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Autore: Lady Warrior    30/08/2012    1 recensioni
Lawrence è un uomo con un passato difficile alle spalle. è riuscito ad avere una vita onesta e bella finchè una nuova disgrazia si è abbattuta su di lui e così ha deciso di suicidarsi. Ma proprio poco prima dell'atto disperato che voleva compiere una figura misteriosa compare alle sue spalle e tenta di convincerlo a continuare a vivere tramite la canzone di Domenico Modugno, meraviglioso. Appena terminato il discorso la figura scompare e Lawrence deve decidere se porre fine alla sua vita o meno.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Lawrence si affacciò dal burrone  che portava sul mare in tempesta. Onde schiumose si sfracellavano sugli scogli , schizzando un’infinità di gocce bianche e schiumose. Le onde all’orizzonte parevano immense e turbolente, riflettendo il suo stato d’animo.
Lawrence strinse i pugni e provò una grossa fitta allo stomaco pensando a cosa stava per fare. Ora gli ultimi istanti di vita, dopo l’ignoto. Forse non avrebbe provato più nulla, forse sarebbe diventato parte del mare. O forse avrebbe avuto emozioni ancora più forti. Ma doveva farlo. Era frutto di una riflessione accurata. Avrebbe lasciato i suoi cari.
“Se ne faranno una ragione” pensò. Gli dispiaceva lasciare sua moglie e i suoi figli, ma doveva farlo. Ormai non aveva più nulla. Come poteva andare avanti?
Pensò un’ultima volta all’accaduto mentre una brezza leggera gli accarezzava il volto.
Si ricordò di quando era piccolo e passeggiava tra le strette vie del suo paese giocando a calcio coi suoi amici, di quando era solo e i bulli del paese lo picchiavano. Si ricordò di quante volte aveva pianto sognando la vendetta. Il suo pensiero si rivolse all’adolescenza.  Quando aveva quindici anni suo padre era morto a causa di una malattia. Suo padre aveva lasciato la moglie e cinque figli. Sua madre aveva fatto di tutto per mantenerli, lavorava quasi tutto il giorno e si dava da fare. Loro erano sempre soli, soli con un vuoto allo stomaco incredibile.  Quando compì diciassette anni, Lawrence doveva badare ai suoi fratelli più piccoli e l’unica strada per guadagnarsi da vivere fu quella della delinquenza. Faceva vari furti per guadagnare qualcosa per la sua famiglia e per la droga. Aveva conosciuto il suo “amico” spacciatore poco prima di darsi alla malavita, e  quello lo aveva convinto a eliminare il suo vuoto con la droga. A vent’anni Lawrence decise di andarsene. Non poteva continuare con quella vita, non voleva più drogarsi, non intendeva più affogare nel suo dolore, piegandosi ad esso, ma combattere. Fu così che si trasferì lontano da lì e trovò un lavoro, e con quel lavoro, sua moglie, Isabelle. Era così riuscito a uscire dal tunnel della droga e dalla sua vecchia vita. Ricordava i suoi appuntamenti con Isabelle, le serate, l’amore, e gli aiuti che lei gli aveva dato e li sentiva ancora vivi dentro di sé.  Ricordò quella notte di tre anni fa, quando era nato suo figlio Isaac. Ricordò di non aver provato gioia più grande, ma … ma ormai era troppo tardi. Doveva. Il fatto era che aveva perso tutto, aveva perso il  lavoro e non sapeva come continuare. Aveva perso tutti i soldi in prestiti  e la sua vita faceva schifo, lo aveva sempre fatto. Guardò il mare, la presunta soluzione ai suoi problemi. Pensò a suo padre e a sua madre per un attimo, ma distolse subito il pensiero.
Ad un tratto udì un rumore di passi. Si voltò. C’era qualcuno dietro di lui, ma non riusciva a capire chi era, perché era avvolto dalle tenebre di quella notte senza stelle. Non riusciva nemmeno a capire se era un uomo o una donna.
