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Autore: ___MoonLight    30/08/2012    7 recensioni
«Tu sei riuscito a creare qualcosa di buono, non solo per te stesso. Qualcosa in cui credi.»
Tony gli riservò solo un ostinato silenzio, al che Bruce esitò.
«Ci credi ancora, vero?»
«Che importanza ha? Ho mandato tutto in fumo,» replicò piattamente lui.
«Sei già rinato dalle ceneri, Tony. Davvero non puoi farlo ancora?»

L'Afghanistan ha segnato Tony e gli ha donato l'opportunità di cambiare in meglio la sua vita. Ma il destino ha tutte le intenzioni di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote, e l'immagine corazzata che si è costruito e dietro la quale tenta di riparare i torti commessi e quelli subiti non è più abbastanza per proteggerlo. Cosa succede quando l'uomo diventa davvero di ferro, anche senza armatura?
[Storia completa e revisionata]
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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"I saw the evidence, the crimson soaking through
Ten thousand promises, ten thousand ways to lose
And you held it all, but you were careless to let it fall
You held it all, and I was by your side
Powerless"


[Powerless – Linkin Park]




31 Marzo, Villa Stark

Pepper fissava malinconica il mare, seduta nel salotto deserto illuminato unicamente dalla pigra luce del sole seminascosto tra le nubi. Sorseggiò distratta il suo tè, godendo del tepore della tazza tra le mani.
Le sembrava di essere rimasta intrappolata in un lungo sogno.
O forse un incubo... un vero incubo.

