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Autore: pescioletta    29/08/2012    2 recensioni
Una nuova minaccia, un nuovo destino...
Questa storia è ambientata subito dopo l'ultima puntata della 5 serie di Angel, ma ha radici che affondano molto prima che i nostri eroi mettessero piede a Sunnydale o, per meglio dire, sulla terra... Riusciranno Buffy, Angel, Spike e gli altri a sconfiggere questa nuova minaccia e a riprendersi finalmente le loro vite?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5

*****



*****

Roma, Italia, 16 maggio

Il Claddag di Angel.
Due mani.
Un cuore.
Una corona.
E tanti significati nascosti. Molti. Forse persino troppi per un oggetto così piccolo.
Buffy se lo rigirò ancora tra le dita, ricercandone i riflessi argentei, le sfumature dorate, i caldi ricordi...
“Metti la punta del cuore verso di te, vuol dire che appartieni a qualcuno” le sussurrò una vocina remota in un angolo della sua testa.
Buffy lo strofinò leggermente.
Niente.
L’anello sembrava aver perso ogni briciola di magia al contatto con le sue mani gelide.
Si strinse nelle spalle, perdendo lo sguardo nella notte priva di stelle.
Gelide…
come il suo cuore….
Ormai non contava più le notti in cui si era ritrovata a stringere quel piccolo pegno d’amore appellandosi a lui quasi come per cercare un rifugio. O forse una via di fuga da quello che sentiva nascerle dentro e che non le piaceva. Quasi per illudersi che almeno uno di loro sarebbe tornato, alla fine. Che almeno uno di loro avrebbe trovato la forza per rischiare, per vedere oltre le sue parole di disprezzo. Perché era solo questo che Buffy Summers riusciva a donare alle persone che le amava: disprezzo.
Puro e semplice.
Eppure così complicato da non riuscire neppure a comprenderlo.
Angel, Riley, ed infine anche Spike… tutti con un passato indicibile alle spalle e tutti privi della forza, o forse del coraggio per tornare da lei. Nessuno di loro era riuscito a capire cosa si nascondesse dietro alle sue parole dure, ai suoi falsi sorrisi, a tutte le maschere che indossava e che non facevano altro che aggiungersi, le une sulle altre, fino a renderla del tutto irriconoscibile.
Per… difesa…
per… paura…
Ripose l’anello di Angel nel cassetto del comodino. Il passato era passato, pensò. Anche se faceva male. E accanto a lei altri cinque oggetti legati alla sua precedente vita esigevano attenzioni.
Una fotografia di Down da bambina, un fermaglio per capelli che le aveva regalato sua madre, una piccola croce d’argento, un accendino con la chiusura a scatto, un cercapersone piccolo quanto leggero…
Si sorprese nel notare che di tutte le cose che teneva lì dentro, di tutti i ricordi che aveva mantenuto, il suo era l’unico che brillasse ancora. Come se fosse vivo.
Un brivido le percorse la schiena.
Vivo… lei non lo aveva neppure mai conosciuto quando era vivo. Aveva avuto un assaggio, là, in quella chiesa senza speranza, dove lui le aveva confidato i suoi più grandi segreti. Ma, tutto sommato non era sicura di poterlo considerare altro che una specie di shock post-anima. Eppure, di tutti quelli che aveva conosciuto, lui era l’unico che avrebbe fatto davvero fatica a definire morto.
Di tutti i suoi amori impossibili lui era senza ombra di dubbio quello che le aveva dato maggiori grattacapi in tutto l’arco della loro breve e travagliata relazione. Eppure, mai come allora le sue notti avevano arso di passione e di baci, di lecito e di non lecito, di vita e di morte, di luce e di oscurità tese a compenetrarsi l’una con l’altra, a completarsi a vicenda per poi staccarsi di nuovo durante il giorno, nascoste ognuna sotto le proprie maschere così che gli altri non potessero vedere… e nemmeno capire.
Forse era stato quello l’errore della sua seconda vita: credersi cambiata ma in fondo essere sempre la solita insignificante e fragile ragazzina che non permetteva a nessuno di entrare nel suo cuore, di vedere i suoi sentimenti, di abbattere la sua barriera di disprezzo, ma che piangeva silenziosa, davanti ai riflessi argentati di un accendino fuori uso.

