L’idea per questa fiction mi è, curiosamente, venuta, leggendo una discussione sul forum (A proposito di Brothers). Quando Istrid ha proposto l’immagine dei bambini che giocavano sul prato domandando (retoricamente) se fosse staccarla da un’idea di purezza, mi è venuto in mente di scrivere questo. Stile sperimentale, come al solito. Commentate, please ^_^
Il sole brillava nel cielo. Il prato era verde. Tante
margherite sbocciavano qua e là fra i fili d’erba. Un albero rigoglioso e nel
pieno della fioritura proiettava la sua ombra rinfrescante sulla terra e
forniva un riparo dal caldo intenso, ma tuttavia non esagerato di quella
giornata di fine primavera.
Un’allegra compagnia di bambini correva nei pressi
dell’albero. Sembravano divertirsi molto con i loro giochi. Si rincorrevano
lanciando grida scherzose. Fra un po’ giungerà la sera, se ne andranno, con larghissimi
sorrisi stampati sulla faccia.
Il sole brillava insistentemente
nel cielo. Il prato era forse
troppo verde. Tante margherite sbocciavano geometricamente disposte qua e là, tra i
fili d’erba tutti uguali. Un
albero stranamente rigoglioso e da molto tempo nel pieno della fioritura,
proiettava la sua squadrata ombra
rinfrescante sulla terra nascosta dal prato
e forniva un illusorio riparo dal
caldo notevolmente intenso, ma
tuttavia non esagerato per il clima torrido di
quella giornata di fine primavera. Un’apparentemente
allegra compagnia di bambini correva nei pressi dell’albero. Non sembravano però divertirsi molto con i loro giochi. Si rincorrevano
lanciando grida poco scherzose.
Fra un po’ giungerà la sera, se ne andranno, con larghissimi e inquietanti sorrisi stampati sulla
faccia.
Il sole brillava insistentemente nel cielo scarlatto. Il prato era forse troppo verde
per essere vero. Tante margherite
di plastica sbocciavano
geometricamente disposte qua e là, tra i fili d’erba sintetica, tutti uguali. Un albero nero, stranamente rigoglioso e da molto
tempo, forse da sempre, nel pieno
della fioritura, proiettava la sua squadrata ombra fintamente rinfrescante sulla terra riarsa, nascosta dal prato, che la soffocava, e forniva un illusorio
riparo dal caldo notevolmente intenso, insopportabile
ai più, ma tuttavia non esagerato per quelli che subivano da sempre il clima torrido di quella interminabile giornata di fine primavera.
Un’apparentemente allegra compagnia di smagriti
bambini correva senza tregua nei
pressi dell’albero incombente.
Non sembravano però divertirsi molto con i loro angoscianti giochi. Si rincorrevano selvaggiamente lanciando grida poco
scherzose, che suonavano come imprecazioni.
Fra un po’, se mai giungerà la
sera, se ne andranno, con larghissimi e
inquietanti sorrisi stampati sulla faccia che avevano un tempo.
Il sole brillava insistentemente nel cielo scarlatto e saturo di esalazioni tossiche. Il prato
era viscoso e puzzolente, nonché forse
troppo verde per essere vero. Tante squallide
margherite di plastica dura sbocciavano,
geometricamente disposte qua e là, tra i fili d’erba sintetica, tutti uguali, che si stendevano fino al ciglio del burrone.
Un albero nero, stranamente rigoglioso e da molto tempo, forse da sempre, nel
pieno della fioritura, proiettava la sua squadrata ombra fintamente
rinfrescante sulla terra riarsa, nascosta dal prato, che la soffocava. Come a Tantalo un albero dava l’illusoria speranza di
poter soddisfare la sua fame, anche questo forniva agli sventurati prigionieri un illusorio
riparo dal caldo (che dire notevolmente
intenso sarebbe ironico),
insopportabile ai più, ma tuttavia non sufficientemente
esagerato da essere causa
dell’agognata morte per quelli che,
reclusi in quel limbo senza tempo, subivano da sempre il clima
torrido di quella interminabile giornata di fine primavera. Infatti una solo apparentemente allegra compagnia di anime di smagriti bambini correva senza
tregua nei pressi dell’albero incombente, tentando
di lanciarsi nella voragine che circondava quel pezzo di terreno, venendo però
ogni volta ricacciati indietro dai possenti rami dell’albero. Guarda caso, non sembravano però
divertirsi molto con i loro angoscianti giochi. Si rincorrevano selvaggiamente
lanciando grida disperate, assai poco
scherzose, che suonavano come imprecazioni cariche
di dolore. Fra un po’ di ere,
se mai giungerà la sera eterna,
se ne andranno verso l’oblio finale,
con larghissimi e inquietanti sorrisi stampati sulla faccia che avevano un
tempo, disfacendosi durante la lunga caduta.