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"I
saw the evidence, the crimson soaking through
Ten thousand promises, ten thousand ways to lose
And you held it all, but you were careless to let it fall
You held it all, and I was by your side
Powerless"
[Powerless – Linkin Park]
31
Marzo, Villa Stark
Pepper
fissava malinconica il mare, seduta nel salotto deserto illuminato
unicamente dalla pigra luce del sole seminascosto tra le nubi.
Sorseggiò distratta il suo tè, godendo del tepore
della tazza tra
le mani.
Le sembrava di essere rimasta intrappolata in un lungo sogno.
O
forse un incubo... un vero incubo.
***
Una settimana prima, Villa Stark
Ian
uscì dalla sala operatoria letteralmente stravolto e si
strappò subito di dosso la
mascherina chirurgica con un gesto liberatorio. Pepper si
alzò
all'istante
allarmata, andandogli incontro, mentre Kyle si preparava al
peggio.
«Aiutatemi,» proferì Ian, affannato.
Pepper si sentì sul punto di svenire, ma
Ian parò subito le mani avanti, ad attenuare le proprie
parole:
«È vivo e sta bene, ma ha quasi ucciso
me,» mise in chiaro, fugando ogni dubbio.
La donna tirò un profondo sospiro di sollievo e Kyle le
fece eco.
«Mi aiuti a spostarlo, sono esausto e da solo non ce
la faccio. È
incosciente e ne avrà per molto,» aggiunse il
medico,
guidandola in sala operatoria mentre Kyle li aspettava fuori.
Pepper
entrò nella stanza con il cuore in gola e non si
rilassò per niente
nel vedere gli strumenti chirurgici insanguinati riposti in un bacile
metallico, ma non
riuscì fortunatamente a scorgere il punto di giunzione tra
la
carne della gamba e il metallo della protesi, visto che Ian aveva avuto
l'accortezza di coprire il
corpo di Tony con un telo termico, data la temperatura glaciale della
stanza.
Lo spostarono con attenzione sulla barella affiancata al
tavolo operatorio per portalo fino alla sua stanza, dove Ian aveva
già
preparato delle flebo e tutto il necessario per monitorarlo durante
il suo ricovero casalingo. Durante il breve tragitto Pepper non
riuscì a staccare gli occhi dal volto profondamente
addormentato di
Tony, che le sembrava comunque contratto dal dolore sotto alla
mascherina dell'ossigeno.
Kyle trattenne Pepper per la manica
quando gli passò accanto:
«Dài, dammi un abbraccio. Da te lo
accetto, almeno non hai una camicia hawaiana,» disse con
quieta
allegria, allargando le braccia con un lieve e comprensivo
sorriso.
Pepper sorrise appena di rimando e si chinò a ricambiare
l'abbraccio, cercando di nascondere le lacrime di sollievo e
accennando, imbarazzata, alla stanchezza che le faceva bruciare gli
occhi. Kyle si limitò ad ammiccarle e a passarle un
fazzoletto con assoluta tranquillità. A quel punto
spostarono la
loro postazione d'attesa in camera di Tony, dopo averlo trasferito con
delicatezza nel proprio letto. Passarono quasi
quattro ore aspettando che si risvegliasse, nonostante Ian li avessi
avvertiti che poteva volerci anche tutta la notte, prima che
ciò
accadesse.
Kyle aveva rifiutato l'offerta di essere riaccompagnato
a casa, preoccupato dallo stato emotivo di Pepper, e aveva finito per
addormentarsi sulla sua sedia a rotelle accanto a lei, che stava
invece seduta sul bordo del letto del tutto priva di sonno e immersa
nei suoi pensieri. Ian si
era ritirato in stato di sonnambulismo nella camera degli ospiti,
completamente esausto e lasciando loro un cercapersone in caso di
bisogno, e Pepper aveva avuto a malapena modo di ringraziarlo. Il
medico aveva risposto con un semplice, stanco cenno del capo, corredato
da un lieve sorriso d'incoraggiamento.
