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Autore: apricotgirl    12/03/2007    1 recensioni
Storia principalmente dal punto di vista di Will/Bill e ruota attorno al suo innamoramento per Jinny (ma non solo!). Prequel americano di Marmalade boy. Leggete! (nota: ogni capitolo contiene in realtà un gruppo di capitoli)
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6: the importance of “being” gay

 

I giorni passavano, con loro le settimane, che divennero mesi. In quel periodo Will frequentò le lezioni, prese i suoi soliti ottimi voti e uscì con i suoi nuovi amici. Una serata al bowling con Jinny anche se non era un appuntamento, anche se non erano soli, anche se c’erano tutti quei ragazzi che le ronzavano attorno lo rendeva semplicemente felice.

Tutto procedeva a meraviglia. Certo lei lo credeva ancora gay ma lui cominciava ad accettare la cosa. Si accorse dei vantaggi che comportava. Quando andavano al cinema tutti assieme Jinny lo faceva sedere sempre accanto a lei, la ragione non era quella che avrebbe sperato però il risultato era comunque positivo. Per questo doveva ringraziare Brian e la sua folle impulsività infatti tutto era cominciato quando durante la proiezione del Signore degli anelli nel bel mezzo di una silenziosa scena nella terra degli elfi dopo il rumore di un sonoro schiaffone Jinny si era alzata di scatto urlando “CRETINO! LEVAMI LE MANI DI DOSSO!” il cretino in questione era il suo amico che ci aveva appena provato spudoratamente con lei e dopo questa reazione aveva adottato la tecnica del camaleonte era diventato dello stesso rosso scarlatto delle poltrone della sala! Da quella serata si era sempre seduta tra Doris e lui.

Evidentemente era abituata al fatto che tutti i ragazzi che si avvicinavano a lei lo facessero per un secondo fine, credendolo gay Jinny si fidava di lui e lui… si sentiva un verme! Gli faceva piacere il fatto che si confidasse con lui e gli chiedesse consigli ma non poteva fare a meno di sentirsi un verme bugiardo. Si illudeva che le sue non fossero menzogne, non aveva mai confermato le sue insinuazioni però… non aveva fatto nulla per smentirle e questo in fin dei conti lo rendeva comunque un bugiardo. Nonostante la sua coscienza non fosse pienamente d’accordo Will aveva deciso che era importante che lei si fidasse di lui e se per ottenere questo doveva crederlo gay… allora era importante essere gay!

Almeno ai suoi occhi.

 

Capitolo 7: Pablo

 

Gli faceva piacere che lei si confidasse con lui. Era importante che si fidasse. Ma non era più tanto sicuro che fosse un bene che lo credesse gay. Questo combinato all’amicizia che lei provava per lui lo mise in una situazione molto più imbarazzante del loro primo incontro.

Jinny si era iscritta al club di teatro. Perfetto per la sua personalità ma non tanto per le conseguenze su Will.

Il Saint Andrew era una scuola interculturale che incoraggiava gli scambi con gli altri paesi e quindi capitava spesso che studenti stranieri si trasferissero per frequentare un semestre. Pablo era uno di questi. Tra i molti interessi di questo ragazzo spagnolo c’erano il teatro, l’astrologia e… i ragazzi. Questa coincidenza non poteva sfuggire a Jinny che si preoccupò subito di coinvolgerlo nel gruppo e presentarlo al suo amico con la premessa “Sono sicura che avrete molte cose in comune!” e uno dei suoi sorrisetti allusivi stampato in faccia.

Pablo era senza un dubbio un ragazzo a posto, era simpatico, intelligente, ma questo rendeva solo le cose più difficili con Jinny, che scusa doveva usare per non frequentarlo? Per fortuna di Will lo spagnolo era anche sveglio abbastanza da capire non solo che il suo appuntamento al buio, perché di questo si trattava, non era interessato a lui ma che il problema non era la sua persona ma la categoria in generale. Gli era bastato poco per capire che Will non era né gay né confuso sessualmente, tutt’altro aveva chiari i suoi gusti e corrispondevano alla biondina che li aveva presentati. Nonostante gli fosse bastato uno sguardo per capirlo c’era qualcosa che non riusciva ad afferrare e voleva andare a fondo alla faccenda così lo invitò a prendere un caffè fuori dal campus. Una cosa semplice che non avrebbe potuto rifiutare.

 

Capitolo 8: Pink Panther’s café

 

Un caffè è una cosa semplice che si prende anche con gli amici.

Lo sapeva, New York era una grande città, piena di locali di tutti i tipi, ma proprio tutti tutti i tipi.

Forse doveva sospettarlo quando gli aveva detto che il posto dove aveva preso il caffè migliore da quando era nella Grande Mela era nel Village e che voleva portarlo lì, però dentro di sé sperava che Pablo si riferisse a qualche tranquillo localino italiano invece… era seduto sulle soffici poltroncine di pelliccia sintetica fuxia del Pink panther’s café, luogo di incontro di tutti i giovani gay della città.

In quel preciso istante si maledisse, si ripromise che non avrebbe mai più nella sua vita detto bugie o nascosto verità, ma soprattutto, desiderò sprofondare nella pelliccia fuxia della sua poltroncina per non affrontare quell’assurda situazione. Si mise a guardare in giro cercando di fare il vago. Le pareti rosa confetto del locale erano tappezzate di immagini di icone gay e su tutte troneggiava la foto formato gigante dell’intero staff del locale completamente vestito di piume alla parata del gay pride. Che fare a questo punto? “Posto carino, non c’ero mai stato” non si poteva considerare una bugia, la seconda metà della frase era la pura verità, “Eh già! Io lo adoro!” e adesso che cosa si sarebbe inventato, un silenzio imbarazzante lo avrebbe ucciso “Salve ragazzi cosa volete ordinare?” salvato dalla cameriera… cameriere… la persona con le piume gialle proprio in cima al carro della foto.