******

Los Angeles, 16 maggio 2004

Il Claddag… simbolo d’amore, fiducia, devozione. Appartenenza.
Angel si rigirò l'anello tra le dita e poi lo salciò cadere, appeso alla collana che sempre portava al collo. Nella stanza accanto, Connor dormiva ancora.
Angel sapeva che avrebbe dovuto andare da Giles, ma voleva attendere il risveglio di suo figlio. Del resto, come si poteva chiedere a un padre di fare altrimenti? Da quando aveva attivato la pietra di Giava durante la battaglia aveva saputo che poi sarebbe stato suo compito andare a cercarlo.
Spike, Illiria e i milioni di demoni che li stavano attaccando lo avevano visto morire e quindi nessuno sarebbe andato a cercarlo, ma Angel sapeva che era solo un'illusione, come quella che aveva confuso Hemilton, come quella che lo aveva spinto a mettersi al collo, vicino al cuore, quel piccolo anello.
Il claddag.
La cacciatrice aveva fatto la sua scelta. E poco dopo anche Angel aveva preso la sua stessa, saggia decisione…
Sì… saggia… come se si potesse considerare saggio il fatto di ripetersi ogni mattina che la sua storia era finita da tempo, sperando un giorno di arrivare a crederci. O cercare nel rimorso e nel rimpianto un modo per sfuggire al presente. O sfinire a furia di pugni e parole ogni demone che gli capitava davanti agli occhi durante le ronde, immaginando che fosse lui!
Perché Buffy era arrabbiata.
Perché Buffy era furente.
Perché Buffy doveva sfogarsi.
Perché Buffy lo amava, con tutte le sue forze, e non le sembrava giusto che lui se ne fosse andato, lasciandola sola.
Permettendo che piangesse ancora, senza che nessuno dei due potesse consolarla.
E Angel non riusciva a non essere d’accordo con lei riconoscendo negli errori di Spike, i suoi stessi errori.
Eppure, in un angolo del suo cuore, il vampiro sapeva bene che lui non l’aveva del tutto abbandonata.
Come sapeva bene di essere stato un perfetto idiota a portarlo in Italia con sé, per sottoporlo alla visione di lei che danzava in mezzo al locale, abbracciata ad un altro…

“Parli più forte, non la sento!”
“Stiamo - cercando - una - ragazza! Una ragazza di nome Buffy!”urlò Angel, imprecando contro i gestori dei locali notturni che tenevano costantemente il volume della musica sopra il limite consentito. “Buffy?” la ragazza del bancone si sporse più vicino ai due avventori muscolosi, in piedi ad un passo da lei “Non conosco nessuna Buddy che lavora per noi. Magari potrei farvi conoscere Betty…” “No… no!” esclamò Angel esasperato, mentre Spike si voltava verso il centro del locale gremito di gente “Noi stiamo cercando Buf-fy. Buffy Sunmers. E’… lei è americana, proprio come me. Si è trasferita qui da poco tempo, dicono che esca insieme ad un tizio che si fa chiamare Immortale…”
“Ah… quella Buffy…”
La mano di Spike e il dito della cameriera si tesero nello stesso momento, indicandogli un puntino biondo tra la folla.
Buffy…
La definizione normale di bella ragazza era un insulto per lei. Ballava, in mezzo a tutta quella folla, un completino di raso nero stretto addosso e completamente assente nei punti giusti, la lunga chioma dorata che rifletteva il bagliore delle lampade psichedeliche, le movenze aggraziate, affinate da anni di combattimenti e di lotte. Danze all’ultimo sangue come osava definirle Spike. Vere e proprie battaglie. Da giocare a colpi di seduzione sopra di un palco illuminato dalle luci artificiali di una discoteca…
Ma non era questo quello che aveva visto Angel, e non era nemmeno questo quello che, per rabbia e per istinto, stava spingendo Spike ad aprirsi un varco tra la folla, bestemmiando sottovoce peggio di uno scaricatore di porto.
Buffy non ballava da sola.
Buffy ballava con un altro.
Abbracciata ad un altro!
E non era un ballo che si potesse fare con una persona conosciuta la sera stessa. Buffy ballava con un altro come aveva ballato con Xander. Muovendosi sinuosa sotto le sue mani, ondeggiando abilmente contro il suo corpo accaldato, sfiorandolo appena con gli occhi socchiusi, aspettando che lui la stringesse tra le braccia e sperando nel frattempo che qualcun’altro la bloccasse dolcemente, portandola a conoscere il paradiso, ma questo non lo avrebbe mai saputo nessuno…
“Spike, fermati!”
“Voglio proprio vedere se qualcuno ci riuscirà!”
“Non è la cosa giusta da fare…”
Il vampiro non si voltò, continuando ad avanzare furente.
“Quello, sta ballando con la mia ragazza! Questa è esattamente la cosa giusta da fare!”
“Spike, io penso che tu dovresti mettere da parte la tua gelosia e ascoltarmi per un istante…noi siamo qui per…”
“Va a quel paese Angel!”
“ La borsa!”
“Cosa?!” Angel lo afferrò per una manica, costringendolo a voltarsi “La borsa… io l’avevo lasciata sul bancone e adesso… non c’è più”
“Dannazione!” imprecò Spike correndo al tavolo del locale come una furia, certo che Angel lo stesse seguendo