"Spero che se ne stia buono!" aveva aggiunto
poi, esasperato, soffocando la frase in uno sbadiglio.
Da qualche ora, la donna sperava
in un qualsiasi cenno di vitalità da parte di Tony, ma lui
era
ancora profondamente sedato e si limitava a respirare
tranquillo, con un movimento che la stava a poco a poco ipnotizzando.
Sbatté le palpebre, assonnata. Le sbatté di
nuovo,
interdetta. La mano di Tony si era mossa, ed era sicura di non
essere così
stanca da avere le allucinazioni.
«Kyle!»
«Sì,
sono sveglio! Sono sveglio…» mentì lui,
sobbalzando mentre si
riassestava gli occhiali storti sul naso.
«Si sta svegliando!»
continuò Pepper, sollevata, ma inquieta allo stesso tempo,
notando l'espressione di Kyle che si faceva sempre più
preoccupata e un forte tremito che scuoteva la mano di Tony ancora
stretta tra le sue.
«Kyle, cos–…» ma le sue parole
furono
troncate da un getto di puro panico.
Tony tremava in modo
incontrollato, apparentemente incosciente, se non fosse stato per
l'occhio rovesciato all'indietro. Pepper lo fissò,
paralizzata
nel vederlo agitarsi scompostamente in preda alle convulsioni,
incapace di muovere un muscolo e sentendosi come quel giorno di mesi
prima quando era rimasta altrettanto paralizzata di fronte a un
edificio in fiamme e, ancora prima, quando aveva ricevuto una
chiamata da Rhodey durante una mattina come tante, ignara di tutto
ciò che sarebbe seguito.
Kyle rimase
impietrito per qualche istante prima di afferrare per primo il
cercapersone.
***
Erano
subentrate mille complicazioni, dopo l'operazione.
Ian
aveva dato il massimo, ma non era comunque stato in grado di
rimediare alle conseguenze: il corpo di Tony non aveva accettato la
protesi e l'aveva rigettata strenuamente. Il medico aveva passato i tre
giorni successivi all'intervento a Villa Stark, sorvegliando Tony
ancora convalescente ventiquattr'ore su ventiquattro col loro aiuto,
sperando in un
qualsiasi segno che potesse far sperare in un miglioramento anche
minimo.
La
situazione era invece degenerata e la ferita aveva cominciato a
infettarsi pericolosamente; Ian aveva tentato di arginare il danno,
ma Tony era stato comunque colpito da una violenta e improvvisa
febbre che l'aveva stremato. Aveva delirato più di una
volta,
farfugliando frasi sconnesse o rivivendo ricordi in modo
così vivido da farlo urlare. Per Pepper era
stata
una tortura sentirlo implorare pietà ai suoi rapitori e
ancor più vederlo tremare mormorando parole confuse riguardo
a freni difettosi e incidenti d'auto che non le era stato difficile
interpretare. Spesso l'aveva chiamata, con tanta intensità
da farle imporre di non lasciare anche solo per un istante il suo
capezzale, non potendo sopportare l'idea di far cadere nel vuoto quei
suoi appelli stremati all'unica persona che evidentemente voleva avere
accanto.
La mattina del terzo giorno Ian si era arreso all'evidenza:
doveva operarlo di nuovo e sperare per il meglio e in caso estremo
rinunciare a impiantare la protesi e far ricoverare Tony in terapia
intensiva. All'inizio Pepper si era
opposta, sostenendo che Tony non fosse in grado di resistere a un'altra
operazione così drastica, ma aveva dovuto cedere quando
aveva
quasi avuto un infarto durante l'ultimo accesso di febbre ed era
toccato a lei spiegare freneticamente a Ian come riagganciare il
supporto del reattore arc.
Il secondo intervento era stato difficoltoso, ma fortunatamente il suo
corpo aveva infine accettato la protesi come parte integrante di
sé, nonostante le tribolazioni di Ian con la piaga infetta.