Pablo ordinò un ‘Passione alla vaniglia’, nome improbabile per un cocktail altrettanto strano, Will dopo aver escluso i vari ‘Frutto del peccato’, ‘Banana innamorata’, ‘Bosco in estasi’ si affidò al meno inquietante ‘Caffè brasile’  e decise di avviare l’argomento teatro sperando che l’aspirante attore si sarebbe messo a parlare a ruota libera lasciandogli il tempo di riflettere su come tirarsi fuori da quella situazione. Fu così, almeno in parte. Pablo era molto preso dallo spettacolo che stavano preparando e aveva da dire un numero di cose sufficiente da far arrivare le ordinazioni, far finire a Will il Caffè Brasile ma non tante da fagli trovare una soluzione indolore per tutti.

 

Capitolo 9: verità

 

Uscirono dal café e Will cominciò a sentirsi leggermente meno a disagio, avevano parlato delle loro impressioni su New York e adesso lo spagnolo stava elencando tutti i posti che aveva visto o voleva ancora vedere “…ma soprattutto c’è una cosa che voglio fare”

“Cosa?” lo aveva chiesto più per cortesia che per effettivo interesse

“Devo andare a Broodway! Voglio assolutamente vedere un musical nel regno dei musical!”

“Ah si”

“Potremmo andarci assieme!”

“Uhm veramente…”

“Si è fantastico! Adoro questa città! Ci sono un sacco di posti in cui potremmo andare…insieme”

E adesso? Possibile che quel ragazzo volesse iniziare una relazione con lui? Questa cosa era andata troppo oltre, doveva dirgli la verità “Pablo, scusami, tu sei sicuramente un ottima persona però… io non sono gay!”

Silenzio.

“Ce l’hai fatta a dirlo!”

“Cosa? Lo sapevi già?!”

“Non sono cieco ho visto come guardavi Jinny!”

Porca miseria! Era così trasparente la cosa? Aveva creduto di essere riuscito a ingannare tutti…

“Tranquillo lei è profondamente convita che tu sia gay”

“Perché mi hai invitato fuori e mi hai portato in quel posto se avevi già capito tutto?”

“Sono un tipo curioso”

“Allora?!”

“Volevo vedere quanto avresti resistito! Bravo! Quel bar è troppo anche per me!”

Will cominciò a innervosirsi, si era preoccupato di non ferire i suoi sentimenti e questo lo ricambiava prendendolo in giro! “Beh visto che ti ho divertito abbastanza, me ne posso tornare al campus”

“Aspetta!”

“Perché?! Non abbiamo niente da dirci!”

“Beh però io dovrò spiegare a Jinny perché non ha funzionato tra noi…”

Era un ricatto? “Cosa vuoi ancora da me?!”

“Non sono da molto in America e non so come funzioni qui ma, di solito, i ragazzi etero evitano di farsi credere gay… soprattutto dalle ragazze di cui sono cotti!”

 

Capitolo 10: astrologia

 

Incredibile. Era appena uscito da un locale gay con un ragazzo appena conosciuto ed era seduto con lui su una panchina nel mezzo di Central Park tra coppie che amoreggiavano. Se gli avessero detto una cosa del genere qualche mese prima sarebbe scoppiato a ridere! Paradossalmente però la cosa più incredibile non era questa, ma che gli stava raccontando gran parte dei fatti suoi!

Per qualche strana ragione aveva smesso di sentirsi in imbarazzo e aveva cominciato ad aprirsi con quel perfetto sconosciuto.

Gli raccontò tutto.

“Quindi ti sei innamorato subito di lei, eri geloso di Brian ma tutti hanno pensato che ti piacesse e tu non hai fatto nulla per smentire l’equivoco! Hai paura che ti scarichi come fa con gran parte dei ragazzi che la circondano e ti sei adattato al ruolo di amico-gay!”

“In poche parole è così! Faccio pena vero?!”

“Da un certo punto di vista è una situazione romantica… hai già confrontato i vostri temi natali?”

“Eh?!”

“Non sei un appassionato di astrologia?!”

“AstroNOMIA!”

“La ragazza ha le idee confuse, ha deciso di farci conoscere quando le ho detto che mi interessavo astrologia… mah! Comunque…di che segno sei?”

“Non lo so. Non credo a queste scemenze!”

“Non sono scemenze! Quando sei nato?”

“16 marzo”

“Pesci! Vediamo un po’ lei è cancro… uhm…” Pablo aveva tirato fuori un librettino e lo stava sfogliando “Eh si come immaginavo! Forza leggi qua!”

“Va bene. ‘Il segno del Cancro e quello dei Pesci sono probabilmente i più sensibili dello zodiaco. Tuttavia, va tenuto presente che entrambi sono in grado di giocare con le emozioni dell'altro e quindi rischiano di farsi del male. Questa relazione potrà rivelarsi duratura se i partner comunicheranno apertamente ed onestamente.’ Contento? L’ho letto! Tieni! Io non credo a queste cretinate te l’ho detto!”

“Fai come vuoi! Non sono affari miei. Però… astri a parte, le dovresti parlare…”

“Non voglio farlo e hai detto bene non sono affari tuoi…”

“È vero… la vita è tua! Comunque… anche se sono convito che tu stia sbagliando… non le dirò niente.”

“Grazie”

  
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