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Autore: OblivionWings    31/08/2012    1 recensioni
Digiworld è oscurata da una nuova minaccia, e un nuovo gruppo di predestinati si solleva per affrontarla. Ma non si tratta di intrepidi eroi senza macchia e senza paura, tutt'altro: sono quattro ragazzi sbandati, catapultati contro la loro volontà in un'avventura che cambierà per sempre le loro vite.
Takeo, un ragazzo vivace e iperattivo.
Nami, la sua dolce amica d'infanzia.
Yu, un giovane misterioso con una profonda passione per l'ignoto.
Sakura, la bellissima ma capricciosa reginetta della scuola Inoue.
Quattro vite diversissime, ma destinate inevitabilmente a intrecciarsi in una storia di amicizia, coraggio, scelte, tradimenti e scoperte.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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crossroad

Crossroad of Destinies - il Crocevia dei Destini

.: 1 :.
Vite parallele


La mattina dopo, un Takeo dagli occhi cerchiati si trascinò pesantemente fino alla pensilina dell'autobus, barcollando leggermente sotto il peso dello zaino. I sogni si erano susseguiti per tutta la notte: a tratti era apparso di nuovo il tempio di cristallo, a tratti esseri mostruosi, a tratti volti che non aveva mai visto. Aveva avuto la sensazione di correre in un campo di battaglia, in mezzo al fumo, alle urla e al clangore metallico delle armi, ma una strana nebbia rossastra gli aleggiava intorno e gli impediva di capire chi stesse combattendo e per quale motivo. E il suo drago non era ricomparso neppure per un attimo.

Alla pensilina c'era già qualcuno. Era una ragazza della sua stessa età, esile di corporatura e non particolarmente alta. I capelli castani, lunghi fino alle spalle, oscillarono lievemente quando si girò per salutarlo.

« Ehi, Takeo! »

« Ciao, Nami. »

Nonostante si sentisse a pezzi, Takeo trovò il modo di sorridere. Lui e Nami si conoscevano da quando entrambi erano alti un metro e una ciliegia, e da allora erano diventati migliori amici. La ragazza aveva il raro dono di confortarlo con la sua sola presenza: Takeo sapeva di poter contare su di lei in qualunque momento, e spesso gli bastava incrociare i suoi calorosi occhi ambrati o il suo bel sorriso solare per sentirsi invadere da un'ondata di nuova energia.

« Ehi, cos'è quell'aria da zombie appena dissotterrato? » Nami lo osservò, preoccupata. « Hai l'aspetto di uno che non ha chiuso occhio per tutta la notte. Ti senti bene, Takeo? »

Takeo fece per annuire, ma subito lasciò perdere. L'amica gli avrebbe comunque letto in faccia la verità. « Strani sogni » borbottò.

« Di che genere? » chiese lei, appoggiandosi con una spalla alla pensilina.

« Di genere confuso. » Takeo esitò. Non sapeva se raccontarle o no del drago e di quel tempio stravagante. Di solito condividevano tutto, ogni pensiero e ogni preoccupazione, ma si vergognava un po' a confessare di essere stato tanto impressionato da uno stupido sogno.

A cavarlo dall'impiccio fu l'autobus, che si fermò sdrucciolando accanto a loro. Per la prima volta da quando aveva memoria, Takeo salì con sollievo su quel trabiccolo giallo e ronzante, il suo Caronte personale che ogni giorno lo conduceva all'inferno noto come scuola. Come sempre, lui e Nami presero posto l'uno accanto all'altra, vicino all'ultima fila. Dietro di loro era seduto un ragazzo alto e atletico, dai lunghi capelli argentei e dagli occhi verde smeraldo. Era abbigliato con la divisa blu e bianca che contrassegnava la scuola Inoue, proprio come tutti loro, eppure su di lui aveva un effetto diverso: mentre la maggior parte degli altri ragazzi appariva scomoda e impacciata, lui sembrava più grande e maturo, e perfettamente a suo agio. Se ne stava da solo, con lo sguardo perso fuori dal finestrino e le cuffie calate sulle orecchie, ma la sua distratta eleganza e la sua aria da bello-e-glaciale gli avevano già guadagnato parecchie occhiate di apprezzamento da parte delle ragazze sul bus.