Tony
era comunque rimasto in uno stato di semincoscienza per un altro giorno
e mezzo, durante il quale la febbre si era a poco a poco abbassata,
fino a che non si era risvegliato decisamente più lucido,
sebbene provato.
Kyle
era stato costretto a rinviare ulteriormente il processo e lui e
Pepper avevano passato un paio d'ore al telefono con il Senatore,
Knight e gli uffici del tribunale in un'estenuante diatriba per
certificare l'impossibilità di Tony di presentarsi in aula
per
almeno un'altra settimana.
Da quando si era ripreso, Tony era
tormentato da fitte di dolore strazianti che lo avevano immobilizzato
a letto e Ian gli aveva categoricamente proibito di muoversi, anche con
la sedia a rotelle, prima che
la ferita si fosse rimarginata. Tony aveva stranamente accettato
quel divieto senza protestare, così come l'obbligo di
assumere nuovi
antidolorifici, che, anzi, ormai accoglieva con sollievo. In effetti
parlava poco e niente e accettava passivamente tutte le limitazioni
che gli venivano imposte, cosa che aveva preoccupato molto sia Ian
che Pepper. Il medico aveva addirittura deciso di trasferirsi
momentaneamente a Villa Stark finché la situazione non si
fosse stabilizzata.
Nel frattempo sembrava che Tony fosse scivolato in uno
stato di forte apatia, tanto che passava il tempo
unicamente sonnecchiando o guardando il soffitto perso in
chissà
quali pensieri. Col braccio era stato decisamente più
semplice:
stavolta invece era a malapena in grado di muoversi e la piaga era
ancora così sensibile e dolorosa da non permettendogli la
minima libertà di movimento. Parlava solo per chiedere gli
antidolorifici, così spesso che Ian decise al contrario di
diminuirli, temendo che si stesse assuefacendo ad essi. Tony non
protestò, ma da quel momento fu in costante tensione per il
dolore
ai moncherini.
All'inizio Pepper aveva tentato di fargli
compagnia, ma Tony si era rivelato innaturalmente taciturno e restio
a parlare. Rispondeva a monosillabi, per poi affermare di essere
stanco e riprendere a dormire, davvero o per finta. La situazione
era tanto esasperante da scoraggiarla, e infine aveva smesso di andarlo
a
trovare, facendosi vedere solo per portargli la clorofilla, che Tony le
aveva ricordato quasi distrattamente di dover assumere per evitare che
si "inceppasse il reattore"; al cibo pensavano JARVIS,
gli altri robot e a volte Ian, anche se Tony mangiava poco e niente,
dicendo di avere la nausea o di non avere fame. Stava deperendo a
vista d'occhio, il che si aggiungeva alla lunga lista delle
preoccupazioni di Pepper, ormai altrettanto spossata.
Sperava solo che si trattasse di una fase temporanea in risposta a
quell'operazione decisamente traumatica, e che
Tony l'avrebbe superata presto.
Intanto i giorni passavano e la
situazione rimaneva invariata.
***
30 Marzo, Villa Stark
Forse,
se avesse continuato a fissare il soffitto con la stessa
intensità,
prima o poi gli sarebbe caduto addosso. L'ultima volta che aveva
avuto un pensiero del genere era stato in Afghanistan, quando si
chiedeva spesso se un missile ben assestato sarebbe stato sufficiente
a far crollare la grotta. S'impegnò a imbrigliare la sua
coscienza decisamente poco collaborativa. Non aveva davvero bisogno
di pensare al suo trimestre di prigionia proprio in quel momento.
Il suo
respiro si spezzò, a tempo con un'altra fitta al moncherino
della
gamba, che lo distrasse momentaneamente da quelle riflessioni. Si
concentrò su quel dolore, quasi liberatorio rispetto ai
pensieri
spiacevoli che lo perseguitavano, ma questi, dopo un momento di
offuscamento, tornarono ad assillarlo in modo più impellente
di
prima, soverchiando il dolore fisico. Si lasciò nuovamente
sprofondare in quel flusso tossico, incapace di sottrarsene e troppo
debilitato per provarci veramente.
