It's all right. 

John trema, soffre di ansia prepalcoscenico. 
Non l'ha mai detto a nessuno, ma tutti lo sanno. Si vede dal suo viso pallido, gli occhi socchiusi e il labbro inferiore tremante, così come le mani. 
Sta male, sta così male che è convinto che potrebbe alzasi, andare via e mandare all'aria tutti gli sforzi del manager e dei suoi compagni. 
John degluitisce a vuoto, non manca molto all'inizio dell'esibizione, può già sentira la folla urlante incitare l'entrata dei loro beniamini inglesi. 
China il viso e guarda a terra, sente un conato di vomito salire lentamente per la gola, ma lo manda giù non appena vede un'ombra avvicinarsi a lui.
Una mano si poggia tra i capelli di John, scompigliandoglieli con dolcezza e scherno allo stesso tempo.
John sa di chi è quella mano. Versa subito la testa all'indietro, appoggiandosi completamente allo schienale della sedia e fissa con i suoi piccoli occhi semichiusi la figura di quello che è il suo migliore amico, o forse, qualcosa di più. 
-Johnny Boy- Si sente chiamare e quel nomignolo e la voce tanto amata, lo fanno subito sorridere appena. 
'E' così perfetto.' Pensa John, mentre le sue mani ancora tremano e una gocciolina di sudore cola lungo la sua tempia. 
Non fa in tempo a replicare, che subito sente le labbra tanto bramate poggiarsi sulla propria fronte. Il cuore batte all'impazzata, come ogni volta si trova vicino a lui.
Allunga le mani e le poggia sulle sue guance, spingendosi leggermente in avanti con il viso, facendo combaciare le bocche in un piccolo e casto bacio, senza farsi notare da nessuno, tutti troppo impegnati per accorgersi dei due giovani musicisti che si scambiavano effusioni amorose. 
-Va tutto bene- Si sente sussurrare tra una carezza e l'altra e, improvvisamente, John sta bene. Sente il cuore tornare a battere regolarmente e le mani, occupate a giocare con i capelli scuri dell'amante, non tremano più.
John si stacca e si alza subito, non appena vede tutti apprestarsi a mandare il quartetto sul palco, prende la chitarra e se l'appende al collo, guardandolo nuovamente avvicinarsi a lui.
Le sue mani si appoggiano sul petto, andando poi a sistemargli il nodo della cravatta, seguito da un 'Non imparerai mai, Lennonì, sussurrato con un tono così amabile, che John lo avrebbe stretto lì, davanti a tutti. 
E' ora di uscire e John, ora, non ha paura.
Avanza verso il palco, piazzandosi davanti al microfono. Il bacino spinto in avanti, le gambe divaricate e chitarra al petto. La bocca, estremamente vicina al microfondo, si distende in un sorriso, simile a un ghigno. Poi volta il viso verso l'amato, gli fa l'occhiolino e si rivolta verso il pubblico, ormai impazzito.
Va tutto bene. 

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BLOCCO DELLO SCRITTORE, DEVI MORIRE.

Salve salvino.
Come avrete notato pubblico ad ogni morte di papa, ma oki. 
Questa piccola e insulsa shot l'ho scritta alle dieci di sera, mentre ero su un traghetto, dopo aver letto che John, prima di salire sul palco, aveva giramenti di testa, vomito ed altre cose brutte. 
Perché io vedo McLennon dappertutto, PERCHE'.
In realtà dovrei tipo scrivere un'au, ma la voglia mi manca, è McLennon anche quella. 
Scrivo solo su loro due, ormai VABBUO', ho parlato abbastanza.
Adieu. 

Peace, Lemons. 

ps. recensire non fa mai male.