e poi, non c’era più stato tempo per andare da lei. Dopo lo scontro non tanto amichevole con le guardie del corpo dell’Immortale, la testa per cui tanto avevano faticato era ritornata nelle loro mani costringendoli a tornare a Los Angeles e lasciando Buffy da sola, insieme ai pezzetti del loro cuore e del loro passato.
Non lo avesse mai portato con sé quella notte…
A dire il vero, la storia con l’Immortale era scocciata parecchio anche a lui! Senza contare che Angel sapeva bene che razza d'individuo senza scrupoli fosse l’Immortale e quanto gli piacesse passare da una donna all’altra con una tale disinvoltura che avrebbe potuto farsi amare contemporaneamente da tutte le femmine del pianeta, umane e non, senza risentire minimamente dello stress accumulato dopo una simile impresa.
L’incarnazione del don Giovanni, ecco che cos’era!
La conferma l'aveva avuta qualche giorno dopo da Willow, quando l'aveva chiamata per sentire come stava.
Ma la strega era stata chiara: faceva tutto parte di un piano. Per questo non serviva che loro corressero in suo aiuto, né che la contattassero. Buffy stava cercando di recuperare a stento una vita che le era stata sottratta da quando era stata chiamata per essere una cacciatrice e adesso Angel non aveva il dritto di reclamare qualcosa a cui lui stesso aveva rinunciato. Inutile dire che a quel punto il vampiro non aveva nemmeno fatto cenno a Spike e al fatto che fosse tornato. In fin dei conti, se Buffy non aveva bisogno di lui per ricostruire la sua vita, come avrebbe potuto aver bisogno del suo childe?
Angel sospirò.
Willow aveva ragione, e anche Spike nel dire che Buffy andava tenuta fuori da questa faccenda, che non era la sua guerra. Ma Giles era stato chiaro: doveva raggiungerli e con loro ci sarebbe stata anche Buffy. La situazione era molto grave e quindi avevano bisogno di condividere tutte le informazioni e tracciare un piano che comprendesse ogni alleato disponibile.
Finalmente, un sospiro di Connor fece capire al vampiro che il ragazzo si stava svegliando.
Si precipitò quindi nella sua stanza e lo osservò strizzare le palpebre e chiedere con voce roca se avevano vinto. La stessa domanda che aveva fatto lui… Angel sorrise e si sedette accanto al figlio. Dopo alcune ore, accompagnava Connor al più vicino hotel e pagava una stanza per un mese. Poi, deciso, girava la chiave della macchina presa a nolo e partiva sgommando alla volta dell'aeroporto.


*****

Roma, 16 maggio 2004

Down era sdraiata sul suo letto, la valigia ancora disfatta abbandonata in un angolo della stanza e un diario stretto tra le dita. Un diario segreto. Il suo diario segreto.

‘2/6/03 Caro diario, oggi sono ancora più arrabbiata del solito. Buffy mi ha portato a fare la ronda con lei e nessun vampiro l’ha morsa o mi ha portato via con sé. A volte vorrei tanto che ci fosse qui ancora Spike. Almeno lui, quando le cose non andavano per il verso giusto, sapeva sempre come farmi ridere.’

‘9/7/03 Caro diario, ieri siamo andate al centro commerciale. Non puoi immaginarti quanta roba c’è dentro, anche se è grande poco più della metà di un normale magazzino di Los Angeles. Oggi Buffy ha detto che la maglietta che mi sono comprata mi sta proprio d’incanto’

Down girò le pagine velocemente, fino ad arrivare alla data di qualche giorno prima. Le cose che aveva scritto durante i primi mesi in Italia non erano altro che stupidaggini, atte più che altro a riempire gli enormi spazi vuoti del foglio come della sua vita. La data di tre giorni prima apparve all’improvviso sotto i suoi occhi come se la stesse chiamando. Si sistemò meglio sul suo letto e cominciò lentamente a leggere.

‘13/5/04 Caro diario. Non riesco nemmeno a dire ad alta voce quello che sto pensando, spero di riuscire in qualche modo almeno a scriverlo. Ho paura. I miei poteri come chiave, se mai ne ho avuti, non sono sicuramente la causa di tutto questo. Ma posso sentirlo. S'impadronisce di me ogni giorno di più. Lo sento che arriva. Sento che mi vuole e so che verrà a prendermi. Sento che la fine è vicina. E non so nemmeno se avrò il coraggio di ammettere quello che sto scrivendo quando sarà necessario. Devo parlarne con Buffy.’

