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Autore: WtFerdie    31/08/2012    1 recensioni
La storia, ambientata a Berkeley agli inizi degli anni '90, parla di Janet Sullivan, una ragazza di 17 anni, e i suoi tre migliori amici: Billie, Samantha e Michael.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alle nove andammo nel laboratorio di chimica dove il prof. ci divise in coppie e, dato che eravamo dispari, io finii con Billie e, purtroppo, Melissa.
“Queste sono le disposizioni per il prossimo esperimento e…” Guardò verso il nostro tavolo “…che nessuno si lamenti delle mie decisioni!” Andò a sedersi alla cattedra.
 
“Jen, hai trovato la persona che ti ha scritto il biglietto?”
“No, ma perché ti interessa tanto?? Non è che sai qualcosa?”
“Ti ho già detto di no!”
“Bhè, Melissa, visto che ti interessa tanto renditi utile.”
Tirai fuori il biglietto dalla tasca dello zaino e lo appoggiai sul tavolo. Si sentì un rumore di vetro che si rompeva e mi girai verso Billie. Era chinato sul pavimento e cercava di mettere insieme tutti i pezzi della provetta che gli era caduta dalle mani.
“Merda! Sta fottuta provetta, sono davvero coglione!”
“Billie, calmati! È solo una provetta, adesso ne prendiamo un’altra.”
Presi i pezzetti di vetro e li gettai nel cestino.
“Bella mossa, mani di pastafrolla.”
“Oh, stai zitta Melissa! Non vedi che stai rovesciando tutto sul tavolo!?”
 
Il prof ci disse che avremmo dovuto finire il lavoro a casa e consegnare la relazione il venerdì successivo. Prima che uscissi dal laboratorio Billie mi fermò.
“S-Sam, il biglietto...vuoi che lo butti?”
“Ehm, no dammi. Ma Billo, che hai? È ancora per la storia della provetta? Dai, mica ti uccide nessuno!” Gli misi una mano sulla spalla.
“Non è per q-quello...”
“E per cosa, allora?” Ero sempre più perplessa.
“Ecco...n-niente, devo andare!” Raccolse lo zaino e corse in classe. Ci rimasi malissimo.

In quel momento uscì Samantha
“Sam, ferma. Che ha Billie?”
“Boh, chiediglielo.”
“Gliel’ho chiesto, ma è corso via.”
“Strano...magari prova a chiederglielo più tardi. Mi accompagni a prendere un libro che ho lasciato in classe?”
Annuii e ci dirigemmo verso l’aula.

“ Billo, eccoti. Allora ci vediamo oggi pomeriggio a casa tua?”
“Come? Cosa? P-perchè?”
“Io, Melissa, esperimento, casa  tua...ricordi?”
“Ah, sì. Venite quando volete.”
“Va bene se dopo scuola vengo diretta mente a casa tua?”
“D-devi proprio?”
“Cosa vuole dire ‘devi proprio’??  Se ti do tanto fastidio me ne sto a casa.” Mi diressi verso la porta.
“Jen, aspetta!” Mi voltai “Vieni.”
 
Prese un piatto dalla credenza, ma gli cadde a terra. Si tagliò mentre raccoglieva i frammenti di ceramica.
“Billo, oggi sei un disastro! Fammi vedere.”
Aveva un taglio lungo il palmo della mano sinistra. Gli disinfettai la ferita e gliela bendai.
“Chiamo Melissa e le dico di non venire.”
“Allora vai a casa anche tu. Io me ne andrò a letto, così non combino altro.”
Si diresse verso le scale, lo presi per un braccio e lo fermai.
“Billie, tu non me la racconti giusta!”
“Tranquilla, poi passa.”
“Almeno dimmi che hai.”
“Niente, non ti devi preoccupare. È solo la giornata.”
Era chiaramente una scusa! Avrei voluto sapere che gli passava per la mente, ma feci finta di credergli, quindi tornai a casa. 
  
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