Anime & Manga > Detective Conan
Ricorda la storia  |      
Autore: Sweet96    29/08/2012    7 recensioni
«Ran», fu un sussurro, a voce tremendamente bassa, ma bastò a farle fermare il cuore. Si voltò lentamente, per paura di aver sognato. E lo vide.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore:Sweet96
Titolo: Capodanno
Fandom: Detective Conan
Personaggi: Shinichi Kudo, Ran Mouri
Rating: Verde
Genere: Malinconico, Romantico, Fluff, forse un po’ Introspettivo
Avvertimenti: One Shot, Het
Piscina di prompt: Detective Conan, Shinichi/Ran, “Le uniche memorie che mi sono rimaste sono il rintocco, la luna e occhi azzurri.”
Mezzadozzinafic (non partecipante): 82. Conto alla rovescia
The One Hundred Prompt Project: 59. Tempo
The Four Elements Challenge: Air – 6. Cielo
500 Themes: 74. Vuoto innaspettato
Contaparole: 1064
Note: In fondo
 
Capodanno
Il cielo era sereno, quella sera. Ran ne fu sollevata, giacché i festeggiamenti dell’anno nuovo comprendevano sempre dei meravigliosi fuochi d’artificio, e le sarebbe dispiaciuto non poterli vedere bene. Il sole era ormai scomparso all’orizzonte, chiudendo così un’altra giornata, ma quella volta gli abitanti della città non se ne curarono. Anzi, dopo il tramonto  il via vai di persone era aumentato sempre di più, al punto che spesso si finiva per essere trascinati dalla folla, se non si puntavano bene i piedi per terra.
Mancava un po’ alla fine dell’anno: erano ancora le 23:30. Ran si incamminò verso la piazza, avvolta nel suo kimono, regalatole dalla madre. Non era più una ragazzina, aveva vent’anni: le sue forme erano diventate più prosperose e il suo viso ancora più aggraziato. Molti ragazzi morivano per lei, e avrebbero fatto qualunque cosa per conquistarla. Ma tutto questo Ran pareva percepirlo solo vagamente.
La verità era che lei pensava a Shinichi, in ogni momento della giornata. Nonostante le sue promesse, non era tornato, e la giovane non riusciva a non sentirsi in qualche modo tradita. L’aveva aspettato per tanto, troppo tempo, e nulla era successo, se non che Conan, il suo adorato fratellino, era andato via qualche settimana prima.
Con orrore, la donna si era accorta di aver perso gli anni migliori della sua vita, quelli del liceo, ad attendere il ritorno di una persona che ormai probabilmente non la ricordava nemmeno. Già, perché era qualche mese che Shinichi non le telefonava, e lei non l’aveva più rivisto dopo l’accaduto a Londra; e mentre si preoccupava, chiedendosi cosa potesse essergli successo, l’irrefrenabile scorrere del tempo l’aveva sorpassata, lasciandola indietro. Così nella sua vita era pian piano apparso un vuoto innaspettato; ma non le era mai mancata la forza d’animo sufficiente per fingere che tutto andasse bene. Ran se ne chiedeva il motivo: cos’era che la spingeva ad andare avanti, nonostante tutto? Non sapeva spiegarselo.
Ayumi, Genta e Mitsuhiko, ormai undicenni, le passarono accanto, salutandola con gentilezza. La giovane sorrise loro teneramente: erano così uniti, le ricordavano lei e Shinichi, tanti anni prima; non riuscì ad evitare di provare un pizzico di invidia, ma subito si pentì di un pensiero del genere.
Giunse alla piazza, dove si era radunata già una gran folla per udire i cento otto rintocchi della campana, una per ogni difetto dell’uomo. Osservando l’ora sul cellulare, vide che mancavano solo cinque minuti all’inizio dell’anno nuovo. Un altro anno pieno di malinconia e rimpianti, pensò amaramente Ran.
«Ran», fu un sussurro, a voce tremendamente bassa, ma bastò a farle fermare il cuore. Si voltò lentamente, per paura di aver sognato. E lo vide: Shinichi era lì, che la guardava con l’espressione più dolce che gli avesse mai visto in volto.
La donna aveva la gola secca, ma si sforzò di parlare. «Sh-shinichi?», chiese, mentre allungava una mano tremante verso di lui. L’uomo gliel’afferrò con decisione, ma dolcemente. E Ran capì che quello era un segnale: era tornato e non sarebbe più andato via.
Erano passati anni dall’ultima volta che si erano visti, ma era sempre uguale a prima: aveva i capelli scuri, con ciuffi ribelli sulla fronte, come li aveva sempre avuti fin da bambino, e i suoi occhi era magnetici come un tempo. L’unica differenza era che non era più un ragazzino: era diventato un uomo, un adulto in grado di cavarsela nel mondo. D’altronde, rifletté Ran, aveva saputo cavarsela da solo fin da piccolo.
I loro corpi si avvicinarono impercettibilmente, come un riflesso involontario. Sapevano entrambi che non avevano bisogno di parole, non in quel momento così magico. A Ran si inumidirono gli occhi dalla gioia; con lui al suo fianco, il vuoto inaspettato che l’aveva colta si sarebbe presto colmato, ne era sicura.
Shinichi la guardava con dolcezza, e la giovane ricambiò lo sguardo con altrettanta intensità. In quel momento partì il conto alla rovescia.
Dieci.
Il cielo le pareva ancora più sereno adesso, e si sentì piena di vita: non doveva più fingere che tutto fosse a posto, perché ora lo era davvero.
Nove.
Aveva raggiunto, e superato, lo scorrere del tempo, che l’aveva lasciata indietro anni prima.
Otto.
«La luna è esattamente dietro di te», osservò Shinichi, «e forma un’aureola attorno alla tua testa». Ran arrossì.
Sette.
Il giovane sorrise ancora, divertito dal suo imbarazzo. Avvicinò il viso al suo e le sussurrò: «Sei bellissima.»
Sei.
Ran credeva di sognare. L’uomo della sua vita era finalmente tornato, per stare con lei. Sicuramente avrebbero dovuto parlare di molte cose, ma non era quello il momento, si disse.
Cinque.
I suoi occhi erano splendenti, notò Shinichi. Si sentiva al culmine della felicità: aveva sconfitto l’Organizzazione ed era ritornato da colei che amava.
Quattro.
Le circondò la vita con le braccia.
Tre.
Lei gli allacciò le mani al collo.
Due.
Gli uomini addetti alla campana si prepararono al rintocco, mentre altri accendevano le micce dei fuochi d’artificio.
Uno.
Shinichi si abbassò su di lei, dolcemente, e poggiò le labbra sulle sue. Ran pensò che se non fosse stata aggrappata a lui sarebbe sicuramente crollata dall’emozione. Rispose a quel bacio con tutto l’amore di cui era capace.
Zero!
La campana cominciò i suoi lenti rintocchi e i fuochi d’artificio si alzarono nel cielo, illuminandolo di colori. Shinichi e Ran non si staccarono per osservare quello spettacolo che qualche momento dopo, senza fiato per l’emozione. Soffiava una leggera brezza che li accarezzava, solleticando il bordo del kimono della giovane. Entrambi lo interpretarono come il segno di un nuovo inizio.
 
