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Autore: butterbeer95    29/08/2012    4 recensioni
Cecily Rose e London Hudson. Adolescenti, innamorati, alle prese con le prime ribellioni e i sogni adolescenziali, vittime di un odio che, solo in teoria, impedisce loro di stare insieme.
[Continuazione -ma neanche tanto- di Mrs. Brownstone, spero vi piaccia!]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forbidden&Forgotten'
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Non appena Axl Rose sentì il rumore di un motore sul viottolo di casa, schizzò fuori come un gatto a caccia di topi. Era la macchina di quell’amico di sua figlia, Shane. Grazie a Dio. Non l’avrebbe mai ammesso apertamente, un colpo troppo duro per il suo orgoglio, però la ragazza gli era mancata da morire.
Il primo a scendere fu quel cazzone di Hudson, seguito dagli altri della band. Slash e Perla si precipitarono dal ragazzo, pronti a fargli una lunga ramanzina.
Clary si avvicinò al rosso, intrecciando le dita alle sue, in attesa che la ragazza scendesse. Probabilmente avrebbe fatto uno dei suoi ritorni teatrali.
La macchina, però, sembrava davvero vuota.
“Cecily, tesoro, esci. Mica ti prendiamo a bastonate.” Esordì la madre.
“Per ora.”
“Axl!” esclamò sempre Clare, dando una gomitata al rosso.
L’uomo scoppiò a ridere. Le gomitate di sua moglie gli avevano sempre fatto male, ma ormai c’era talmente abituato che sapeva di non poterne fare a meno.
“Axl, posso..posso parlarti?”
“Max? Hum, certo. Dopo che Cecily si sarà degnata di scendere.”
“È di questo che dobbiamo parlare. Lei non è..Oh, merda. Lei non è tornata con noi.”
Axl lo fissò per pochi, infiniti, secondi. Poi si voltò verso Clary. Poi di nuovo verso Max. Sembrava aver perso qualsiasi facoltà che implicasse l’uso della parola.
“Che significa?!” domandò Clary, interrompendo quel silenzio glaciale.
Max guardò London, in cerca di aiuto. Non aveva il coraggio di spiegare loro quella storia assurda. Non voleva vedere le loro espressioni ferite, deluse, e immensamente preoccupate.
Per fortuna, il chitarrista capì, e intervenne.
“È successo un casino, un casino abbastanza grosso ma..preferirei parlarne in privato.”
I tre si diressero nella ‘stanza della musica’ di Axl, dotata di due pianoforti e un bel po’ di dischi d’oro e di platino attaccati alle pareti. Suo padre non aveva mai voluto appenderli.
“Allora? Perché non è con voi?” domandò Clare, mostrandosi calma, anche se probabilmente dentro di lei era tutto in subbuglio. Beh, almeno uno dei due genitori doveva giocare quel ruolo. Axl era nervoso e incazzato, e non si faceva troppi problemi nel mostrarlo.
“Non so da dove cominciare..”
“Di solito si inizia dall’inizio. Dal perché ve ne siete andati.” Rispose il signor Rose, tirando fuori il lato più acido di sé. Non che con London dovesse sforzarsi molto, comunque.
“Mi ha mandato un messaggio, ed era disperata, ha detto che voleva andarsene. Noi eravamo scettici, ma alla fine ci ha convinto..Nessuno sa convincere meglio di lei, sapete? E poi siamo arrivati, e abbiamo trovato questo locale bellissimo, e siamo entrati perché avevamo documenti falsi, ma poi l’ho persa di vista e l’ho tradita e..E poi ce ne stavamo andando ma lei ha detto che non sarebbe tornata con noi, perché aveva trovato questo passaggio da un certo Ethan..”
“Quindi è colpa tua! Lo sapevo! Sei un ragazzino immaturo! E ora, per colpa tua, solo tua, è chissà dove a fare chissà cosa!”
“C’è di più..”
Clarissa era sprofondata in una poltrona nell’angolo della stanza. Non aveva parlato per tutta la durata di quella conversazione, e non sembrava intenzionata a farlo.
“Quando l’ho ritrovata, prima che ce ne andassimo..Lei non sembrava del tutto normale. Non era ubriaca, sembrava avesse preso qualcosa. L’ha anche ammesso lei. Ho paura di quello che potrebbe succedere..”
“Merda, no. Non ci posso credere. La mia bambina, la mia bambina!” sussurrò il rosso, con un’espressione vuota.
