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Autore: Peeta97    29/08/2012    2 recensioni
Durante i settantaquattresimi Hunger Games hanno combattuto 24 tributi. Soltanto 2 sono tornati a casa. Ma anche gli altri hanno combattuto, hanno vissuto momenti di disperazione e di sconforto. Perciò mi sembra giusto che vengano ricordati. Uno per uno, un ricordo di ogni tributo dei settantaquattresimi Hunger Games che ha avuto un ruolo nella storia di Katniss.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sento l’odore acre del fumo ancor prima di vedere le fiamme.
È un attimo e i miei occhi sono spalancati.
Esco dal sacco a pelo con un solo movimento fluido. Il fuoco sta dilagando: fiamme rosse e guizzanti divorano la foresta avanzando implacabili.
Dannati strateghi.
Anche Cato è sveglio e mi guarda. Ha nel volto un’espressione grave che non gli avevo mai visto addosso. Perché adesso non si tratta di uccidere ragazzini spaventati.
Si tratta di sfuggire alla natura.
Raccogliamo le poche cose che ci siamo portati dietro dal lago e svegliamo gli altri.
Subito dopo, cominciamo a correre.
Il calore diventa lentamente insopportabile mentre fuggiamo.
Dapprima è solo un lieve bruciare alla nuca, poi comincio ad ansimare. Poi nella mia testa tutto si fa confuso, ho la vista appannata e i polmoni pieni di fumo denso e nero.
Come se non bastasse, vibranti proiettili di fuoco cominciano a bombardarci.
Uno mi sfiora un orecchio, l’altro mi colpisce di striscio a un braccio lasciandosi dietro solo l’odore dolciastro della carne bruciata.
Continuo a correre nel buio per quella che pare un’eternità.
 
Quando ci fermiamo, il fuoco è ormai spento. Ansimano tutti.
Cato mi si para davanti e mi prende per le spalle. Il fumo ha annerito la sua pelle e un proiettile ha lasciato un marchio di fuoco sulla guancia destra.
Per qualche secondo, continuiamo a fissarci e ad ansimare, il suo sguardo fisso nel mio.
Poi, vinti da una forza che va al di la della mia comprensione, i nostri corpi si uniscono in un abbraccio rovente e al tempo stesso gelido. Lui mi stringe come se fossi il suo unico appiglio e io faccio lo stesso.
E così rimaniamo lì, stretti in quella pallida imitazione dell’affetto.
Si, perché non è certo affetto quello che ci spinge a fare quello che stiamo facendo.
È la necessita.
Io ho bisogno di Cato come alleato come lui ha bisogno di me, ma abbiamo bisogno l’uno dell’altra anche come esseri umani.
Ma questo non toglie niente al fatto che, non appena ne avrò l’occasione, io lo ucciderò, cosa che lui cercherà sicuramente di fare con me.
Ma intanto mi abbandono al suo abbraccio.
Perché gli uomini sono animali sociali.
Perché avere qualcuno a cui aggrapparsi è un bene primario quasi quanto l’acqua e il pane.



Scusatemi, spero davvero di non essere stata banale in questa raffigurazione di Cato e Clove. Ditemelo pure, altrimenti...
  
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