« E quello chi è? » chiese Takeo, indicandolo con un cenno del capo.

« Quello? » Nami gli lanciò uno sguardo e arrossì impercettibilmente. « Oh, è Yu Rikuza, il nuovo ragazzo prodigio. In giro non parlano che di lui. Pensa, ha messo piede alla Inoue da meno di due settimane e si è già conquistato un posto nella top ten degli studenti. Mi hanno detto che è anche molto bravo a basket, è stato appena nominato capitano della nostra squadra. »

« Quindi questo tizio è un cervellone e un asso dello sport, e come se non bastasse ha pure il fascino del nuovo arrivato. » Tutte le carte in regola per entrare nel Club, il gruppo ufficiale dei ragazzi più popolari - e più spocchiosi - della Inoue. « Avrà già fatto impazzire tutti. »

« Puoi dirlo forte. »

Pochi minuti dopo, l'autobus arrivò sferragliando davanti all'Inoue. La scuola era piuttosto grande e massiccia, un poderoso cumulo di calce grigiastra che il sole accendeva di riflessi argentati. Takeo e Nami scesero dall'autobus e s'incamminarono insieme verso l'ingresso, salutando i loro amici e rivolgendo cenni a chi conoscevano solo di vista. Avevano percorso solo pochi passi quando accanto a loro spuntò un loro compagno, Yoshi, un ragazzo biondo e mingherlino con il brutto tic di mordicchiarsi le labbra.

« Oh » sospirò Yoshi, fissando con malcelato desiderio qualcosa alle loro spalle. « Sakura Hinote! »

Takeo e Nami si voltarono giusto in tempo per vedere Sakura Hinote scendere con grazia da una lucidissima auto di lusso. Non era difficile capire perché venisse considerata la reginetta della scuola: era alta e flessuosa, con un vitino da vespa e il décolleté più dotato che Takeo avesse mai visto, il tutto unito a due gambe da dieci a lode. Lunghi capelli rosso scuro, raccolti in una coda elegante, le ricadevano fin quasi alla vita. Ma a dare il tocco finale era il suo viso: aveva lineamenti delicati, pressoché perfetti, con un insolente nasino a punta e grandi occhi grigio chiaro, brillanti e magnetici. Una bellezza a tutto tondo.

Con un abile colpo di ciuffo, Sakura gettò indietro la vezzosa coda fiammeggiante e s'avviò verso l'ingresso con il passo sicuro e aggraziato di una ballerina, senza degnare di uno sguardo gli studenti che restavano a guardarla incantati.

« Quanto è bella » sospirò Yoshi.

« Quanto se la tira » borbottò Nami.

« Ma hai visto che bocce, Takeo? » continuò il biondino con entusiasmo.

Nami s'adombrò. « Ovvio che ce le ha grosse, non è certo diventata un membro del Club per le sue straordinarie doti intellettuali. Ma Takeo non è così stupido da farsi accecare da un bel visino e da un paio di tette, vero Takeo? »

« Eh? » Takeo s'affrettò a pulire il filo di bava che gli colava dalla bocca.

La ragazza alzò gli occhi al cielo. « Uomini » sbuffò. « Che incredibile manica di idioti. »

E si allontanò impettita.

« Ehi, Nami, aspetta! » Takeo guardò l'amica, poi Yoshi, un po' confuso. « Ma cosa le prende? »

« Ah, boh. Lo sai che le ragazze sono strane » replicò l'altro stringendosi nelle spalle.

***


Nami Kaitou non poteva certo lamentarsi della sua vita. Era una ragazza carina ed esuberante, andava bene a scuola, e i suoi genitori - benché divorziati - non le facevano mai mancare nulla, né il loro affetto, né il loro sostegno. Persino quella peste del suo fratellino, Naru, sotto sotto le voleva un bene dell'anima. E poi c'era Takeo, naturalmente: Takeo che era il suo migliore amico e confidente, la colonna portante che l'avrebbe appoggiata sempre e comunque, in ogni situazione.

Solo che, a volte, Takeo era davvero stupido. O meglio, più che stupido era cieco. E probabilmente soffriva pure di qualche squilibrio ormonale.

