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Autore: Sara_94    31/08/2012    1 recensioni
Il sangue sta lentamente risucchiando dietro di sé il bianco del marmo. L’odore speziato e dolce mi arriva fino alle narici e non riesco più a trattenermi, mi lancio verso la porta in modo da bloccare la strada ad un uomo che sta tentando di scappare. Mi avvento su di lui, mordendolo sul braccio. Il sangue caldo mi scende giù nella gola velocemente. So che nel giro di pochi minuti sarà morto. L’istinto della caccia si risveglia con forza dentro di me e mentre lascio cadere a terra il cadavere dell’uomo a cui ho appena strappato la vita, sono già pronto a balzare addosso alla ragazza che si trova a circa cinque metri da me.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Trascino la ragazza per i corridoi del palazzo. Non oppone resistenza e si lascia trasportare con facilità. Non so se la mia stretta che le serra il polso le faccia male, non mi interessa. Continuo a camminare, non provo neanche a respirare, so che se lo facessi rischierei di attaccarla. Ho dovuto sopportare la fame per due settimane, senza poi poterla placare quando ne ho avuto la possibilità. Stringo i denti e la strattono, aumentando il passo.

Lei non si lamenta, aumenta l’andatura e continua a seguirmi.

-Come ti chiami?-chiede all’improvviso, cogliendomi di sorpresa.
-Alec,-rispondo perplesso. E’ la prima volta che mi metto a chiacchierare con un’umana E’ strano e allo stesso tempo interessante.
-Sei un vampiro?-domanda ancora, continuando con il suo interrogatorio.
-Che perspicace,-esclamo.-L’hai capito mentre affondavo i denti?
Non risponde e per un po' rimane in silenzio. Per fortuna. Non avrei più aria per rispondergli e respirare equivarrebbe ad ucciderla.

Arriviamo davanti ad una porta di legno in stile medievale. Nel palazzo non sono state apportate molte modifiche da quando i Volturi ci abitano. Apro la porta e la faccio entrare. L’arredamento non è dei migliore. C’è un cassettone accostato al muro in legno massello, un pianoforte vicino alla finestra, un divano sull’altra parte del muro rispetto al cassettone e qualche libro appoggiato sullo sgabello lì affianco.
-E’ la tua stanza?-domanda facendo qualche passo avanti.
Annuisco e mi dirigo verso il cassettone tirando fuori una delle maglie che solitamente uso per mischiarmi con gli umani. E’ nera, semplice, con lo scollo a V.
Gliela consegno e esco velocemente dalla stanza.

Jane è lì fuori che mi aspetta. -Avresti dovuto mangiarla finché eri in tempo.
Sospiro:-Lo so.
Mi affretto lungo il corridoio con Jane che mi segue svolazzandomi intorno.  

-Aro non sarà contento di sapere che sei andato a prendere delle sacche dalla sua scorta personale.

-E’ un emergenza,-spiego.-La prossima volta mi permetterà di finire di mangiare, altrimenti dovrà rammaricarsi di aver perso il suo prezioso talento.

-Appunto di questo volevo parlare,-dice fissandomi con i suoi brillanti occhi rossi.-Cosa sa fare?

-Non ne sono sicuro. Dopo che l’ho morsa sentivo i suoi pensieri rimbombarmi in testa,-le spiego, aprendo la porta che ci ritroviamo davanti alla fine del corridoio. E’ pesante e di metallo. L’aria ghiaccia ci investe ed entriamo nella cella frigorifera. Prendo le prime sacche di sangue che mi capitano a tiro e richiudo la cella alle mie spalle.

-Aro ti ha dato il compito di proteggerla finché non diventerà un vampiro?-domanda.

-A quanto pare...,-mormoro digrignando i denti.

Quando torno in camera, sto finalmente bene. La fame è scomparsa e la mia pelle ha leggermente preso calore. Apro la porta. La ragazza è raggomitolata sul divano con la sua vecchia maglietta macchiata di sangue premuta sul collo.

Sbuffo irritato e mi avvicino. Lei non mi toglie gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
Mi siedo accanto a lei, prendendole la maglietta di mano e tamponandole la ferita. E’ uno squarcio profondo e irregolare, il sangue è rappreso ai bordi del morso; non posso dire lo stesso del centro della ferita, dove il sangue continua ad uscire, se pur lievemente.
-M... Mi dispiace,-dico velocemente distogliendo lo sguardo dal divano e puntandolo verso la finestra, oscurata dalle pesanti tende.
-Grazie,-mormora piegando la testa. Le tampono con più facilità il collo, poi appallottolo la maglia e la butto in un angolo.

-Perché mi ringrazi?-le chiedo; dopotutto sono stato io a morderla e a cercare di ucciderla.

-Non lo so... ti sei fermato. Non mi hai ucciso.

La guardo, ha il viso rilassato e per niente impaurito, e in quel momento so che le sue parole sono vere. Mi è riconoscente perché le ho salvato la vita. Non sono stato io, però. E’ stata lei stessa a salvarsi, se non mi avesse parlato nella mente, dubito che mi sarei fermato. Ma lei a quanto pare non lo sa. Non si rende conto di quello che ha fatto.
    
-Sei stata tu a fermarmi,-le dico.

-Cosa?
Cerco di spiegarle delle facoltà supplementari, anche se so che non mi crederà: -Alcuni di voi possiedono delle facoltà speciali visibili già così, mentre in altri queste facoltà spuntano fuori dopo.
    
    -Dopo cosa?
    
    -Dopo la trasformazione,-le dico semplicemente. Capisce subito cosa vogliono dire le mie parole e questo sembra spaventarla, tira su le gambe, poggiando i piedi nudi sul cuscino del divano, e le circonda con le braccia. -Non voglio,-sussurra lievemente, esattamente come una bambina impaurita. Se fossi umano potrei capire la sua paura. Ma non lo sono e questo non mi sembra il peggio che le possa accadere. -Sempre meglio che morire,-dico con una leggera scrollatina delle spalle.
    
    -No!-grida, prendendomi completamente impreparato.-Pensavo che mi avreste lasciata andare via. Non voglio essere trasformata in un mostro. Voglio andare a casa.
    
    -Non credo che succederà.
    
Lei mi guarda, gli occhi ridotte a due fessure, la mascella irrigidita dalla rabbia. Ne avevo incontrati di umani pazzi, ma lei batteva chiunque. Mi alzo e usco dalla stanza. Per quanto mi riguardava avrebbe potuto piangere e supplicarmi, io però non avrei fatto niente se non tenerla al sicuro, finché Aro non avesse deciso di trasformarla.
   
  
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