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Autore: Kikyo91    01/09/2012    1 recensioni
Fanfic scritta MOLTI anni fa'. Possono esserci errori, perdonatemi ma ero MOLTO inesperta XD
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contrare una persona dopo tanto tempo. Scoprire che è cambiata più di quanto ci si immagina e cercare di rimediare agli errori del passato.
YooChun, il passato.
JaeJoong, il presente.
Un triangolo amoroso che darà vita ad unastoria tenera e triste. Una storia d'amore in bilico tra passato e presente
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- proprio non immagini come sto adesso?! -


So bene come ti puoi sentire.
So che ti ho deluso.
So che ti ho fatto soffrire.
Lo so.



- ci sarà qualcosa che vuoi dire in tua discolpa!! -


No YunHo.
Non ho nulla da dire.
Non posso fare altro che accusare me stesso.
Me e il mio lavoro che mi ha spinto sino a questo punto.



- PERCHÈ DAI TUTTA LA COLPA A ME?! ANCHE TU MI HAI MENTITO!! -


Quando ho urlato quelle parole, ti ho odiato.
Ti ho profondamente odiato.
Tu eri in piedi di fronte a me.
E non capivi, non volevi capire.
Anche tu mi hai tradito!



– SO BENE DI AVER SBAGLIATO! EPPURE…eppure… -


Eppure cosa amore mio?
Cosa volevi dirmi?
La verità è che anche tu mi hai deluso.
Quanto pensavi di aspettare prima di dirmelo?
Per quanto tempo ancora pensavi di continuare in questo modo?
Forse credevi che io non l’avrei mai scoperto?



- ..ogni volta che mi stringevi a te…ogni volta che mi guardavi…pensavi a tutte le tue divertenti seratine dico bene?! -


Tu non sapevi che ero io.
Non potevi immaginarlo.
E nemmeno io.
Tutte quelle volte che mi hai toccato spudoratamente,
tutte quelle volte che sei entrato in me con violenza,
tutte quelle volte che mi usavi sono rimaste impresse nel mio corpo



– vai pure a fare la puttanella in qualche locale, basta che non ti fai più vedere qui!! -


Come puoi dirmi questo?
Come puoi farmi questo anche se ti amo?
Perché io ti amo!
E credevo che tu lo sapessi!
Quegli anelli dovevano esserne la prova!
Invece è stata tutta un’illusione…



- ecco la tua ricompensa per le “divertenti seratine” che mi hai fatto passare in tua compagnia!


Aspetta ti prego!
Io ti amo!
Ti amo troppo per poterti lasciare!
Non voglio rimanere nuovamente solo…
Voglio poterti stringere fra le mie braccia.
Ogni problema ha la sua soluzione.
E insieme possiamo farcela!
Perché hai quello sguardo così crudele?
Vuoi davvero dirmi addio?
Ehi aspetta!
Dove stai andando…?!



- …st…stai tranquillo.. ci.. ci sono io adesso… -


Tu…chi?
Chi sei per prendere il posto di YunHo?
Io lo amo…non potrei mai tradirlo…
Sei tu YunHo?
Sei davvero il mio dolce YunHo?
Sento il calore di due braccia forti…
Sento il profumo della pelle di qualcuno…
Sento le mie labbra assaporare quelle di qualcuno.

Ma quel qualcuno non sei tu.
Lo sento.







Quel turbinio di pensieri così nitidi ma allo stesso tempo così offuscati dal dolore che sentiva, anche dormendo, attanagliargli il petto, fece svegliare JaeJoong quasi di soprassalto.
Aprì violentemente gli occhi.
Essi cercarono di focalizzare le forme e i colori di quella stanza.
…che stanza era?
Quella non era la sua camera.
Era la stanza di qualcun altro.
YunHo?