Nami sgattaiolò verso il bagno delle ragazze e s'affrettò a darsi una controllata. Si rincuorò nel vedere che il suo viso non portava alcun segno della notte passata. Al contrario di Takeo, che era un libro aperto, per lei era stato più facile mascherare le ombre dell'insonnia. Certo non appariva fresca come una rosa, ma se non altro non sembrava un morto vivente come qualcun altro di sua conoscenza.

Il pensiero che anche Takeo avesse fatto un sogno bizzarro la turbò, ma solo per un secondo. Dopotutto, sognare era assolutamente normale: non c'era da stupirsi se una volta ogni tanto entrambi si perdevano nei meandri della loro mente. Nami aggrottò la fronte, cercando di riafferrare i dettagli della visione, e subito in testa le balenò l'immagine di una creatura bellissima: una volpe dal vello d'oro, aureolata di luce, che le sussurrava parole di miele con voce calda e carezzevole. Poi, di colpo, le tenebre esplodevano e alle spalle della creatura si materializzava un esercito di mostri ululanti.

« Sii forte, Nami, e non temere: io sarò sempre al suo fianco » aveva mormorato la splendida creatura dorata, prima di voltarsi e dissolversi in una pioggia di luce, mentre anche il resto del sogno cominciava a evaporare.

Nami stava per uscire dal bagno quando qualcuno entrò di corsa, andandole a sbattere contro. Sgranò gli occhi: si trattava di una sua compagna di classe, una ragazza magrolina e non troppo bella che veniva spesso presa in giro per la sua goffaggine, ed era in lacrime.

« Scusa » borbottò lei, tirando su col naso.

« Scusami tu, Risa-chan. » Nami si frugò nelle tasche e trovò una scatola di fazzoletti. Ne porse uno alla ragazza. « Aspetta, lasciami indovinare... sono stati quelli del Club, vero? »

Scura in volto, Risa annuì e accettò il fazzoletto. « All'inizio è stato come al solito, si sono limitati a lanciarmi addosso palline di carta, gomme da masticare e altre schifezze... poi quella... quella strega di Aya s'è avvicinata, ha cominciato a strattonarmi per i capelli e a darmi dei pizzicotti e a ripetermi che ero orrenda, che puzzavo e che nessuno mai mi avrebbe voluta, e che papà ha lasciato la mia famiglia perché non sopportava più di avermi tra i piedi. »

« Ha detto cosa? » Nami s'infiammò per l'indignazione, poi vide che Risa sembrava sul punto di scoppiare di nuovo in lacrime e si calmò. « Ascolta, Risa, non puoi continuare a farti mettere i piedi in testa da quella cretina. Lei parla giusto per dare aria alla bocca, lo sai. Le piace dire cattiverie e vedere che effetto fanno alla gente. Tu non abbassarti al suo livello: falle vedere che non te ne frega niente, di quello che blatera, e dimostrati superiore. »

Risa represse a stento un singhiozzo.

« Stammi bene a sentire. » La voce di Nami si addolcì. « Cos'è che ha sputato, quella vipera? Dice che sei orrenda? Non è vero. Io qui davanti vedo una ragazza carina, ma che dovrebbe mettere un po' di ciccia su quelle due ossa e magari tenersi un po' di più. Dice che puzzi? Io sono accanto a te e non sento proprio niente. Anzi, per la precisione hai un profumo buonissimo: è vaniglia? »

Risa abbozzò un sorriso poco convinto e assentì.

Incoraggiata da quel piccolo successo, Nami sorrise a sua volta. « Vedi, Aya dice un mucchio di idiozie. Di persone che ti vogliono bene ce n'è tante. A proposito, cosa bolle in pentola tra te e il ragazzo del sushi bar? Vi ho visti insieme un paio di volte. E a giudicare dagli occhi da triglia che ti faceva, lui non mi sembrava della stessa opinione di Aya. »

L'altra ragazza si soffiò il naso e andò a lavarsi la faccia, ma Nami notò che le nascondeva il viso perché era arrossita.