 
***
 
 
Era proprio quel kimono che adesso Ran, dopo un anno, stava stringendo tra le dita. Trovarlo le aveva riportato alla mente quel bel momento, nel quale i sogni erano diventati realtà. Certo, poi avevano parlato e molte cose erano saltate fuori, ma nessuna di queste aveva incrinato il loro amore. Era troppo potente e forte per essere spezzato.
Notò che Shinichi, accanto a lei, aveva la sua identica espressione, osservando la veste, e capì che anche lui stava pensando lo stesso.
«Ricordi com’erano belli i fuochi d’artificio, quella sera?», gli chiese. Lui la guardò, serio.
«Le uniche memorie che mi sono rimaste sono il rintocco, la luna e occhi azzurri», le sorrise, dolce, «i tuoi.»
 Autore: Sweet96
Titolo: Capodanno
Fandom: Detective Conan
Personaggi: Shinichi Kudo, Ran Mouri
Rating: Verde
Genere: Malinconico, Romantico, Fluff, forse un po’ Introspettivo
Avvertimenti: One Shot, Het
Piscina di prompt: Detective Conan, Shinichi/Ran, “Le uniche memorie che mi sono rimaste sono il rintocco, la luna e occhi azzurri.”
Mezzadozzinafic (non partecipante): 82. Conto alla rovescia
The One Hundred Prompt Project: 59. Tempo
The Four Elements Challenge: Air – 6. Cielo
500 Themes: 74. Vuoto innaspettato
Contaparole: 1002
Note: In fondo

