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Autore: Aeternal_cry    13/03/2007    0 recensioni
La mia migliore amica mi ha fatto conoscere il manga "Nana", della mitica Yazawa.
Inutile dire che me ne sono innamorata! Con questa fanfic -Che è la prima che scrivo :-P - ho voluto dare una mia impronta alla storia, dar vita a nuovi personaggi, renderla un pò mia, insomma!
Spero possiate gradirla, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! ^___^

Inserisci una valida introduzione con un riassunto della storia o con delle citazioni della stessa.
Frozen, assistente admin di EFP
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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-MA SEI PAZZO?!-la voce della Osaki, amplificata dal microfono che poco prima aveva utilizzato per le prove del gruppo, rimbombava per tutta la sala prove. A quell’urlo disumano si girarono tutti i componenti dei Blast, ignari del motivo per cui Nana stesse strillando in quel modo a dir poco spaventoso. Solo dopo essersi voltati verso la ragazza, che aveva assunto magistralmente le sembianze di un toro furioso, il resto della band capì che quel rimprovero non proprio blando era riservato a Nobu, avvilito e assente per tutto il tempo delle prove. Non era stato necessario chiarire il motivo per cui il ragazzo fosse così abbattuto, così come era perfettamente chiaro il motivo per cui il poverino veniva ora bistrattato da Nana.
-Devi essere impazzito, non c’è altra spiegazione!!!-
-Ma Nana, io ho fatt...-
-TU NON HAI SCUSE!!!Ma dico, la ragazza dei tuoi sogni ti dice che deve partire e che forse non tornerà più. E tu che fai? La fermi? NO!!!La lasci andare!!!MA SEI SCEMO DA SEMPRE OPPURE IL SUONO DEGLI AMPLIFICATORI TI HA LACERATO IL CERVELLO???!!!!-
-Nana... -Yasu, rivolgendosi alla ragazza, cercò di utilizzare il tono di voce più dolce e gentile che poté, terrorizzato dalla foga con cui rimproverava l’amico-forse faresti meglio ad allontanare il microfono dalla bocca...tutta Tokyo sta sentendo le tue urla!- la ragazza, nel sentire quelle parole, si girò di scatto dal pelato con sguardo furente, se non altro la gentilezza della richiesta che aveva appena formulato era servita a non essere preso di mira dalle ire dell’amica, pensò. Sorrise sotto o baffi (inesistenti, per fortuna! Ma si sa, è un modo di dire!), ben attento a non farsi scoprire da Nana.
-Bene!!! Meglio così! Meglio che tutti sappiano quanto sia SCEMO Nobu!!!- dopo quelle parole Nana spense il microfono, lo inserì nell’asta al centro della sala e raggiunse nuovamente l’amico, sedendosi nella sedia accanto alla sua.
-Lo so Nana, sono un cretino. Non occorre che me lo dica ancora...-
-Si lo sei, ma capisco anche che in effetti non potevi obbligarla a restare qui. Ma perché cavolo non hai provato a farla ragionare?- dopo quello sfogo che avrebbe messo destato paura anche ad un criminale dal sangue freddo, il tono di voce della ragazza si era raddolcito, notando nello sguardo del ragazzo un’infinita tristezza.
-Sono arrivato alla stazione ma era troppo tardi per mettersi a parlare; non ho avuto il tempo per dirle tutto quello che avrei voluto farle sapere, il treno è partito pochi minuti dopo il mio arrivo!-Il volto cupo e triste di Nobu colpì Nana, tanto che anche sul suo sguardo traspariva chiaramente un’ombra, un qualcosa che la rabbuiava. Entrambi si scambiarono uno sguardo carico di preoccupazione. Nobu sapeva perfettamente che avrebbe sofferto come non mai per la lontananza della Komatzu, ma Nana rimase stupita dal suo stesso comportamento. In quei mesi vissuti insieme in quella grande casa il più delle volte colma di amici ed allegria, si era terribilmente affezionata a quella ragazza sorridente e pazza; vivere quel periodo da sola nella casa vuota di Ren, senza la presenza della sua Hachi, era stato come sentirsi soli. Nel senso letterale del termine. Guardandosi intorno, non poté fare a meno di notare quanto fosse importante per quel gruppo di amici la presenza di Nana. Anche se Yasu e Shin cercavano di mitigare la tristezza per quella notizia improvvisa e soprattutto inaspettata, l’aria gelida che si era venuta a creare in quella sala prove avrebbe fatto intristire anche l’essere umano più insensibile. D’un tratto Nana si alzò di scatto dalla sedia su cui sedeva e senza un minimo di esitazione prese in mano la sua chitarra, la ripose con fare nervoso nella custodia nera e si rivolse al gruppo.
