07. Extremely Close and Incredibly Allowed. [1]
Signore, vorrei sapere chi fu il pazzo che inventò il bacio.
***FLASHBACK*** [2]
Blair aveva riso – Papà, sono a forma di animale, sembrano per bambini, non per mamme!
– Infatti è per te. – ne aveva preso uno in mano e lo aveva consegnato alla figlia – ti piace, questo?
– Cos'è?
– Un totem indiano.
– No, non è vero, è un animale!
– Un totem indiano a forma di armadillo...
– Stai mentendo...ti stai inventando una storia!
– No – aveva riso – è scritto proprio qui. Dice che l'armadillo con la sua armatura aiuta a proteggersi dai nemici.
– Davvero?
– Te l'avevo detto, che c'erano cose magiche qui.
Blair aveva sorriso – Non hai mai detto una cosa simile...
– Dice che questo, portato al collo, ti aiuterà a trovare la forza in te stessa e mantenere le distanze dalle pretese altrui, senza commettere azioni che non vuoi veramente...
– Mi piace. – aveva detto Blair.
–...ma anche a riconoscere quali esperienze sperimentare.
– Mi regali anche un armadillo vero?
– Quello a mamma non piacerebbe – aveva sorriso lui.
Una volta tornati a casa, aveva visto suo padre avvicinarsi a sua moglie – El, mi dispiace, ti amo.
Lei gli aveva dato un bacio a stampo sulle labbra. Blair si era sentita sollevata – Mamma, guarda cosa mi ha comprato papà!
La donna aveva finto entusiasmo per quell'oggettino di cattivo gusto – Adesso fargli togliere quell'affare sarà impossibile...sai che per lei ogni tuo regalo è sacro...Spero tu non ne abbia portato uno anche a me... – aveva sussurrato in un sorriso a suo marito, che aveva risposto sereno, solo un po' malinconico – No, non c'era niente che ti sarebbe piaciuto lì. – lei lo aveva ribaciato – Almeno, mi conosci ancora molto bene...
***-***
Serena la scuote allegramente – Sveglia, dormigliona!– Mmmm-mhhh – bofonchia in risposta Blair, faccia sul cuscino.
L'amica non si arrende – Hai dimenticato che oggi è il terzo venerdì del mese, questo vuol dire che...
Blair si tira su di colpo, battendo le mani – ...è il nostro Giorno delle Due Streghe [2]! Come ho potuto dimenticarmene?
– Santo Cielo, quanto hai dormito stanotte? Hai una faccia sconvolta! Ehi, fa un po' vedere quella collana, da dove spunta fuori?
Blair si porta la mano al collo per coprirla – È un regalo di mio padre, devo dimenticato di toglierla...ignorala...e anche la mia faccia...Dorota! Portaci del caffé e la rilegatura mensile dei giornali di Gossip, presto! Mi sento particolarmente ispirata, a questo giro...
– È davvero brutta, B!
La ragazza sorride – Lo so...ma è un porta-fortuna...me l'ha regalato mio padre quando avevo otto anni, ancora uno dei ricordi migliori che ho... – ride – è talmente brutta, che almeno non ne risente, dei cambi di moda...
La bionda le prende la mano – Ti manca tuo padre? Potremmo andare a trovarlo...
Blair annuisce, slegando il laccio della collana e riponendola nel cassetto. La domestica fa il suo agitato ingresso nella stanza, con in una mano il vassoio, e nell'altra un pesante volume in pelle.
– Vuole anche degli impacchi di camomilla, Miss Blair?
Blair si sforza di essere discreta nel riservarle un'occhiataccia – Non sono stanca! Sai benissimo che mi sono ritirata nella mia camera molto presto ieri sera, non c'è motivo per cui non avrei dovuto dormire...
Dorota non capta il segnale – Il suo cellulare non ha smesso di squillare per tutta la notte...
– Ah sì? Non me ne sono neanche accorta...e, per la cronaca, non ti pago per spiarmi...
– Magari è qualche forma di allergia...
Serena cerca di togliere la coetanea dall'imbarazzo – Cornetti e Macaron...non disturbarti, Dorota, vado a prenderli io! B, se vuoi un consiglio, lascia perdere l'impacco e bevila, quella camomilla – aggiunge gaia – non ti vedo così irritabile da quando... Penelope ti ha regalato una salopette per il tuo quattordicesimo compleanno, credo!
Serena lascia la stanza, Dorota si appresta a seguirla, quando il cellulare della mora squilla nuovamente, e la polacca resta in attesa della reazione di Blair, che tuttavia rimane immobile – Ancora insisti, con questa invadenza?
Blair legge il messaggio e si rituffa sul letto. Agita un campanellino dorato – Dorota! Dorota, non mi sento bene!
La ragazza fa finta di non essersi accorta della palese diffidenza della sua domestica – E se fosse davvero un'allergia?
Quella si fa irriverente – Potrebbe... non si può mai sapere cosa si trova a Brooklyn...
– Non osare! – le urla Blair – Parla...parla piano.
– Miss Blair – si lamenta Dorota – Miss Serena sa che lei e Mister Dan siete amici?
Solitamente Blair adora come Dorota continui a riferirsi a lei e le sue conoscenze con l'appellativo di miss e mister,
come dentro un romanzo ottocentesco, questa volta riconosce,
però, una nota stonata...Mister Dan Humphrey...non suona bene
per niente. Tralascia il pensiero e annuisce – Ne abbiamo
parlato, a lei sta bene...
Dorota ha un brivido nel chiederle, quindi, quale sia il problema.