The One Hundred Prompt Project 

 

 
Capodanno
 

Il cielo era sereno, quella sera. Ran ne fu sollevata, giacché i festeggiamenti dell’anno nuovo comprendevano sempre dei meravigliosi fuochi d’artificio, e le sarebbe dispiaciuto non poterli vedere bene. Il sole era ormai scomparso all’orizzonte, chiudendo così un’altra giornata, ma quella volta gli abitanti della città non se ne curarono. Anzi, dopo il tramonto  il via vai di persone era aumentato sempre di più, al punto che spesso si finiva per essere trascinati dalla folla, se non si puntavano bene i piedi per terra.
Mancava un po’ alla fine dell’anno: erano ancora le 23:30. Ran si incamminò verso la piazza, avvolta nel suo kimono, regalatole dalla madre. Non era più una ragazzina, aveva vent’anni: le sue forme erano diventate più prosperose e il suo viso ancora più aggraziato. Molti ragazzi morivano per lei, e avrebbero fatto qualunque cosa per conquistarla. Ma tutto questo Ran pareva percepirlo solo vagamente.
La verità era che lei pensava a Shinichi, in ogni momento della giornata. Nonostante le sue promesse, non era tornato, e la giovane non riusciva a non sentirsi in qualche modo tradita. L’aveva aspettato per tanto, troppo tempo, e nulla era successo, se non che Conan, il suo adorato fratellino, era andato via qualche settimana prima.
Con orrore, la donna si era accorta di aver perso gli anni migliori della sua vita, quelli del liceo, ad attendere il ritorno di una persona che ormai probabilmente non la ricordava nemmeno. Già, perché era qualche mese che Shinichi non le telefonava, e lei non l’aveva più rivisto dopo l’accaduto a Londra; e mentre si preoccupava, chiedendosi cosa potesse essergli successo, l’irrefrenabile scorrere del tempo l’aveva sorpassata, lasciandola indietro. Così nella sua vita era pian piano apparso un vuoto innaspettato; ma non le era mai mancata la forza d’animo sufficiente per fingere che tutto andasse bene. Ran se ne chiedeva il motivo: cos’era che la spingeva ad andare avanti, nonostante tutto? Non sapeva spiegarselo.
Ayumi, Genta e Mitsuhiko, ormai undicenni, le passarono accanto, salutandola con gentilezza. La giovane sorrise loro teneramente: erano così uniti, le ricordavano lei e Shinichi, tanti anni prima; non riuscì ad evitare di provare un pizzico di invidia, ma subito si pentì di un pensiero del genere.
Giunse alla piazza, dove si era radunata già una gran folla per udire i cento otto rintocchi della campana, una per ogni difetto dell’uomo. Osservando l’ora sul cellulare, vide che mancavano solo cinque minuti all’inizio dell’anno nuovo. Un altro anno pieno di malinconia e rimpianti, pensò amaramente Ran.
«Ran», fu un sussurro, a voce tremendamente bassa, ma bastò a farle fermare il cuore. Si voltò lentamente, per paura di aver sognato. E lo vide: Shinichi era lì, che la guardava con l’espressione più dolce che gli avesse mai visto in volto.
La donna aveva la gola secca, ma si sforzò di parlare. «Sh-shinichi?», chiese, mentre allungava una mano tremante verso di lui. L’uomo gliel’afferrò con decisione, ma dolcemente. E Ran capì che quello era un segnale: era tornato e non sarebbe più andato via.
Erano passati anni dall’ultima volta che si erano visti, ma era sempre uguale a prima: aveva i capelli scuri, con ciuffi ribelli sulla fronte, come li aveva sempre avuti fin da bambino, e i suoi occhi era magnetici come un tempo. L’unica differenza era che non era più un ragazzino: era diventato un uomo, un adulto in grado di cavarsela nel mondo. D’altronde, rifletté Ran, aveva saputo cavarsela da solo fin da piccolo.
I loro corpi si avvicinarono impercettibilmente, come un riflesso involontario. Sapevano entrambi che non avevano bisogno di parole, non in quel momento così magico. A Ran si inumidirono gli occhi dalla gioia; con lui al suo fianco, il vuoto inaspettato che l’aveva colta si sarebbe presto colmato, ne era sicura.
Shinichi la guardava con dolcezza, e la giovane ricambiò lo sguardo con altrettanta intensità. In quel momento partì il conto alla rovescia.
Dieci.
Il cielo le pareva ancora più sereno adesso, e si sentì piena di vita: non doveva più fingere che tutto fosse a posto, perché ora lo era davvero.
Nove.
Aveva raggiunto, e superato, lo scorrere del tempo, che l’aveva lasciata indietro anni prima.
Otto.
«La luna è esattamente dietro di te», osservò Shinichi, «e forma un’aureola attorno alla tua testa». Ran arrossì.
Sette.
Il giovane sorrise ancora, divertito dal suo imbarazzo. Avvicinò il viso al suo e le sussurrò: «Sei bellissima.»
Sei.
Ran credeva di sognare. L’uomo della sua vita era finalmente tornato, per stare con lei. Sicuramente avrebbero dovuto parlare di molte cose, ma non era quello il momento, si disse.
Cinque.
I suoi occhi erano splendenti, notò Shinichi. Si sentiva al culmine della felicità: aveva sconfitto l’Organizzazione ed era ritornato da colei che amava.
Quattro.
Le circondò la vita con le braccia.
Tre.
Lei gli allacciò le mani al collo.
Due.
Gli uomini addetti alla campana si prepararono al rintocco, mentre altri accendevano le micce dei fuochi d’artificio.
Uno.
Shinichi si abbassò su di lei, dolcemente, e poggiò le labbra sulle sue. Ran pensò che se non fosse stata aggrappata a lui sarebbe sicuramente crollata dall’emozione. Rispose a quel bacio con tutto l’amore di cui era capace.
Zero!
La campana cominciò i suoi lenti rintocchi e i fuochi d’artificio si alzarono nel cielo, illuminandolo di colori. Shinichi e Ran non si staccarono per osservare quello spettacolo che qualche momento dopo, senza fiato per l’emozione. Soffiava una leggera brezza che li accarezzava, solleticando il bordo del kimono della giovane. Entrambi lo interpretarono come il segno di un nuovo inizio.
 