***


Una settimana prima, Villa Stark

Ian uscì dalla sala operatoria letteralmente stravolto e si strappò subito di dosso la mascherina chirurgica con un gesto liberatorio. Pepper si alzò all'istante allarmata, andandogli incontro, mentre Kyle si preparava al peggio.
«Aiutatemi,» proferì Ian, affannato.
Pepper si sentì sul punto di svenire, ma Ian parò subito le mani avanti, ad attenuare le proprie parole:
«È vivo e sta bene, ma ha quasi ucciso me,» mise in chiaro, fugando ogni dubbio.
La donna tirò un profondo sospiro di sollievo e Kyle le fece eco.
«Mi aiuti a spostarlo, sono esausto e da solo non ce la faccio. È incosciente e ne avrà per molto,» aggiunse il medico, guidandola in sala operatoria mentre Kyle li aspettava fuori.
Pepper entrò nella stanza con il cuore in gola e non si rilassò per niente nel vedere gli strumenti chirurgici insanguinati riposti in un bacile metallico, ma non riuscì fortunatamente a scorgere il punto di giunzione tra la carne della gamba e il metallo della protesi, visto che Ian aveva avuto l'accortezza di coprire il corpo di Tony con un telo termico, data la temperatura glaciale della stanza.
Lo spostarono con attenzione sulla barella affiancata al tavolo operatorio per portalo fino alla sua stanza, dove Ian aveva già preparato delle flebo e tutto il necessario per monitorarlo durante il suo ricovero casalingo. Durante il breve tragitto Pepper non riuscì a staccare gli occhi dal volto profondamente addormentato di Tony, che le sembrava comunque contratto dal dolore sotto alla mascherina dell'ossigeno.
Kyle trattenne Pepper per la manica quando gli passò accanto:
«Dài, dammi un abbraccio. Da te lo accetto, almeno non hai una camicia hawaiana,» disse con quieta allegria, allargando le braccia con un lieve e comprensivo sorriso.
Pepper sorrise appena di rimando e si chinò a ricambiare l'abbraccio, cercando di nascondere le lacrime di sollievo e accennando, imbarazzata, alla stanchezza che le faceva bruciare gli occhi. Kyle si limitò ad ammiccarle e a passarle un fazzoletto con assoluta tranquillità. A quel punto spostarono la loro postazione d'attesa in camera di Tony, dopo averlo trasferito con delicatezza nel proprio letto. Passarono quasi quattro ore aspettando che si risvegliasse, nonostante Ian li avessi avvertiti che poteva volerci anche tutta la notte, prima che ciò accadesse.
Kyle aveva rifiutato l'offerta di essere riaccompagnato a casa, preoccupato dallo stato emotivo di Pepper, e aveva finito per addormentarsi sulla sua sedia a rotelle accanto a lei, che stava invece seduta sul bordo del letto del tutto priva di sonno e immersa nei suoi pensieri. Ian si era ritirato in stato di sonnambulismo nella camera degli ospiti, completamente esausto e lasciando loro un cercapersone in caso di bisogno, e Pepper aveva avuto a malapena modo di ringraziarlo. Il medico aveva risposto con un semplice, stanco cenno del capo, corredato da un lieve sorriso d'incoraggiamento.
"Spero che se ne stia buono!" aveva aggiunto poi, esasperato, soffocando la frase in uno sbadiglio.
Da qualche ora, la donna sperava in un qualsiasi cenno di vitalità da parte di Tony, ma lui era ancora profondamente sedato e si limitava a respirare tranquillo, con un movimento che la stava a poco a poco ipnotizzando. Sbatté le palpebre, assonnata. Le sbatté di nuovo, interdetta. La mano di Tony si era mossa, ed era sicura di non essere così stanca da avere le allucinazioni.
«Kyle!»
«Sì, sono sveglio! Sono sveglio…» mentì lui, sobbalzando mentre si riassestava gli occhiali storti sul naso.
«Si sta svegliando!» continuò Pepper, sollevata, ma inquieta allo stesso tempo, notando l'espressione di Kyle che si faceva sempre più preoccupata e un forte tremito che scuoteva la mano di Tony ancora stretta tra le sue.
«Kyle, cos–…» ma le sue parole furono troncate da un getto di puro panico.
Tony tremava in modo incontrollato, apparentemente incosciente, se non fosse stato per l'occhio rovesciato all'indietro. Pepper lo fissò, paralizzata nel vederlo agitarsi scompostamente in preda alle convulsioni, incapace di muovere un muscolo e sentendosi come quel giorno di mesi prima quando era rimasta altrettanto paralizzata di fronte a un edificio in fiamme e, ancora prima, quando aveva ricevuto una chiamata da Rhodey durante una mattina come tante, ignara di tutto ciò che sarebbe seguito.
Kyle rimase impietrito per qualche istante prima di afferrare per primo il cercapersone.


