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Autore: Creed_of_an_assassin    30/08/2012    0 recensioni
Altaïr Ibn-La'Ahad è stato uno dei più grandi Assassini della storia. Il suo lavoro dopo la nomina a Gran Maestro dell'Ordine si incentrò soprattutto sullo studio del Frutto dell'Eden rinvenuto nel tempio di Salomone nell'anno 1290.
Mary Phoenix è una ragazza inglese di 18 anni, che con Altaïr c'entra ben poco. O almeno per quanto lei ne sappia. Un'aspirante Scienziata che vive sola, con la sua musica.
[dal Capitolo 1: Se mai fosse incorso nella necessità di provare la sua identità, si era ripromesso di farlo con stile.]
Genere: Introspettivo, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Usignoli dal leggiadro canto
Venerano un variopinto manto
Ed assieme a loro nella foresta
La compagnia strepita in festa.
Nella luce del sole sovrano
che mi accoglie con un calore umano
capisco che mi è stata affidata una vita,
che ha visto la luce da una ferita.

 
Da un paio di ore ormai era caduta in un sonno così profondo che le aveva permesso di sopportare meglio il dolore.
Si trovava immersa nella pace assoluta. Era da molto tempo a quella parte che non provava sensazioni tanto profonde e meravigliose da trattenerla dallo schiudere le palpebre.

Non poteva lasciarsi sfuggire quell’occasione tanto desiderata per riposarsi veramente ancora per un po’ e, quasi come se fosse stata perfettamente cosciente, stringeva le palpebre per non far sì che le vitree iridi fossero disturbate dalla luce che filtrava dalle ante delle finestre. Di lì a poco però cominciò a rendersi conto di non essere più in balia di una bellissima e leggiadra illusione onirica, nonché di stare lentamente tornando alla realtà.
Rammentandosi della situazione a causa della quale il suo cervello aveva azionato il salvavita, ebbe un sussulto.

Altaïr le si avvicinò.

“Buon… mmm, non credo sia stato tanto buono questo risveglio…” disse porgendole un bicchiere d’acqua.
“No! Non mi fare del male!”

La ragazza, visibilmente spaventata, cercava di indietreggiare nonostante fosse costretta nello spazio ristretto di un divano posto nella sua cucina.

“Non ho intenzione di farvi del male.”
“Allora perché sei ancora qui?”

Cercava in qualche modo di sforzarsi di rendere più nitido il ricordo soffuso di quel quarto d’ora che in lei si era ripresentato come una sensazione di panico.
“Avrò modo di spiegarvi tutto, ma vi prego non siate preoccupata dalla mia presenza. L’azione che ho avuto l’ardire di portare prima a compimento non aveva alcun senso, per questo vi porgo le mie sincere scuse, nonostante sia ben poco rispetto al danno che vi ho arrecato.”

Si era ricordata a un tratto di essersi procurata una ferita, ma non provava più quel dolore che l’aveva mandata in tilt. Era quasi magicamente scomparso. Si toccò il braccio ed esaminò quel graffio oramai completamente rimarginato.

“Per fortuna non hai intaccato nessun vaso sanguigno, altrimenti hai idea di cosa potrebbe essere successo?”
“Sì, e mi sono accorto solo dopo di come la mia, anzi la vostra, sia stata solo fortuna. Infatti, solo dopo mi sono reso conto che la mia erronea sicurezza di aver sotto di me una donna robusta quasi vi sarebbe potuta costare la vita. Un millimetro vi sarebbe potuto costare la vita.”
Il tono di voce di Altaïr era serio e aspro, condito da una sincera punta di preoccupazione.
“La verità nuda e cruda senza giochi di parole, strano da parte di un Assassino.”
“Non potevo parafrasare su quello che ho fatto e su come ho pensato di agire. Ve lo dovevo.”
Il ragazzo aveva assunto un’espressione e una postura che lo mostravano sinceramente dispiaciuto e pentito. Questo diede motivo a Mary di pensare che ciò che avesse inasprito l’incontro di un paio d’ore prima non fosse più in grado di farla incorrere in un ulteriore pericolo: non era più un azzardo agire da arrogante e presuntuosa.
“E naturalmente pensi che questo basti per far sì che all’improvviso io ceda alle tue assurde moine da uomo delle caverne in modo che tu diventi ai miei occhi il gentile ragazzo che non sarai mai?”


“Le mie scuse sono sincere.”
“Io so perché tu stai fingendo.”
“Perché lo starei facendo? Suppongo abbiate più che valide motivazioni da sottopormi, quindi ascolto.”
“Il trattarmi troppo cortesemente, l’essere troppo accondiscendente quando hai già dimostrato ampiamente di potermi sopraffare come una folata di vento su un mucchio di foglie secche… sembra che tu non mi abbia ucciso, nonostante ne fossi completamente e assolutamente in potere, perché impaurito da qualcosa di astratto che io posseggo. Ma sai, anzi sappiamo entrambi, che non è così… come ti sei sentito te è, come dire, inciampato nella tua stessa merda di tanti anni fa, circa 822. Sai, quella del Tempio di Salomone, quando un Assassino è morto e un altro ha perso il braccio? Quella volta hai pagato la tua presunzione daMaestro di alto rango, anzi altri l’hanno pagata, quest’oggi la presunzione di essere nel luogo giusto assunta senza le dovute verifiche la stavo pagando io. Mi sono salvata io la vita facendoti rivivere il senso di colpa che ti logora da quando hai fatto uccidere Kadar. Kadar era un Assassino, io con te non c’entro una mazza di niente.”