No…era impossibile.. la sua camera non era di quella forma…
Avevano litigato da poco.. non poteva trovarsi a casa sua…ma allora dov’era?
Si passò una mano sugli occhi ancora socchiusi.
Una calda coperta copriva il suo corpo. In un primo momento tutto sembrò normale.
Ben presto però, si accorse che quella era l’unica cosa che lo copriva.
Lo assalì una leggera ansia. Si toccò il petto spoglio.
Senza pensarci, si alzò fino a trovarsi seduto sul letto.
Un letto a lui sconosciuto.
Si guardò nuovamente a destra ed a sinistra.
Non appena il petto rimase privo di qualunque protezione, sentì freddo.
Poi, più per istinto che per volontà, abbassò il volto alla sua sinistra.
Non era solo.
Accanto a lui c’era qualcuno.
Ma quel qualcuno non era YunHo.
Vide una schiena ampia. Vide capelli ondulati e leggermente spettinati.
Vide il volto addormentato della persona più improbabile che conosceva.
Si avvicinò meglio al ragazzo in questione, per osservarlo più attentamente.
Non c’erano dubbi. Era proprio lui.
Era proprio YooChun.
Si allontanò immediatamente e appoggiò la schiena nuda contro la parete fredda della stanza.
Appoggiò le braccia alle ginocchia e cercò di pensare.
O meglio, ricordare cosa fosse accaduto il giorno prima.
Ma, a parte la furiosa litigata con YunHo, non riusciva a rimembrare nulla.
Proprio in quell’istante, molto lentamente, sembrò che YooChun si stesse ridestando.
Aprì gli occhi. Trovò di fianco a se JaeJoong che lo guardava con occhi interrogativi ma allo stesso tempo preoccupati.
Si sollevò leggermente dal cuscino sul quale era sprofondato.

- JaeJoong.. – sospirò sbadigliando

Il ragazzo non gli rispose.
Lo guardava attonito mentre si sistemava un po’ i capelli arruffati.
Non appena YooChun pose il suo guardo su di lui, il giovane per istinto prese la coperta si coprì all’istante, quasi vergognandosi.

- …perché ti copri? – Domandò YooChun

- … -

- non devi vergognarti… -

jaeJoong per tutta risposta, voltò la testa dall’altra parte.

- …che…che è successo? – domandò infine abbassando lo sguardo

Questa volta, fu YooChun a guardarlo in maniera strana.
Il ragazzo sospirò pesantemente,
allungò la mano verso il viso di JaeJoong e gli accarezzo una guancia.
Lui rimase immobile, quasi impaurito da quel gesto così assurdo.

- …non lo immagini? – chiese a sua volta YooChun

- … -

- ….abbiamo fatto l’amore…JJ… - rispose senza battere ciglio

Il giovane rimase spiazzato.
I suoi occhi assunsero un aria di terribile angoscia. Come se avesse appena compiuto qualcosa che non doveva assolutamente fare.
Squadrò lo sguardo di YooChun. Era serio. Più serio che mai.

- …non…non è possibile… - balbettò sfiorandosi il petto con le mani

YooChun si avvicinò a lui con cautela.
JaeJoong cercò di indietreggiare ma la parete accanto al letto non glielo permetteva.
Aveva paura del suo amico. Non sapeva perché ma in quel momento ne aveva davvero paura.

- certo che è possibile JJ… - disse YooChun

Lo abbracciò.
Il ragazzo sentì le sue forti braccia circondargli le spalle.
In quell’istante, quel’abbraccio gli sembrò molto simile a uno dei tanti che gli aveva fatto YunHo tempo addietro.
Ormai, era da otto giorni esatti che non succedeva.
Ma ancora adesso, tutto sembrava ricordagli il suo amore.
Si staccò in maniera piuttosto brusca dal gesto dolce dell’amico e, mettendosi qualcosa addosso, scese dal letto e si diresse al bagno, chiudendo la porta alle sue spalle.
YooChun parve leggermente affranto.
Strinse forte il pugno nella stoffa del lenzuolo e,con l’altro braccio, cercò la sua maglia tra gli indumenti appoggiati a terra.




****






- ti da così fastidio questa cosa? - aveva domandato YooChun una volta arrivato al bagno, qualche minuto più tardi.

