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Autore: Saphira96    01/09/2012    3 recensioni
I ragazzi hanno viaggiato nel futuro per cambiarlo. Li attendendono dolore, sofferenza, ingiustizie e morti. Ma li attendono anche delle dolorose separazioni. Separazioni che hanno visto protagonisti dei genitori e la propria bambina. I ragazzi hanno cambiato ciò che li aspettava e sono tornati nella loro epoca, ma Jazmin ha paura che quando nascerà la sua piccola Alai le verrà portata ugualmente via. La donna dimentica, però, che Alai vuol dire Allegria. Come sarà la gravidanza e la crescita della piccola in un futuro diverso? In un futuro in cui regna la Pace, l'Amore e l'Allegria?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jazmin, Tacho, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gennaio 2028


< Alai sei ancora in pigiama? > domandò Tacho alla figlia. Era domenica e come al solito la famiglia si stava recando alla Casa Magica per i grandi e caotici pranzi che loro amavano tanto. < Su, nonno ci aspetta! > continuò Tacho guardando la figlia stranito, perché' quella non aveva intenzione di muoversi. < Pronto sto parlando con Alai Morales? > scherzò Tacho, ma Alai non alludeva al muoversi.
< Io non voglio andare dai nonni! > rivelò ad un tratto Alai e prese a guardare intensamente negli occhi il padre, quello non poté' resistere a lungo allo sguardo della figlia e si limitò a minacciarla.
< Io chiamo la mamma! >
< Chiamala, non mi importa > sfidò la bambina.
< Non rispondere cosi a tuo padre. E cosa succede qui? > domandò Jazmin entrando nella stanza e rompendo la tensione che si era istaurata tra padre e figlia. < Non vuole venire, parlaci tu con tua figlia > disse Tacho uscendo dalla stanza, < perché' in queste situazioni diventa solo mia figlia? > domandò urlando Jazmin pungolandolo, Tacho rispose dall'altra stanza con un ghigno. Jazmin sorrise divertita e si sedette sul tappeto incrociando le gambe e agitò la mano segnando alla figlia di imitarla. Ma quella non lo fece, e continuo' ad utilizzare la tattica che poco prima aveva funzionato con il padre. Ma evidentemente Alai non sapeva di aver preso il temperamento dalla madre, e che quindi non avrebbe funzionato con essa. Jazmin, infatti, mantenne lo sguardo in modo ostinato incrociato con quello della bambina, finche' Alai non si arrese e raggiunse la madre a testa bassa. Jazmin rise e Tacho dall'altra stanza urlò < ha fallito con la sua tattica, eh?! Tesoro tu e tua madre siete uguali, tienilo a mente per il futuro! > i due coniugi risero e Alai piegò le sue labbra in un sorriso ma si guardò bene dal non farsi notare dalla madre per non soddisfarli. < Tu sta zitto! > urlò la bambina rivolta al padre. Jazmin allora si indurì e si alzò dirigendosi alla porta, poi dandole le spalle annunciò  < ti ho appena detto di non rispondere a tuo padre in quel modo. Niente storie vestiti e andiamo alla Casa Magica! > poi uscì e raggiunse il marito. Nel frattempo però sentì la figlia lamentarsi < certo che sei strana, dovresti punirmi e non premiarmi. Dai nonni gioco con gli altri! > Jazmin allora tornò dalla figlia e le apparve davanti. < Non provare a fare la furba con me, tu non vuoi andarci alla Casa Magica. Non so per quale assurda ragione, ma non vuoi andarci. Non riuscirai a prendermi in giro > la richiamò, e poi aggiunse < tra cinque minuti, bada bene, dico cinque. Ti voglio pronta, altrimenti verrai in pigiama > poi andò via. Alai stava per dire 'tanto non lo fai' ma sua madre la precedette urlando < e sai che lo faccio sul serio! > accettando la sconfitta Alai si alzò e si affrettò a prepararsi. Alai aveva ormai dieci anni e sapeva benissimo, per esperienza, che la madre lo avrebbe fatto sul serio perché' era già successo.

Aveva otto anni, non voleva andare a scuola perché' era arrivata una nuova maestra molto severa. Allora iniziò a fare i capricci per non mettersi le scarpe perché' - pensava - che così la madre l'avrebbe lasciata a casa. Ma dopo averle dato cinque minuti di tempo, Jazmin disse semplicemente che sarebbe potuta andare con le pantofole. Prese lo zaino e la fece salire in macchina, Alai non parlò perché' pensava che almeno a scuola non l'avrebbe fatta andare con le pantofole. Invece si fermò e le annunciò che poteva scendere dalla macchina perché' erano arrivate a scuola. Allora Alai scoppiò in lacrime e confessò alla madre ciò che la opprimeva, dopo averla consolata uscì da sotto il sedile un sacchetto con le scarpe.

