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Autore: Claudia    14/03/2007    3 recensioni
Dopo il proprio matrimonio con l'ultimo discendente dei Malfoy, Ginevra Weasley abbandona i propri affetti ed i propri cari per vivere la sua vita a fianco del consorte. Completamente emarginata dalla propria famiglia, Ginevra conduce una nuova esistenza tanto che la povertà così rinomata dei suo familiari è ormai un lontano ricordo. Tuttavia, il presente è pronto a portare alla luce vecchi ricordi dimenticati e molto spesso, tutt'altro che belli. [Capitoli revisionati]
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anatema - capitolo 4

Capitolo 4

La Famiglia Weasley

La stava osservando centimetro per centimetro, restandone totalmente affascinata.

Hermione Granger era diventata una donna. Il volto affilato, il corpo magro avvolto in un cappotto in stile babbano. Osservò quasi disgustata il mantello che teneva sulle ginocchia, che seppur fatto del tussuto più costoso e pregiato non aveva certo nessun valore sentimentale.

Invece ricordava perfettamente la storia di quel cappotto e sorrise al pensiero. Hermione notò lo sguardo di Ginevra su di lei ed arrossendo disse

"Oh, l'ho ancora. Spero che la cosa non ti dia fastidio."

Ginevra scosse la testa.

"Niente affatto. Quello è un regalo di mia madre. Non avrei il diritto di esserne infastidita."

Hermione sorrise e annuì impacciata. In quegli anni sembrava aver perso l'energia che sempre la contraddistingueva.

"Ginny, posso domandarti per quale motivo sei a Londra?"

Disse Hermione incuriosita. Ginevra rimase in silenzio, pensando a una risposta abbastanza sensata.

"A dire il vero... non lo so."

Disse alla fine, stanca di cercare scuse. Hermione la guardò in silenzio.

"Probabilmente per colpa di qualcuno."

Aggiunse poi. Hermione fece un mezzo sorriso ironico come risposta alla deduzione dell'amica. Prese a girare il cucchiaino nel the indiano che aveva ordinato. Fuori aveva smesso di piovere, le gocce di pioggia ancora presenti contribuivano a creare una patina condensata all'interno del locale.

Ginevra aveva notato quella sottile freddezza che stava tra loro. Non erano più allegre e spensierate come quando frequentavano Hogwarts. Forse perché entrambe avevano subito perdite alquanto gravi: Ginevra aveva detto addio alla propria famiglia, mentre Hermione aveva detto addio ad Harry... anzi, forse non aveva potuto nemmeno farlo. Quando Harry scomparve durante la battaglia che decretò la fine di Voldermort, era Hermione la persona che più lo amava. E proprio lei, Ginny Weasley, aveva forse voltato le spalle alla sua amica e confidente più cara. Spesso cercava di convincere se stessa che lei non era colpevole di niente, il suo matrimonio con Draco e la morte di Harry furono due eventi che quasi coincisero. E la decisione di abbandonare la famiglia prevedeva anche quella di lasciare gli amici più cari. Era stato questo il prezzo che aveva dovuto pagare. E ora... ora che l'aveva davanti, diventava sempre più difficile sorriderle e rispondere alle sue domande, come altrettanto impossibile per lei era fargliene.

Sospirò, spostando una ciocca di capelli rossi dietro a un orecchio.

Forse la sua era solo paranoia.

"Sai..."

La voce di Hermione distolse l'attenzione di Ginevra dalla sua tazza.

"... in questi ultimi anni ho provato a capirti, Ginny. Voglio dire, ho cercato di vedere le cose dal tuo punto di vista..."

Ginevra rimase in silenzio, soppesando l'idea di preoccuparsi o meno.

"E ho capito che non hai nessun motivo per sentirti in colpa nei miei confronti, davvero."

Il debole sorriso di Hermione, stupì Ginevra, forse ancor più delle parole che quella donna, un tempo la sua migliore amica, le aveva appena rivolto.

Sollievo, misto a stupore, portarono gli angoli della bocca di Ginny a sollevarsi.

