Saggio alla fiamma
Una decina di piccoli fuochi d’artificio erano
allineati uno accanto all’altro in un campo e Roy stava
per dar fuoco alle micce con il suo “guanto d’accensione”. Un semplice guanto
sul quale, poco prima, aveva scarabocchiato in fretta e furia il cerchio
dell’Alchimia del Fuoco. Il giovane era elettrizzato perché finalmente, dopo
mesi di studi, era riuscito a cavar fuori qualcosa dal codice del suo maestro.
Dopo aver sparato fiamme a destra e a manca nel giardino, sentiva il bisogno di
“bruciare qualcosa” quindi si era recato nello studio di Berthold per procurarsi il necessario. Riza se ne era rimasta lì fuori ad osservarlo. Il
corpo di Roy era in fibrillazione: non
riusciva a star fermo. Sentì che tornava dal piano di sopra scendendo le scale
con poca grazia. Uscì in giardino e si sedette a gambe incrociate: aveva
portato uno scatolone pieno di boccette contenenti ognuna delle polveri colorate.
“Ti hanno mai detto che i fuochi d’artificio sono
enormi saggi alla fiamma?”
Riza lo
fissò interrogativa, come se avesse davanti un pazzo. Lui sembrò un po’
scocciato.
“Insomma, ogni elemento chimico, se sottoposto alla
combustione, produce una fiamma di colore diverso, no?”
Riza accennò
un sorriso e l’altro riprese a smanettare con tutti i suoi attrezzi; il
risultato furono, appunto, quei dieci piccoli fuochi d’artificio che
aspettavano di essere accesi. Le aveva rovinato un guanto, rischiato di mandare
in fiamme il giardino… sperava solo che non causasse altri danni con quei
salsicciotti informi che aveva costruito. Poco più avanti, Roy si chinò, avvicinò il pollice all’indice, schioccò
le dita e le fece scivolare lungo l’apice di tutte le micce. Il risultato fu
una fiamma di proporzioni titaniche che fece schizzare in alto i razzetti. Roy corse indietro, avvicinandosi alla ragazza. La
camicia bianca era tutta macchiata di nero e pure il viso appariva sporco.
“Credo che lei debba imparare a regolare la potenza di
quelle fiamme…”
Ma Riza fu
interrotta: i fuochi d’artificio terminarono il loro tragitto luminescente a
zig zag nel cielo per aprirsi in un ventaglio di colori.
“Litio, sodio, bario e rame.”
Borbottò fra se’ Roy.
E’ impazzito, pensò lei. S’accorse che lo stava guardando male.
“Il litio sprigiona il colore rosso, il sodio il
giallo, il bario il verde, il rame il blu!”
I suoi occhi neri brillavano d’eccitazione illuminando
le sue guance sporche. Riza non immaginava
certo che lui avrebbe reagito così alla fine dei suoi studi; quella situazione
era alquanto strana e le veniva da ridere. Roy le
appoggiò la mano guantata sulla spalla e si sentì un attimo in colpa per tutto
il putiferio che aveva scatenato.
“E comunque non preoccuparti: ti regalerò un nuovo
paio di guanti…”
Riza gli
sorrise, sollevata del risultato di tutte quelle ore trascorse a scervellarsi.
Una sola cosa le dispiaceva: adesso quell’Alchimista se ne sarebbe
andato e chissà se si sarebbero più rivisti.
Nota: l’ispirazione per questo capitolo mi è venuta guardando uno spettacolo pirotecnico a Forte dei Marmi per la Festa di Sant’Ermete (la fiera della città). Una mia amica mi dice sempre “i fuochi d’artificio sono solo dei saggi alla fiamma ma sono proprio belli”. Non so perché, ma quella sera mi è venuta in mente questa scenetta abbastanza irreale. Comunque quello che avete letto è l’ultimo capitolo di questa raccolta di episodi perché Roy è appunto venuto a conoscenza dell’Alchimia del fuoco. Grazie a chi ha recensito (Hummingbird <3) e a chi ha letto! Alla prossima!