Down girò la pagina in fretta

‘14/5/04 il giorno è sempre più vicino. Sono terrorizzata. Il nuovo spasimante di mia sorella le ha lasciato un altro regalino sotto la porta, ma io so che tutto quello che sta facendo è solo un mezzo per arrivare a trovarmi. Non ho parlato con Buffy. Stavo per farlo, durante la ronda nel cimitero, ma è stato più forte di me. Odio doverlo ammettere, ma temo che qualcosa si stia preparando. E che solo un enorme… miracolo, stavolta, potrà salvarci.’

E finalmente, i suoi occhi trovarono la data del giorno precedente.

‘15/5/04 E successo. Ieri sera, mentre tornavo dalla ronda e rientravo in casa, mi sono accasciata sul divano e ho sentito la testa come scoppiare. La battaglia stava avendo luogo. E io non ero lì con loro per aiutarli. All’improvviso ho sentito la consapevolezza farsi largo tra i miei pensieri. La battaglia era a Los Angeles. Angel e la sua squadra stavano combattendo una guerra che non era la loro e lo stavano facendo con tutta la forza di cui erano capaci, ma non avevano speranza. Non ho ancora sentito il TG di oggi, ma so che si parlerà di catastrofi naturali e di disastri, tutti imputabili naturalmente a una qualche disgrazia passeggera, o all’incuria degli addetti alle tubature. Ma io so cos’è veramente successo. L’esercito nemico si è mosso in un’altra direzione, rinviando la resa dei conti. Ma è solo questione di tempo. Presto o tardi arriveranno. Sono sicura che è per questo che oggi ha chiamato Giles. Andremo a Los Angeles, dove ci attendono anche Willow e Xander. Perché convocare la vecchia squadra se non per una nuova apocalisse?
Temo che il giorno del giudizio sia sempre più vicino…’

Voltò la pagina e prese in mano la penna

‘16/5/04 Caro diario’…

*****

Nyons, Francia, 17 maggio

“Pensa di rimanere qui per molto?”
“No. Non penso”
“Bene. Allora le mostro la stanza…”

Spike salì le scale della pensione tenendo stretta a sé la borsa di cuoio che aveva trovato nella camera di Wes. Era stato incredibile scoprire che anche il compassato osservatore dei tempi di Sunnydale, era avvezzo a fumare e ad ubriacarsi. Esattamente come lui.
In fondo erano entrambi inglesi…
“Ecco qui. La colazione è servita alle sette. Se vuole posso chiedere alla domestica di venire a svegliarla domani mattina e di dare aria alla camera”
“No, grazie. Penso proprio che non ce ne sarà bisogno”
“Come desidera. Buonanotte allora”.
Spike gettò la borsa sul letto, allungandosi sul comodo piumone imbottito. Gli alberghi non erano più quelli di una volta, pensò. L’ultima volta che era stato da quelle parti si ricordava di aver dormito in una specie di buco ricavato nel muro dove anche i topi avevano ribrezzo ad entrare. Ma in fondo i tempi erano cambiati… e anche lui lo era. Molto più di quanto non osasse ammettere.
Allungò un po’ di più le gambe afferrando la borsa di Wes.
Dentro, riempite con una calligrafia sottile e ordinata, alcune pagine parlavano dei suoi studi sulla profezia Shansu e sui vari modi per farla avverare. Altri fogli, appena dietro, precavano alcune scritte in latino e un disegno di un ciondolo.
Pendente di Giava
Già… lo ricordava nelle mani di Angel, mentre loro facevano finta di lottare davanti ad Hamilton.
Poco più in basso, ecco una strana incisione di un pugnale e una scritta: IN MUTAMENTUM POTESTAS… nel cambiamento il potere… probabilmente si riferiva a quanto aveva fatto Buffy sulla bocca dell'inferno, ridistribuendo il potere… ma un simbolo sulla pagina successiva riportava una coppa e un paio di mani tagliate che vi facevano cadere del sangue. A destra, la scritta VAMPIRO in rune celtiche e il simbolo di un coltello unito a quello per 'magia'. Spike conosceva poco di rune, ma qualcosa l'aveva imparato negli anni dalle varie streghe che aveva frequentato ed era sicuro di quella traduzione. Molto meno, del suo significato. Ripiegò tutto e infilò di nuovo i fogli nella borsa.
La notte, buia e silenziosa, sembrava chiamarlo con il suo sorriso luminoso, con il suo manto trapuntato di stelle, con la sua brezza leggera che gli accarezzava i capelli trasportando il profumo di terre lontane.
Lo chiamava.
Lo voleva.
Ma stavolta, lui
non avrebbe risposto.