Non capiva perché, per ogni
passo avanti che faceva, si trovava a doverne fare due indietro.
Decideva di supervisionare le sue armi di persona? Veniva rapito
e gli ficcavano un magnete nel petto. Interrompeva la manifattura di
quelle armi? Si ritrovava mutilato dal suo stesso padrino. Inventava
una protesi ad alta tecnologia per rientrare in gioco? Il secondo
dopo veniva tradito e cacciato a calci dai Vendicatori, come se fosse
colpa sua.
Il resto, se ne rendeva conto con reticenza, era
colpa sua. Nessuno gli aveva ordinato di complicare le cose al
processo, né di attaccar briga con Rogers trovandosi con un
braccio
distrutto, né di lasciarsi andare a una rabbia cieca e
insensata
spaventando e allontanando l'unica persona di cui si fidava
ancora.
Continuò a guardare il soffitto, come sperando di
trovarvi qualche indizio su come risolvere quella situazione
alienante.
Si fidava ancora, ovviamente. Di ciò si era reso conto
solo a mente fredda, quando si era chiesto come avesse mai potuto
credere che Pepper potesse tradirlo o fare il doppiogioco o
più
semplicemente pensare di ferirlo. Però
il tarlo del dubbio
era difficile da sopprimere e continuava a roderlo nel profondo,
incurante della sua razionalità, che ormai non riusciva a
tenere a
bada la decima parte delle preoccupazioni che lo opprimevano. Si
sopiva solo quando ripensava al momento in cui lei l'aveva finalmente
accettato, nonostante la rabbia di entrambi e la sua diffidenza e
ottusità e ingratitudine, confidando totalmente in lui e nel
fatto
che ce l'avrebbe fatta, come sempre.
Ma lui era semplicemente
troppo rotto per accettare quel gesto. E non aveva
idea da
dove dovesse cominciare per ricomporsi.
Probabilmente aveva
respinto l'unica possibilità per riuscirci.
Smise di guardare il
soffitto bianco, che iniziava a dargli le vertigini per la sua
vacuità, terribilmente simile a quella in cui si sentiva
sprofondare
in quel momento. Come pretendeva di tornare a essere Iron Man, se
non era nemmeno in grado di rimettersi in piedi da solo senza ferire
tutti coloro che gli stavano intorno? Già se li immaginava i
Vendicatori, i suoi amici, a sghignazzare mentre
lui non era
neanche in grado di sbottonarsi da solo una camicia. Si
sfiorò
appena il moncherino della gamba e un lampo di dolore accecante gli
esplose in testa a quel semplice contatto, cancellando per un lungo
istante tutto ciò di sbagliato che affollava la sua mente.
Un
solo pensiero resistette e vi si aggrappò strenuamente:
adesso
avrebbe finalmente potuto alzarsi e camminare. Tentò di
imprimersi
quella prospettiva nella mente, ma questa lasciò solo una
labile orma che si dissolse ben presto come un'impronta nella neve al
sole.
A che serviva camminare, se
il resto era a pezzi?
***
31 Marzo, Villa Stark
Pepper
sospirò e bevve un altro sorso di tè, sentendosi
incredibilmente
stanca. Vedere Tony che si lasciava andare a quel modo era una
sofferenza anche per lei.
La casa era vuota e silenziosa senza lui
che vagava da una parte all'altra, la sua musica a un volume
esageratamente alto, il costante sferragliare che proveniva dal suo
laboratorio e semplicemente senza le sue battutine pungenti e il suo
sorriso ironico e malizioso, che aveva già cominciato a
spegnersi
nell'ultimo periodo. Qualcosa era cambiato, ma non riusciva a
focalizzare cosa e ciò non faceva che alimentare la rabbia,
l'impotenza e il
senso di colpa bruciante che la tormentava. Non riusciva a capire
cosa si fosse rotto.