***


Erano subentrate mille complicazioni, dopo l'operazione.
Ian aveva dato il massimo, ma non era comunque stato in grado di rimediare alle conseguenze: il corpo di Tony non aveva accettato la protesi e l'aveva rigettata strenuamente. Il medico aveva passato i tre giorni successivi all'intervento a Villa Stark, sorvegliando Tony ancora convalescente ventiquattr'ore su ventiquattro col loro aiuto, sperando in un qualsiasi segno che potesse far sperare in un miglioramento anche minimo.
La situazione era invece degenerata e la ferita aveva cominciato a infettarsi pericolosamente; Ian aveva tentato di arginare il danno, ma Tony era stato comunque colpito da una violenta e improvvisa febbre che l'aveva stremato. Aveva delirato più di una volta, farfugliando frasi sconnesse o rivivendo ricordi in modo così vivido da farlo urlare. Per Pepper era stata una tortura sentirlo implorare pietà ai suoi rapitori e ancor più vederlo tremare mormorando parole confuse riguardo a freni difettosi e incidenti d'auto che non le era stato difficile interpretare. Spesso l'aveva chiamata, con tanta intensità da farle imporre di non lasciare anche solo per un istante il suo capezzale, non potendo sopportare l'idea di far cadere nel vuoto quei suoi appelli stremati all'unica persona che evidentemente voleva avere accanto.
La mattina del terzo giorno Ian si era arreso all'evidenza: doveva operarlo di nuovo e sperare per il meglio e in caso estremo rinunciare a impiantare la protesi e far ricoverare Tony in terapia intensiva. All'inizio Pepper si era opposta, sostenendo che Tony non fosse in grado di resistere a un'altra operazione così drastica, ma aveva dovuto cedere quando aveva quasi avuto un infarto durante l'ultimo accesso di febbre ed era toccato a lei spiegare freneticamente a Ian come riagganciare il supporto del reattore arc.
Il secondo intervento era stato difficoltoso, ma fortunatamente il suo corpo aveva infine accettato la protesi come parte integrante di sé, nonostante le tribolazioni di Ian con la piaga infetta.
Tony era comunque rimasto in uno stato di semincoscienza per un altro giorno e mezzo, durante il quale la febbre si era a poco a poco abbassata, fino a che non si era risvegliato decisamente più lucido, sebbene provato.
Kyle era stato costretto a rinviare ulteriormente il processo e lui e Pepper avevano passato un paio d'ore al telefono con il Senatore, Knight e gli uffici del tribunale in un'estenuante diatriba per certificare l'impossibilità di Tony di presentarsi in aula per almeno un'altra settimana.
Da quando si era ripreso, Tony era tormentato da fitte di dolore strazianti che lo avevano immobilizzato a letto e Ian gli aveva categoricamente proibito di muoversi, anche con la sedia a rotelle, prima che la ferita si fosse rimarginata. Tony aveva stranamente accettato quel divieto senza protestare, così come l'obbligo di assumere nuovi antidolorifici, che, anzi, ormai accoglieva con sollievo. In effetti parlava poco e niente e accettava passivamente tutte le limitazioni che gli venivano imposte, cosa che aveva preoccupato molto sia Ian che Pepper. Il medico aveva addirittura deciso di trasferirsi momentaneamente a Villa Stark finché la situazione non si fosse stabilizzata.
Nel frattempo sembrava che Tony fosse scivolato in uno stato di forte apatia, tanto che passava il tempo unicamente sonnecchiando o guardando il soffitto perso in chissà quali pensieri. Col braccio era stato decisamente più semplice: stavolta invece era a malapena in grado di muoversi e la piaga era ancora così sensibile e dolorosa da non permettendogli la minima libertà di movimento. Parlava solo per chiedere gli antidolorifici, così spesso che Ian decise al contrario di diminuirli, temendo che si stesse assuefacendo ad essi. Tony non protestò, ma da quel momento fu in costante tensione per il dolore ai moncherini.
All'inizio Pepper aveva tentato di fargli compagnia, ma Tony si era rivelato innaturalmente taciturno e restio a parlare. Rispondeva a monosillabi, per poi affermare di essere stanco e riprendere a dormire, davvero o per finta. La situazione era tanto esasperante da scoraggiarla, e infine aveva smesso di andarlo a trovare, facendosi vedere solo per portargli la clorofilla, che Tony le aveva ricordato quasi distrattamente di dover assumere per evitare che si "inceppasse il reattore"; al cibo pensavano JARVIS, gli altri robot e a volte Ian, anche se Tony mangiava poco e niente, dicendo di avere la nausea o di non avere fame. Stava deperendo a vista d'occhio, il che si aggiungeva alla lunga lista delle preoccupazioni di Pepper, ormai altrettanto spossata.
Sperava solo che si trattasse di una fase temporanea in risposta a quell'operazione decisamente traumatica, e che Tony l'avrebbe superata presto.
Intanto i giorni passavano e la situazione rimaneva invariata.


