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Autore: Black_Sky    30/08/2012    1 recensioni
Clove White: una ragazza normale sotto molti punti di vista.
Abita a Londra con i genitori e due fratellini più piccoli, tutto va alla grande.
Fino al giorno in cui la nostra protagonista si sveglia in un letto d'ospedale, dove le dicono che i genitori sono morti.
da quel giorno la sua vita cambia radicalmente.
Nuovi incontri, scoperte sul passato e scoperte che cambiano il futuro...
Se vi ho incuriosito leggete e ci si sente...
P.S. I capitoli verranno pubblicati due volte al mese per problemi scolastici
kira
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel bene e nel male, a testa alta.

Sono andata avanti a piangere per più di dieci minuti. Quando poi Jake mi disse che doveva andarsene mi vennero ancora le lacrime agli occhi, non volevo restare da sola quella notte.

Ero sicura che stando lì da sola gli incubi si sarebbero fatti vivi.

Dopo aver fatto i capricci come una bambina di cinque anni mi staccai da Jake e lo lasciai andare.

Erano quasi le undici e mezza di sera quando mi addormentai.

***

dove sono? Non sono più a casa della nonna….”

Mi trovavo in un luogo buio, silenzioso.

Il suono di una campana e la luce improvvisa che invase quel luogo. Ero a Barcellona, nella Sagrada Familia. L’avrei riconosciuta fra mille.

Altre campane e poi una luce abbagliante, tanto da dover chiudere gli occhi.

Quando li riaprii ero in un villaggio. Ero nel villaggio. Sì, dove lavorava mio fratello.

Vidi una bambina correre di circa se anni inseguita da un bambino di circa tredici anni.

I due erano fratello e sorella e mi sembravano familiari.

Ero io con mio fratello. Me ne accorsi quando rividi i miei genitori che ci chiamavano.

Poi altre campane. Poi la luce.

Ero in un parco, con un fiumiciattolo.

I ciliegi in fiore tipici giapponesi e….. eccomi là, seduta per terra a gambe incrociate con in braccio Violeta ancora neonata. Poi sono arrivate la mamma e nonna Ami in kimono, doveva essere un giorno di festa….

Ancora le campane e la luce.

Ero ancora in una chiesa ma questa volta la luce era lieve.

 Poi la voce della mamma e quella del papà.

Papà urlava contro la mamma dicendo che era una bugiarda e poi le diceva che io ero come lei, un mostro.

Poi la luce li illuminò. Non erano lì. C’era solamente una foto di mio padre per terra,una di mia madre sospesa  e un quadro con su un corpo femminile snello con un arco in mano e una faretra piena di frecce sulla spalla. Osservando meglio il quadro si vedeva che lo sfondo non era bianco ma era fatto di piume, piume appartenenti a due ali gigantesche che partivano dalle scapole di quel corpo senza volto. Sulle punte erano rosse di sangue. Il quadro poi si mosse e quella figura uscì dalla cornice.

Incoccò una freccia sull’arco e la lanciò. La freccia colpì entrambe le foto che cominciarono a perdere sangue.

Un’altra freccia che questa volta mi colpì in pieno petto. Mi accasciai a terra. La figura venne verso di me.

I nostri nasi si toccavano ma io non vedevo il suo volto.

La figura poi aprì gli occhi. Due occhi gialli contornati di nero mi osservavano. Erano i miei occhi.

La ragazza ero io. Il quadro con le ali.

La mia copia mi tirò su in piedi ed entrò in me come se fosse un fantasma.

Le mie mani erano sporche di sangue, il mio sangue e quello dei miei genitori.

Urlai.

***

Mi svegliai urlando.

Le mie mani erano sporche di sangue, che mi scendeva dal naso.

Piansi al ricordo dell’incubo fatto poco prima.

Alle foto dei miei grondanti di sangue, le cercai nel cassetto del comodino.

Ebbi paura, non erano più lì.

 

 

  
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