Pepper scosse la testa, sconsolata, ma
la rialzò quasi subito richiamata da un improvviso rumore
metallico; si voltò
verso l'atrio, in allarme.
Trattenne un'esclamazione di sorpresa:
Tony stava zoppicando penosamente verso l'ascensore, aiutandosi con
le stampelle, il viso contratto per lo sforzo di controllare il
braccio e di resistere al dolore del moncherino scoperto. Si accorse di
lei e sollevò lo
sguardo prima fisso sul pavimento, sentendola avvicinarsi
rapidamente.
Quando fu più vicina, Pepper notò le profonde
occhiaie che spiccavano sul suo volto pallido, assieme alla luce
spossata nell'occhio. Era notevolmente provato e sembrava esserne
consapevole. Non ebbe la forza di rimproverarlo per essersi alzato
dal letto: anche solo vedere una scintilla di ribellione in lui la
rassicurava enormemente.
Non riuscì a parlare: sentiva che
qualunque parola sarebbe stata di troppo, e anche Tony rimase in
silenzio, sebbene perplesso. Un sorriso stanco si dipinse infine
sul suo volto tirato, insieme a un guizzo di colpevolezza che
passò nel suo sguardo, consapevole che non si sarebbe dovuto
trovare
lì.
Pepper non gli diede tempo di inventare una scusa plausibile
e non si diede tempo per fermarsi a pensare ancora: lo
abbracciò
delicatamente e lo strinse a sé, stando attenta a non fargli
male e
sostenendolo al contempo.
Lui ebbe un sussulto sorpreso, ma non si sottrasse;
non poteva abbracciarla a sua volta, bloccato dalle stampelle, ma si
strinse a lei e poggiò la
testa sulla sua, sospirando appena e accettando quel contatto
dopo tanto tempo.
«Bentornato.»
Revisione effettuata il 01/03/2018
Note delle Autrici:
MISSIONE COMPIUTA! *Kyle si lancia verso il cercapersone trasformandosi in Tom Cruise e il cercapersone si autodistrugge* La scena l'avevamo pensata così, ma non era molto seria... ma insomma, dobbiamo sollevarci dal senso di colpa per il dolore che infliggiamo a Tony! Anche le convulsioni! Bastarde...
Ma tornando serie: ullalà, siam qua! *ci diamo alle rime fasulle all'una e mezza*
Kyle è sempre più simpatico, vero? Vero? Vero? :D *Spunta Fury con fucile a pompa -di K- e le mette a tacere*
Ok, la scena originale era più o meno così (abbiamo avuto un sacco di ripensamenti mentre scrivevamo... per fortuna):
Pepper: Kyle, svegliati!
Kyle: Cosa?! CAMICIE! Mi inseguono!
Pepper: WTF? Non c'ho capito una ciospa! (Cit. Willwoosh)
Poi abbiamo pensato che non era il massimo mentre Tony ballava spassionatamente la Hula in sottofondo (l'umorismo continua a peggiorare, ma capiteci, c'è il sonno arretrato).
Ma non è tutto!
...
Ed invece sì! *trololol*
Ringraziamo Sherlock_Watson e Rogue92 per aver recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che hanno recensito i capitoli precedenti e per aver aggiunto la storia alle seguite/ricordate/preferite ^^
Moon&Light
P.S. Ci rendiamo conto che questi ultimi capitoli (in particolare il 18-19) sono stati decisamente più corti dei precedenti, ma abbiamo avuto poco tempo per programmarli e, lo ammettiamo, poca voglia di scriverli (il caldo non aiuta affatto...)
Recupereremo... c'è ancora tanta strada da fare! *Tony: facepalm rassegnato*
P.P.S. Se non si fosse capito... stiamo sclerando!
© Marvel