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Autore: WtFerdie    31/08/2012    1 recensioni
La storia, ambientata a Berkeley agli inizi degli anni '90, parla di Janet Sullivan, una ragazza di 17 anni, e i suoi tre migliori amici: Billie, Samantha e Michael.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era ancora presto, dalle tende della finestra filtrava la luce fioca dell’alba. Nonostante i tentativi non riuscii ad addormentarmi. Mike era dall’altra parte della stanza, stava ancora dormendo nel letto. Spostai lo sguardo sulla sveglia: cinque e un quarto. La fissai finché il display non segnò le sei, quindi alzai gli occhi verso il soffitto. C’era una macchia d’inchiostro a forma di quarto di luna proprio sulla mia testa, l’avevamo fatta io e Billie quando avevamo dieci anni. Piano piano mi riaddormentai.
 
Alle sette suonò la sveglia. Io e Mike, prima di entrare a scuola, andammo da Billie per controllare che stesse bene. Lungo il tragitto ne approfittai per parlare con Mike.
“Sai che ha ultimamente Billie?”
“Billie!? Perché, che ha? A me sembra normale.”
“Smettila di fare il finto tonto. Ne sai qualcosa?”
“È vero che io non ne so niente, infatti ieri gliel’ho chiesto.”
“E che ha detto?”
“Non ho capito molto. Quando siete arrivate voi non ha voluto finire di spiegarmelo.”
Ero sempre più preoccupata. In tutti questi anni non avevo mai visto Billie comportarsi in quel modo.
 
Quando arrivammo stava scendendo le scale esterne, che dalla sua camera portavano al giardino dell’entrata.
“Ciao, Billie. Tutto bene con” Si girò verso di noi e inciampò nell’ultimo gradino.
Finì tra i cespugli e, nel tentativo di rialzarsi, si aggrappò al rubinetto dell’impianto d’irrigazione, facendolo partire. Aveva le foglie impigliate tra i capelli ed era completamente bagnato. Io e Mike, anche se mal volentieri, non riuscimmo a trattenere le risate e Billie salì di corsa le scale, inciampando ogni tanti nei gradini bagnati. Chiudemmo l’impianto e lo aspettammo in giardino.
“Jen, o capiamo cosa gli sta succedendo o qua, prima o poi, da fuoco alla casa!”
“Esagerato! Bhè forse non hai tutti i torti... ”
 
Mi sedetti su uno dei gradini asciutti, appoggiai i gomiti sulle ginocchia e misi la testa tra le mani. In quel momento comparve Melissa.
“Jenna, il tuo ragazzo non hai mai pensato di lasciar perdere la musica per darsi alla carriera di clown?” Si mise a ridere.
“Melissa, l’ultima volta ti ho avvisata. Adesso sei morta.”
Prima che potessi muovermi, Mike mi prese per un braccio e mi trascinò in camera di Billie.
“Mike, perché? Non potevi lasciarmi?”
“No. Non andare nei casini proprio ora.” Lo guardai seccata.
 
“Ragazzi, che ci fate qui?” Billie uscì dal bagno in jeans con ancora i capelli bagnati.
“Finalmente sei uscito!” Mike si diresse verso la porta.
“Jen, me la passi?” Indicò la maglietta sul letto dove ero seduta e gliela passai.
“Prima di mettertela aspetta, hai ancora delle foglie.” Gliele tolsi. “Fatto.”
“Grazie.”


“Avanti, Billo! È quasi mezzogiorno, sono quattro ore che non apri bocca.”
Era solito parlare in continuazione, non a caso veniva chiamato ‘Nano-chiacchierone’
“Non ho niente da dire.”
“Cosa c’è che non va?”
“Niente.” Si voltò dall’altra parte.
“Cazzo, Billie! Dimmi che hai! Mi stai facendo preoccupare.”
Si alzò, chiese al prof. se poteva andare in bagno e uscì dalla classe. Feci segno a Mike di raggiungerlo. Annuì.
“Scusi, prof., posso andare in bagno? Non mi sento bene.”
Il prof. di arte era un allocco e si bevve la scusa.
 
Dopo circa venti minuti tornò Mike.
“Billie si è sentito male ed è venuta sua madre a prenderlo.”
“Ok, adesso vai a sederti.”
Lo guardai nella speranza che avesse saputo qualcosa, ma si limitò ad alzare le spalle. Preparai lo zaino mio e di Billie.
 
Eravamo davanti casa di Billie. Mike bussò, ci aprì Claire, la madre, e ci fece entrare. Prese lo zaino e si diresse al piano superiore. Dopo un po’ si sentì Billie.
Cazzo, mamma! Perché hai detto che ero in casa? Non mi ascolti mai quando ti parlo!
Ci guardammo perplessi. Non si era mai comportato così! Claire tornò in sala.
“Non so che gli prende ultimamente...provate a parlarci voi.”
Aprì la porta, uscì e la richiuse sbattendola. Salimmo.
“Jen, aspetta ad entrare. Ci parlo prima io, ti dispiace?”
“No, vai tranquillo.” “Sì, Mike. Mi dispiace!”
 
Aspettai appoggiata alla ringhiera. Passarono solo pochi minuti, ma a me sembrarono ore. Uscirono entrambi dalla stanza.
“Billie, come stai?”
“Meglio di prima...”
“Meno male. Domani pensi di venire a quella sottospecie di gita scolastica?”
Posò prima lo sguardo su Mike, come se volesse avere il suo consenso, poi di nuovo verso di me e annuì.
“Ricordati che ti veniamo a prendere verso le sei.”  Accennò un sorriso.
“Sì, adesso me ne vado a letto che sono stanco.”
Si richiuse in camera. Io e Mike tornammo a casa.
 
  
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