Blair abbassa gli occhi, strascicando suoni non percepibili
dall'orecchio umano. Fortuna che Dorota ha avuto modo di
affinare capacità sopraffine, in campo di udito raffinato e lettura del
labiale, da quando lavora per i Waldorf.
– Miss Blair! Lei glielo deve dire!
La ragazza sbuffa – Non è l'unica opzione. Si può
sempre...negare... fino alla morte, fino a farla diventare una leggenda
improbabile come... la fine del mondo nel 2012, Atlantide, il Big
Foot....Lancaster capitale degli Stati Uniti [3]!
Tra le qualità di Dorota, sicuramente non spicca il buon
senso –
Ma se Miss Serena lo scoprirà, sarà molto peggio!
Miss Serena è comprensiva, lei...sa come vanno queste cose, se capisce cosa intendo...lei
gliene deve parlare, capirà...
Blair sembra pensarci –
Non posso. Non importa quanto dica di averlo superato, non si
superano mai abbastanza certe cose...Io non avrei voluto saperlo, se si
fosse trattato di lei e Chuck...fa ancora un certo effetto perfino sapere di lei e Nate...
–
Come ritiene giusto, Miss Blair...
***
Le
due ragazze sono dedite alla loro mensile ricorrenza: spettegolare e
appuntare i commenti più maligni sui gossip contenuti nei
giornali scandalistici delle ultime quattro settimane, precedentemente fatti
elegantemente rilegare, per fini pratici, sotto ordine della moretta.
Serena finisce di sorseggiare il suo the ed esclama – Come
può essere legale sposare la propria figlia adottiva! È
disgustoso! E decisamente imbarazzante durante le festività in
famiglia...– La ragazza si accorge del BlackBerry vibrare poco
distante da lei – Chi è così insistente da
spingerti a togliere la suoneria? Dicevi di volerla sempre tenere
attiva, nel caso Hilary Clinton finalmente si accorgesse di avere
bisogno di una nuova nuova consulente del look!
– Oh, Hilary Clinton non chiamerà oggi, te lo assicuro...non sono state giornate molto fortunate...
Serena azzarda frizzante – Chi è? Chuck?
Blair non risponde.
–
Oh-oh! Ok, sappiamo entrambe cosa stai nascondendo...
– Lo...sappiamo entrambe? Ah, sì? – la
moretta è
confusa, ma sollevata dal non sentire astio nella voce dell'amica.
– Blair, è passato così tanto tempo.
Quello che ha
fatto Chuck è stato orribile – Blair sente la
fiducia crescere
dentro di sé – ma voi vi amate, e so di averti detto di
riflettere bene riguardo il perdonarlo o meno, ma reprimere quello che provi non
è la soluzione. Pensi di dovere delle spiegazioni al mondo, o
tutti ti vedranno come una debole, ma non è così. Se
dentro di te senti che riprovarci sia la cosa giusta, allora lo
è. Solo tu puoi sapere se sia cambiato davvero. E personalmente,
non ci vedo niente di male, a passare un po' di tempo insieme, e vedere
come si mettono le cose...Fargliela penare un po', magari...può
essere divertente!
E
invece no,
Serena non ha capito niente. Blair deglutisce.
Serena continua
– Perciò smettila di torturarlo e torturarti, ed
accetta questa
benedetta tregua!
Blair deglutisce di nuovo.
– Serena, non è Chuck! ...Quanto...quanto
vanno bene, le cose con Nate, esattamente?
– E va bene, non
mi lasci altra scelta: se non vuoi rispondergli tu, lo farò
io per
te! – Prende il cellulare e, ridendo delle minacce di
Blair,
apre il messaggio.
Blair dice – Anche questa volta, posso spiegare.
Serena scuote la
testa, intendendo che non ci sia niente da spiegare. Appena letto il
messaggio, cambia idea.
Blair, continuare a non rispondermi è come recapitarmi un invito formale a presentarmi a casa tua, a questo punto.
Vuoi del tempo per riflettere, è questo? Qualsiasi cosa sia,
puoi dirmelo...ho una lezione a mezzogiorno, ma domani mattina, fino a
quell'ora, puoi trovarmi al Moma.
Se vuoi possiamo anche fare finta di niente, possiamo anche ritornare
ad essere due estranei, solo...preferirei deciderlo insieme,
parlandone. - D.
– B, cosa vuol dire questo messaggio?
– Vuol dire che il nostro Giorno delle Due Streghe è tramontato prematuramente, questo mese...S, dobbiamo parlare.
Serena
sorride. Ha
gli occhi innaturalmente sgranati e le labbra un po' rigide, ma
è il
meglio che possa fare in quel momento – Certamente.
***
Messi
da parte cornetti e caffé, Serena
procura un piatto di fragole con cioccolato fuso e Blair provvede al
gin schietto, per rendere il tutto più sostenibile – Ti
ascolto –
dice Serena.
Blair
butta giù il primo bicchiere senza pensarci due volte.
– Vuoi? – offre all'altra, che fa cenno di no.
– Non
sei stata la prima persona a cui ho raccontato la faccenda di Jack
e dell'hotel, Dan lo è stata. Le anomalie sono cominciate proprio da quel momento. Humphrey –
evidenzia la ragazza – mi ascoltava,
e non poteva giudicarmi peggio di come già mi considerasse,
oltretutto
sai
benissimo che non mi è mai importato granché del
suo giudizio...era perfetto per svuotarsi la coscienza e raccontargli
l'accaduto. La parte
più difficile è stata sopportare i seguenti moti
di pietà che lo
spingevano a contattarmi giornalmente per assicurarsi che stessi bene,
dopo quello
che mi era capitato. Sai di aver toccato il fondo quando anche Dan
Humphrey crede che la tua vita sia messa peggio della sua. È successa una
cosa strana...devo essere messa parecchio male, se ad un certo punto ho
iniziato a trovare gradevole la sua compagnia, perfino il suo loft
sembra...abitabile.