***


30 Marzo, Villa Stark

Forse, se avesse continuato a fissare il soffitto con la stessa intensità, prima o poi gli sarebbe caduto addosso. L'ultima volta che aveva avuto un pensiero del genere era stato in Afghanistan, quando si chiedeva spesso se un missile ben assestato sarebbe stato sufficiente a far crollare la grotta. S'impegnò a imbrigliare la sua coscienza decisamente poco collaborativa. Non aveva davvero bisogno di pensare al suo trimestre di prigionia proprio in quel momento.
Il suo respiro si spezzò, a tempo con un'altra fitta al moncherino della gamba, che lo distrasse momentaneamente da quelle riflessioni. Si concentrò su quel dolore, quasi liberatorio rispetto ai pensieri spiacevoli che lo perseguitavano, ma questi, dopo un momento di offuscamento, tornarono ad assillarlo in modo più impellente di prima, soverchiando il dolore fisico. Si lasciò nuovamente sprofondare in quel flusso tossico, incapace di sottrarsene e troppo debilitato per provarci veramente.
Non capiva perché, per ogni passo avanti che faceva, si trovava a doverne fare due indietro.
Decideva di supervisionare le sue armi di persona? Veniva rapito e gli ficcavano un magnete nel petto. Interrompeva la manifattura di quelle armi? Si ritrovava mutilato dal suo stesso padrino. Inventava una protesi ad alta tecnologia per rientrare in gioco? Il secondo dopo veniva tradito e cacciato a calci dai Vendicatori, come se fosse colpa sua.
Il resto, se ne rendeva conto con reticenza, era colpa sua. Nessuno gli aveva ordinato di complicare le cose al processo, né di attaccar briga con Rogers trovandosi con un braccio distrutto, né di lasciarsi andare a una rabbia cieca e insensata spaventando e allontanando l'unica persona di cui si fidava ancora.
Continuò a guardare il soffitto, come sperando di trovarvi qualche indizio su come risolvere quella situazione alienante.
Si fidava ancora, ovviamente. Di ciò si era reso conto solo a mente fredda, quando si era chiesto come avesse mai potuto credere che Pepper potesse tradirlo o fare il doppiogioco o più semplicemente pensare di ferirlo. Però il tarlo del dubbio era difficile da sopprimere e continuava a roderlo nel profondo, incurante della sua razionalità, che ormai non riusciva a tenere a bada la decima parte delle preoccupazioni che lo opprimevano. Si sopiva solo quando ripensava al momento in cui lei l'aveva finalmente accettato, nonostante la rabbia di entrambi e la sua diffidenza e ottusità e ingratitudine, confidando totalmente in lui e nel fatto che ce l'avrebbe fatta, come sempre.
Ma lui era semplicemente troppo rotto per accettare quel gesto. E non aveva idea da dove dovesse cominciare per ricomporsi.
Probabilmente aveva respinto l'unica possibilità per riuscirci.
Smise di guardare il soffitto bianco, che iniziava a dargli le vertigini per la sua vacuità, terribilmente simile a quella in cui si sentiva sprofondare in quel momento. Come pretendeva di tornare a essere Iron Man, se non era nemmeno in grado di rimettersi in piedi da solo senza ferire tutti coloro che gli stavano intorno? Già se li immaginava i Vendicatori, i suoi amici, a sghignazzare mentre lui non era neanche in grado di sbottonarsi da solo una camicia. Si sfiorò appena il moncherino della gamba e un lampo di dolore accecante gli esplose in testa a quel semplice contatto, cancellando per un lungo istante tutto ciò di sbagliato che affollava la sua mente.
Un solo pensiero resistette e vi si aggrappò strenuamente: adesso avrebbe finalmente potuto alzarsi e camminare. Tentò di imprimersi quella prospettiva nella mente, ma questa lasciò solo una labile orma che si dissolse ben presto come un'impronta nella neve al sole.
A che serviva camminare, se il resto era a pezzi?

