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Autore: apricotgirl    11/03/2007    1 recensioni
Storia principalmente dal punto di vista di Will/Bill e ruota attorno al suo innamoramento per Jinny (ma non solo!). Prequel americano di Marmalade boy. Leggete! (nota: ogni capitolo contiene in realtà un gruppo di capitoli)
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Venere

 

Questa è la fanfiction più lunga che abbia mai scritto (l'unica che abbia mai pubblicato!). Ho cominciato e sto continuando a pubblicarla in un forum ma ho deciso di inserirla anche qui.

L'idea è nata notando quanto la storia tra Will e Jinny sia poco approfondita nell'anime di Marmalade boy (che adoro) così mi sono messa a scrivere e non sono più riuscita a smettere!

Oltre a questi personaggi, troverete anche Doris, Brian... (tutti di proprietà di Wataru Yoshizumi) e altri inventati da me.

Visto che la fanfiction è lunga e i capitoli sono brevi li pubblicherò a gruppi.

 

Capitolo 1: Venere e il nonno.

 

Venere era sempre stato il suo pianeta preferito. Ricordava chiaramente il momento in cui era nata questa sua passione.

Era una sera d’estate e aveva sette anni. Su una collina non lontana dalla casa di campagna dei suoi nonni dove trascorreva gran parte delle vacanze.

Fu proprio suo nonno a portarlo lì e a svelargli il cielo.

Non che non si fosse mai accorto della sua esistenza, era un bambino ma non era né cieco né tonto, solo che quella notte alzò gli occhi e lo vide come mai gli era capitato prima.

Vide le stelle, la scia luminosa della via Lattea e più luminosa di tutte lei: Venere.

Mentre con gli occhi sgranati osservava quello spettacolo della natura suo nonno cominciò a raccontargli storie e curiosità sulle costellazioni e sui pianeti da quella sera per molte altre successive a quella.

Quella che sembrava una fissazione infantile destinata ad esaurirsi in qualche mese si trasformò invece in una vera passione e anche adesso dopo dieci anni da quella notte magica continuava a guardare il cielo con gli stessi occhi sgranati pensando alle parole di suo nonno che ormai non c’era più ma gli aveva lasciato in eredità quella sua grande passione e i suoi i libri di astronomia per continuare a ad alimentarla.

 

Will era sempre stato un bambino timido e anche ora era piuttosto introverso forse per questo era così affascinato dall’esuberante bellezza di Venere che sfacciata osava brillare più delle altre stelle. Quando scoprì che quella luminosità era data da gas velenosi ormai ne era completamente catturato.

 

Entrò al liceo con il marchio “secchione asociale” stampato in faccia il suo obbiettivo era quello di farsi notare il meno possibile e non farsi coinvolgere da quel mondo così lontano da lui che si sentiva a suo agio solo in compagnia del suo telescopio. Dopo poche ore dal suo ingresso nella Saint Andrew High School accadde qualcosa di imprevisto e incredibile… la vide. Vide Venere nella mensa della sua scuola. Era lei. Spiccava tra tutte le ragazze per la sua bellezza ed era come se sprigionasse un’aura luminosa e così come Venere era anche lontana e irraggiungibile.

 

Capitolo 2: Plutone e il telescopio

 

Venere era lontana e irraggiungibile ma il solo stare ad osservarla lo rendeva felice. Così guardava da lontano “la sua Venere” e più il tempo passava e più gli sembrava che lei assomigliasse al sole, era al centro del suo sistema e tutti le giravano attorno, più lontano di tutti come Plutone c’era lui.

 

Will ricordava chiaramente un altro momento di felicità nella sua infanzia, oltre alle sere d’estate con il nonno, era la mattina del suo nono compleanno quando i suoi genitori entrarono nella sua stanza con un grosso pacco regalo, esattamente nell’istante in cui lo scartò sorrise come mai prima di allora aveva fatto. Era un telescopio, un vero telescopio! Passò tutto il giorno fremendo, aspettando con ansia che arrivasse la sera, al contrario di tutti gli altri bambini lui non era affatto spaventato dal buio perché sapeva che anche nella notte più tetra le stelle sarebbero state lì, magari nascoste dalle nuvole, ma sempre lì. Da quella sera Venere non fu più solo un lontano punto luminoso nel cielo ma gli si era avvicinata, anche se sempre distante, lui sentiva di starle accanto.