Rassegnata Alai si sistemò il fermaglio tra i capelli - non voleva dare alla madre la soddisfazione di chiederle una treccia - e si recò in macchina, dove i suoi genitori la stavano aspettando. Essi presero a parlare tra di loro ignorandola completamente.
< Amore è arrivata la bolletta della luce! > annunciò Jazmin.
< Tanto per cambiare! > rispose l'uomo, il quale essendo alla guida stava attento alla strada.
< Prima o poi doveva arrivare, sai? >
< Lo so! Stasera in tv danno Harry Potter e la Pietra Filosofale > ricordò.
< Pop-corn, divano, coperta e coccole? > chiese la donna e ricevette un sorriso affermativo dal marito.
Fu allora che Alai provò a parlare: < Harry Potter posso guardarlo con voi? >
< No, finisce tardi e tu domani hai la scuola! > poi riconciarono ad ignorarla.
Arrivati alla Casa Magica durante i saluti, Rama salutò Alai ma Tacho lo interruppe < Alai saluta tutti e poi vatti a sedere! > Jazmin lo guardò stupita; il marito non aveva mai preso una posizione dura di fronte la figlia. Era l'unica figlia e per giunta femmina, si sa che i papà hanno un 'debole' per loro. Ma era anche vero che fino a quel giorno Alai non aveva mancato di rispetto in quel modo al padre, così Alai salutò e si sedette accanto la madre. Quando si stancò di guardare gli altri giocare, poggiò la testa sulla spalla di sua madre ma quella si scostò per andare a dare una mano in cucina. Così Alai ignorata da tutti si recò nell'Attico, e solo durante l'ora del pranzo Tacho la andò a cercare. In realtà aveva passato le ultime ore cercando di controllare l'impulso di andare da lei, e si chiedeva minuto dopo minuto come faceva sua moglie a contenersi in quel modo.
< Avete finito di esiliarmi? > domandò.
< Sei stata tu ad esiliarti! > rispose semplicemente.
< Io non... >
< ... No, infatti, non hai fatto nulla perché' la scenata di stamattina non era nulla. Vero? > scoppiò Tacho interrompendola.
< Come fai a sapere cosa stavo per dire? > chiese stupita.
< Accidenti sei mia figlia! >
< Quando vorrei non esserlo! > poi si portò la mano alla bocca. Tacho la guardò deluso, gli occhi azzurri si fecero umidi e disse < il pranzo è pronto. Stiamo aspettando solo te! > e andò via. Solo allora capì cosa portava la moglie ad essere tranquilla in quelle situazioni. Si sedette al tavolo accanto la moglie e Valeria alla vista di Alai esclamò < ti ho occupato il posto > ma la bambina rispose < grazie, ma vorrei sedermi accanto a papà > . In effetti accanto a Tacho c'era un posto libero ma egli rifiutò dicendo < vai pure a sederti accanto a Valeria > le ordinò e Alai rammaricata obbedì. Non si era sentita mai male in quel modo, aveva sbagliato e non sapeva come rimediare. Per tutto il pranzo la bambina guardò i suoi genitori, li voleva bene. Sentiva che l'esilio sarebbe stata cosa da poco per quello che aveva detto a suo padre. Tacho si preoccupò di non dare a vedere la sua delusione e anche quando Lleca - non erano mai riusciti veramente a chiamarlo Leon - chiese ad Alai < tesoro non mangi? > il padre la salvò e rispose per lei < devono essere stati i cioccolati che ha mangiato stamattina. Ti ho detto di non esagerare, ti saresti fatta del male > poi tornò a nascondere il suo dolore dietro un sorriso. < Beh ma allora preferisci pasta in bianco? > le propose Tina, lei rispose < no, grazie. Passerà ... spero > . Solo mentre gli altri stavano mangiando il dolce, a Martina cadde una posata e allora Alai si offrì di prenderla. Entrata sotto il tavolo rimase colpita quando notò che i suoi genitori si stavano tenendo la mano sotto il tavolo, e suo padre teneva nella mano con la quale stringeva la moglie un elastico per capelli. Non lo aveva mai tolto dal polso, per quello che lei ricordava. Sapeva solo che le era sempre piaciuto, era bizzarro e rientrava nei suoi gusti; da piccola credeva addirittura che lo avesse scelto lei. Ma ciò, sapeva, che era praticamente impossibile. Riemersa da sotto il tavolo con la posata si alzò e la mise nel lavabo poi si rivolse al padre. < Papà possiamo andare a casa? Non mi sento bene > .
Tacho la guardò a lungo e rispose < aiutiamo a sparecchiare e andiamo via. Vai a sdraiarti se stai così male > le suggerì. Amareggiata Alai annuì, come faceva suo padre a non far notare il suo dispiacere non lo sapeva, lei non ci riusciva. Mezz'ora più tardi Alai sentì la voce dei suoi genitori, si dirigevano in giardino e probabilmente non sapevano che la loro figlia era lì.
< Tacho, cosa succede? >chiese Jazmin andando dietro il marito e raggiungendolo.
< Nulla >
< Amore c'ero anch'io stamattina a casa. So che deve essere successo qualcosa tra voi due prima di pranzo >
< E tu come ... > domandò l'uomo perplesso.
< Si vede dalle vostre facce, dai vostro scambi di battuta ... e, prima quando mi hai stretto la mano l'ho sentito che qualcosa non andava > Jazmin conosceva Tacho come nessun altro al mondo, così Tacho si sedette e le raccontò tutto. Il volto di Alai venne invaso dalle lacrime solo quando suo padre alla fine disse < dove abbiamo sbagliato? > .
Allora la bambina uscì allo scoperto.
< Voi nulla. Sono io che sono sbagliata > i suoi genitori presero a guardarla e lei facendo un gran respiro continuò < io sono sbagliata. La verità è che in classe mi prendono in giro perché' dicono che ho una famiglia strana > rivelò. Le lacrime continuavano a scorrere.
< Sono due anni che lo fanno. Dicono che non può essere che abbia tutti questi zii e cugini e poi i nonni sono troppo giovani. Ho provato a spiegare loro come stanno le cose, ma continuano a farlo > si avvicinò al padre e provò a prendergli la mano, lui non si tirò indietro.
< Dicono che sono troppo infantile, perché' credo nei miei sogni e quando ho un problema canticchio. Mi aspettavano all'uscita. Mi tenevano d'occhio quando ero con gli altri. Alla fine sono arrivata al punto di immaginare una famiglia normale. > Jazmin che fino a quel momento l'aveva ascoltata impassibile la abbracciò e poi lo fece anche Tacho. < Perdonami papà. Perdonatemi, vi prego > . Allora Tacho e Jazmin le chiesero se voleva andare con loro in un posto e la portarono in un bosco, le chiesero se voleva sentire una storia. < Bada bene, è molto lunga > la avvertirono.