*****

Aeroporto di Roma, 17 maggio

“Il volo n° 214 diretto a Los Angeles partirà fra cinque minuti. I signori viaggiatori sono pregati di recarsi alla rampa di decollo”

Down si aggiustò meglio sul comodo sedile imbottito, cominciando a sgranocchiare il contenuto del sacchetto di noccioline in omaggio.
“E poi saresti tu quella che vuole rimanere a dieta per non ingrassare?” la canzonò Buffy, assestandole una leggera gomitata sul braccio con una risatina affettuosa. La ragazza ficcò nuovamente la mano nel sacchetto di carta argentata. “Le noccioline sono la cosa più buona del mondo!” sentenziò “Dopo i frappé naturalmente. Non pensavo che qui in Italia fossero così saporiti, ed anche il caffé. Non appena arriva l’hostes me ne faccio portare un’intera caraffa!” “Allora forse non hai capito come funziona…” finse di spiegarle Buffy alzando gli occhi al cielo “loro mettono la stessa quantità di caffé che noi usiamo per un’intera tazza in un bicchierino minuscolo, sufficiente appena per una piccola sorsata. Così risparmiano sul costo e, dopo che l’hai finito, ti viene subito voglia di berne un altro… Da questo punto di vista sembra che abbiano preso lezioni di economia domestica da Anya! Non vedo l’ora di ritornare in America…”
“Però a me il caffé italiano piace un sacco!” ribadì Down facendo spallucce “Allora, quand’è che arriveranno Willow e Xander?”
Buffy si tirò su la manica della giacchetta beige per guardare l’orologio.
“Dovrebbero essere qui a minuti ormai. L’aereo farà scalo a Malpensa tra una mezz’ora al massimo… Chissà che cosa avranno fatto in tutto questo tempo…”

“Un piano-bar vicino al centro storico di Firenze?! Caspita!”
Xander sorrise soddisfatto “Eh già… chi l’avrebbe mai detto eh? Il grande demolitore che fa soldi a palate gestendo un disco-pub nella città delle meraviglie… Adoro l’Italia…”
“Già discusso su questo punto!” esclamò Down allegramente rivolgendosi poi verso l’amica strega
“E tu? Scommetto che adesso lavori per una di quelle grandi case produttrici di software…”
“Non esattamente…” sorrise Willow lanciando un’occhiata al suo piccolo quanto costoso pc portatile di nuovissima generazione, abbandonato in un angolo, tra il bagaglio a mano e le borsine della spesa.
“Purtroppo in Italia non sono molto avanti nel campo della ricerca informatica, per cui ho avuto qualche difficoltà a trovarmi un lavoro come si deve…”
“Willow…” la rimproverò bonariamente Xander, conoscendo bene la sua opinione in materia di tecnologia e di scienze in generale
“Niente è meglio dell’America!” sentenziò infatti la rossa poco dopo, ricevendo un’occhiata di pura approvazione da parte di Buffy.
“E allora cosa ti è successo? Sei rimasta disoccupata per tutto questo tempo?” chiese la cacciatrice con una nota di preoccupazione nella voce “No, no, ma cosa ti salta in mente!” la smentì subito Willow, ondeggiando la mano a due centimetri dalla sua faccia “Mi hanno contattata quelli del Consiglio… del Rinnovato Consiglio ovviamente… e mi hanno proposto di reperire e catalogare alcuni volumi molto importanti salvati dopo il crollo di Sunnydale.”
“Un secondo Mr. Giles?” esclamò Buffy inorridita “Non oso nemmeno immaginare che cosa ci toccherà sopportare una volta che saranno tutti e due nella stessa stanza!”
Willow sorrise “É inutile che scherziate voi tre, è un lavoro di grande responsabilità! Senza contare che mi pagano un’enormità da quando gestisco la sola biblioteca di scienze occulte virtuale che esista!”
“Via internet?!” urlò quasi Buffy scandalizzata
“Ma naturalmente! Il sapere va condiviso con tutti no? E poi sono stata mooolto attenta a non mettere in circolazione incantesimi o materiale rischioso! Per la salvezza del mondo sai…”
“Oh… certo...” annuì Buffy poco convinta rivolgendosi poi agli altri sottovoce
“Attenzione! Ragazza pazza seduta su aereo diretto a L.A. a ore due!”
Xander scoppiò a ridere divertito.
“Santo cielo, ma chi ce l’ha fatto fare di non sentirci per un anno intero si può sapere? Possibile che sia sempre necessaria un’apocalisse perché decidiamo di ritrovarci?”
Buffy annuì sorridendo, ricordando come Xander le avesse detto la stessa, identica frase riguardo a Willow quando, l’anno prima, si era presentata alla sua porta alla testa di un folto gruppetto di neo-cacciatrici.
“A proposito di apocalissi, fatemi capire.” disse Buffy d’un tratto “Giles e un misterioso uomo di nome Vincent Claidfort ci aspettano a Los Angeles per sottoporsi un caso di estrema importanza. Speriamo che almeno quest’ultimo sia un po’ meno noioso del signor Giles…”
“Vana speranza: è un osservatore” la deluse Xander in partenza “Ma voi ragazze potete sempre sperare che almeno sia molto carino…”
“Consiglio approvato.” annuì Buffy “In fondo non si sa mai cosa aspettarsi da quelli del Consiglio…”
“Però… nessuno sa con esattezza perché ci abbiano chiamati?”
“Temo di no” rispose Willow con un’alzata di spalle cambiando subito dopo argomento.
Down si strinse le braccia al petto, sprofondando un poco nella poltrona. Guardò fuori dal finestrino e il suo sguardo si perse tra le nuvole bianche che sfrecciavano veloci nell’aria circostante. I ragazzi continuavano a parlare e a ridere, ogni tanto. Sembravano ritornati quelli dei vecchi tempi… Ma lei, tutto quello che succedeva non poteva più ignorarlo.
Le avrebbe detto tutto. Una volta parlato con Giles.
Sì, le avrebbe detto tutto. Almeno di quello era sicura.
Willow sicuramente, avrebbe capito.

