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Autore: Clopina    29/08/2012    2 recensioni
Raccolta di brevi storie.
3 - A volte le decisioni in guerra vanno prese con coraggio e distacco, più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza.
4 - Conoscere il loro ‘nipotino’ può diventare un’esperienza debilitante per il Team.
5 - Di sicuro nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di passare l’ultimo dell’anno in quella situazione.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 030. DEATH
A volte le decisioni in guerra vanno prese con coraggio e distacco, più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza.




Aspettare era sempre stata la parte più difficile.

Volare fino al punto di raccolta, quello lo faceva senza battere ciglio; sapeva volare ovunque, e sebbene potesse suonare perverso, era sempre felice di trovarsi in aria, anche nel bel mezzo di una guerra.

Sapeva atterrare nelle zone più ‘calde’ e a volte portava a termine estrazioni da posti inaccessibili per altri piloti. Accettava sempre una sfida, e amava trovare nuovi limiti nelle sue capacità; alla fine, aveva bisogno di qualcosa su cui concentrarsi per non impazzire in questo posto.

Ma l’attesa non riusciva a sopportarla.

Era una cosa che Murdock aveva sempre odiato.

A terra si sentiva vulnerabile; vulnerabile al fuoco e ai fucili dei cecchini nascosti nella giungla, invisibili nel profondo sottobosco o tra i rami degli alberi, e agli attacchi dei razzi anti-aerei. Nell’aria naturalmente non era più al sicuro, ma si sentiva più protetto e aveva una spavalderia che non riusciva a trovare dentro di sé quando era a terra.

Continuava a osservare il mondo avvolto da quell’illusione d’immobilità tutt’intorno a lui, il suo respiro affannoso e il rumore del cuore che martellava contro il suo petto quasi assordante nel silenzio, cercando inutilmente di bucare la fitta parete di alberi con lo sguardo – terrorizzato che da un momento all’altro potesse venire colpito da un proiettile. Si chiese se in quel caso se ne sarebbe accorto, o se tutto sarebbe finito in un istante.

Anche senza voltarsi, sapeva che accanto a sé il suo nuovo e nervoso co-pilota stava facendo lo stesso.

Perciò quando finalmente comparvero alla sua vista i primi soldati dell’unità di dodici uomini che stavano aspettando, nonostante tutto tirò un sospiro di sollievo e riprese a respirare appena più normalmente. L’attesa non era durata più di una decina di secondi, ma erano sembrati ore per Murdock.

Spostò le mani sul quadro dei comandi, e sotto il suo tocco i rotori dell’Huey cominciarono a spingere più velocemente, e in pochi secondi l’elicottero era pronto per sollevarsi da terra.

Ancora un attimo.

Lanciata dentro la loro attrezzatura i tre soldati saltarono nel mezzo. Un secondo gruppo li seguì subito dopo.

Quando il terzo gruppo uscì allo scoperto, una scarica di proiettili li spinse a gettarsi a terra immediatamente.

L’imprecazione di Murdock fu sepolta tra quelle molto più rumorose e variegate dei soldati dietro di lui.

I soldati nell’elicottero cominciarono a rispondere al fuoco sparando alla cieca tra la fitta giungla, lontano da dove sapevano si trovassero i loro compagni e nella direzione da cui provenivano le scariche nemiche, cercando di spostare un po’ d’attenzione da quelli a terra che finalmente riuscirono ad avanzare strisciando cauti ma veloci fino al mezzo.

Proprio mentre un quarto gruppo di soldati usciva dal sottobosco scaricando i loro M-16 contro i Vietcong, un missile sparò ed esplose vicino al bordo della radura scagliando pietre e terra e pezzi di legno tutt’intorno, mandandoli tutti, americani e vietcong, a cercare riparo.

Un altro missile seguì il primo a distanza di pochi secondi, esplodendo ancora più vicino all’elicottero. Qualcosa – forse un sasso, forse un frammento di un albero, forse un proiettile – colpì il vetro di fronte la cabina di pilotaggio, scheggiandolo.

Le mani di Murdock erano così strette intorno al ciclico e al collettivo che le nocche erano diventate bianche. I suoi palmi erano talmente sudati che una parte della sua mente lo punzecchiava con il timore che gli scivolasse la presa.

Determinato a non rendere le cose troppo facili ai vietcong, con una serie di manovre attente e precise fece alzare l’elicottero da terra di una ventina di centimetri, lasciandolo librare sopra il terreno ma pronto ad alzarsi in volo sopra la giungla appena possibile. Il suo mitragliere di destra continuava a fare fuoco nella direzione da cui erano arrivati i razzi.