« Grazie, Nami-chan, tu sei sempre così gentile. E non solo con me, con tutti. Mi piacerebbe tanto essere come te. » Risa la guardò con gratitudine. « Imparerò a tener testa a quei montati del Club, vedrai. »

« Non ne dubito » disse Nami. « Ma se ti rompono ancora le scatole, dimmelo subito, che gliene vado a dire quattro. »

Risa la salutò con un sorriso e si dileguò. Nami esitò ancora un attimo, tirando insulti silenziosi a quel maledetto Club che approfittava della sua notorietà per distruggere l'autostima dei più deboli, poi alzò le spalle e seguì la ragazza.

***


Sakura Hinote camminava con grazia, ancheggiando lievemente, con l'audace sicurezza di chi sa di essere al centro dell'attenzione ed è ben contento di esserci. Il suo sorriso era accattivante, i suoi occhi luminosi e vivaci. Al suo passaggio, le reazioni erano sempre le stesse: le ragazze la guardavano con ammirazione o avvampavano d'invidia, i ragazzi la fissavano a bocca aperta o si gettavano nelle loro pose più macho per cercare di impressionarla. Era abituata a fare quell'effetto e ormai non ci faceva più caso.

Sakura non aveva smesso un attimo di recitare la sua parte e a mascherarsi dietro la facciata di principessa tentatrice, ma tra sé e sé non poteva nascondere di essere esausta. Quella notte gli incubi l'avevano tormentata senza tregua: aveva dormito poco e male, s'era risvegliata così tante volte che ormai aveva perso il conto e in più di un'occasione si era ritrovata a tremare nelle coperte, madida di sudore. Le pesavano le palpebre, ma non appena le abbassava il buio si popolava di mostri dalle zanne arrossate, figure senza volto e città divorate da abbaglianti lingue di fuoco. E sangue, sangue ovunque: per terra, sulle pareti, sulle sue mani.

La parte peggiore dell'incubo, comunque, era stata quando uno strano essere incappucciato era strisciato verso di lei, con il corpo deforme che si gonfiava sotto il mantello, e aveva teso nella sua direzione un lungo dito simile a un artiglio. Insanguinato anche quello. « Tu » aveva raschiato con voce sibilante. « Tutto questo è causa tua. Tu li hai traditi. »

Sakura rabbrividì leggermente, ma si diede subito della sciocca. Era stato solo un maledetto sogno. C'erano cose molto più spaventose, nella vita... come ad esempio le orride scarpette di quella tipa laggiù! Com'è che si chiamava? Hanako? Hanabi? Un nome del genere. Santo cielo, quella benedetta ragazza non aveva un briciolo di buongusto. Quelle disgustose ciabattine erano passate di moda secoli prima. Sakura si crogiolò al pensiero dei propri abiti, sempre freschi e all'ultima moda. Le piaceva vestirsi bene, la faceva sentire ancora più bella. Aveva letto su Vogue che il colore di tendenza dell'anno sarebbe stato il viola... doveva assolutamente procurarsi qualche pezzo speciale. Sì, sarebbe andata da Abercrombie quel pomeriggio stesso. Alla Inoue, "Sakura Hinote" avrebbe dovuto essere sinonimo di "bellezza, perfezione e glamour".

Pensare al suo splendido guardaroba la rassicurò e la aiutò a scacciare le ombre dell'incubo.

« Sakura-chan! Siamo qui! »

Sakura si voltò, illuminandosi in un sorriso. Là in fondo, vicino alla porta che conduceva alla palestra, era radunato il resto del Club: il fiore all'occhiello della Inoue, i bellissimi, gli intelligentissimi e quelli che menavano più forte. Sakura si avvicinò fluttuando, e una favolosa ragazza bruna le venne incontro.

« Ciao, cara » disse, baciando l'aria intorno alle sue guance. « Ti trovo in ottima forma, come sempre. »

« Grazie, Aya, anche tu sei stupenda. »

Aya sorrise. Se Sakura fosse stata un po' più cauta, avrebbe forse notato che era un sorriso un po' tanto falso e che negli occhi scuri dell'altra balenava tutto fuorché affetto; ma era troppo impegnata a godersi i complimenti e le lodi degli amici del Club per prestarle attenzione. In realtà, alla Inoue era abbastanza risaputo che Aya era stata la bellissima della scuola, prima dell'arrivo di Sakura, e la bruna era stata tutt'altro che felice di cedere la corona a quella che ai suoi occhi era un'ochetta dai capelli rossi con il quoziente intellettivo di una pulce. Ma, come dice il proverbio, se non puoi batterli unisciti a loro, e così Aya s'era unita al codazzo di fan di Sakura, in attesa dell'occasione propizia per umiliare la rivale e riprendersi il titolo che le spettava di diritto.