Serena chiude gli occhi – Perché non me l'hai detto?
–
Te l'ho detto! Mi hai risposto che eravamo liberi di uscire con chi ci
pareva...cosa avrei dovuto fare? Aggiornarti di mia spontanea
volontà sulla frequenza degli incontri? Non è qualcosa
che si voglia lasciar detto ai posteri...
A Serena non tornano i conti – E come siete arrivati, da questo, a fare sesso?
Blair la guarda disgustata – Non abbiamo fatto sesso! Mai! Come
puoi... – taglia corto quando nota l'aria spazientita
dell'altra – C'è stato un bacio. Un bacio
occasionale. Una tantum.
– E...?
–
E basta. È stato tutto lì – Blair pensa una sola, un'unica, sola, piccolissima bugia a fin di bene –
Un bacio a stampo, praticamente, niente che verrà ricordato
negli Annales...Pochi secondi, prima di renderci conto di quanto fosse
sbagliato. E inopportuno. E sgradevole. Non te l'ho detto
perché...perché l'altra volta hai reagito in una maniera
un po' brusca...e non ce n'è bisogno perché...il mio
destino è Chuck...noi...abbiamo gli stessi intenti...
Serena
non sembra aver placato i suoi dubbi. Blair cerca telepaticamente di indurla ad un
sorriso, ma soprattutto a credere alla sua versione – Ma ci tieni a lui?
Blair vorrebbe così tanto chiederle cosa ti farebbe meno male? in
risposta, ma non può farlo. – Come ci si
può affezionare ad soprammobile, o ad un peluches...ad un
labrador o...una canzone – sorride tra sé, poi torna seria – ...come a qualsiasi cosa conti meno della tua
amicizia, Serena...
Serena sospira, pensando sia davvero una situazione scomoda.
– Sei
arrabbiata, vero?
– Sono furiosa, Blair. Dan è un bravo
ragazzo, che bisogno c'era di coinvolgerlo in tutto questo?
– Ti
chiedo scusa...
– Non è con me che devi scusarti!
– Con...Humphrey? No, lui... lui è solo pieno di
questi preconcetti
ottocenteschi sui rapporti, lo sai. Domani andrò al Moma e
mi
ascolterò i suoi patetici discorsi su quanto non abbia fatto
altro
che sentirsi in colpa per essersi lasciato cogliere da una debolezza,
nel tentativo di scacciare te dalla testa...
– B, io non credo
che questo abbia molto a che fare con me...
– Ha tutto a che
fare con te! Non mi avrebbe nemmeno mai rivolto la parola in primis, se non
fossi stata...
–
...mia amica. Lo so, l'hai detto anche l'altra volta. –
riflette – e...ricordo anche quello che ti ho detto io... Sono
felice con Nate, abbastanza felice da mantenere il mio karma
stabile e comportarmi diversamente, stavolta. Ovvero, limitarmi a
pregarti di sistemare tutto, prima che tre persone ne subiscano i danni
emozionali.
Blair
guarda in basso, ingoia in un solo boccone l'ultima fragola –
E,
per il fatto che c'è stato un bacio tra me e Dan, come ti
senti?
–
Non lo so. Sinceramente, non lo so. Ho scelto Nate, no? Mi
riprenderò dallo shock...tu risolvi la tua confusione, ammesso
che ci sia, della confusione...
– Non c'è della confusione: l'unica confusione sta nel capire come ricucire il rapporto con Bass.
Rimangono in un silenzio
insostenibile.
– S, ho davvero bisogno di averti dalla mia parte, stavolta...
–
B, io sono sempre dalla tua parte...– la sprona Serena, un po' meno tesa –
Se vuoi Chuck, che Chuck sia...vorrei solo che, per una volta, mettessi te al primo posto...
Blair risponde alla sua mimica facciale –
Non è Chuck ad essere al primo posto, te lo assicuro...
A Serena sembra di capire che non si riferisca a Blair stessa, ma
neanche a Dan – Però, se ne sei così sicura della tua scelta,
perché non hai ancora risposto a Dan? Chiede solo un messaggio
per capire cosa ti stia frullando in testa, non mi sembra di poterlo
biasimare...qual è il grande sforzo nel dirgli quello che hai
detto a me?
Blair pensa che la sua amica abbia scelto un pessimo momento per scoprire di avere una perspicacia –
Dorota potrebbe avere ragione, potrebbe essere una qualche allergia. Il cuore di Dan non si spezzerà
se non mi presenterò per una buona ragione, dal momento che
vorrà solo ribadire che il bacio non ha
significato niente
nemmeno
per lui...per quanto in nessun dizionario troveresti la sua foto sotto la definizione di
virilità, è pur
sempre un uomo: non gli
piacerà
l'idea che Chuck ora si possa sentire il maschio alfa... Ma se proprio ci tieni, domani
andrò a sorbirmi l'ultima vergognosa resa dei conti di questa
storia...
– Ripensandoci, non
dovresti andare al Moma, domani. Prenditi ancora qualche giorno...
