Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: illwaitbieber    01/09/2012    4 recensioni
Ero lì, davanti a lui che tremavo. Nelle mani avevo una pistola proprio puntata su quel ragazzo che tanto amavo. Avrei dato la vita per lui.
Sul volto aveva dipinto un'espressione compiaciuta, per niente preoccupata.
Forse perchè secondo lui non avrei avuto il coraggio di premere il grilletto.
Ma si sbagliava di grosso, eccome.
-non avresti il coraggio, Ronnie. Ti conosco troppo bene...-
-mi dispiace deluderti, Justin, ma evidentemente non mi conosci.-
Lui continuava ad avere quel sorrisetto snervante e mi fissava diritto negli occhi.
-avevi detto che mi amavi davvero, che non ci saremo lasciati, che non eri come tuo padre, che non facevi la sua stessa fine, che per te c'ero solo io.- continuavo ad avere la pistola puntata su quel ragazzino mentre le mie mani tremavano -tu mi hai mentito.-
-si può risolvere tutto. Metti giu quella pistola e parliamone da persone mature.-
Tutti quei momenti con lui erano andati persi, tutte bugie.
-addio, Justin.- quelle furono le ultime parole che pronunciai prima di sparare.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-e adesso dove vai?- ancora lui. ancora quella voce così possente.
-lontano da te!- grido. Anche se avevo davvero paura della sua reazione.
-ti sto dando una vita migliore e questo è il ringraziamento?- parla come se fosse lui il maturo.
Parla come se non se ne fosse andato via lasciandomi con una madre che sfoga la sua rabbia picchiando sua figlia.
Parla come se fosse rimasto da me, a proteggermi.

-tu non mi stai dando una vita migliore. Tu mi sta portando via tutto!- -mi sembri una bambina!- ribatte lui gesticolando.-e sarei io la bambina? Io? Cazzo, Andrew, sei mio fratello! Un bravo fratello non lascia la propria sorella nella mani di una mamma pazza!- i miei passi aumentavano verso di lui.
-dovevo farlo!- e lui indietreggia.

-per cosa? Perché lo hai fatto?- in quel momento volevo scoppiare a piangere, ma dovevo sembrare forte. D'altronde lo sono stata fino ad adesso e non potevo di certo crollare all'improvviso, proprio ora.
-se continui mi costringi a chiamare gli assistenti sociali.- il suo tono di voce si placò e divenne serio.
-non risolverai niente così. Mi manderanno chissà dove e io scapperò lontano. E tu lo sai. - anche io, a sua volta, divenni più seria.
-adesso entra immediatamente in casa. Subito.- strinse i pugni lasciando intravedere che le sua unghie erano quasi infilzate nel palmo della mano tanto da lasciare un segno.
-e se non lo faccio? Che fai? Mi rimandi indietro oppure chiami gli assistenti sociali? - misi le braccia conserte aspettando una sua risposta. 
Ma niente.
Non riuscì a dire niente.
Non rispose.
Se ne andò e io lo fissai. 
Fissavo la maglia che indossava di un blù molto intenso che a prima vista sembrava nero. Si riuscino a vedere i muscoli che possedeva.

Da quando lui se ne andò, mamma uscì automaticamente più fuori di testa. Lui mi disse che doveva andare a studiare in un college, ma non penso fosse davvero questo il motivo.
ogni giorno, dopo scuola, tornavo a casa con la speranza di vedere un piatto sulla tavola, senza vedere lei con una bottiglia di un alcolico nella mano destra e una sigaretta in quella sinistra, con la schiena appoggiata allo schienale del divano e le gambe sul tavolino.
Ogni settimana portava a casa qualche uomo diverso e andava puntualmente nella sua camera da letto con esso incurante del fatto che aveva una minorenne in casa, nella camera affianco alla sua.
Quella casa rimarrà sempre un pensiero fisso.
Quel colore giallo canarino che ogni volta che la guardavo, mi snervava. Ma non so esattamente il motivo.
Un'altra cosa che non scorderò sarà il giorno tre dicembre 2012. Quando tornai a casa e lei non ci stava. Pensai subito che fosse una cosa normale, anche perché i vestiti e le altre sue cose i stavano tutte. I giorni passavano e lei non ritornava. Le bollette e l'affitto ancora non pagato.
Se non fosse stato per i vicini di casa che bussavano costantemente ogni giorno per l'affitto non pagato, io sarei ancora lì. Ma no, loro avevano capito tutta la situazione già da tempo.
Ma ogni volta che bussavano, io fingevo un sorriso e che andasse tutto bene.
Questa tattica ha funzionato veramente per poco.
Mi rimbombano ancora in testa le parole di mio fratello. " ti devo lasciare. Mi dispiace, ma tanto ti chiamerò ogni giorno e ti verrò a trovare. Promesso." si, certo. Si è visto. Nessuna chiamate e nessuna visita.
Tre anni che non lo vedevo e adesso mi catapultano a casa sua come se niente fosse.
Era lui a proteggermi quando la mamma era pronta a darmi uno schiaffo. Lui mi proteggeva.
Ma adesso è cambiato tutto. Forse troppo. Ma lo devo accettare.


Feci un passo indietro e il mio sguardo si posò proprio nella casa affianco a quella di mio fratello. Un pò vecchiotta direi, si vedeva da come era situata. Era di un colore grigio, un colore triste. Un grigiatro che mette l'ansia.
Guardai indietro per vedere dove potessi andare e mi accorsi della presenza di una panchina con dietro degli alberi di fronte, ormai anche mio, appertamento.
Mi andai a sedere lì, come i gomiti sulle ginocchia e la fronte appoggiata ai palmi delle mani.
Odiavo questa situazione. Odiavo il modo in cui mi avevano detto che dovevo trasferirmi a casa di mio fratello. Odiavo mia madre. Odiavo tutto ciò.
-Vaffanculo.- sussurrai.
Ero disparata. Era una situazione tragica. Volevo lui. Il mio eroe. Il mio papi accanto a me. Perchè se ne andato anche lui? Perchè? Malattia del cazzo che me lo ha portato via.
Alzai lo sguardo al cielo e non riuscì neanche ad intravedere un pò di sole.
Udii delle urla dalla casetta grigiastra che già odiavo e riportai lo sguardo nuovamente su di essa. Poi un tonfo e in fine il silenzio.
Mi alzai immediatamente dalla panchina e mi feci un pò più avanti con dei piccolissimi passi e le mani nelle tasche del maglione che portavo.
Vidi la porta aprirsi e fuoriuscire un ragazzo. Incominciò a correre e andò dietro gli alberi che si trovavano di fronte il suo appartamento. Mi incamminai anche io curiosa di cosa potesse fare. Ero parecchio lontana, ma non tanto anche perchè riuscivo a vedere che stava facendo.
Si incominciò a sbottonare la camincia bianca che portava e vidi una chiazza viola molto evidente all'altezza delle costole. Lui sospirò e si mise le mani in fronte.
Feci un'altro passo in avanti e, come sono cretina io, andai a posizionare il piede su un rametto che causò uno scricchiolio.
Lui alzò subito la testa e mi vide. 
Ero nella merda.


TAAAAADAAAAAAAAN!
ed ecco a voi il primissimo capitolo della mia primissima fanfiction seria lol
spero sia di vostro greadimento c:
@illwaitbieber on twitter

  
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