« Sakura-chan, hai saputo l'ultima notizia? » chiese una graziosa ragazza bionda in tono eccitato. « Sembra che ci sia un nuovo capitano della squadra di basket. E' il nuovo arrivato, Yu Rikuza. »

« Carino? » domandò distrattamente Sakura.

« Molto » confermò l'altra.

« Allora forse dovremmo ammetterlo nel Club. Aya, ci pensi tu? »

Il muscolo della guancia di Aya ebbe un leggerissimo scarto. « Ma certo, Vostra Altezza. »

« Bene » disse Sakura, senza notare il sarcasmo nella voce della bruna. « Voglio conoscerlo entro l'ora di pranzo. Quando andremo al refettorio, lui sarà al nostro stesso tavolo. Studiamolo e cerchiamo di capire se ha abbastanza personalità per far parte del Club. »

Ma che personalità e personalità! Aya si morse il labbro per non darle un ceffone. Sakura non era che una bambolina, bellissima sì ma senza un grammo di materia grigia, e pretendeva di avere chissà quali grandi qualità, quando tutte le sue doti si concentravano nel suo seno prorompente e nelle sue natiche perfette. Se possibile, era ancora più patetica di quella stupida ragazzina, Risa, che Aya quella mattina s'era divertita a tormentare un po'. Era così divertente, vedere che effetto devastante potessero fare poche parole scelte con cura. Un vero peccato che Sakura fosse troppo scema per coglierlo.

Aya inspirò a fondo e contò fino a dieci. Quando si riprese, Sakura stava chiacchierando allegramente con due bei ragazzi della squadra di football, i quali la fissavano come se non riuscissero a credere che una creatura tanto perfetta stesse rivolgendo loro la parola. Aya strinse gli occhi.

Dio, quanto la odiava.

***


"The sands of time for me are running low... "

Hallowed be thy name, degli Iron Maiden. A Yu Rikuza piaceva la musica occidentale, soprattutto quella più carica ed energica. Il rock, l'hard rock, le mille sfumature di metal... tutto andava bene, purché fosse abbastanza dinamico da sfiorargli l'anima.

Yu era sempre stato quello che in gergo viene definito un "ragazzo difficile". Era un tipo scuro e taciturno, sempre chiuso in se stesso, che non parlava se non quando sentiva il bisogno di farlo. Non aveva amici, e nemmeno voleva averne. Non capiva come potesse la gente essere così masochista da circondarsi di amici cinguettanti, pronti a gettarsi ai tuoi piedi finché eri fortunato e popolare, e altrettanto pronti a sparire nel nulla non appena ti trovavi nei guai. Che senso aveva?

Checché se ne dicesse, per Yu esisteva una sola, grande verità: le persone sono cattive di natura. Le persone godevano, quando vedevano gli altri in difficoltà. Com'è che si diceva, "mal comune mezzo gaudio"? Ma, logicamente parlando, perché mai Yu avrebbe dovuto essere contento, se anche dei suoi ipotetici amici avessero avuto un problema?

Yu preferiva tagliare la testa al toro: nessun amico, nessuna tradimento, nessuna amarezza. Dopo quello che era accaduto a suo fratello, Yu non voleva legarsi più a nessuno. Gli amori si spegnevano, le amicizie evaporavano, e alla fine non ti restava nulla se non il rimpianto di aver consegnato il tuo cuore a qualcuno che non lo meritava.