–
stavolta è Blair a non capire il discorso dell'amica, che
prontamente spiega – se tu e Chuck siete sulla via della
riconciliazione, non è più
necessario continuare a vedere Dan, per giunta in luoghi
pubblici...potrebbe solo complicare ulteriormente la situazione, e poi
non dovresti esporti ai pollini delle vie alberate intorno al
Moma...Gli darò io le spiegazioni al tuo posto. Se è come dici tu,
capirà. Puoi pensare se chiamare Chuck, nel frattempo...
– Oh chiamarlo, sì...lo farò. Penso proprio che
dovrei
farlo...solo, sai come sono le allergie..sembra andare meglio, e di
colpo ti ritrovi a fare uno starnuto dietro l'altro. E per la prima
uscita insieme non posso farmi vedere con il naso rosso e
gli occhi gonfi... le foto saranno ovunque. – sorride – Devo essere
perfetta, potente, sicura. – e poi, in un improvviso cambio
di tono – Ma davvero andresti al mio posto al Moma? Faresti questo per
me?
– Tutto, per la mia migliore amica. – conclude
Serena,
afferrandole la mano. Blair la guarda. Si scambiano il primo sorriso sincero del pomeriggio.
***
Il giorno dopo, al
Moma, la bionda si presenta con degli occhiali da sole e un vestitino a
pois –
Perdona gli occhiali da sole, ho dormito davvero poco. –
spiega a un Dan incredulo più del solito.
– Mi...mi sono perso
qualcosa? O forse sono impazzito. Come Edward Norton che crede di non
essere Brad Pitt in Fight Club: forse per tutto questo tempo tu e
Blair eravate la stessa persona, e ho sempre pensato foste in due!
Serena
sorride. In fondo un po' gli era mancato.
– No,
posso assicurarti che siamo due entità ben distinte. Come
uragano e
pioggia. Blair fa i danni e io...io lavo via i detriti...posso
offrirti un caffé?
– E insomma, tu e Blair vi siete baciati...
– Lo sai?
– Certo che lo so, è la mia migliore amica. Non esserne così sorpreso! – in realtà, Serena stessa prova un po' di stupore nel constatare quanto poco tempo, tutto sommato, ci abbia messo Blair a vuotare il sacco.
– Allora? – chiede lui, interrogandosi su quale sia il motivo della visita di quella.
– Dan, io sto con Nate adesso.
– Quindi non sei qui a reclamare il mio sangue?
– Signor presuntuoso! No! – fatica a nascondere l'imbarazzo nel ricordare improssivamente la sua prima reazione alla notizia dell'appuntamento tra i due – Cioè...è strano...insomma, tu e Blair...chi se lo sarebbe aspettato? Non io! – ride nervosamente.
– Ecco, non che ci sia un noi: mi ha sbattuto fuori di casa e non ha risposto ai miei sms – ma saprai
già anche questo –
e il fatto che sia seduta
qui tu, e non lei – senza offesa – ma non sembrano
le premesse
migliori del mondo...tu, tu sai qualcosa? Ti ha detto qualcosa?
Serena
fa una smorfia. Non è il discorso più facile da
affrontare con il
tuo ex, non ci vuole un genio a capirlo – Si dà il
caso che sì,
mi ha detto qualcosa...
Dan
espone i palmi, esortandola a parlare, ma la bionda replica –
Non
così in fretta! Migliore amica versus ex ragazzo...uhm, non
ti vedo
vincere il confronto così facilmente, perché
dovrei dirtelo?
–
Cosa saresti venuta a fare, altrimenti, scusa!
– Facciamo un
patto – Dan pensa che questa moda dei patti nell'UES
dovrà
passare, prima o poi, e non può fare a meno che aspettare
quel
momento con ansia – La tua versione dei fatti per quella di
Blair,
mi sembra ragionevole.
– Perché dovrebbero esserci due versioni
differenti se...okay, te lo concedo, domanda stupida. Si tratta di
Blair, ci sono sempre almeno due versioni dei fatti con lei.
D'accordo, ci provo. Solo un momento...
– Dan!
– Tutto
questo è imbarazzante!
– Dan...
– Okay, ecco. Non che ci sia granché da aggiungere. Credo che all'inizio cercasse solo di passare del tempo con
qualcuno che l'ascoltasse il più possibile e somigliasse il
meno
possibile a Chuck. Poi sai com'è Blair, non le è
mai importata la
mia opinione, per lei era come parlare ad uno specchio, suppongo.
Abbiamo passato giorni interi a discutere dei suoi problemi e non so
perché mi sentissi obbligato a farlo...forse
perché mi dispiaceva
per lei, forse perché nei piccoli intermezzi in cui non si
focalizzava sui suoi drammi, aveva un qualcosa di spontaneo e
divertente. Se non fosse stata lei, avrei giurato ci fossero anche
dei cenni di autoironia. Quando ero quasi arrivato al limite della
sopportazione – chi è che passerebbe gran parte
delle sue giornate
a parlare di Bass, andiamo! – lei ha smesso. Come se,
simultaneamente a me, anche lei se fosse arrivata al limite. Siamo andati a
vedere dei film, delle mostre...oppure non facevamo niente di che. Una volta ci siamo perfino fumati una canna con
della musica anni sessanta in sottofondo, e anche se tecnicamente ero
stato io a proporlo, comunque lei aveva accettato...
– E le è
piaciuto? – Serena non può fare a meno di chiedere.
