Anche quella volta non
potei fare a meno di andare da Bella, un‘ ulteriore conferma della mia pazza e
incosciente condotta. Parcheggiai la macchina davanti a casa Cullen e vi
entrai. Una visione agghiacciante, terribilmente agghiacciante, che mi fece desiderare
di non essere mai nato solo per non vederla soffrire in quel modo. Ma nei suoi
occhi non c’era sofferenza… c’era solo morte, la vedevo riflessa nei suoi
occhi, era di fronte a lei in quel momento e si stava preparando per portarla
via dalle nostre vite, per sempre. Tutti intorno la trascinarono al piano di
sopra in agonia. Questo era il vero inferno, mi sentivo bruciare, soffocare,
morire. La stavo guardando morire e non potevo fare nulla. In quel momento
tante parole sensate uscirono dalle bocche dei vampiri centenari della stanza,
ma che non mi furono rese comprensibili per via dell’incredibile afflusso di
paura, che mi faceva battere il cuore e scoppiare il cervello. Sangue, sangue
dappertutto, su di lei, su di me, che cercavo invano di aiutarla. Quella cosa
stava uscendo dalla sua pancia e la stava uccidendo . Oh no, Dio non poteva
farla morire, e tutto l’amore, tutto l’amore che l’aveva portata fin qui dove
sarebbe andato a finire? Bella doveva vivere, Edward prese un siringa di un
materiale trasparente al cui interno vi era un liquido, il suo ago toccò il
cuore di Bella, portandoci all’interno il suo veleno. Veleno. Era finita, era
finita davvero. Mi girai verso il muro, osservando le mie mani sporche di
sangue, sangue versato per quel figlio che non sarebbe mai nato, se in questo
mondo le cose fossero normali come sembrano. La fine, la fine. Era già
arrivata, dovevo andarmene oppure potevo continuare la mia lotta e cominciare
una vendetta. Scesi le scale e la bionda aveva in braccio il mostro, ci giocherellava
come se fosse un bambino vero, volevo ucciderlo, quello che l’aveva ammazzata,
quello che non meritava di vivere. Ma nei miei pensieri tornò la Bella di
sempre, carina e sorridente e la Bella che avevo visto prima di andare a
Seattle, desiderosa di avere quel figlio. Non sapevo se sarebbe sopravissuta
alla trasformazione, ma il mio cuore mi diceva una cosa, di lasciarla
andare dovunque fosse la sua destinazione, e con lei tutti quelli che le
appartenevano. Mi diressi verso la porta, che sporcai con il suo sangue di cui
ancora si sentiva il nauseante odore . La richiusi, camminai veloce e
guardai indietro. "Addio, Bella" pensavo. Ma non te l’ho mai detto davvero. "Addio, speranza" . Non
sarei più ritornato in quel posto, in quella casa, in quella foresta. Sentivo i
brividi su tutto il corpo e le lacrime, che senza il movimento degli occhi mi
rigavano il viso. Andai a casa mia, anche se sapevo che non mi sarei sentito a
mio agio neanche lì, non mi sentivo più a mio agio nel mondo, in questo mondo.
Quando entrai in casa mio padre era sulla sua sedia rotelle, addormentato,
presi una coperta e lo coprii bene, si sentiva ancora l’aria della pioggia. Mi
stesi sul mio letto a pensare. Dovevo rifarmi una vita, dovevo vivere una vita
normale. Anche se nel mio sangue c’era quel gene che mi portava a trasformarmi,
potevo essere come qualunque altro ragazzo. Ormai avevo raggiunto il mio
massimo controllo e potevo allontanarmi dal branco. Ma come avrei potuto
raccontare la mia decisione ai ragazzi? E a mio padre? Mi comportai da codardo,
lo so, ma era l’unico modo, l’unico modo per ricominciare. Presi un foglio di
carta dalla stanza di mia sorella, sulla sua scrivania c’era ancora tutto il
suo materiale per la scuola. Presi una penna nera e scrissi :
"Devo andarmene, mi
dispiace, da oggi in poi non farò più parte del branco, non rintracciatemi al
cellulare. Seth, prenditi cura di Billy, non ha nessuno, lo sai. Leah, per
favore non arrabbiarti, hai sempre conosciuto i miei pensieri e sai cosa sto
provando, voglio solo cercare di stare bene e di vivere una vita normale. Papà,
scusami, starò a Seattle da zia Josie, dirà di sì, sai che dice sempre di sì.
Puoi venirmi a trovare quando vuoi, i ragazzi ti daranno una mano. Lasciate
fuori i Cullen .
Vi voglio bene .
Jacob"