-    Perché fai questo?- chiese.
Lawrence tacque.
-    Perché fai questo, ti ripeto?
-    Non ho niente. Mai avuto niente.
La figura si guardò intorno.
-    Ho capito. Perciò vuoi lasciare il mondo, come tuo padre e vuoi mettere tua moglie nelle stesse condizioni di tua madre.
-    Come fai a sapere questo?
-    Segreto.
Lawrence rimase interdetto.
-    Chi sei?
-    Lo capirai. Prima di ucciderti ascoltami. È meraviglioso. Ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso?
Lawrence si guardò attorno. Il mare blu, la notte piena di segreti, le urla delle genti …
-    Meraviglioso. Perfino il tuo dolore potrà guarire poi, meraviglioso. Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto,  ti hanno inventato il mare.
Lawrence guardò la distesa blu che aveva sempre amato, le onde, la schiuma … e gli venne un ricordo bellissimo ricordo.
Si era appena fidanzato con Isabelle, e avevano deciso di festeggiare andando insieme da qualche parte. Lawrence era  andato a casa dell’amata la mattina presto e aveva suonato il clacson della macchina. Lei a quel suono scese, ridendo. Si baciarono a lungo, come fosse stata la prima volta. Poi lei si era seduta accanto a lui e avevano sfrecciato per le vie della città in direzione del mare. Arrivati avevano steso l’asciugamano sulla sabbia. Erano soli. Si erano sdraiati e avevano iniziato a ridere come due bambini, poi isabelle si era alzata e si era tuffata in mare. Lui l’aveva rincorsa e l’aveva abbracciata, baciandola mentre le onde del mare colpivano i loro corpi uniti in un solido abbraccio. L’acqua bagnava loro i capelli, il volto, il corpo. Erano completamente circondati dall’acqua, ma nulla poteva distoglierli dal loro bacio. E quando questo finì isabelle iniziò a schizzarlo, e lui la ricambiò. Stettero a lungo nell’acqua. Quando ritornarono sulla spiaggia erano completamente fradici. Si erano asciugati un po’ al sole, guardandosi negli occhi. E fu in quel preciso istante che Lawrence capì che non avrebbe mai potuto fare a meno di lei.
-    Tu dici non ho niente: ti sembra niente il sole?
Anche a quelle parole a Lawrence venne un ricordo.
Aveva dieci anni, ed era una mattinata afosa. C’era un sole tremendo che coi suoi raggi illuminava tutto il paese. Lawrence stava guardando fuori dalla finestra quando gli si avvicinò sui padre.
-    Guarda che bella giornata- disse.
-    Già – rispose Lawrence.
-    Che ne dici se andiamo a farci una passeggiata noi due? Se poi andiamo al parco?
Lawrence lo guardò, sorridendo. Non erano mai usciti loro due da soli. Annuì e lo abbracciò.
Uscirono di casa dopo aver salutato tutti e si diressero verso il parco. Durante il viaggio parlarono di molte cose e suo padre gli spiegò anche come fare a pescare. Quando arrivarono al parco era già mezzogiorno. Allora suo padre tirò fuori una tovaglietta e fecero un picnic. L’unico picnic che Lawrence aveva fatto in vita sua. Mentre i raggi del sole illuminavano i loro visi i due iniziarono a mangiare. Lawrence non si era mai divertito così in vita sua prima di allora.
L’uomo sconosciuto continuò a parlare.
-    La vita?-
La vita. Quante cose belle erano accadute durante la sua vita. E quante cose brutte. E forse la vita è meravigliosa solo per questo. Perché conosci dolore e felicità, noia e divertimento, odio e amore.
-    L’amore?