– Ahm, ha
detto che ero un'idiota. Mi ha chiesto se adesso mi fossi dato alle
tecniche da stupratore per abordare le ragazze..e poi si è
affrettata a precisare che
scherzava, mi ha detto non
credere che non sappia quello che stai facendo qui,
che era chiaro che stessi iniziando ad usare i suoi stessi trucchi, e poi ha aggiunto, con quel suo tono snervante sono
colpita, Humphrey, ti direi che sono orgogliosa di te, ma la
verità è che il fatto che uno come te possa tenere in
considerazione le mie tattiche mi fa dubitare di me stessa e della
loro efficacia...
– Sarebbero, questi trucchi?
– Oh, un'idiozia che
si è messa in testa la prima o la seconda
volta che siamo usciti...far ingelosire Chuck convincendolo che ci
fosse qualcosa tra di noi. A conti fatti è stata solo
fortuna se
abbiamo evitato la tragedia e Chuck ha dedotto da sé che fosse
un'eventualità così da fantascienza, da dover
essere un piano di Blair, più che la realtà. Non che non
mi sarei mai più ripreso
dall'essere stato il toy
boy di
Blair Waldorf,
semplicemente non avrei voluto un Bass infuriato con me, ecco.
– Fantascienza...ma il bacio c'è stato.
– Senti lascia perdere, okay? Era triste, a conti fatti è stata lasciata andare
per la miliardesima volta in vita sua, ero lì e...insomma,
nessuno
dovrebbe essere triste in quel modo per Chuck Bass...è
successo ed è
stato un errore...non c'è molto di cui parlare...non lo
avremmo fatto
in condizioni normali, lo sai...
– Risparmiami i
dettagli, questa conversazione ha già superato il confine
della
definizione di strano
nel momento in cui è iniziata!
Dan
sorride con approvazione – Nel momento in cui mi sei apparsa
davanti, vorrai dire!
–
Dan, non sarebbe bello per me vederti con la mia migliore amica. Di
tutte le persone al mondo, lei è quella che non avrei
voluto. E non
solo perché è Blair. Complica tutto, per quanto vorremmo non fosse così...
– È stata una stupidaggine, te l'ho detto. Te lo
garantisco. Non ho neanche bisogno di
sentire cosa hai da dirmi di quello che ti ha raccontato Blair per
capire che è finita ancora prima di iniziare, quindi...dimentichiamolo e basta.
– Io non ho detto questo...quando io e Nate
abbiamo avuto la spiacevole idea di cedere ai nostri sentimenti
nonostante il suo legame con Blair, dopo ero terrorizzata. Non avrei
mai pensato che avrei potuto guardarlo ancora negli occhi senza
provare vergogna per me stessa. Non è stato facile, tra me e
Blair,
ma siamo andate avanti. A volte le cose succedono per un motivo, ma
non sempre si ha il coraggio di lottare per capire fino a che punto
siano radicati i sentimenti, a volte, è più
facile seppellirli da
qualche parte e dimenticarli. Se tra me e Nate fosse andato tutto
perso, forse avrei avuto qualcosa di cui pentirmi, oggigiorno...Per cui, sta a te decidere: pensi che ne possa valere la pena?
Lui la guarda, triste – No, vedi, non è la stessa cosa...Blair non prova niente, IO non provo niente, perché...ormai credo di aver capito perché sei amica di Blair Waldorf: a volte lei è diversa. Magnificamente diversa. È sensibile, è intelligente, è appassionata. Ti fa venire voglia di buttarti a capofitto nei rischi della vita, perfino negli errori. Ma è così repentina, nei suoi cambiamenti d'atteggiamento: le altre volte è irascibile, infantile, capricciosa e sadica. È una cosa ed è l'altra, e – sarò sincero – potrei anche innamorarmi di una delle due Blair Waldorf, ma l'altra? Non posso ignorarla, di sicuro. Finirebbe con lo schiacciarmi, o io finirei con il detestarla...
Non
rientrava nella top-five
delle situazioni in cui Serena avrebbe voluto immischiarsi, ma pensa
che, quando si tratta di questioni di cuore, più
queste sono
irrisolte e volutamente trascurate, più tendono a
ripresentarsi –
e spesso platealmente – E
poi, in fin dei conti, gliene devo una, a Blair...così
Serena dice – Ecco i fatti: lei ti piace, tu le piaci.
–
Io...le piaccio? È questo che ti ha detto?
–
Cielo, no! Tutto il contrario, in effetti, ma ormai – a quanto
pare –
la conosci abbastanza anche tu da sapere che
Blair dice sempre il
contrario di quello che pensa, quando sente di doversi difendere. Mi
ha detto che non ti sopporta, che sei stato un errore e che ha intenzione
di tornare con Chuck, ha detto che lo avrebbe chiamato...uhm...proprio
mentre noi stiamo avendo questa conversazione in effetti...
–
Credo di aver perso il filo...stai cercando di spingermi all'omicidio
dell'ultima parvenza di vita sociale che mi è rimasta? A quest'ora sarà già tornata
con Chuck...
–
Forse. O forse no. Sai, Blair è imprevedibile, e poi,
potrebbe
essersi sentita poco bene...è un po' di tempo che un brutto
mal di
testa la perseguita, poverina...crede di essere allergica a qualcosa...
***
Blair sa di aver mentito, sul bacio.
Ripensa a come è successo. Ogni piccolo particolare di quei momenti.
Ora non devo in nessun modo mentire
a me stessa. Per restare lucida. In controllo. Decidere una strategia
di negazione, che sia valida da qui all'eternità.
– Miss Blair,
Serena ha detto di controllare suo umore oggi.
Blair alza gli
occhi al cielo – Dorota, come puoi non accorgerti che sono
impegnata?
– Uhm, dovrò riferire a Miss Serena che non è
buono...