- … -

JaeJoong aveva lo sguardo fisso davanti allo specchio, dove, per sua sfortuna, veniva riflesso anche il volto dell’altro, che sembrava decisamente scocciato.

- abbiamo fatto sesso! Non vedo il problema! - esclamò

In realtà il problema vi era eccome. E anche lui lo sapeva.

- …non… - cominciò JaeJoong - …non abbiamo fatto proprio nulla YooChun… -

Il ragazzo si era aspettato di tutto.
Una scenata di pianto, parole di angoscia e paura…invece nulla.
JaeJoong, nonostante fosse molto agitato, riusciva ad essere, anche così, calmo e posato.
Sorrise in modo ironico.

- allora spiegami come mai ti sei svegliato nudo nel mio letto… - esclamò

Il giovane non rispose.
Aprì il rubinetto dell’acqua e si sciacquò le mani in maniera frettolosa.

L’acqua scorreva sulla sua pelle.

Era fredda. Era piacevole. Lo scorrere di quel liquido puro a contatto col suo corpo lo faceva sentire bene.
Anche a casa, era abituato a farsi bagni che duravano anche una buona oretta.
Lui e l’acqua, non sapeva come spiegarlo, andavano d’accordo.
Immerso nella vasca si rilassava. Pensava alla giornata appena trascorsa immaginandosi quella dopo.
A volte, riusciva persino a dimenticare ogni problema che lo affliggeva.

L’acqua scorreva sulla sua pelle.
Le lacrime scorrevano sulla sua pelle.


Le sentiva. Sentiva scendere dai propri occhi piccole e silenziose lacrime che andarono a ricongiungersi con l’acqua che in quel momento, aveva utilizzato per lavarsi la faccia.
YooChun rimase fermo dov’era.

- …non lo so… - rispose infine stringendo il bordo del lavello con le mani

- non lo so…non…non lo so…. – continuò a dire

E mentre sussurrava quelle parole con una voce sempre più flebile, pian piano, si accasciava al suolo, sul pavimento di marmo, con gli occhi fissi a terra. Occhi pieni di angoscia e tristezza.
Cercò di asciugarsi con l’asciugamano appena preso dal poggiolo.
Però singhiozzava. E YooChun lo sapeva.
Anche se JaeJoong cercava di essere molto silenzioso.
Poi, il ragazzo si voltò leggermente verso l’amico, appoggiato alla porta del bagno.

- ..come…come abbiamo potuto farlo..? – domandò

YooChun non disse nemmeno una parola.
Non volle incrociare lo sguardo di JaeJoong, perciò continuò a fissare lo spazzolino posto sopra una mensola accanto alla doccia.

- …è successo… - si limitò a dire

- …non mi hai risposto YooChun… - singhiozzò JaeJoong - …COME ABBIAMO FATTO?! - urlò

- … -

- dimmelo!! Dimmelo ti prego…io…io non… -

Non finì ciò che avrebbe voluto dire.
Pianse più forte. Le lacrime solcavano il suo viso e i suoi occhi erano gonfi di pianto.
Era tutto così assurdo, pensava.
Non erano passate nemmeno 24 ore da quando YunHo lo aveva ripudiato, e lui, da sciocco, era andato a letto con qualcun altro?
Con il suo amico più caro per giunta!
Con il migliore amico di YunHo!
No. Non era da perdonare un comportamento del genere. Non si poteva perdonare.
Era colpa sua. Di tutto.
Non sapeva com’era successo, ma sapeva che YooChun aveva sempre avuto un debole per lui.
E probabilmente colui che aveva iniziato era lui, non YooChun.
Era lui il responsabile.

- non…non piangere JJ… - gli disse YooChun avvicinandosi al ragazzo

- …abbiamo sbagliato…non dovevamo…non dovevo…maledizione… - sospirava JaeJoong


Poi, nuovamente, sentì due braccia cingergli la vita.
Si teneva il volto coperto dall’asciugamano, stretto tra le sue mani.
Sbirciò leggermente.
YooChun era li. Era per terra dietro di lui.
Era a pochi centimetri dal suo corpo, e lo stava abbracciando.
I suoi occhi erano caldi, luminosi, vitali.
Erano occhi innamorati. E lui lo sapeva da sempre. Lo aveva sempre saputo.