"Noi abbiamo solo fatto delle scelte. Ognuna di noi sta solo subendo le conseguenze, buone o cattive che siano. Se davvero avessi voluto dimenticarmi di te, probabilmente avrei cambiato bar."

Ginevra strinse i pugni, afferrando i lembi del proprio mantello.

"Co.. comunque..."

La rossa chiuse gli occhi, cercando di regolare il proprio respiro.

"... mi dispiace..."

"Non..."

"Fammi finire, Hermione."

L'amica si azzittì, notando una punta di autorità nella voce di Ginevra.

"Come amica avrei dovuto starti vicino durante la scomparsa di Harry, avrei dovuto consolarti, aiutarti. E invece non l'ho fatto. La mia vita non è stata un successo, ho deluso persone che amavo più di me stessa, ma credimi non mi pento di ciò che ho fatto.... tu sei il mio unico rimpianto."

Hermione sorrise, toccando leggermente la mano che Ginevra aveva posato sul tavolo durante l'enfasi del suo discorso.

"Ginny, ti credo."

"Grazie."

Quel ti credo significava molto per lei, molto più di quanto lei stessa avrebbe immaginato.

"Ora che in un certo senso, ci siamo chiarite... ti andrebbe di raccontarmi un po' di te?"

Hermione guardò Ginevra un poco sorpresa.

"Come mai sei nella Londra babbana, Hermione?"

La domanda di Ginevra fece cadere la conversazione nel silenzio. Un poco imbarazzata, Ginevra scosse la testa, cercando di trovare le parole giuste per scusarsi. Non era mai stata quel tipo di persona capace di impicciarsi della vita altrui, specialmente lei poi, la cui relazione con un Malfoy dava molto da fare. Era una domanda ingenua che forse avrebbe potuto urtare la suscettibilità dell'amica.

"Io vivo qui Ginny."

Ginevra si bloccò, osservando Hermione con sguardo sorpreso. La donna emise un piccolo sorrise, annuendo mesta.

"Vivo qui per conto dell'Ordine."

"L'Ordine? Ma ormai..."

"Voldermort è morto?"

Ginevra rimase immobile, stupendosi della facilità con cui l'amica aveva pronunciato quel nome.

"Puoi darsi. Ma anche se l'Oscuro Signore è morto, i suoi tirapiedi sono sempre in circolazione. E non se ne staranno con le mani in mano, cercheranno in tutti i modi di farlo tornare in vita."

"Ma in questo modo, Harry..."

Hermione ebbe come un fremito nel sentire il nome di Potter. Ginevra se ne accorse, e si sentì nuovamente in colpa nei confronti dell'amica.

"E' per questo che sono qui. Voglio che il sacrificio di Harry non sia stato inutile."

Ginevra lesse una determinazione quanto mai invidiabile negli occhi dell'amica, e con suo rammarico capì che anche Hermione dava per scontato che Harry fosse morto. Nessuno, nessuna delle persone con cui aveva parlato, aveva azzardato l'ipotesi che il Bambino Sopravvissuto fosse ancora vivo. Preferì non confidare questa sua speranza ad Hermione, c'era il rischio che la incolpassero per favoreggiamento nei confronti di Tu-sai-chi. Incolpando lei, avrebbero incolpato Draco Malfoy, accusandolo di conoscere i piani dei seguaci di Voldermort e di conseguenza la fine di Harry. Ginevra sapeva la situazione in cui riversava il consorte. Draco Malfoy aveva una posizione di prestigio al Ministero, ma era comunque sospettato di essere un Mangiamorte, come lo era effettivamente stato in passato. Esatto, sapeva di aver sposato un Mangiamorte, un seguace di Voldermort, colui che aveva portato Harry alla morte. Colui per cui combatteva la propria famiglia. Vedendola a quel mondo, Ginevra aveva compreso di essere al di là della sponda. Dalla parte opposta dove si presupponeva dovesse stare una Grifondoro. Quando pensava di aver deluso le aspettative di molte persone, ne era quanto mai convinta. E una di queste persone le stava di fronte. Ginevra non aveva mai dimenticato la reazione di Hermione alla notizia che avrebbe sposato un Malfoy. Quel Malfoy. Per questa ragione, cercava di declissare la conversazione altrove, cercando di evitare di nominare Draco.