– Non essere sciocca, Dorota. È...una bella giornata,
non c'è ragione di avere preoccupazioni in un giorno così bello.
Perché pensi questo?
– Beh per cominciare, non ha nemmeno
urlato, nel cacciarmi fuori dalla sua stanza.
– Magari non sono quello che hai sempre pensato: una persona che ha bisogno di dare
ordini a destra e a manca per sentirsi realizzata. Ma, visto che
insisti così tanto...DOROTA! Esci immediatamente da questa camera e
trovati qualcosa da fare! Anzi, va' a prendere il mio diario
all'istante: ho una lunga sfilza di annotazioni sul tuo operato da
appuntare, e quando avrò finito, avremo molto da lavorare sulla tua
condotta in questa casa!
Dorota sorride
sollevata – Gradirebbe anche dell'uva, oltre al diario?
–
Sì...fa' pure. Ma non pensare di comprare la mia clemenza.
–
Miss Blair? Se posso, ero così in pena! Ho creduto che fosse
cambiata per via di quel Ragazzo Solitario...se
fosse stato
così, allora avremmo avuto un gran lavoro da fare, per farlo
diventare un pretende accettabile per Miss Blair, e Vanya già si
lamenta del poco tempo che mi concede di dedicargli...
Blair rimane in silenzio ad occhi sgranati. Fortuna che è di spalle alla domestica, che quindi non se ne accorge.
Scrive di getto e dopo rilegge il tutto, sembra quasi un racconto. Per evitare di incappare nella sua logica distorta, fatta di rifiuti e distorsioni della realtà, aveva infatti deciso di scrivere in maniera impersonale.
Erano
a casa
di lei. Erano successe molte cose quella sera, ne avevano parlato per
ore. Per essere precisi, la ragazza ne aveva parlato per ore, poi si era annoiata nel
sentire la sua stessa voce lamentosa ed era rimasta zitta. L'ultima cosa che ricorda di aver detto era stata –
Cosa succede, se si rimane immobili per sempre, perché non sai
se ti terrorizzano di più le cose che cambiano o quelle che restano uguali?
Dopo non ci aveva più pensato, alla giornata e ai suoi diciannove anni. Di questo ne
è sicura, perché - se nel corso della serata le fosse
ritornata in mente la sua situazione, anche solo per un secondo -
avrebbe notato che qualcosa era cambiata già allora, e forse avrebbe agito
diversamente. Una parte di lei detestava quell'inconsapevolezza, ma
l'altra no: era stato come se, per entrambi, niente che non fosse in quel momento e lì esistesse, che male
c'è in fondo? Cosa c'è di spaventoso?
Era vestita impeccabilmente, ma il ragazzo la
guardava come se non gliene importasse niente, di quello che aveva
addosso. Lei non era una stupida, se n'era accorta da un po', di
quello sguardo. Non sarebbe stato un problema allontanarlo con una
scusa qualsiasi, o semplicemente dirgli che era tardi, che aveva
bisogno di riposare e che, quindi, avrebbe gradito che l'ospite
togliesse il disturbo. Ma compiere questo gesto significava dover
ammettere che ci fossero delle tensioni tra loro – e non dello
stesso tipo di quelle che li avevano portati a detestarsi nel corso
degli anni – e questo lei non lo voleva ammettere. E poi, cosa c'era di male? Lui era una
brava persona, merce rara nel mondo della ragazza.
Inoltre – come una
volta aveva affermato lui – c'era un legame tra loro, che
andava al di là del milione di differenze visibili: tempo prima,
la
ragazza lo aveva messo alla prova. Era
convinta che avrebbero capito molte cose, da quell'esperimento, e in
effetti fu così...solo non furono quelle che si aspettava lei. Alla
fine non le era rimasto altro da fare che ammettere a se stessa che fosse diventata amica di quello stano, logorroico essere.
Ma amici era già tanto, amici era già troppo, così
quello sguardo, a casa della ragazza, non era solo avvicinarsi al
confine di quella che poteva essere una situazione deleteria: era
proprio oltrepassarlo a piè pari. Con le mani dietro la schiena.
Bendati. Eppure l'unico pensiero nella sua testa era: cosa c'è di spaventoso, dopo tutto? Nonostante lo sapesse, non fece niente per ostacolare il
modo in cui si svolsero gli eventi.
Quella volta che lui la
guardava come se non gliene importasse niente di quello che aveva
addosso, invece di fare ciò che era sensato, aveva messo su un
disco che piaceva ad entrambi [4], e si era accomodata accanto a lui sul
tappeto, sorridendo.
Allora il ragazzo le ripeté una frase che le era solito dire, ma
in un tono languido e arrendevole – A che gioco stai giocando,
Waldorf?
Lei aveva risposto che i giochi erano per le bambine, cosa che ormai
non era più. Era diventata adulta adesso, adesso che
aveva smesso di piangere. Aveva gli occhi impercettibilmente umidi,
mentre lo diceva. Lui si era spinto più vicino – Non
fermarmi – aveva detto
– ho pensato di farlo così tante volte ormai che una parte
della
mia testa pensa che sia già successo.
Lei non se lo aspettava,
perché erano mesi che in nessuna situazione e per nessun motivo
c'era stata una qualche forma di contatto fisico tra loro. Stretta di
mano o tocco involontario che fosse. Ma in realtà se lo aspettava. Realizzò che – come quando
leggi un giallo con distrazione – non aveva notato tutti gli indizi
che erano già lì e che – se fosse stata più previdente –
l'avrebbero portata a capire che proprio quel ragazzo sarebbe stato
senz'altro la causa della sua morte sociale. Quel che è peggio, è
che lei ne era stata la complice incauta per tutto il tempo.