- …ti proteggerò io… - gli sussurrò YooChun all’orecchio

JaeJoong lo guardò interrogativo. Poi, disperato, si accasciò al suo petto e appoggiò la testa sulla sua spalla.
Lo strinse forte e lo strattonò per la maglietta. Come se avesse voluto sfogarsi.

- …YooChun…che…che cosa ho fatto?! - sospirava

- …devi cercare di dimenticare JJ… - esclamò YooChun

JaeJoong parve bloccarsi in un colpo.
Smise di singhiozzare, smise di piangere e stringere la maglia dell’amico.
Rimase con gli occhi spalancati. Occhi che in quel momento trasmettevano il vuoto.

- che…che stai dicendo?! – domandò incerto

YooChun parve intento a trovare una risposta.
Divenne triste.
A differenza di JaeJoong lui ricordava ogni cosa:
ricordava quel JJ che era stato ad un passo dalla morte.
Ricordava quel JJ che chiamava YunHo disperato.
Ricordava quel JJ che lo aveva baciato la sera prima.
Ricordava un JJ che non era JJ.
Sospirò pesantemente.

- …devi fartene una ragione… - continuò - …YunHo non ci sarà più…devi accettarlo… -

- …io.. io non… -

Ma YooChun lo interruppe

- potremmo anche avere una vita serena noi due… -

JaeJoong rimase in silenzio. Come le sue lacrime che scendevano imperturbabili le sue guance arrossate.
Sentì la mano di YooChun accarezzargli i capelli neri.

- ...magari…non la vita che tu ed io desideravamo…ma potrebbe bastarci… - disse YooChun facendosi cupo

- ...e credi che il dolore e l’angoscia potranno mai abbandonare il mio cuore? – domandò JaeJoong

- ….col tempo…dimenticherai… -

Detto questo, lo abbracciò nuovamente.
Entrambi sentirono il calore dei loro corpi a contatto.
Un calore che YooChun aveva provato la sera prima e che l’amico non ricordava.
Il pianto di JaeJoong riprese in silenzio, mentre si teneva saldo a YooChun, assorto nei suoi pensieri più cupi.
Ormai, nessuno dei due avrebbero potuto tornare indietro.
Entrambi avevano fatto un passo falso.
Ma almeno lo avevano percorso insieme.
Loro due.
Solo loro e nessun altro.
Una cosa era certa. Di una cosa erano davvero sicuri, entrambi.
In quella spiaggia, nella spiaggia della promessa, non ci sarebbero mai tornati in tre.




*****






- onestamente…non so proprio cosa dirle signora… -

- …in che senso? -

- …il ragazzo fisicamente non ha nulla… -

- mi scusi…ma come fa a non avere nulla?! -

- secondo me…è solo depressione…magari è dovuta ad una relazione…o ad un litigio…è tipico a questa età… -

- …cosa mi consiglia di fare dottore? -

- la cura migliore è farlo uscire…fare in modo che si sfoghi…capisce no? -

- si certo… -

- mi scusi…ora devo andare… -

- grazie…arrivederci dottore… -

La porta d’ingresso della casa, si chiuse con un rumore piuttosto assordante.
Una donna, sospirò tramortita, appoggiandosi alla parete del salotto, quella dove vi erano collocate delle mensole piene di libri, CD , DVD e altro materiale simile.
Si passò una mano fra i lunghi capelli neri e mossi.
Al telegiornale in tv parlavano delle imminenti festività Natalizie che sarebbero arrivate in pochi giorni.
Ormai, era tempo di fare gli addobbi, pensò.
Ma solitamente, di quelle cose, se ne occupava YunHo.
Il figlio però, molto probabilmente, quel Natale lo avrebbe passato a letto.
Pose il suo sguardo su una pila di scatole piene di ghirlande, e palle di natale, accanto ad un albero completamente spoglio di decorazioni.
Poco lontano, vi erano altri scatoloni nei quali, con pazienza, aveva riposto piatti, vasi di porcellana, bicchieri di vetro e simili, completamente distrutti.
Era da due gironi che erano li.
All’improvviso, sentì un rumore assordante provenire dal piano di sopra.
Preoccupata, andò alle scale, le salì di fretta e, senza chiedere permesso, spalancò la porta della stanza del figlio.