 
***
 
 
Era proprio quel kimono che adesso Ran, dopo un anno, stava stringendo tra le dita. Trovarlo le aveva riportato alla mente quel bel momento, nel quale i sogni erano diventati realtà. Certo, poi avevano parlato e molte cose erano saltate fuori, ma nessuna di queste aveva incrinato il loro amore. Era troppo potente e forte per essere spezzato.
Notò che Shinichi, accanto a lei, aveva la sua identica espressione, osservando la veste, e capì che anche lui stava pensando lo stesso.
«Ricordi com’erano belli i fuochi d’artificio, quella sera?», gli chiese. Lui la guardò, serio.
«Le uniche memorie che mi sono rimaste sono il rintocco, la luna e occhi azzurri», le sorrise, dolce, «i tuoi.»















Che vi devo dire? Sentivo un urgente bisogno di scrivere e postare qualcosa. Ma avere il bisogno non significa necessariamente avere idee, per cui mi sono presa più prompt possibili, in modo da riuscire a combinare qualcosa. Sono partita con uno, poi con due, e così via fino ad arrivare a cinque. Sono preoccupante.
Che poi nemmeno mi piace come è venuta questa shot. Ma per una volta volevo che Shinichi non morisse ammazzato dalle mie perfide mani da scrittrice che battono maligne sulla tastiera; è già successo tre volte, volevo dargli un po' di tregua.
E... niente, spero che a voi la storia sia piaciuta almeno un pochino, ma in caso contrario capisco perfettamente, perché non ne sono soddisfatta neanche io.
Ah, ci tengo a ringraziare di cuore Flami de Espinoza e Aya_Brea per aver commentato l'altra mia shot, Finché morte non ci separi (io ne approfitto e vi lascio il link, magari vi incuriosisce), e di nuovo Flami de Espinoza e floravik per averla inserita fra le ricordate. Significa davvero molto per me, grazie!
Vi lascio, ma, purtroppo per voi, tornerò con qualche altra storia, si spera più decente di questa.
Sweet96

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Sweet96