' Tutto iniziò in quel luogo che tu conosci con il nome di Casa Magica, prima veniva chiamato Fondazione Bedoya Aguero'.

L'indomani a scuola Alai entrò in classe salutando Valeria che andava avanti di qualche classe. Avevano lasciato gli altri 'cugini' nel corridoio precedente. < Ehy hai salutato i tuoi parenti come conigli? > la presero in giro.

' Il libro dai sette lucchetti ci aveva portati nel futuro. Ma eravamo insieme e questo era l'importante'.

< Si, volevi salutarli anche tu?! > rispose ironicamente la bionda, i suoi compagni la guardarono stupiti e quando entrò la maestra presero ognuno il proprio posto. Pochi minuti dopo presero a sussurrarle qualcosa a turno < vivete come barboni in quella casa? > .

'Qualcuno ci aveva separati e cancellato ad alcuni la memoria. Sapevamo di essere deboli, ma dovevamo andare avanti'

< Si, volete fare una nuotatina tra i rifiuti che la invadono? > i suoi compagni si zittirono e lei sorrise compiaciuta.

'Una ragazza bellissima di nome Alai viveva con una signora. Colei che ci aveva divisi. Poi però, quando eravamo finalmente uniti, venimmo a scoprire che quella graziosa e dolce ragazza era nostra figlia.'

All'intervallo i ragazzi si riunirono tutti in cortile e presero a ridere e a scherzare. I compagni di Alai la guardavano con occhi invidiosi, solo allora se ne rese veramente conto.

'Prima di ricongiungersi ai suoi veri genitori nella sua epoca, Alai diede un dono ai suoi genitori del passato.'

< Non avvicinatevi a noi, potreste lasciarci i pidocchi > esclamò una bambina. Alai strinse tra le mani un elastico, che adesso sapeva era appartenuto a lei, e si fece avanti. < Ragazzi all'attacco > . Presero a correre per il cortile finche' una sua compagna si arrese e annunciò la sconfitta, Alai le sorrise e allungò la mano verso di lei; quella la strinse di conseguenza e tornarono a correre insieme.

' Il muro venne abbattuto e i ragazzi ritrovarono le sette chiavi per tornare nella loro epoca. Lo avevano cambiato, l'unione fa la forza '.

< Mamma. Papà! > urlò Alai ai genitori che la attendevano quel giorno all'uscita della scuola. Entrambi aprirono le braccia e la accolsero in un caloroso abbraccio. < Vi Voglio Bene. Ma se mi lasciate mi fareste un piacere. Sto crescendo! > esclamò.

' Saremmo stati sempre uniti nel profondo dell'anima. Eravamo cresciuti. '

< Vai prima nel futuro, e poi puoi dirlo > scherzò Jazmin.
< Avete ragione > si mise al centro e allungò una mano verso la madre e una verso il padre < mano! > .
Sorridendo andarono verso la loro casa, quel giorno avevano deciso di non prendere l'auto. Mentre Alai camminava sorridendo radiosa tra i suoi genitori, come quando era piccola, essi la guardarono e si dissero che si, Alai aveva ragione:

Stava crescendo, e lo stava facendo nel migliore dei modi.
 

Autrice ~ Saphira96

  
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