Lui era li.
Accucciato sul pavimento e intento a prendere in mano un libro che si trovava poco distante.
Era calmo, un po’ pallido in volto e con gli occhi puntati solo su ciò che stava facendo.
Aveva mani e piedi bendati.
Portava il pigiama da dove se ne intravedevano altre alle ginocchia.
Inoltre, qualche cerotto posto qua e la nel volto, gli regalava un aspetto ancora più “malaticcio”

- YunHo! Che stai combinando?! – esclamò la donna avvicinandosi

Il ragazzo sembrò reagire in ritardo al commento

- …voglio…voglio prepararmi la borsa… - esclamò

- rimettiti a letto! Il dottore ha detto che devi riposarti! – gli ordinò

Lui non la badò nemmeno.

- devo…devo recuperare molte lezioni… - disse aprendo la borsa

Erano passati due giorni da quando al donna aveva trovato YunHo, steso in un mare di sangue e vetro.
In quel momento, aveva pregato Dio perché suo figlio non avesse commesso sciocchezze.
Aveva chiamato un ambulanza, mentre lo sentiva pronunciare parole incomprensibili dalle sue labbra.
Per tutta la durata di quei due giorni, il ragazzo non aveva fatto altro che dormire mattina, pomeriggio e sera.
Il medico gli aveva prescritto alcuni antidepressivi e una buona dose di vitalità.
Era la prima volta che lo vedeva alzarsi e fare qualcosa che non fosse spaccare i soprammobili della casa.
E di questo era contenta. Ma ugualmente preoccupata.

- capisco che sei indietro con l’Università…ma stai male! – insistette la madre

- …ho voglia di uscire… - sospirò YunHo guardandosi il palmo della mano ricoperto da bende bianche

- ..immagino…ma… -

- è da giorni e giorni che non esco… -

- … -

- respirare aria buona mi rimetterà in forze… -

La madre parve arrendersi al volere del figlio.
Sospirò incrociò le braccia, entrò e si sedette sul letto.

- come vuoi…allora da domani ti.. -

- no! vado oggi! -

- eh?! Ma…YunHo! – obbiettò la madre molto contrariata

- mi sento meglio…posso farcela… - sospirò guardandola

- … -

- per favore… -

Si guardarono a lungo.
Nessuno voleva mollare le proprie credenziali.
Ma com’era di consueto, qualcuno doveva pur allentare il nodo.

- …tra dieci minuti sii pronto in cucina… - esclamò la donna abbozzando un sorriso