Nemmeno alla sua vecchia scuola Yu era stato esattamente un mago della socievolezza, e non pensava che ora che si era trasferito le cose sarebbero cambiate. I suoi compagni lo rispettavano perché era bravo nello sport, ma per il resto del tempo lo consideravano poco più che un vestito vuoto. La sua espressione distaccata non ispirava alcuna simpatia; anzi, a parecchi ragazzi dava l'impressione di essere freddo e altezzoso, un blocco di ghiaccio scolpito a forma di essere umano. Stranamente, per qualche oscuro motivo che ancora non riusciva a spiegarsi, le ragazze lo adoravano: la sua algida bellezza le affascinava, i suoi modi schivi le incuriosivano. Yu non si lasciava abbindolare facilmente, ma un paio di volte anche lui aveva ceduto: tuttavia, quello che ricercava nelle ragazze era il puro contatto fisico, perché in cuor suo sapeva che anche loro lo volevano per la stessa ragione. Quello che piaceva, di Yu, erano i lucenti capelli argentei, il bel viso affilato, il torace scolpito dall'esercizio: nessuno si era mai interessato al suo carattere, a cosa si nascondeva dietro la statua di ghiaccio. E a lui, francamente, andava benissimo così.

Quello che lo impensieriva, in quel momento, era il sogno della notte precedente. A dire la verità non lo ricordava molto bene, solo pochi lampi confusi, ma gli aveva lasciato addosso un profondo senso di inquietudine. Era sicuro che ci fosse sangue, parecchio sangue... e un'immensa sagoma che correva verso di lui, illuminata dai fulmini che squarciavano il cielo nero come la pece.

"Is it really the end, not some crazy dreeeam?"

Mentre Yu stava camminando nel corridoio verso la sua classe, di punto in bianco una ragazza gli si parò davanti e gli tolse le cuffie.

« Ehi, ciao » miagolò, sorridendogli con intenzione. « Io mi chiama Aya, e tu? »

« Yu » tagliò corto lui, prima di aggirarla e proseguire oltre. Ma lei gli si attaccò come una patella allo scoglio, camminandogli accanto e snocciolando parole a tutto spiano.

« Ho sentito parlare tanto di te, Yu, diamine, in giro non si chiacchiera d'altro che del tenebroso nuovo arrivato della Inoue! Ho saputo che a quanto pare sei la nuova stella nascente del basket e anche un gran cervellone. E... indovina un po'? Ho una bella sorpresa per te! Forse non lo sai, ma qui alla Inoue abbiamo un gruppo di persone speciali, il cosiddetto Club: siamo una elite che raccoglie gli studenti più popolari della scuola, abbiamo un regolamento tutto nostro e mi stavo chiedendo se... »

« No. »

Aya sbatté le palpebre, un po' perplessa. « Prego? »

« Ho detto di no » scandì Yu con una nota di durezza. « Non m'interessa di entrare a far parte di quel tuo gruppetto di sfigati. »

Sfigati! Come... come osa?! « Ma... » Aya rimase per un attimo basita, poi affilò gli artigli e partì di nuovo alla carica. « Tu non puoi rifiutare! Voglio dire, noi siamo i ragazzi più amati e invidiati della Inoue, siamo i migliori! Essere invitati nel Club è un onore! »

« Senti, perché non mi fai l'onore di sparire? Ho già detto che non me ne importa niente. »

La ragazza cambiò tattica. Gli si avvinghiò languidamente al braccio e gli sorrise con fare seduttore.

« Hai ragione, ho sbagliato » disse in tono melenso. « Mi dispiace di essere stata così brusca. Perché non ricominciamo da zero, tu e io? »

« Non mi pare che ci siamo mai andati, oltre lo zero » borbottò lui, cercando di scollarsela di dosso.

« Chissà, forse potremmo diventare amici. Sono sicura che abbiamo tante cose in comune! Ti ho già detto che adoro il basket? »

Yu fu salvato dallo squillo stridente della campanella. Aya gli si staccò dal braccio con aria delusa.

« Ti terrò un posto accanto a me a mensa » promise.

« Non disturbarti » disse Yu di malumore, arrotolando le cuffie e infilandosele in una tasca.


______________________

Onestamente, Sakura è così zuccherosa che mi fa venire il diabete solo a muoverla. Una ragazza tutta moda&trucchi, ossessionata dall'apparire perfetta... no, direi che non è proprio da me XD però non ho mai creato un personaggio del genere e l'idea mi stuzzicava :) che dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Bacio,
- Black
  
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