 

Ricordando tutte quelle sensazioni di alcuni anni prima sentì il bisogno di un nuovo telescopio, non di un vero telescopio come quello del suo compleanno, ma di qualcosa che potesse avvicinarlo a lei, non voleva più essere Plutone.

 

Capitolo 3: Mercurio e la montagna

 

Tra il Sole e Venere c’è Mercurio.

Chiunque lei fosse, Venere o il Sole, aveva un suo Mercurio. C’era un ragazzo che le stava sempre intorno anche se sembrava non essere una presenza a lei gradita lui continuava a starle addosso, in quel momento sentì un sentimento nuovo: invidia. Nonostante tutto non riusciva a non invidiare il fatto che lui riuscisse a starle così vicino. Cominciò ad osservarlo. Voleva capire chi era, come faceva a comportarsi in modo così diretto, avrebbe voluto assomigliarli un pochino solo per trovare il coraggio di sedere allo stesso tavolo a mensa salutarla al mattino.

Voleva trovare l’occasione per avvicinarsi a lei ma qualsiasi tentativo era bloccato dalla sua timidezza che come un bavaglio gli impediva di parlarle e come delle catene immobilizzava ogni passo verso di lei. Continuò per giorni e settimane a guardarli Venere che sorrideva, sbuffava e di nuovo rideva e Mercurio che imperterrito la seguiva.

Dopo un mese Maometto non si decideva ad andare incontro alla montagna e così fu lei ad avvicinarsi a lui. La montagna in questione era effettivamente più alta di lui, aveva i capelli rossi e uno sguardo minaccioso. Gli si avvicinò un giorno in un cortile ed esordì con un “Guarda che a me non interessano i finocchi come te! Quindi smettila di fissarmi o ti ridurrò talmente male che non troverai più un fidanzato!” Will rimase interdetto per un attimo, non si era aspettato quel genere di reazione, nonostante quello però la sua bocca si aprì da sola “Ho un’offerta da proporti” “Eh?! Senti guarda che non vengo con te neanche se mi paghi!” “Siamo in classe di matematica insieme, so che se non passerai il test della prossima settimana ti toglieranno dalla squadra di basket e tu non vuoi che accada questo, vero?” “Che stai dicendo? Smettila di farti gli affari miei!” “Posso aiutarti a superare quel test” “Eh?! Non mi fido. Cos’è che vuoi in cambio?” “Una cosa semplice.” “Senti te lo detto non sono interessato a quel genere di porcherie che fate voi…” “Ti chiedo solo di farmi sedere al tuo tavolo a mensa.” “Coosa?!” “È  una cosa semplice e salverai il tuo posto in squadra”

 

Capitolo 4: parole, parole e Jinny

 

Will stesso non sapeva da dove gli fossero uscite quelle parole. Continuava a chiederselo anche adesso che sedeva al tavolo degli atleti, il più ambito in tutte le high school americane, con la squadra di basket al completo e con lei, la “sua Venere”, Jinny.

La loro prima conversazione su surreale. Lei con sguardo malizioso lo riempiva di domande, continuava a chiedergli con sorrisetti allusivi da quanto fosse amico di Brian, come si erano conosciuti e Will imbarazzato con gli occhi incollati al pavimento farfugliava monosillabi. Quando si accorse di questa scena la montagna-Mercurio si intromise e con la faccia più rossa dei capelli cominciò a urlare “Jinny smettila di insinuare cose inesistenti! Will e io abbiamo dovuto lavorare insieme per una roba scolastica e…” Brian era visibilmente agitato e Will cominciava a sentirsi un po’ in colpa per averlo messo in quella situazione equivoca “…abbiamo scoperto di avere degli interessi comuni…” questa fu la prima frase degna di questo nome che riuscì a pronunciare in sua presenza alla quale lei replicò con un sorriso malizioso e una domanda ancora più imbarazzante “Quali per esempio?”. Cosa poteva rispondere? Non riusciva a immaginare una persona più diversa da lui di quel suo nuovo ‘amico’. Quello che sentì fu la voce di Brian che urlava “Roba da uomini! Vero amico?” e un dolore lancinante sulla schiena risultato di quella che voleva essere una ‘maschia amichevole pacca sulle spalle’.