******

Nyons, Francia, 17 maggio

“Ehi! É ora di svegliarsi!” gridò la proprietaria, bussando insistentemente alla porta.

Spike richiuse gli occhi infastidito.

“Sono le nove di sera, se ha intenzione di rimanere qui un’altra notte fanno 75 euro!”

E un’altra raffica di pugni sul legno robusto.

‘Se quella megera si comporta così con tutti i suoi clienti, non oso immaginare quante volte l’avrà fatta rimettere a posto quella porta…’ pensò il vampiro alzandosi e andando ad aprire.
La donna lo aspettava sulla soglia con i pugni appoggiati sui fianchi e un’aria truce sul volto. I capelli, troppo lunghi e scarmigliati, le uscivano dalla retina con cui teneva a posto i mille bigodini che aveva sulla testa e il trucco, troppo pesante e sfatto, la faceva assomigliare più ad una di quelle caricature che vendevano gli artisti sulla Senna che ad una vera rappresentante del gentil sesso.
“L’avevo avvertita che di quelli come lei io non mi fido! Voglio i miei soldi. E li voglio adesso!”
“Si calmi…”
“Mi calmerò quando avrò le sue banconote sul palmo della mia mano.
E non creda di imbrogliarmi sa: non sono nata ieri!”
Beh, di gentile, proprio non aveva un bel niente… pensò.
“Ecco…” sospirò il vampiro tendendole una mazzetta di banconote “dovrebbero essere sufficienti per un altro paio di notti. E adesso mi lasci in pace, ok?”
“Ok. Come vuole!” esclamò lei scocciata, per poi voltarsi e mettersi a scendere le scale traballando vistosamente sugli zoccoli altissimi.
Spike alzò gli occhi al cielo. Ci mancava giusto un’affittuaria isterica e per di più tirchia come Anya per completare il quadro delle sue conoscenze!
Ma chi gliel’aveva fatto fare di fermarsi proprio in quella pensione per ripararsi dal sole durante il suo lungo viaggio verso l’Italia?

“Mamma Agata è sempre molto diffidente con chi non conosce. Ma devi avere pazienza: non è semplice mandare avanti una pensione di questo tipo da soli…”





Il vampiro si voltò stupito verso la ragazza, apparsa sulla soglia della camera di fronte alla sua come una fantasma. Gli occhi castani e i capelli ramati assumevano sfumature dorate al crepitare del camino.
“E tu chi saresti?” chiese
La giovane scoppiò a ridere.
“Evidentemente tu non mi conosci!” esclamò, come se la cosa la divertisse molto, e allungò una mano verso il vampiro che la guardò stupito “Piacere, io sono Christal"
"Immagino di non doverti dire chi sono io invece…" Christal sorrise di nuovo, poi gli indicò una botola e una lunga scala che doveva probabilmente condurre in soffitta.
"Vieni con me" disse, e detto questo, cominciò a salire le scale facendo in modo che la gonna bianca e svolazzante si alzasse un attimo davanti al volto del vampiro, lasciando intravedere le gambe ben fatte e il pizzo delle mutandine.