Man mano che Mary proseguiva nella sua arringa, Altaïr non poté non rivolgerle uno sguardo attonito.

“Voi che sapete del Tempio di Salomone?”
“Beh, so molte cose di te.”
“Come potete… e cosa sapete esattamente?”

Le labbra di Mary si mossero in un sogghigno.

“Io non ho intenzione di dirti niente più di quanto ti abbia già detto, a meno che non mi racconti come sia potuto mai finire qui.”
“Va bene, -sospirò Altaïr, sempre più confuso- se è così vi dirò tutto, ma prima mi potreste dire in che anno mi trovo, ma soprattutto dove?”
“Richiesta accettabile. Anno Domini 2012, 27 di Giugno, e uhmm… Stalybridge, contea di Manchester, Inghilterra. Ora tocca a te, caro.”

Non gli era facile scrollarsi da dosso la sensazione d’inadeguatezza dopo aver appreso di trovarsi a secoli e migliaia di chilometri di distanza dalla sua civiltà, ma era proprio la capacità di adattamento a distinguere i membri della Confraternita da tutti gli altri.

“Bene. Ero nel mio studio a Masyaf, a impiegare uno dei miei pomeriggi nel cercare di comprendere un antico Artefatto, uno dei…”
“Frutti dell’Eden, precisamente la Mela”
“Se mi interrompete non sarò in grado di soddisfare la vostra richiesta, non credete?”
“Porgo le mie scuse, continua.”
“Giacché sto constatando che siete a conoscenza di molte cose, posso evitare di dilungarmi oltremodo. Come dicevo, stavo studiando la Mela. Dopo che io ebbi smascherato Al Mualim mi dedicai completamente ad essa, volevo decifrarne i misteri, attingerne conoscenza. Al Mualim fu come un padre per me, mi trasmise insegnamenti che forse nessuno avrebbe potuto mai darmi, tantomeno mio padre. Lo veneravo, pensavo avesse sempre ragione su ogni questione avesse l’opportunità di esprimersi, e se ci fosse stato qualcosa in cui fossi sicuro di credere fermamente sarebbe stata la sua onestà. Mai avrei potuto pensare potesse essere corrotto da qualcosa che avrebbe scavalcato persino il Credo tra le sue priorità.”

Era percepibile chiaramente che il dolore per una delusione inaspettata ancora ardeva vivo nel cuore di Altaïr, soprattutto dal suo sguardo fisso sulla pavimentazione bianca della stanza.

“Mi usò come cavia del suo progetto malefico, -continuò- ma l’esperimento ebbe esito negativo. Quando me la mostrò non ebbi la reazione che si aspettava, ne fui affascinato ma a me continuava ad apparire una palla argentata priva di scopo alcuno. Quando ormai era arrivato il momento di mettere fine a quello strazio che mi ero trovato una volta tornato da Arsuf, la usò come arma contro di me. Era completamente assoggettato dal potere di cui credeva di disporre quando invece era quel potere che disponeva di lui. Mi faceva tanta rabbia, ma soprattutto pena... per un istante credetti di essere sospeso a un paio di metri sopra il suolo, nel bel mezzo del giardino della dimora di Masyaf, ma quella era solo un’illusione che il Maestro aveva usato per tentare di incutermi timore circa il reale potere dell’oggetto che teneva in mano. Si sentiva onnipotente, ma nonostante questo sapeva da dove provenisse quella sensazione, ne rimase vittima, ma persino in punto di morte ebbe il coraggio di sopraffarmi e farmi sentire inferiore…”

Il suo viso si aggrottò in un’espressione di rammarico, suscitando una certa compassione in Mary. Poteva capirlo, conosceva la sua storia ed era sempre stata dell’opinione che il tradimento perpetrato da Al Mualim fosse stato un atto sì crudele nei confronti della Confraternita, ma soprattutto in quelli di colui che a sua volta era stato accusato dallo stesso malfattore dello stesso crimine orribile. Nonostante questo mai avrebbe potuto immaginare quale dolore si celasse dietro quelle vesti di cinico esecutore, quali sentimenti albergassero nel profondo del suo cuore, quale livello avesse raggiunto l’intensità del suo rancore verso chi lo aveva allevato e poi abbandonato.

Restò ad assaporare, con crescente interesse, le straordinarie doti narrative del Maestro Altaïr.