E infine, le veniva sempre in mente quella bacchetta che Draco teneva accuratamente nascosta.

La bacchetta di Harry.

Un brivido le percorse la schiena al pensiero che Hermione sapesse di quel prezioso oggetto. Non solo lei, ma anche l'Odine avrebbe indagato. All'improvviso si sentì a disagio, sapeva che non doveva trovarsi in un simile posto, seduta con una seguace dell'Ordine. Aver definito Hermione una seguace la fece disgustare di se stessa, ma in quel momento un sentimento più forte la stava preoccupando.

Si sentì colpevole.

Ebbe la sensazione di aver tradito, non solo Malfoy, ma anche persone a lei del tutto sconosciute.

Davvero, lei non sapeva da che parte stare.

E nemmeno le interessava saperlo. Ma quel senso di colpevolezza improvvisa, le stava torturando lo stomaco.

Lei non voleva appoggiare i seguaci di Voldermort, la sola idea la nauseava. Eppure aveva sposato il figlio di un Mangiamorte senza remore.

In quel momento, si rese conto della sua posizione.

Si rese conto che, in fondo, lei era all'oscuro di tutto.

Si alzò di scatto, facendo tremare il tavolino a cui erano sedute. Hermione la fissò sorpresa, mentre Ginevra prese a maneggiare il mantello, senz'esito. La tazza del the si rovesciò, versando quel poco liquido che vi era rimasto.

Hermione vide, di sfuggita, tra le pieghe del mantello lo stemma dei Malfoy, e il suo sguardo si rabbuiò un poco.

"Scusa..."

Disse Ginevra con foga.

"Ma non posso stare qui, mi dispiace."

"Ginny..."

Hermione si sollevò un poco dalla sedia, toccando con la mano il braccio dell'amica, forse per tentare di fermarla. Ginevra si ritrasse da quel contatto, come se scottata dalla fiamma di una candela. Dopo aver compreso di aver compiuto quel gesto, ed aver quindi ferito i sentimenti dell'amica, le rivolse un pacato scusa e si affrettò a lasciare il locale.

Dopo aver richiuso la porta a vetri del bar, prese a correre per strada, infilandosi alla fine in un vicolo cieco. Si guardò attorno, per notare l'esistenza di occhi indiscreti, e quando si accorse che tutto era tranquillo pronunciò la formula per smaterializzarsi.

Non appena la sensazione di avere il corpo a pezzi cessò, Ginevra aprì gli occhi. Di fronte a lei, una vetrata la divideva dall'ampio giardino della Malfoy Manor. Trasse un sospiro di sollievo e si slacciò il mantello all'altezza del collo.

"Bentornata Ginevra."

Una voce fredda la fece guardare nella direzione della vetrata. Nel riflesso distinse una figura seduta comodamente sul divano del salotto alle sue spalle. Si voltò, consapevole a chi appartenesse quella voce, e, inghiottendo pesantemente, vide Draco Malfoy con in volto un espressione quanto mai scura.

**

Nel bar, Hermione era rimasta seduta fissando la tazzina che Ginevra aveva precedentemente sorseggiato. La reazione di Ginny l'aveva lasciata senza parole, e quando l'amica si era ritratta da lei, aveva sentito una sensazione di dolore all'altezza del petto. Prese la propria borsa e ne fece uscire alcune sterline per pagare il conto del bar. Quando uscì dal locale si guardò attorno per vedere se Ginny fosse rimasta ad aspettarla, ma notando che non c'era nessuno, si aggiustò il cappotto e prese a camminare nella direzione opposta a quella di Ginevra.

Di lì a poco, si trovò di fronte a un portone. Estrasse da una tasca del proprio cappotto un mazzo di chiavi e con sicurezza infilò una di queste nella serratura. Il portone emise un sonoro clack, e la semioscurità di un corridoio l'avvolse.