“Dai Brian non c’è bisogno che fingiate… siamo in America è un paese libero e noi siamo di ampie vedute…” Disagio totale. Brian sempre più rosso in viso, con le vene del collo gonfie sembrava la personificazione dell’ira e stava per scoppiare in un altro disperato tentativo di affermare la sua virilità ma fu interrotto da una voce femminile  “Jinny smettila! Ti sei divertita abbastanza!” Will si voltò in direzione di colei che gli aveva gettato un salvagente proprio quando stava per sprofondare e affogare nell’imbarazzo, la osservò attentamente e sentì di somigliarle, anche lei come lui sembrava un’aliena a quel tavolo, completamente diversa da Jinny, timida e con un atteggiamento molto più adulto del resto del gruppo, gli sorrise “Scusa non mi sono presentata, mi chiamo Doris. Non fare caso all’atteggiamento di Jinny, siamo felici che tu ti sia unito al gruppo!” sembrava sincera, forse anche lei non era completamente a suo agio e riconosceva in lui un alleato così ricambiò il sorriso “Grazie” disse e si rilassò per la prima volta dal momento in cui si era seduto a quel tavolo. Durò poco perché a quel punto la sua Venere parlò “Scusa Will! Mi dispiace se non ti ho fatto sentire accettato! Non fraintendermi anche se non sei ‘l’amico speciale’ di Brian anch’io sono contenta che ti sia unito a noi!” Il quell’esatto momento temette di avere un infarto. Il suo cuore aveva smesso di battere normalmente da quando l’aveva vista per la prima volta, ma adesso era completamente impazzito, quelle fantastiche parole ‘sono contenta che ti sia unito a noi’ erano per lui! Però le parole per lui non erano finite…“Sai ho sempre voluto un amico gay! Quindi spero che diventeremo amici!”

 

Capitolo 5: amici e veleni.

 

Codardo. Non era solo timido ma anche un maledetto codardo. Non era riuscito a negare e adesso lei pensava fosse gay. Si odiava per questo ma in fondo aveva ottenuto ciò che voleva. Le poteva stare vicino, come amico. Non era più un pianeta lontano, lei non era più solo un punto luminoso ma luce che lo illuminava con la sua sola presenza.

Il tempo passava e gradualmente cominciava a sentirsi parte di quel gruppo all’inizio così estraneo, Brian e i ragazzi della squadra lo trattavano da amico, lo invitavano a partecipare agli allenamenti, in pizzeria dopo le partite, incredibilmente il ‘secchione asociale’ si era trasformato in un ‘individuo ben  integrato nell’ambiente scolastico’, oltre a questo il passare del tempo portò anche alla scoperta di qualcos’altro. In fondo Will lo sapeva già da un po’: la luminosità di Venere è data dalle sostanze velenose nella sua atmosfera. Come il pianeta da lui tanto amato anche Jinny aveva i suoi veleni.

Era felice di starle vicino eppure quella felicità era sempre più spesso mista a qualcos’altro: dolore. Non riusciva a spiegarsi come due sentimenti così diversi potessero coesistere in una sola persona nello stesso momento.

Il sole sulla pelle è piacevole ma può scottarla, guadarlo direttamente fa male agli occhi.

Jinny era bella e vitale, emanava un’energia contagiosa ma era capricciosa e volubile, l’aveva vista ferire più o meno intenzionalmente alcuni dei tanti ragazzi che l’approcciavano e poi ridere di loro; sapeva essere dolce e gentile ma il più delle volte non lo era.

Era bello e doloroso starle accanto, Will sapeva tutto questo ma continuava ad esporsi al sole anche se bruciava perché ormai non poteva più fare a meno della sua luce e del suo calore.

  
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