Ne sapeva abbastanza di droga da sapere come si iniziava. Una pillola o due, niente di che. Poi il numero saliva e saliva, fino ad arrivare ad una fottuta dipendenza. Non l’avrebbe permesso: la sua bimba non sarebbe diventata una drogata. Ne aveva abbastanza di quella gente insulsa.
Fu Clare a prendere le redini della situazione.
“Chiamiamo la polizia, i vigili del fuoco, mettiamo in moto le ambulanze, facciamo qualcosa! Will, non stare lì impalato per la miseria!”
“Non ce n’è bisogno, credo. È qui.”
I due si precipitarono fuori, seguiti da un London affranto e dispiaciuto. Posteggiata nel viale, c’era una macchina con i vetri posteriori oscurati, che assomigliava terribilmente alle macchina dei pusher russi di qualche film di spionaggio da quattro soldi.
Il primo a scendere fu quello che Axl dedusse essere Ethan. Aveva una faccia bastarda, più bastarda di quella di Hudson Junior. Si trattenne a stento dall’andarlo a prendere, sbatterlo contro il cemento e dargli tanti pugni fino a farlo..
“William. Andiamo.”
Osservato dai suoi vecchi compagni di band e dai ragazzi, aprì la portiera per trovarsi davanti la sua Cecily. Non sembrava minimamente dispiaciuta o sconvolta. Come faceva ad essere così testa di cazzo? Ignorò la vocina nella sua testa che gli ripeteva ‘ha preso da te, ha preso da te’.
Lui non avrebbe mai fatto una cosa simile ai suoi genitori.
No, sei solo scappato di casa per sempre quando eri praticamente un adolescente.
Ma la sua era una situazione diversa. Cecily aveva tutto dalla vita. Scappare era stato sbagliato, era stata sciocca e infantile.
“Avanti, esci di qui. Muoviti.”
La ragazza fece come le era stato ordinato, e si diresse senza guardare in faccia a nessuno in casa. Ma se credeva di scamparsela così, si sbagliava di grosso.
“Tu chi cazzo sei? Come ti sei permesso a darle quelle cose? EH? Brutto coglione, vattene da casa mia! Anzi no, prima dimmi come ti chiami, così ti denuncio! Deficiente!” gridò Clarissa.
Ethan salì in macchina e ripartì, veloce come era arrivato.
“Axl..Forse è meglio se affronto io da sola questo argomento con Cecily. Sei ancora troppo incazzato.”
Il rosso annuì, e le fece cenno di andare. Subito, gli si avvicinarono Duff, Slash, Steven e Izzy, mentre Perla e Beth –che erano giunte ad un falso compromesso di falsa amicizia per l’occasione- si diressero in cucina a preparare qualcosa.
“Will?”
“Che c’è Izzy? Che ci fate ancora qui? Immagino che ora lo direte alla stampa..solo a me poteva capitare una cosa simile. Solo a me, cazzo.”
Duff gli mise una mano sulla spalla, cercando di rassicurarlo.
“Axl, non è una causa perso. Ha preso qualche pasticca, è una cosa grave, ma vedrai che ne uscirete. Tu e Clare ne sapete abbastanza di quelle schifezze da mettere sù una clinica.”
Gli unici a non aver parlato erano Slash e Steven. Entrambi sapevano fin troppo bene che non era facile uscirne. Izzy ce l’aveva fatta perché aveva avuto un’incredibile forza di volontà, ma quella fortuna non era riservata a tutti.
“Will..Io..Voglio solo che tu sappia che so come ci si sente ad essere nei panni di Cecily, e posso capire come ti senti tu. Quindi, e credo di parlare a nome di tutti i presenti, ti starò vicino. Cerchiamo di dimenticare quello che è successo in questi dieci anni, ci stai?”
Tutti restarono in attesa della risposta del rosso. Non erano sicuri che avrebbe detto sì.
Poi, alzò la testa e fissò Slash per qualche secondo, come era stato solito fare da giovane. Successivamente il suo sguardo si posò su Steven, Duff e Izzy.
“Grazie Slash, e grazie a voi, ragazzi. Ci sto.” 



Da uno a dieci questo capitolo fa schifo trentordicimila. Però oh, non sono riuscita a farli stare separati per molto. Li amo troppo tutti insieme per farli odiare. E poi è una fanfiction, e il bello è che posso farla andare come pare a me e.e 

Uh, mi prendo un po' di spazio per ringraziare di cuore queste persone:

I Am A Yellow Walrus,
Smurf__,
MyMichelle,
MarTHina_Echelon,
Lemma,
Giadix_McKagan,
eleSOFINE, 
Ormhaxan,
Peace love and a big ASS,
smarties89,
AXL_girl,
happy_hippy
, per aver recensito positivamente i capitoli. Siete grandi! 

   
 
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