Con un gesto della mano fece volare il cappotto fino all'attaccapanni posto in un angolo della stanza in cui era entrata. Accese la luce e sobbalzò nel vedere una figura comodamente seduta su una poltrona.

"Ron! Mi hai fatto prendere un colpo!"

Un uomo, dagli inconfondibili capelli rossi, sorrise alzandosi.

"Scusa, volevo farti una sorpresa."

"Più che sorprese, un giorno o l'altro voi Weasley mi farete prendere un infarto!"

Ron fece spallucce.

"Come mai sei qui, Ron?" il tono di Hermione si fece in parte preoccupato. L'uomo tornò a sedersi, lasciando le braccia ciondoloni sulle ginocchia.

"Si tratta di papà..."

Hermione, allarmata, si sedette accanto a Ron.

"Cos'è successo ad Arthur?" disse in un soffio.

"Ha consegnato le sue dimissioni al Ministero."

"E perché mai?" domandò Hermione, visibilmente preoccupata.

"Gira voce che si sia impossessato di qualche manufatto babbano! Ma non posso credere che papà abbia fatto una cosa del genere!" esclamò Ron con veemenza. Hermione gli diede una piccola pacca sulla spalla.

"Vedrai che andrà tutto bene."

"No che non andrà bene! Stavolta papà è in guai seri! Pare che questa cosa abbia a che fare con Tu-sai-chi! E' accusato di alto tradimento!"

Hermione lo guardò scossa.

"Ma è impossibile, tuo padre è uno dei fondatori dell'Ordine...non posso credere che..."

Hermione si bloccò dopo che Ron si era alzato con impeto.

"Papà è innocente! Ma c'è di peggio!"

Hermione si alzò a sua volta, costringendo Ron a guardarla negli occhi.

"Che altro c'è, Ron?" disse con voce calma.

"Le dimissioni sono state firmate da Draco Malfoy. Papà non ha scampo."

Hermione si illuminò di colpo.

"Ginny! Ginny potrebbe darci una mano!"

Ron si voltò bruscamente verso di lei, il volto contratto in una smorfia.

"Quella squaldrina non ha più niente a che fare con i Weasley!"

"Ma è pur sempre la moglie di Malfoy! E' tua sorella!"

"Mia sorella è morta! Ha smesso di esistere il giorno stesso in cui ha lasciato la nostra casa, e adesso basta parlare di lei."

Concluse secco Ron.

Hermione sospirò, impotente di fronte alla cocciutaggine dell'uomo.

"Cosa succederà adesso?" domandò Hermione, stringendosi le braccia.

"Il Tribunale del Ministero giudicherà papà fra due giorni."

**

"Dove sei stata?" La voce tagliente di Malfoy la fece sobbalzare. Il cuore prese a batterle incessantemente nel petto. Sapeva benissimo di apparire nervosa, fatto che alimentava solo la consapevolezza in Draco. Cercò di riacquistare il suo sangue freddo, sperando di riuscire ad ingannare il consorte.

"A fare una passeggiata." Disse, cercando di moderare il tono della voce.

Ginevra camminò oltre Draco, diretta verso il portone del salotto che si chiuse con uno schianto prima che lei potesse uscire. Ginevra rimase immobile. Draco era furioso e la magia che aveva usato per precluderle l'unica via di fuga ne era una chiara dimostrazione.

"Ripeto la domanda. Dove sei stata?"

Ginevra prese il coraggio a due mani e si voltò verso il divano.

"Sai benissimo dove sono stata! Quindi è inutile che tu mi torturi!"

Draco si alzò di scatto dal divano, gesto che fece fare un passo indietro alla donna. Con pochi passi le si parò davanti.

"Londra, eh?"

Ginevra aggrottò le sopracciglia.

"Tsk! Ancora questo amore per i Babbani! Pensavo che ti fosse passata la voglia di fare la bambina." disse gelido, dandole le spalle.

Ginevra strinse i pugni lungo il corpo.

"Draco Malfoy smettila di parlarmi in questo modo!" esclamò alterata la rossa.