***


31 Marzo, Villa Stark

Pepper sospirò e bevve un altro sorso di tè, sentendosi incredibilmente stanca. Vedere Tony che si lasciava andare a quel modo era una sofferenza anche per lei.
La casa era vuota e silenziosa senza lui che vagava da una parte all'altra, la sua musica a un volume esageratamente alto, il costante sferragliare che proveniva dal suo laboratorio e semplicemente senza le sue battutine pungenti e il suo sorriso ironico e malizioso, che aveva già cominciato a spegnersi nell'ultimo periodo. Qualcosa era cambiato, ma non riusciva a focalizzare cosa e ciò non faceva che alimentare la rabbia, l'impotenza e il senso di colpa bruciante che la tormentava. Non riusciva a capire cosa si fosse rotto.
Pepper scosse la testa, sconsolata, ma la rialzò quasi subito richiamata da un improvviso rumore metallico; si voltò verso l'atrio, in allarme.
Trattenne un'esclamazione di sorpresa: Tony stava zoppicando penosamente verso l'ascensore, aiutandosi con le stampelle, il viso contratto per lo sforzo di controllare il braccio e di resistere al dolore del moncherino scoperto. Si accorse di lei e sollevò lo sguardo prima fisso sul pavimento, sentendola avvicinarsi rapidamente.
Quando fu più vicina, Pepper notò le profonde occhiaie che spiccavano sul suo volto pallido, assieme alla luce spossata nell'occhio. Era notevolmente provato e sembrava esserne consapevole. Non ebbe la forza di rimproverarlo per essersi alzato dal letto: anche solo vedere una scintilla di ribellione in lui la rassicurava enormemente.
Non riuscì a parlare: sentiva che qualunque parola sarebbe stata di troppo, e anche Tony rimase in silenzio, sebbene perplesso. Un sorriso stanco si dipinse infine sul suo volto tirato, insieme a un guizzo di colpevolezza che passò nel suo sguardo, consapevole che non si sarebbe dovuto trovare lì.
Pepper non gli diede tempo di inventare una scusa plausibile e non si diede tempo per fermarsi a pensare ancora: lo abbracciò delicatamente e lo strinse a sé, stando attenta a non fargli male e sostenendolo al contempo.
Lui ebbe un sussulto sorpreso, ma non si sottrasse; non poteva abbracciarla a sua volta, bloccato dalle stampelle, ma si strinse a lei e poggiò la testa sulla sua, sospirando appena e accettando quel contatto dopo tanto tempo.
«Bentornato.»





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Revisione effettuata il 01/03/2018


Note delle Autrici:

MISSIONE COMPIUTA! *Kyle si lancia verso il cercapersone trasformandosi in Tom Cruise e il cercapersone si autodistrugge* La scena l'avevamo pensata così, ma non era molto seria... ma insomma, dobbiamo sollevarci dal senso di colpa per il dolore che infliggiamo a Tony! Anche le convulsioni! Bastarde...
Ma tornando serie: ullalà, siam qua! *ci diamo alle rime fasulle all'una e mezza* 
Kyle è sempre più simpatico, vero? Vero? Vero? :D *Spunta Fury con fucile a pompa -di K- e le mette a tacere*
Ok, la scena originale era più o meno così (abbiamo avuto un sacco di ripensamenti mentre scrivevamo... per fortuna):

Pepper: Kyle, svegliati!
Kyle: Cosa?! CAMICIE! Mi inseguono!
Pepper: WTF? Non c'ho capito una ciospa! (Cit. Willwoosh)

Poi abbiamo pensato che non era il massimo mentre Tony ballava spassionatamente la Hula in sottofondo (l'umorismo continua a peggiorare, ma capiteci, c'è il sonno arretrato).
Ma non è tutto!
...
Ed invece sì! *trololol* 

Ringraziamo Sherlock_Watson e Rogue92 per aver recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che hanno recensito i capitoli precedenti e per aver aggiunto la storia alle seguite/ricordate/preferite ^^ 

Moon&Light

P.S. Ci rendiamo conto che questi ultimi capitoli (in particolare il 18-19) sono stati decisamente più corti dei precedenti, ma abbiamo avuto poco tempo per programmarli e, lo ammettiamo, poca voglia di scriverli (il caldo non aiuta affatto...)
Recupereremo... c'è ancora tanta strada da fare! *Tony: facepalm rassegnato*
P.P.S. Se non si fosse capito... stiamo sclerando!


 



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