Anche YunHo fece altrettanto

- grazie… -





**





Quel giorno pioveva a dirotto.
Soffiava un vento impazzito che piegava gli ombrelli e spezzare i rami più fini di ogni albero.
Gli addobbi natalizi decoravano ormai gran parte dei negozi e la città stessa sembrava un enorme albero di Natale decorato con tante piccole luci.
I megastore di giochi erano puntualmente assaliti dai bambini mentre qua e la, appesi alle porte d’ingresso dei negozi, vi erano i primi cartelli che indicavano l’imminente chiusura per festività.
YunHo teneva con una mano (dalla quale erano ben visibili i segni dei tagli) l’ombrello mentre la madre, avendo insistito ad accompagnarlo, cercava di aiutarlo a camminare.
Difatti, i tagli ai piedi erano molto dolorosi.
Il ragazzo non aveva voluto essere accompagnato in auto, nonostante il brutto tempo.
Preferiva di gran lunga riprendere ad osservare il mondo che lo circondava ed immaginare, guardando la gente che passava, come tutte quelle centinaia di migliaia di famiglie avrebbero trascorso quell’ennesimo Natale.
Voleva distrarsi, lo voleva davvero.
Era da due giorni che continuava a pensare a ciò che era successo con JaeJoong.
Era da due giorni che non viveva più.
Dopo avergli detto quelle cose orribili, dopo averlo visto piangere, quando aveva voluto, per la prima volta nella sua vita, morire per davvero, ecco che qualcosa lo aveva riportato in superficie.
Era accaduto il giorno prima.
Alan era venuto a fargli visita.
Sembrava mortificato, lo era per davvero.
Gli aveva detto di farsi coraggio, di non arrendersi ai problemi. Che essi vanno affrontati.
YunHo lo sapeva ma nemmeno quando era stato YooChun a lasciarlo ci era riuscito.
Era troppo debole.
Aveva visto l’uomo chiedergli scusa in ginocchio, per tutto ciò che aveva fatto e per tutto ciò che non aveva potuto dirgli su JaeJoong.
Si era commosso, lo aveva perdonato.
Era stato semplice. Non cel’aveva con Alan. Lui aveva fatto solo il suo lavoro e non poteva saperne nulla.
Alan gli aveva confidato persino di aver incitato JaeJoong ad andarsene, di cambiare vita una volta per tutte.
E il ragazzo aveva accettato, intenzionato davvero a darci un taglio.
Ma lo aveva fatto troppo tardi.
E anche YunHo si era mosso in ritardo.
Aveva molte colpe. Tante quante quelle di JaeJoong.
Inizialmente aveva pensato che nel suo mondo esistessero solo due persone: JaeJoong e YooChun.
Si era clamorosamente sbagliato.
C’erano tantissime altre persone su cui poteva contare.
Che bisogno aveva di loro?
Perché doveva soffrire in quel modo?
Voleva dimenticare. Lo voleva davvero.
E ci sarebbe riuscito ad ogni costo.
Sapeva bene che andare li significava doverli incontrare. Lo sapeva ma non voleva fuggire.
Aveva preso una rincorsa,. In un primo momento aveva percorso bene la sua strada.
Ma era inciampato nuovamente su un sasso simile al precedente.
Questa volta aveva imparato la sua lezione.
Era stanco di correre.

- cel’ha fai? -

La voce apprensiva della madre lo riportò alla realtà.
I due si trovavano davanti ai cancelli dell’università.
YunHo guardò quelle sbarre di ferro e scorse il grande edificio a cinquanta metri da lì.
In quel momento, vi erano molti ragazzi che stavano facendo merenda sotto il grande portico.

- …si grazie…puoi andare…- esclamò il ragazzo con un cenno di assenso

- ti vengo a prendere più tardi… -

Lo lasciò andare.
Vide il giovane camminare con un andatura lenta e dal suo sguardo capì che le ferite gli facevano male.
Ma non lo fermò.
Si limitò ad osservarlo per qualche minuto e poi, sospirando , si voltò, aprendo un altro ombrello posto nella sua borsetta.

**



YunHo ci mise cinque minuti abbondanti per arrivare alla fine di quel lungo percorso.
Non appena arrivò sotto il portico, chiuse l’ombrello.
Alcuni lo salutarono, altri, vedendolo in difficoltà si offrirono di portargli la cartella.
Ma lui non volle aiuti da nessuno. Disse che non ne aveva bisogno.
Alcune ragazze del suo corso lo fermarono per chiedergli come stesse.
Lui, rendendosi anche conti di essere mancato per quasi due settimane e senza averlo detto a nessuno, disse loro che aveva avuto una pesante influenza intestinale.
Rimase a parlare con loro per qualche minuto. Gli spiegarono cosa avevano fatto in due giorni e cosa doveva recuperare.
Alcune si offrirono anche a fargli copiare gli appunti che avevano preso.
Lui accettò di buon grado.
Ma sapeva che quegli appunti non sarebbero mai stati perfetti e ordinati come quelli del “secondo”
Poi le salutò gentilmente una ad una.

- ci vediamo in classe YunHo! -

Gli dissero salutandolo a sua volta.
Il ragazzo sorrise lievemente. Era bello sapere di poter contare sulle persone.
Aprì le grandi porte tagliafuoco ed entrò nell’edificio.