Draco si voltò di nuovo, il suo sguardo trapelava solo disprezzo.

"Ti ricordo Ginevra che tu sei un' aggiunta in questa famiglia."

Ginevra spalancò gli occhi, fissando le spalle del marito.

"U-un aggiunta?"

Draco le si avvicinò afferrandole il mento.

"Qui tutto appartiene a me. Niente è tuo. Sei proprio tu che hai abbandonato la tua famiglia per vivere qui, tesoro" sibilò.

Ginevra schiaffeggiò adirata la mano di Draco, liberandosi dalla sua presa. Sentiva una rabbia indicibile crescerle in corpo contro quello che si supponeva essere l'uomo che amava tra tutti.

Ma in quel momento, provava solo odio.

Come se le giornate di Hogwarts fosse tornate indietro.

Aggiunta. Non c'era epiteto peggiore di quello per offenderla. E lui lo sapeva benissimo.

"Sono andata a Londra per farti dispetto!"

Ginevra si morse la lingua, quella frase sembrava più una vendetta infantile che una frase intimidatoria.

Draco si mise a ridere di gusto.

"Inoltre sappi," tenne a precisare la rossa "che io non ti appartengo. Posso andare dove voglio. Non devo tener conto a te." disse gelida.

Draco smise di ridere, il suo sguardo si fece gelido e se non fosse stato per gli anni che ci viveva insieme, Ginevra non avrebbe mai detto che Draco Malfoy si stava alterando.

"Finché porterai il nome dei Malfoy, mi appartieni." Ginevra capì che quella frase voleva chiudere la questione.

Per Draco forse, ma lei non voleva assolutamente cedere.

Gli si parò di fronte, bloccandolo mentre usciva dalla stanza.

"Oggi ho incontrato Hermione Granger." disse con durezza Ginevra, che con soddisfazione vide per qualche secondo il volto del consorte allarmarsi. "E' una seguace dell'Ordine, come lo sono i membri della mia famiglia." marcò l'accento sull'aggettivo possessivo mia.

"Chissà cosa farebbe l'Ordine se sapesse della tua bacchetta, tesoro." concluse Ginny, con il tono maligno che distingueva i membri della famiglia Malfoy.

"Mi stai forse minacciando?" disse piatto Malfoy, fissando gli occhi castani di Ginevra.

"No, volevo solo ricordarti il cognome che porto prima di essere una Malfoy."

La rossa si voltò, dandogli le spalle e dirigendosi verso il portone. La voce di Draco la fermò sui suoi passi.

"Oggi ho licenziato tuo padre."

Ginevra si voltò, appurandosi che il suo cervello avesse compreso per intero ciò che Draco le aveva detto. Notando l'espressione stupita della consorte, Draco sorrise compiaciuto, mentre si versava un liquore dentro a un bicchiere di cristallo.

"Pare che sia entrato in possesso di un coso babbano." disse con disprezzo. "Verrà processato dal Tribunale del Ministero esattamente tra...," guardò l'orologio che portava al polso "... 48 ore. Più o meno."

Ginevra si voltò completamente verso Draco ed fissò l'uomo che stava portando il bicchiere alle labbra.

"Papà..."

"Come vedi, non ci guadagni niente ad essere una Weasley. La tua è solo una famiglia di pezzenti."

Dopo aver terminato di dire la frase, Ginevra si mosse rapida verso di lui e con tutta la rabbia che aveva in corpo, colpì con la mano il bicchiere che Draco teneva nella sua. Tutto il liquore che conteneva andò a rovesciarsi sulle vesti pregiate di lui.

"Non rivolgermi più la parola." sibilò Ginevra.

La porta si chiuse violentemente dietro le spalle della donna. Malfoy, rimasto solo nella stanza, fissò il bicchiere vuoto che teneva in mano e la macchia che andava pian pian ingrandendosi.

Con un gesto veloce della mano, scaraventò il bicchiere a terra, mandandolo in frantumi.

In un secondo tempo, anche lui abbandonò precipitosamente la stanza.

  
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