-Ok, ragazzi; con questo clima non si lavora, non si prova decentemente e non si ragiona. Qui si sta parlando di perdere un’amica, una persona a cui teniamo tutti. Bè, io non ci sto!- -Hai ragione, Nana-intervenne Shin-ma cosa intendi fare?-
-Ho un’idea, ma per attuarla dovrò allontanarmi da Tokyo per almeno due giorni. Anche se so che perdere due giorni di prove è una pazzia, specialmente in questo momento delicato per la Band, io sono convinta che non morirà nessuno. E anche se non dovesse funzionare, non importa. Almeno posso dire di averci tentato-un sorriso accennato si fece spazio sul volto pallido della Osaki, che si voltò verso Nobu, lievemente sollevato dopo aver ascoltato quel discorso. La ragazza gli fece l’occhiolino. -Sta’tranquillo, Nobu. Te la riporto qui, dovessi scontrarmi contro la sua testa dura!!! Non sa con chi ha a che fare, quella ragazzina!!!!-
L’aria fredda del mattino la fece rabbrividire; si strinse nel giubbotto nero e si guardò intorno, in cerca di un luogo riparato dal vento gelido che dall’inizio dell’inverno non accennava a diminuire. Le porte scorrevoli poste all’entrata dell’edificio si aprirono, consentendole di addentrarsi in quell’eterno caos che da sempre regnava nella stazione della capitale. Con il suo piccolo bagaglio su una spalla , la mano sinistra in tasca e quella destra intenta a cercare nello zaino i soldi per acquistare il biglietto, le tornò in mente il giorno in cui, chitarra sulla spalla e un borsone nero, prendeva un treno per dirigersi a Tokyo.
-Un biglietto andata per Osaka, per favore-Stringendo il biglietto che aveva appena acquistato, le sembrava di fare una sciocchezza madornale. “Non ho seguito Ren quando ha deciso di partire e ora mi trovo a seguire una ragazza come Nana...”pensò, sorridendo. Camminando lentamente per l’atrio della stazione, affollata di persone che sbucavano da ogni dove e non mancavano di andarle addosso, cercò con lo sguardo il primo distributore automatico di cibi e bevande, per soddisfare il più presto possibile il bisogno impellente di bere qualcosa di caldo. Vagò per quasi un quarto d’ora tra la folla che in quell’arco di tempo non si era affatto ridimensionata, spingendo educatamente le persone quando necessario. Quando si trovò di fronte ad una moderna macchina che forniva diversi tipi di bevande, non poté trattenere un sospiro liberatorio. Inserì le monete che le erano state date come resto alla biglietteria e selezionò immediatamente il tasto corrispondente ad un caffè nero bollente. Portando il piccolo bicchiere trasparente alla bocca, trovò il profumo del caffè gradevole e, dopotutto, anche il gusto di quella bevanda non era per niente cattivo. Lo sorseggiò lentamente, provando una piacevole sensazione di caldo che dalla gola si irradiava in tutto il corpo. Dopo l’ultimo sorso gettò il bicchiere nel cestino accanto alla porta che collegava l’interno della stazione ai vari binari da cui partivano i treni. Prese un lungo respiro chiudendo gli occhi, consapevole che, una volta raggiunto l’esterno, il freddo pungente l’avrebbe travolta senza pietà. Uscì quindi all’esterno dell’edificio, e si sedette su una panchina rossa posta di fronte al treno che entro poco più di cinque minuti l’avrebbe portata da Nana. Prese in mano il cellulare che aveva tenuto nella tasca destra del giubbotto, facendo fatica a digitare il numero della persona con cui voleva parlare a causa dei guanti neri che aveva infilato prima di lasciare l’ingresso della stazione. -Pronto, Shin, sono Nana-
-Hachi!!!Che bello sentirti!!! Sei tornata a Tokyo?-
-NON SONO HACHI, CRETINO!!!Sono Nana Osaki!!!-
-Ah, scusa Nana! Non riesco ancora a riconoscere la tua voce al telefono!-
-In effetti non mi sorprende...Senti, ti ho chiamato per chiederti un favore. Potresti dire a Nobu che io sto partendo per raggiungere Hachi? Digli anche che gli telefonerò non appena saprò qualcosa . Mi faresti questo favore?-
-Certo, Nana. Contaci!-
-Grazie, Shin. Ciao- -Ciao! E riporta qui Hachi il prima possibile!-
Dopo la telefonata spense il cellulare, lo ripose nella tasca del giubbotto e prese posto sul treno, dove finalmente trovò un pò di riparo dal freddo di quella mattina invernale.
  
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