Eppure,
di tempo per cambiare le sorti ne aveva avuto, ma non aveva saputo –
o voluto – sfruttarlo. Oramai il ragazzo era estremamente
vicino: non solo non c'era più tempo, non c'era neanche
più spazio tra loro. Le aveva chiesto di non fermarlo, ma il fatto era che, anche
se avesse voluto, la ragazza si sentiva paralizzata.
Udiva distintamente la voce di Thom Yorke biascicare: I am all the days
that you choose to ignore.
La ragazza risolse la chimica tra i due corpi in un bilanciamento del suo viso: chiuse gli occhi e
dischiuse le labbra. Le labbra si congiunsero con quelle del ragazzo
per pochi secondi: un bacio infantile, poco più che un bacio a
stampo. Lui espirò a fondo e le fece scivolare la mano dietro la
nuca, accarezzandole i capelli – Scusa – mormorò senza smettere
di fissarla negli occhi – se ti sei sentita obbligata o ti
ho confuso le idee.
La ragazza, dopo dieci secondi, aveva ben chiaro cosa avrebbe detto. Se
ne prese altri cinque in quel limbo, ancora un attimo per rimanere ad
ammirare quella porzione di tempo in cui le cose avrebbero potuto
prendere qualsiasi tipo di piega, e poi gli rispose tranquilla che non le aveva
affatto
confuso le idee, che avrebbero fatto finta di niente e sarebbe
tornato tutto come prima. È questo il modo in cui dovevano
andare
le
cose, e così sarebbero andate.
Inopportunamente Thom Yorke sembrava essersi incantato a
ripetere: You are all I need, you are all I need
Il ragazzo
la trattava come una bambina che non volesse ammettere di aver
combinato una marachella – Non negarlo, Blair.
Lei disse: Ma non è successo niente. Per negare qualcosa, deve prima
succedere. E non c'è modo che succeda qualcos'altro, quindi...
– Dico solo che sarebbe più semplice se non negassi...
Urlò che era un
formalissimo bacio a stampo: persone di culture che sottovalutano i
rischi delle malattie oralmente trasmissibili lo usano come forma di
saluto, ci sono alcune mamme che lo fanno con i loro
figli...succede anche tra amiche eterosessuali. Aggiunse: Ho dato baci meno casti
io
stessa, a Penelope e Isabel, durante i nostri pigiama party.
Non capisci la differenza? Non è come se avessimo fatto l'amore
o ci fossimo resi conto di chissà che...se, se - per effetto
momentaneo di qualche sortilegio - mi fossi mai sentita
attratta da te, allora quello sarebbe stato qualcosa da negare, e stanne certo
che l'avrei fatto a costo della vita, piuttosto che subire
l'umiliazione di ammetterlo ad anima viva.
Il ragazzo rimase in silenzio, ferito.
– Ma la magia non esiste, quindi siamo a posto così...
La ragazza si innervosì ancora di più nel momento
lui constatò con disappunto che se lo sarebbe dovuto aspettare,
che lei non avrebbe mai permesso a sé stessa di cambiare...
Esplose: Non è così. Non è questo,
d'accordo? Sei tu che non vedi la differenza tra la scena reale e il romanzo
che ti sei fatto in testa, e vuoi far passare me per matta e infantile.
Allora non mi lasci altra scelta: te la mostro. Ti chiarisco cosa
sarebbe stato, qualcosa da negare.
La ragazza lo bacia di un bacio così diverso da
quello precedente che non sembra nemmeno che potessero ricadere sotto
lo stesso lemma.
Non aveva molto senso. Ma era così furiosa... preme le mani sulle spalle del ragazzo e lo avvicina a
sé, spingendogli la lingua nel palato.
Dan la avvolge tra le
braccia, come se non avvertisse rabbia nella ragazza, riprende
a respirare più profondamente, ed ecco che – prima di accorgermene
– le mie mani si spostano sul suo viso e sul collo, incliniamo la
testa per sentirci di più. I baci profondi si alternano a schiocchi
di labbra e piccoli morsi, per poi riprendere ad essere solo baci. È
come se non avessi una sola preoccupazione al mondo,. ma dura poco:
Thom Yorke sta ancora urlando, nel crescendo finale della
canzone it's all wrong it's all right it's all wrong... e il
mio respiro soffia ancora nella sua bocca, quando gli ripeto – Questo. Nego questo. Questo non è mai successo.
E poi lo caccio fuori dalla stanza.
Dannazione – pensa. Si è appena resa conto di aver usato il nome Dan, nell'ultima parte. E il tempo presente. E di aver parlato in prima persona – Dannazione.
Quando si accorge
della presenza di Serena dietro di lei, chiude in uno scatto il
diario.
– Passato il mal di testa?
– Molto meglio. Com'è andata al Moma?
– Abbastanza bene, o almeno
Dan non dovrebbe più crearti problemi. Ma mi devi una cena al Four
Seasons.
– Perfetto! – dice Blair – perfetto...sei
proprio sicura che non creerà problemi, vero?
– È una persona
ragionevole, lui. Ha accettato il tuo punto di vista senza
troppe difficoltà.
– Il mio punto di vista, giusto...ma il suo
punto di vista, qual era?
– Oh – fa la vaga Serena – molto
più vicino al tuo di quanto immagini, credimi. Ad ogni modo, conta
qualcosa?