“Allora…” cominciò il vampiro non appena fu entrato nella stanza della ragazza “tu chi saresti?”
“Te l’ho già detto, mi chiamo Christal”
“Ah, già, Christal… che bell’appartamento che hai, Christal… un vero tocco di classe” disse ironico, additando la stanzetta poco illuminata e le carte dei tarocchi sparsi un po’ ovunque.
“In effetti è un po’ spartana, ma mi sembra sia abbastanza confortevole no?”
Numerose piccole candele illuminavano la stanza e strane stoffe multicolori erano drappeggiate un po’ ovunque, cadendo morbide dai pochi mobili fino al pavimento di legno scuro. Un tavolino, tondo e basso, regnava sovrano al centro della stanza.
La ragazza si avvicinò a quest’ultimo, incominciando a raccogliere i tarocchi.
“William” lo richiamò Christal alzandosi dal mobiletto nel quale aveva riposto le carte e fissando il vampiro negli occhi. Il biondo si avvicinò.
“Hai delle iridi davvero incredibili, William. Te l’ha mai detto nessuno? Scommetto che più di una ragazza ne è rimasta abbagliata e si è persa cercando di carpirne le profondità…”
Spike non poteva rimanere più stupito da quel commento, così inaspettato da una come lei.
“In effetti…” rispose, ricordando una certa cacciatrice bionda che aveva trovato il tempo di sussurrarglielo qualche volta, durante i loro incontri. Ma a pensarci bene non era nemmeno sicuro che fosse davvero lei e non qualche strana allucinazione inviatagli dal Primo, giusto per fargli qualche ambiguo dispetto...
“A dire la verità, almeno un paio” disse, riferendosi ai suoi più antichi trofei “e tu? niente capacità nascoste?” chiese, mentre la osservava versare del liquore ambrato in un lucente bicchiere di cristallo
Christal alzò le spalle con noncuranza.
“Mmh… solo un po’ di spirito d’osservazione e un gran mal di testa una volta ogni tanto. Whisky?” chiese, porgendogli il bicchiere colmo quasi fino all’orlo. Spike si fermò a guardarlo non sapendo bene se accettarlo o meno.
Poi, con un sorriso sarcastico sul volto si lasciò sfuggire
"Che cosa dovrei aspettarmi da te Christal? Come posso fidarmi di te se non mi dici nemmeno chi sei veramente?"
La ragazza lo squadrò sorridendo.
“Non sono stata l’unica a non aver vuotato il sacco William” disse lei, posando di nuovo il bicchiere sul tavolino e aprendo invece uno scomparto segreto dietro a quello dove teneva il liquore
“Hai sete… Spike?” chiese porgendogli una brocca colma fino all’orlo di “Sangue! Accidenti cacciatrice, non ti fai mancare proprio niente!” esclamò il vampiro sorpreso.
Christal intinse un dito nella brocca, leccandolo via velocemente con una faccia schifata e porgendogli il contenitore.
“Come puoi vedere dalle mie labbra ha un sapore orrendo ma non è avvelenato. E adesso mangia. Si vede lontano un miglio che ne hai un gran bisogno!” Spike afferrò la brocca aspirando l’intenso aroma del liquido ferroso e se lo portò alle labbra.
Per un attimo, solo per un attimo, il vampiro che da tempo era sopito dentro di lui tornò a riemergere prepotentemente. Spike non si accorse nemmeno di quello che gli stava succedendo. Sotto gli occhi di Christal, il volto del vampiro mutò quasi invisibilmente, tanto da farle chiedere se l’altro fosse mai esistito davvero. Lo sguardo esterrefatto della ragazza e il suono indescrivibile della sua giugulare che pulsava forte per la paura lo stordirono per un secondo, quel tanto che gli bastava per rendersi conto che qualcosa non andava e che le sue dita, strette intorno alla brocca di cristallo, erano sul punto di frantumarla.
Inspirò lentamente, chiudendo gli occhi e concentrandosi.
Dopo un tempo che gli sembrò infinito riuscì a sentire i canini ritrarsi e il suo volto ritornare normale.
“Perché lo fai?” chiese, cercando di non dar peso a quanto era accaduto. Non gli era mai successo di perdere il controllo così improvvisamente. Forse quando era sotto l’influenza del Primo… ma no. Anche lì le perdite di controllo erano precedute da vertigini e da un sacco di altri sintomi… ma allora… cosa diavolo gli stava succedendo adesso?!
“Sai quanto posso essere pericoloso, anche per una come te?” chiese. La sua fama di uccisore di cacciatrici doveva essere giunta anche in Francia, non era possibile che non lo conoscesse. Christal alzò le spalle annoiata “Uccidere i vampiri non è più emozionante che farsi la ceretta sulle gambe.” spiegò “Devi correre, sudare, stancarti, combattere e alla fine magari ci rimetti anche la pelle. Sarò anche all’antica, ma a me piace condurre una vita tranquilla, ai margini della periferia cittadina, giocando con il mio micio di casa e svolgendo qualche lavoretto giusto per tirare a campare. In fondo, ci sono molte altre ragazze che possono farlo al posto mio no?”
“Ma… e il tuo destino?”
“Mettiamola così” tagliò corto la ragazza girandosi di spalle e raggiungendo un divanetto ricoperto da una stoffa bordeaux “se fossi stata l’unica, allora mi sarebbe premuto un po’ di più di fare il mio dovere. Fortunatamente non è così. E adesso mangia!” esclamò sedendosi con le gambe accavallate e versandosi un bicchierino di Scotch. “Non mi piace parlare con gente costretta a stare a stomaco vuoto…”