“Lo sfidai e mi disse testualmente: Altaïr, ho combattuto con cento uomini più forti di te, e sono tutti caduti sotto la mia lama. Mi continuava a ripetere che mi avrebbe sconfitto, poiché secondo lui il mio più grande punto debole era il lasciarmi troppo andare ai sentimenti, ma l’errore più grande che commise fu il non mettere in conto uno di essi: la rabbia che mi scoppiava nel cuore. Era sicuramente più potente di me in termini di esperienza ma, credetemi, nulla può contro la furia di un cucciolo ferito. Avevo lesioni e graffi ovunque, ma il dolore fisico non era parte di me in quegli istanti. Non potete immaginare che senso di gioia provai nello sferrare l’ultimo fendente a Rashid, Al Mualim, il Maestro, quell’ignobile bastardo. Poco prima che passasse a miglior vita ebbi l’occasione di stare a quattr’occhi con la sua espressione stupita, ma quando affermai risolutamente che avrei distrutto quella Mela, mi sbeffeggiò dicendomi che non ci sarei mai riuscito giacché non era nemmeno lui stato in potere di farlo. Inutile dire che ebbe ragione…”

“Hey Altaïr, posso interromperti?”

In un certo senso fu sollevato dal ricevere una richiesta del genere, aveva parlato come un fiume in piena e gli serviva un attimo di pausa per ristabilire un certo equilibrio tra i pensieri e le sensazioni che stava provando.

“Ehm, insomma… vorrei farti una domanda un po’ strana, probabilmente mi considererai una cretina da quattro soldi ma… hai pianto quando lo hai ucciso? So che sarebbe impensabile per quanto ti concerne, ma da come ne hai parlato credo che tu abbia un po’ anche ceduto…”
“In tutta sincerità sì, ho pianto.”
Mary non si stupì più di tanto, aveva sempre colto il di lui lato più sensibile, sebbene sempre pochi ne fossero stati capaci.

“Beh, -continuò cercando di offuscare il ricordo di quegli istanti- fui tentato dalla Mela, più e più volte, ma non cedetti, almeno in primis… quando però di fronte mi si presentò la possibilità di ampliare i miei orizzonti culturali e spirituali non seppi resistere. Malik mi esortava spesso a distruggere il Frutto, poiché si era reso ben conto, come del resto feci io, che spendevo troppo tempo su di esso, ma continuava ad affascinarmi quel poter ricevere una risposta ad ogni domanda che desideravo e che avrei sempre desiderato porre. Chiesi di poter ricevere conoscenza riguardo nuove tecniche di combattimento e la ottenni: chiesi di poter ottenere conoscenza sulla storia dei miei avi e la ottenni; chiesi di poter ottenere conoscenza sul mondo a me contemporaneo e la ottenni. Quando però espressi il desiderio di poter conoscere il destino dell’umanità e le civiltà che avrebbero dominato il mondo secoli dopo la mia, ottenni solo delle immagini confuse, distorte… tentai più volte di riformulare la richiesta ma il risultato non cambiò, quindi abbandonai qualsiasi speranza.”
“Devi esserne rimasto molto deluso…”
“Sì, ma pensai che se non avessi potuto vedere ciò che sarebbe accaduto in un futuro lontano, perseverai, nel mio piccolo, nel tentativo di renderlo comunque migliore. E così, un paio di ore fa, dopo mesi e mesi di ricerche, appena mi è stata offerta la visione di una dimora con strane conformazioni architettoniche ho presupposto che fosse una sede della Confraternita attaccata dai Templari, in un non meglio specificato paese dell’Europa. In pochi secondi mi sono ritrovato in un vicolo ad un paio di isolati da qui e ho proseguito seguendo il mio istinto e la mappa che avevo visto in una specie di ologramma appena effettuata la scoperta che avevo sin da subito preso per sensazionale.”
“Mmmh, quindi casa mia sarebbe stata la tua destinazione, quella che hai visto sin dall’inizio?”
“Sì, questa casa mi è apparsa ben chiara nell’immagine che ho visto, ed era la mia destinazione finale. Tutto ciò che avevo da raccontare ve l’ho riferito. Ora, se volete onorare la vostra richiesta…”

Mary si era così tanto addentrata nel racconto che ne aveva perso di vista il soggetto fondamentale, e quando furono giunti al nocciolo della questione quasi faticava ad accettare che la narrazione fosse giunta al capolinea. Era però arrivato il suo turno, di certo non poteva lasciare insoddisfatta la sete di conoscenza del giovane Maestro Assassino, ma nemmeno una curiosità che la assillava da anni.

“Sì, ma prima devo fare una cosa!”

Abbassò di colpo il cappuccio di Altaïr. Il suo desiderio di sempre si era avverato, aveva finalmente visto la chioma che era da sempre stata nascosta da quel segno distintivo che mai si staccava dalla testa del ragazzo.
Assunse un’espressione soddisfatta e di un tale gaudio che Altaïr la fissava come se fosse stata un’aliena.

“ORA SI’ CHE POSSO MORIRE IN PACE!”



______________________________

Angolo di Mary

Buonasera a tutti voi cari lettori (?)! Mi trovo a pubblicare questo secondo capitolo col mal di testa, spero che la parte finale sia venuta almeno mezza decente.
Ringrazio Ezia98 per avere recensito, spero di avere risposto a quasi tutti i tuoi dubbi in quest'aggiornamento :)

Stay Tuned!

Salute e pace,
Mary
   
 
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