La
storia partecipa al Il
giro dell'oca
Casella
18 (ambientazione: deserto)
Il vuoto intorno
Non deserto, ma campo di battaglia è la solitudine
[Stefano Lanuzza]
Deserto non è una parola univoca. Di 'deserti' ce ne sono di molti tipi.
* * * * * * *
Da
piccoli, a questo termine impariamo ad associare distese infinite di
sabbia scintillante, palme isolate e solitarie in mezzo alle dune –
dune alte e impenetrabili come muraglie, dromedari guidati da uomini
con il turbante.
Poi
vediamo con gli occhi della mente le piramidi, quando gli adulti o la
tv ce ne parlano, insieme ai famosi Egizi che le hanno costruite.
Vediamo immagini sui libri di scritte in caratteri strani e colorati,
sculture che il tempo ha in parte distrutto, templi monumentali.
A
scuola ci insegnano anche la geografia del mondo, la storia dei
popoli. Impariamo che il “nostro” fantastico deserto non è fatto
solo di sabbia e oasi sperdute. È la casa di molti, persone e
animali, e anche la sede di ricchezze inimmaginabili. Nel deserto si
trova il petrolio, l'oro nero; per il deserto passavano le carovane e
oggi le jeep dei turisti e quelle più malridotte che portano i
profughi verso la guerra.
Ci
insegnano tutte queste cose e anche di più.
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Quando si cresce di qualche anno ancora, quando impariamo le cose per via diretta e non più solo attraverso la famiglia o la scuola, ci si rende conto che di deserti ce ne sono molti altri. Non tutti sono reali e concreti. Non tutti si trovano vicino all'Equatore, in Africa o nei paesi lontani.
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Sto
seduta al mio posto, al tavolo di questo locale affollato.
Intorno
la gente balla, ride, si diverte.
La
musica a palla copre ogni tentativo, sporadico, di conversazione.
Io
resto ferma. Mi guardo intorno.
A
pochi passi da me, una bella ragazza bionda muove il corpo flessuoso
a tempo. Il leggero abito che indossa – di una fantasia floreale su
sfondo chiaro - lascia scoperta la pelle abbronzata, che risalta
sotto le luci.
Il
ragazzo vicino a lei la fissa ammaliato.
Non
è affatto male, neppure lui, e io lo posso ben dire.
Conosco
a memoria ogni suo tratto, potrei descriverlo a occhi chiusi.
Alto,
capelli scuri, occhi penetranti. Fisico da atleta – pensai al
nostro primo incontro. Poi ho scoperto che è un “calciatore”, e
che gioca nella squadra Primavera della mia città.
Jacopo...
Il
genere di bel ragazzo che tutte sognano di trovare. Una presenza
forte al tuo fianco, una mano sicura che stringe la tua. Un bacio
leggero sulle labbra davanti a tutti...
Mi
erano piaciuti altri ragazzi, prima, ma mai avevo provato un
desiderio così intenso.
Dalla
prima volta che l'ho visto, sono passati tre mesi abbondanti, non ho
smesso di pensarci un attimo. Ho preso una cotta terribile.
Anche
stasera lo guardo, fantasticando di noi due insieme.
Lo
guardo come faccio ogni volta che ci “incontriamo” in qualche
locale.
Lo
guardo, ma lui non si accorge di me.
Lui
è completamente preso e concentrato sulla ragazza bionda che gli
balla a pochi passi, sulla ragazza dal vestito a fiori che osservavo
prima.
Io
sono invisibile.
E
come ogni volta, quando mi rendo conto di come stanno le cose, provo
una fitta intensa di invidia.
Vorrei
essere io la ragazza carina e bionda, quella che il “mio”
principe azzurro osserva e mangia con lo sguardo. Vorrei essere io al
centro della sua attenzione.
Vorrei...
ma non è così.
Io
sono la ragazza solitaria seduta al tavolo.
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Mi
domando sempre perché mi lasci trascinare dalle mie amiche in queste
serate.
Uscire,
ballare, divertirsi. Cose normali, eppure cose che non portano a
niente.
Ogni
ritorno a casa, delusa e immusonita, mi ripeto che quella è stata
l'ultima volta, che il calvario non si ripeterà. Uscire, provare a
essere spensierata, vedere “lui” che non mi vede. Basta, non
serve a niente.
Ma
immancabilmente mi smentisco, e ci ricasco. Immancabilmente non
resisto davanti al pensiero di vederlo, di passargli accanto, anche
solo di sfiorarlo di passaggio.
Eppure,
a fine serata, è più il dolore che la gioia.
Non
sono fatta per locali come questo, io! Non che non mi piaccia la
musica, ballare, la gente - solo che non sono adatta.
Perché
io non sarò mai l'anima della festa; la ragazza più bella o più
desiderata che tutti guardano e vogliono. Sono condannata a guardare
un'altra interpretare quel ruolo e invidiarla per questo. E più la
consapevolezza diventa certezza, più mi fa male.
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Ogni
serata, immancabilmente, anche se sono circondata da rumore mi sento
come immersa in una bolla. È come essere nel bel mezzo del deserto.
Il
deserto come te lo raccontavano da bambina mi attirava molto. Ho
sognato per anni di partire con una spedizione di ricerca, per
portare alla luce i tesori perduti dell'antico Egitto.
Lo
sogno ancora, qualche volta. Vedo i documentari sull'Africa sahariana
e immagino come deve essere trovarsi lì, assistere allo spettacolo
del sole che scompare dietro le dune, cavalcare un dromedario.
Emozioni forti, emozioni sconosciute.
Anche
qui, seduta al mio posto a un tavolo semi-vuoto, circondata da
persone festanti e danzanti, mi sento in mezzo al deserto. Solo che
non ci sono dune, non ci sono cammellieri dal volto coperto, non c'è
magia. Ci sono solo io.
7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'
NdA
Come avrete capito, ho interpretato a mio modo l'ambientazione "deserto" (non un deserto vero, ma un deserto percepito).
Ho scritto questa storia dall'altezza di una certa esperienza. A chi non è capitato di trovarsi al posto di Dalila? C'è un ragazzo che ti piace, ma lui non ti vede. C'è qualcun'altra al centro dell'attenzione e tu pensi che non verrà mai il tuo momento. CAVOLATE. Prima o dopo il momento d'oro arriva per tutte. Per cui ragazza non vi buttate giù se il “principe” non sa nemmeno che esistete. Vi assicuro che verrà un giorno in cui sarete voi "la bella", e allora potrete scegliere qualsiasi cavaliere voi vogliate. ^^