L’amore. La cosa più bella di tutte. E lui era stato fortunato. Perché lui aveva provato, e provava tutt’ora l’amore. Come faceva a lasciare sola Isabelle? L’amore per sua moglie …
Si ricordò del loro matrimonio. Davanti al sacerdote si giurarono eterno amore. Lui era arrivato per primo, come tutti gli sposi. Era rimasto in trepidante attesa per mezz’ora. Isabelle non si faceva vedere e lui si chiedeva quando sarebbe venuta. La gente chiacchierava, qualcuno gli chiedeva qualcosa, ma lui non ascoltava. Il suo cuore e la sua mente erano tutte per lei, per Isabelle.  Non aveva mai sentito il suo cuore battere così forte. Gli venne il sospetto che gli stesse per prendere un infarto. Dopo un po’ si chiese se isabelle stava bene. Erano trascorsi venti minuti e lei non era ancora arrivata. Se si fosse sentita male … ma aveva scacciato il pensiero. Lei stava bene. E alla fine era arrivata. Bella come il sole, chiara come la luna. I  suoi capelli biondi risplendevano più che mai e i suoi occhi chiari rispecchiavano le loro giornate trascorse in riva al mare. E il suo sorriso, la cosa più bella dell’intero universo, era stampato sul suo volto. Non erano coscienti di ciò che sarebbe accaduto.
-    Meraviglioso- disse l’uomo misterioso  - il bene di una donna che ama solo te, meraviglioso-
Isabelle. Sempre lei. Il loro amore. Lei non aveva mai amato nessun altro, prima. Si era data tutta a lui. Ed era così che la ripagava?
-    La luce di un mattino …
La luce di un mattino. Anche questo ricordò qualcosa a Lawrence.
Era sdraiato sul suo letto, con Isabelle che dormiva appoggiando la testa sul suo petto nudo. I capelli erano sparsi per tutti i loro corpi e Lawrence sentiva ancora dentro di sé la passione della sera prima. Erano andati a cena fuori, in un bel ristorante. Poi erano andati a casa sua e Lawrence aveva offerto da bere a Isabelle, la sua fidanzata. Si erano seduti sul divano e avevano cercato di parlare. Cercato, perché a volte le parole non servono a niente. A volte le parole sono solo accessori. Lawrence l’aveva baciata delicatamente sulle labbra e aveva provato un’emozione immensa. I loro sguardi si erano incrociati e le mani di Lawrence stavano percorrendo la schiena di Isabelle cercando la fine della sua maglia. E poi gliela aveva tolta. Erano andati in camera da letto e avevano coronato il loro amore. La loro prima volta assieme. Lawrence ricordava ancora l’amore di quella sera, la passione …
-    L’abbraccio di un amico …
Lawrence sorrise.
Aveva venti anni quando aveva deciso di andarsene. Era alla stazione, seduto su una panchina piena di scritte quando qualcuno gli si era seduto accanto.
Malcom. Il suo migliore amico.
-    Ciao Lawrence- aveva detto.
-    Ciao Malcom.
-    Come stai?
-    Sono ancora morto dentro. Voglio ricominciare a vivere.
-    Fuori da qui.
-    Sì, fuori da qui. Tu non mi capisci, ma …
-    Io ti capisco, Lawrence. Anche io vorrei andarmene, ma non posso, lo sai.
-    Per Mary.
-    Sì. Non posso lasciarla sola, lei non vuole andare via ed è incinta. credo che non potrò mai andarmene da qui.
Lawrence si alzò. Stava per arrivare il suo treno.
Anche Malcom lo fece. Gli si avvicinò.
-    Io non posso andarmene e arriverò alla fine dei miei giorni in questo posto di merda. In fondo ho anche paura di andarmene. Là mi aspetterebbe l’ignoto e io non sono mai stato coraggioso, lo sai. Ma spero che tu trovi la felicità, laggiù, così quando sarò triste e disperato, penserò a te e, sapendo che stai bene, mi tranquillizzerò.