Andiamo, dannazione!

Il suo respiro si stava facendo di nuovo più agitato, il cuore tornava a tuonare nel petto.

I soldati si rialzarono approfittando del momento di riposo dal fuoco nemico, e corsero verso l’elicottero. Ma anche nella radura, non era facile avanzare; radici e erba alta e la fitta vegetazione non permettevano di correre molto velocemente.

Trenta metri.

Venti metri.

Un altro razzo sfiorò la coda dell’elicottero, mandandolo a sbandare. I soldati nel mezzo imprecarono e gridarono.

Con le gocce di sudore che gli scivolavano sulla fronte e serrando i denti, Murdock manovrò con il ciclico per raddrizzare l’elicottero, aiutandosi con la pedaliera di coda per far ruotare su se stesso il mezzo. Scosse la testa per impedire al sudore di colargli negli occhi, e imprecò di nuovo quando si rese conto che il suo giovane e inesperto co-pilota era in shock e non poteva essere di nessun aiuto.

Una cosa era certa: se uno di quei missili li avesse colpiti, potevano dire addio all’Huey.

Gli occhi di Murdock saettarono dai comandi ai soldati a terra.

Soldati e comandi.

Comandi e soldati.

Erano vicini, molto vicini.

Ma allo stesso tempo troppo lontani.

Quindici metri.

Un fischio acuto lo allertò dell’arrivo di un altro razzo.

Non poteva rischiare. Non con le vite di così tanti uomini nell’elicottero.

Ma non poteva nemmeno abbandonare nessuno.

Avvenne tutto in un secondo. Con un ultimo sguardo angustiato e supplichevole agli uomini a terra – dieci metri-ancora troppo, troppo lontani – con mani tremanti ma decise ordinò al mezzo di sollevarsi.

Diventati improvvisamente il bersaglio preferito dei vietcong, proiettili li colpirono da sotto e su tutti i lati mentre il mezzo si girava nella sua ascesa, e Murdock pregò che non avessero danneggiato il serbatoio, e gli uomini lasciati a terra e i loro compagni sull’elicottero gridarono e strillarono e imprecarono contro di lui disperati.

Ignorò le grida. Non dovette farlo a lungo; il razzo atterrò proprio nel punto in cui l’elicottero si era trovato un attimo prima.

Stava tremando così violentemente che era un miracolo che riuscisse a tenere diritto l’elicottero e non li mandasse tutti a baciare il terreno della giungla. Non importava che il centro della radura fosse ormai un ammasso di fiamme e fumo.

Poteva sentire lo sguardo stravolto del suo co-pilota su di sé.

Lo ignorò. Ignorò tutto quanto.

Virò verso la base, allontanandosi velocemente dalla contraerea.

I soldati nel retro erano silenziosi. Troppo silenziosi. No festeggiamenti per aver portato a termine una missione, no grida e esultazioni per essere sopravvissuti a un altro giorno in quell’inferno, nemmeno imprecazioni o bestemmie.

Niente.

Non erano nemmeno riusciti a prendere le loro piastrine.

Murdock strinse chiusi gli occhi per un attimo, stringendo i denti. Se solo avesse avuto le mani libere, avrebbe sferrato un pugno al quadro dei comandi di fronte a lui.

Invece rimase a fissare la giungla davanti e sotto di sé, sperando in un perdono che non sarebbe mai arrivato, cercando di concentrarsi completamente sulla rotta da seguire – di cancellare quelle voci che ancora gridavano nella sua mente.

Erano morti. Erano tutti morti. Non c’erano più grida. E allora perché continuava a sentirle?

La sua vista si appannò. Sbatté gli occhi per schiarirla. Non c’erano lacrime.

Non era una buona visuale. Il vetro era macchiato di rosso.

Solo una volta atterrati alla base il suo corpo gli avrebbe fatto notare nel suo particolare modo brusco della ferita e il frammento di legno impalato nel suo braccio.

Ma nell’elicottero, Murdock si accorse che si stava mordendo il labbro inferiore solo quando sentì il sangue gocciolare sul suo mento. Non si guardò mai indietro.




A/N: Venivano chiamati Huey gli elicotteri utilizzati nella guerra del Vietnam, i Bell UH-1 Iroquois. Potevano portare fino ad un massimo di 14 persone più i due piloti se non mi sbaglio. E i co-piloti di solito erano ragazzi appena usciti dalla scuola di volo che venivano affiancati a piloti più esperti per fare pratica finché non venivano usati come piloti a loro volta.
  
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