– No, decisamente, no! – ridacchia Blair – Beh,
tutto è bene quel che finisce bene, e abbiamo già perso abbastanza tempo...andiamo a festeggiare!
–
Credevo volessi chiamare Chuck...
– Chuck può aspettare, tu
vieni prima. Vieni prima di tutti.
Serena capisce di aver avuto ragione, il pomeriggio precedente, ad
intuire quale fosse la priorità di Blair. Non che non sapesse di
essere come una sorella, per lei, e viceversa.
Per quanto possa essere felice delle premure dell'amica, sa che la situazione è ancora ben lontana dall'essere risolta.
Mentre compie un gesto così elementare come lo è quello
di inserire cellulare e rossetto nella pochette, Blair si perde nelle
sue riflessioni.
Molto più semplice del previsto. Mi ero
preoccupata troppo, pensando che Dan avrebbe insistito. È ingenuo,
ma non così tanto da pensare che tra noi potesse mai esserci
qualcosa. Quindi è tutto finito. Giusto, semplice e rapido. Un po'
troppo, forse.
***
–
Blair, cosa ci fai qui?
– Don Daniel Tenorio [5]! Come
hai potuto?
Ecco che ci risiamo con
l'isteria, pensa Dan.
– Mi
hai baciata, e poi sei andato a dire che non te ne importava niente?
Come ti sei permesso? IO sono quella a cui non importa niente, IO
quella che se ne fa una ragione, ti è chiaro?
Per
niente. Forse è impazzita completamente. Chuck le ha detto
di no e sta cercando qualcuno da vittimizzare. Forse non ha capito
niente di quello che le ha riferito Serena, o forse Serena si sarà
espresso male. Potrei essere stato io ad esprimermi male con Serena?
– Bene,
adesso che hai fatto la tua scenata mi spieghi che ti prende?
–
Ascoltami Cabbage-Patch, non me ne frega un cazzo se la tua vita è
ridicola così com'è. Io ho amici, là fuori – va bene? E se il
tuo stupido bacio avesse rovinato i miei rapporti con loro, non avrei
mai potuto perdonarmelo. Dio solo sa quale miracolo ha voluto che a
Serena non importasse – sarà una guarigione improvvisa, non
importa – ma hai idea di quello che succederebbe se lo venissero a
sapere tutti gli altri?
Il
ragazzo è piuttosto seccato – Okay, bene. Dal momento che non
ti sei nemmeno degnata di presentarti, o di rispondere ai messaggi,
non vedo perché adesso vieni qui a sprecare il tuo ed mio tempo su
una cosa su cui non c'è niente da dire. Ci siamo sbagliati,
d'accordo? Ma non è successo niente, proprio come sostieni tu...
– Non così in fretta.
Non lo potrò mai raccontare a Chuck, passerò una vita con lui
sapendo di mentire!
– Dio, Blair, tu passi la vita sapendo di
mentire a tutti, non cercare di colpevolizzare me per il tuo
carattere!
– Nate, mia madre, tuo padre, Lily, Chuck... nessuno
mi guarderebbe più in faccia...
– No, questo non è vero,
questa è solo la tua versione Blaircentrica del
mondo. Hai fatto cose ben più gravi di questa, e te le hanno perdonate. Evidentemente sono
davvero tuoi amici...
Il tono
di Blair si fa incerto senza preavviso.
– E tu?
– E io?
–
Non sei davvero mio amico?
Scompenso di ormoni. Non
c'è altra spiegazione.
Oddio, ci sarebbe quella supposizione di
Serena “lei ti piace, tu le piaci”, ma...ma no. "Scompenso
d'ormoni" rimane ancora la mia prima scelta.
– Sì,
noi siamo amici, se vuoi...
– È chiaro che non voglio.
–
Blair, ti prego credimi, quando ti dico che stai per mandarmi al
manicomio. Non è divertente, tu lo trovi divertente?
– Nel
momento in cui qualcuno ti dice che se vuoi puoi essere suo amico,
non vuol dire che siete amici, ma che potreste diventarlo. E così il
contrario. Per cui se io non voglio essere tua amica, e tu non
vuoi essere mio amico, cosa cambia? Vuol dire che un giorno
potremmo non esserlo, ma niente di più. Cosa siamo, adesso? Adesso
siamo amici?
Dan scuote le spalle – Sì. Amici.
*TBC
Angolo dell'autore (o così dicono):
1. Molto Vicino e Incredibilmente Concesso - titolo estrapolato da Extremely Loud and Incredibly Close, ossia Molto forte, Incredibilmente Vicino, di Jonathan Safran Foer.
2. parte 3/3.
3. Riferimento al Giorno delle Tre Streghe, che cade anch'esso nel terzo venerdì del mese ed è il giorno in cui scadono opzioni su indici e azioni, ed altre cose incomprensibili dell'alta finanza...sostanzialmente è il giorno in cui è più probabile che il mercato compia dei movimenti inconsueti...
3. Lancaster, in Pennsylvania, è stata considerata - insieme alle altre città che ospitarono il Congresso statunitense dal 1774 al 1880 - una delle Capitali Nazionali Storiche degli USA.
4. Come spero si capisca più avanti, si tratta di In Rainbows, dei Radiohead. Avrei comunque scelto di inserire una loro canzone, dal momento che li adoro, ma il fatto che nel telefilm stesso si faccia menzione al fatto che piacciano ad entrambi mi ha fatto sentire autorizzata a scegliere la traccia n. 5 dell Album (All I Need) come colonna sonora del primo bacio.
5. Tenorio è il cognome di Don Giovanni, famoso latin lover letterario.