulla sua bella moto luccicante. Tutto ciò che viene sputato da quella scatolina luminosa e gracchiante, collocata in un punto variabile del soggiorno di tutti noi, che non si è mai zittita un attimo da quando è stata creata, è falso. Dalla prima all’ultima stomachevole soap opera, dal primo all’ultimo bianchissimo sorriso dell’attore protagonista con i capelli verniciati e poi pettinati con cemento a presa rapida. I film, invece, ogni tanto devo dire che c’azzeccano. Soprattutto quelli tragici perché, come si suol dire, “al peggio non c’è mai fine”. Quindi penso che sia molto più probabile che un tizio armato di motosega e scalpo intercambiabile possa ridurti in pezzettini, che l’uomo di cui sei innamorata possa cantarti dal vivo sotto casa “I will always love you” della grande Whitney, pace all’anima sua. E poi arriva un SMS del tuo “ragazzo” (grande enfasi sulle virgolette) che, da donnetta senza palle qual è, vuole parlarti di quello che non va nel vostro rapporto, ma non ne ha il coraggio. Oh, avanti Josephine, sputa il rospo! Hai le mestruazioni? Beh, in una coppia etero uno dei due membri le deve avere e visto che, da quando ho perso dieci chili, le mie sono andate in sciopero, adesso la ragazza sei tu. Ma vaffanculo. Non sto bene. Se devo anche dannarmi l’anima per comprendere che cosa ha in mente quel porcellino d’India che ti ritrovi in testa al posto di quell’organo importante chiamato cervello, do di matto, lo giuro. Ah, dimenticavo, fai schifo a giocare a “football americano” come i tuoi amici, che, a occhio e croce, sì, sono maschi. Datti ad un altro sport, la danza classica magari, che si confà di più alla natura dei tuoi effeminati ormoni, o magari le bocce. Le regole sono semplici, forse le capisci anche tu. Eh, che ne dici? Ma chi voglio prendere in giro? Non avrò mai le palle per un discorso del genere. Finirò per convincermi che in fondo non va così male, che ce la faremo. Ma per piacere! Per il tuo bene e per il mio, chiudiamola qui. Passo.