-    Malcom …
Fu l’ultima cosa che Lawrence disse. Malcom gli si buttò addosso e lo strinse in un abbraccio di sincera amicizia. Un abbraccio lungo un secolo.
-    Addio amico mio- disse Malcom.
-    Addio- rispose Lawrence prima di salire sul treno, salutandolo con la mano. Il treno partì e l’immagine di Malcom divenne sfocata.
Lawrence ritornò al presente. L’uomo misterioso stava continuando il suo discorso.
-    Il viso di un bambino, meraviglioso.
Il viso di un bambino. Era a lavorare quando dall’ospedale lo chiamarono perché sua moglie stava partorendo. Era corso in macchina senza salutare nessuno e aveva sfrecciato come un matto verso l’ospedale.
Quando arrivò sua moglie non aveva ancora partorito.
Entrò nella stanza e si mise accanto a lei, stringendole la mano per darle coraggio.
Alla fine dopo molto tempo iniziarono le doglie.
Lawrence era preoccupato, temeva che potesse andare storto qualcosa, ma alla fine Isaac nacque. E la prima cosa che Lawrence vide di lui fu il viso. Un viso roseo, paffuto e dolce. Gli occhi celesti del bambino erano identici a quelli della madre e il naso leggermente schiacciato era simile al suo. Isaac stava piangendo, come tutti i bambini appena nati. Ma era stupendo. Meraviglioso.
-    Meraviglioso, meraviglioso, meraviglioso. Meraviglioso. Ti ripeto: ma guarda intorno a te, che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare.
Lawrence guardò il mare. Era quasi calmo, adesso. Lacrime stavano scendendo dal suo volto, lacrime di pentimento.
-    Tu dici non ho niente, di sembra niente il sole
Era quasi l’alba. Sul mare si stavano proiettando raggi di sole, che rendevano luccicante la distesa azzurra. Gli ricordavano suo padre. Il cielo si era tinto di rosa. Era uno spettacolo. Voleva che fosse l’ultima volta che vedeva quello spettacolo?
-    La vita …
La vita. Era lì e stava ancora provando qualcosa. No, non voleva lasciare soli sua moglie e suo figlio, la vita prima di tutto. Avevano bisogno di lui.
-    L’amore?
L’amore. Voleva continuare a provarlo ancora, ancora, e ancora. All’infinito. Voleva sua moglie e suo figlio. Non avrebbe mai immaginato di provare un amore così intenso: l’amore di un padre per suo figlio. Non voleva negare il suo amore a suo figlio, come era capitato a lui. No, non lo avrebbe privato di una gioia così grande.
Intanto aveva già fatto due passi indietro.
-    Meraviglioso, il bene di una donna che ama solo te, meraviglioso.
Fece un altro passo indietro: ormai nel sole che aveva quasi fatto capolino vedeva il volto di sua moglie.
-    L’amore della vita, meraviglioso, meraviglioso, meraviglioso, meraviglioso …
Si voltò verso la voce, ma non vedeva niente. Quell’uomo, così come era apparso, era scomparso. Lo cercò nella strada, guardò i passanti, ma nessuno di loro era lui.
Ritornò a casa. Sua moglie era sveglia ed era seduta sul divano. Si alzò quando lo vide.
-    Dove sei stato tutta la notte?
-    A vedere l’acqua dal burrone.
-    Non volevi mica …?
-    Non l’ho fatto.
-    Perché?
-    Perché una persona mi ha fatto capire che la vita è meravigliosa. Ti amo, Isabelle. È stato un attimo, non lo farò più.
-    E chi era quel’uomo?
-    La vita.


Spero che questa storia vi sia piaciuta, se è così recensite! Accetto anche critiche seppur non si tramutino in offese … questa è la prima di una serie di one-shot ispirate a canzoni. Questa si riferiva alla canzone “meraviglioso” di Domenico Modugno cantata anche dai Negramaro.
Ciao a tutti!
   
 
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