Era esattamente come lo aveva lasciato.
Lunghi corridoi che sfociavano nelle varie aule.
Studenti e professori che chiacchieravano prima dell’inizio delle prossime ore.
Tabelloni nei quali erano appesi gli orari dei vari esami.
Era tutto come tempo addietro.
Anzi, forse l’unica cosa che era cambiata era la disposizione di alcuni rami di abete, appesi in bacheca e decorati con qualche pallina luminosa.
Sopra di essi vi era un biglietto dalle dimensioni considerevoli sul quale vi era scritto “BUONE FESTE”
Decise di dirigersi verso la propria aula che, ricordava, doveva essere al secondo piano.
Salì faticosamente i grandi scaloni della saletta centrale.
Era impegnativo più di quanto non avesse immaginato.
Anche toccare i corrimano era un impresa.
Le mani gli bruciavano. Alcuni tagli dovevano essersi riaperti un poco.
Una volta in cima, vide il suo professore d’ inglese.
Lo salutò rispettosamente.
L’uomo gli domandò il motivo dell’assenza e gli augurò una buona guarigione.
Poi, riprese il suo cammino cercando con gli occhi il numero della sua aula.
Ricordandosi di dove fosse, prese il corridoio centrale e svoltò a sinistra.
Lì, si bloccò come se avesse visto un fantasma.



***





Rimase immobile dove si trovava.
Non si mosse nemmeno di un millimetro.
Spalancò gli occhi e inavvertitamente si morse la lingua.
Gli cadde di mano la borsa che, con un leggero tonfo, finì per terra
Era proprio a una ventina di metri da lui.
Era proprio lui.
Era quell’angelo infernale.

Ma non era solo. Accanto a lui c’era qualcuno.
Qualcuno che lui conosceva bene.
Qualcuno che continuava sorridere.

Si nascose leggermente dietro una delle tante colonnine che adornava l’Università. Deglutì il nulla. Rimase con gli occhi puntato su quelle due figure che in quel momento si stavano scambiando quattro risate.
YooChun, il suo passato.
JaeJoong, il suo presente ormai passato.
I vide entrambi. E li vide insieme.
Immediatamente, gli venne un nodo insopportabile allo stomaco.
Osservò i due ragazzi scambiarsi sguardi delicati e commentare il contenuto alcuni fogli.
Vide YooChun, il suo “caro” amico, portare un braccio intorno al collo di JaeJoong e quest’ultimo, gli sorrise, anche se in maniera discreta.

Gli venne rabbia. Una rabbia enorme.
Strinse forte i pugni, sentendo ancora più dolore.
Era…era…così ingiusto! Pensava mentre i due continuavano a parlare e a discutere.
Com’era possibile che lui fosse il solo a farsi problemi?!.
JaeJoong sembrava abbastanza sereno anche dopo la loro litigata.
Come la volta precendete, non portava il suo anello.
Nemmeno lui lo aveva all’anulare destro. Questo perché a causa dei tagli, gli dava fastidio.
Ma lo aveva lo stesso. Appeso al collo. Con una catenina dello stesso metallo.
Non aveva avuto ancora il coraggio, dopo giorni e giorni, di toglierlo.
Era una parte di se dopo tutto.
Non appena vide YooChun sistemare una ciocca di capelli all’amico
però, la sua rabbia esplose come un petardo.

Uscì lentamente allo scoperto.
Si mosse e si avvicinò a loro di qualche metro.
YooChun, girato di spalle non se ne accorse. JaeJoong invece parve sbiancarsi all’improvviso.
Vedendo l’amico impallidirsi e successivamente indietreggiare di qualche passo, anche YooChun si voltò indietro.
Non lo avesse mai fatto.
YunHo, reggendosi grazie alla colonna, li guardò entrambi con stupore e tristezza ben visibili.
YooChun al contrario di JaeJoong non assunse un aria tramortita.
Ma rimase comunque spiazzato nel trovarsi YunHo di fronte così presto.

- …tu… - esclamò 
  
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