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Autore: endlosenacht    30/08/2012    4 recensioni
L'annuncio della possibilità di avere due Vincitori nei settantaquattresimi Hunger Games colpisce Cato e Clove come un fulmine a ciel sereno.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vincitori


 

“Attenzione, Tributi!
C’è un’importante novità per voi. Le regole di questi settantaquattresimi Hunger Games hanno subito una leggera modifica. Contrariamente alle precedenti edizioni c’è la possibilità di avere due vincitori, quest’anno. Se gli ultimi due Tributi ancora in vita apparterranno allo stesso Distretto, saranno entrambi dichiarati Vincitori!
Con questo vi lasciamo, Tributi, e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!”
 
 
La voce di Claudius Templesmith rimbomba nell’Arena, tra le foglie degli alberi, mentre ripete una seconda volta l’annuncio e poi si volatilizza nel silenzio del bosco.
Manco la presa sul coltello che stavo facendo roteare in aria fino a quel momento e per poco questo non mi trancia un dito. Invece, si conficca nel terreno davanti a me, sprofondando di parecchi centimetri.
Due Vincitori. Due Vincitori, se provenienti dallo stesso Distretto. Questo significa che basterebbe non uccidere Cato fino alla fine per tornare a casa insieme. Il pensiero di far ritorno al Distretto 2 era l’unica nota che sporcava la mia smania di vittoria, ma con lui riprendere la vecchia noiosa vita potrebbe essere più sopportabile.
Mi volto in cerca del mio compagno.
Si è allontanato da mezz’ora ormai, ma ovunque si sia andato a cacciare deve aver sentito per forza del cambiamento di programma. La questione, ora, è se l’offerta gli interessa.
Il nostro rapporto in questi giorni ha funzionato perché ci siamo entrambi considerati delle future vittime. L’ottica del cacciatore è quella a noi più congeniale, una caratteristica comune che ci ha permesso di collaborare. Ma mentre io ho covato dei sentimenti incerti, dubbiosi – il desiderio distorto di non dover essere io ad ucciderlo, di non averlo sulla coscienza -, Cato si è sempre dimostrato teso alla vittoria. Non ha mai menzionato l’intenzione di trafiggermi con la sua lancia, ma è chiaro che lo farebbe. E’ pronto all’eventualità come lo ero io a trapassargli la gola con uno dei miei coltelli, sebbene a malincuore.
Trascorrono altri dieci minuti e comincio a sentire un fruscio di foglie e un rumore di passi affrettati, impazienti. Scatto in piedi con una lama stretta nel pugno, tesa all’attacco, ma mi basta qualche secondo in più per sincerarmi che quello che sta accorrendo è Cato. Grande, grosso ma comunque rapido.
Irrompe in quel che è rimasto del nostro campo come una furia, una lancia insanguinata in mano e il viso arrossato dalla corsa.
“Vinciamo” sussurra, con espressione indecifrabile.
“Vinciamo” rispondo io, aprendomi in quello che realizzo essere un sorriso. Ma resto comunque attenta, vigile.
Non quanto basta. L’attimo dopo sento le braccia possenti di Cato stringermi forte, sollevarmi da terra. So per esperienza che con lui non conviene dimenarsi, quindi divento un solido pezzo di ghiaccio e aspetto.
“Vinciamo!” urla di nuovo, questa volta estatico, premendo sulla mia spalla.
Sembra entusiasta, per niente aggressivo e incurante del mio coltello che – inavvertitamente? – preme sul suo fianco. Questo mi convince a rilassarmi, ma ecco che Cato mi libera dalla sua stretta senza tante cerimonie e si lascia cadere a terra.
Non ho il tempo di riprendere l’equilibrio che già lui si sta perdendo in macchinazioni e congetture per uccidere i Tributi rimanenti. Un passatempo che entrambi abbiamo sempre trovato profondamente gratificante, di solito.
“Io prendo Tresh, sarà un bel divertimento, e tu la ragazza del 5..sembra incapace, ma potrai divertirti per un po’..come ci spartiamo la coppia felice del 12?” mi chiede, nello sguardo il lampo crudele che tante volte ho visto da quando sono cominciati i Giochi.
“Voglio la ragazza di fuoco” rispondo io, piano, la mia voce ridotta a un sussurro assassino.
Cato sembra insoddisfatto, la voleva lui quella piccola ochetta, ma non ho intenzione di cedere e mi preparo alla discussione.
“Te la lascio se mi prometti che darai spettacolo a ucciderla. Lentamente. Con cura” mi ammonisce.
Poi, improvvisamente mi è di nuovo addosso. Sempre prepotente, sempre invadente, ma questa volta con un tocco nuovo. La sua presa stringe meno, in altre circostanze potrebbe essere definita addirittura gentile, ma in qualche modo mi sento ancora più avvolta.
“Te lo prometto” rispondo.
“Non dovremmo più ucciderci, allora” aggiungo dopo un po’, goffa. Quello che può sembrare un abbraccio mi mette a disagio.
Cato si scosta da me e mi guarda dritto negli occhi, più intensamente di quanto abbia mai fatto.
“Avrei sofferto più io di te”.
Significa che dà per scontato che avrebbe vinto lui? Il mio orgoglio si ribella, ma oggi non importa. Una volta finiti i Giochi ci sarà tutto il tempo che vorrò per dimostrargli che sono più forte, più spietata di lui, e che questo cambiamento delle regole è una grazia per lui, non per me.
Ora però abbiamo grandi progetti di fronte a noi. Ancora quattro, e avremo vinto.
Cato appoggia la sua guancia sulla mia, mi sussurra “Vinciamo insieme”.
Mi stringe ancora, siamo sicuri di noi e pronti a concludere al meglio i settantaquattresimi Hunger Games. La fortuna sarà senz’altro dalla nostra parte.
Non sono mai stata più felice. 
   
 
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