******

Los Angeles, 17 maggio

“Bene!” esclamò la ragazzina indicando la porta di legno scurissimo “l’indirizzo dovrebbe essere quello giusto no?”
“A occhio e croce…” annuì Willow squadrando poco convinta la targhetta di metallo mezzo staccata fuori dalla porta che recava la scritta “Rupert Giles. Benvenuti!”
“Beh…” fece Buffy avvicinandosi “è un po’ in disuso, ma è sempre la casa del nostro vecchio amico osservatore. Non è così ragazzi?” Un mugolio di approvazione le fece comprendere quanto poco fossero convinti della sua ultima affermazione.
“Ok… allora non c’è che un modo per scoprirlo…” disse. Ma mentre si voltava, il pugno già alzato diretto in direzione della porta, uno strano individuo vestito in jeans chiari e camicia nera comparve sulla soglia bloccandole la mano a mezz’aria.
La pelle abbronzata, la camicia bianca aperta sul torace, la capigliatura scarmigliata e lo sguardo provocante, lasciarono la cacciatrice senza parole. Intenta a chiedersi se davvero la persona che le si trovava davanti fosse un amico di Giles.
“Posso esservi utile?” chiese lui, squadrando nel mentre le tre ragazze in piedi di fronte alla porta, con un sorriso disarmante. Buffy era diventata praticamente un pezzo di ghiaccio e Down fissava con imbarazzo Xander del tutto disorientato.
“Noi… ecco…” balbettò Willow intrecciando le dita con i laccetti del maglione fino a non saper più distinguere il medio dal pollice “Forse abbiamo soltanto sbagliato indirizzo… sa com’è… con tutte queste vie… così… sconosciute…” “Ah-ah…”
Il giovane uomo si tolse gli occhiali da sole dalla fronte volto e si mise a sfregarli energicamente con un angolo della camicia, per poi puntandoli distrattamente contro la luce del sole.
“Voi cercate la casa del signor Giles, dico bene? Allora tu devi essere Buffy Summers… e tu…” disse, spostando lo sguardo sugli altri ragazzi, senza aspettarsi una vera risposta “tu devi essere Willow, la maga del computer… e Xander, la bella Down...” “E i nostri bagagli provenienti direttamente da tutte le parti d’Italia! Adesso potrebbe portarci da Giles per cortesia?!” esclamò Buffy con tono secco, quasi si trovasse davanti ad un demone schifoso da eliminare seduta stante.
L’uomo si spostò immediatamente e tese una mano in direzione dell’ingresso, invitandoli ad entrare. Aveva un aspetto decisamente troppo… giovane per essere un osservatore. E i capelli erano troppo lunghi, scomposti.
“Il signor Giles vi attende nel suo studio. Cominceremo la riunione non appena vi sarete cambiati, sistemati e riposati. Nelle vostre rispettive stanze troverete tutto quello che può esservi utile per il soggiorno e… fantastico vestito Down, dico sul serio…”
“Lei!” esclamò Buffy visibilmente sulla difensiva, puntando l’indice teso a due centimetri dal volto del giovane. Nemmeno il comportamento era di quelli che si studiavano ad Oxford, pensò. Anche se non era mai stata da quelle parti ne era più che certa!
“Non si azzardi nemmeno a guardare di nuovo mia sorella in quel modo, ha capito bene?”
Il giovane non degnò di uno sguardo l’unghia laccata della cacciatrice che gli sfiorava il naso perfettamente dritto e continuò a parlare. Con un tono che a Buffy diede, se possibile, ancora di più sui nervi.
“Sono felice di vedere che non ti sei per nulla arrugginita cacciatrice” le disse, porgendole intanto l’altra mano in segno di benvenuto
“A proposito, io sono Vincent Claidfort”.



N.d.A. Allora, che ne pensate???
  
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