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Autore: lella23    02/09/2012    2 recensioni
SEQUEL DI My Only Desire
Erano passati tanti anni, era passato tanto tempo.
Quanto cose erano cambiate, molte stravolte altre rimaste immutate.
Era il tempo che decideva, stravolgeva e faceva rimanere uguale.
Tutto era cambiato, eppure loro erano le stesse... o forse non lo erano più?

Erano passati 9 anni da quando le ragazze avevano salutato Emma all'aereoporto, lasciando che se ne andasse via dalla città.
Molte cose erano cambiate, le ragazze erano diventate donne.
Emma lontana da tutti. Alice finalmente felice. Bea sola ad affrontare la vita. Ele rassegnata al suo destino.
Erano passati 9 anni... sarebbero state capaci di ritrovare la felicità?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'All You Need Is Love '
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Ferite

I've seen fire and I've seen rain
I've seen sunny days that I thought would never end
I've seen lonely times when I could not find a friend
But I always thought that I'd see you again

[...]

Well, there's hours of time on the telephone line to talk about things
to come
Sweet dreams and flying machines in pieces on the ground

***

Ho visto fuoco e ho visto pioggia
Ho visto giorni soleggia che pensavo non sarebbero mai finiti
Ho visto i tempi solitari in cui non riuscivo a trovare un amico
Ma ho sempre pensato che ti avrei rivisto

[…]

Beh, ci sono ore trascorse alla linea del telefono
A parlare di cose che sarebbero avvenute
Dolci sogni e macchine volanti a pezzi sul pavimento


{Birdy ~ Fire & Rain}







Quella mattina aprì gli occhi anche prima che la sveglia iniziasse a suonare, sbadigliò e si mise a sedere, finalmente quel giorno avrebbe ricominciato a lavorare, dopo una settimana di inattività che l'aveva fatta stancare più che riposare, non vedeva l'ora di immergersi nel lavoro e non pensare a nient'altro.

Si alzò con una nuova carica e andò a farsi una doccia, sotto il getto pensò a quei giorni che aveva passato che le altre, aver ritrovato la loro amicizia ancora intatta dopo quegli anni era davvero una bellissima sorpresa, certo erano cambiate ma quando erano insieme le sembrava di ritornare indietro nel tempo, di ritornare quell'adolescente così piena di speranze e felice che era stata.

Uscì dalla doccia con un sospiro e guardò il suo riflesso sullo specchio umido di condensa, aveva sempre i capelli rossi e mossi che ormai teneva sempre legati e gli occhi verdi erano diventati più scuri, era diventata anche più pallida e le lentiggini quasi stagliavano nel contrasto con la sua pelle.

Mentre asciugava i capelli pensò a quanto era stata felice e allo stesso tempo triste di vedere Alice e Eric, erano davvero una coppia perfetta, così uniti e innamorati... tutto il contrario di quello che era capitato a lei e le altre. Ma pensandoci forse era così che doveva andare, magari per loro non era ancora arrivata il momento.

Finito si asciugarsi e vestirsi si riguardò nello specchio, sorrise lievemente, forse invece era lei che si faceva ancora delle illusioni. Uscì dal bagno e si trovò davanti a Ele che sbadigliava e stava per uscire, la salutò, doveva andare a fare da supplente in una scuola di un paese vicino. Andò in cucina e trovò Bea con Alice che stavano preparando la colazione.

-Buongiorno!- salutò allegra Alice.

-'Giorno- rispose lei sorridendo leggermente mentre prendeva il caffè che le porgeva Bea.

-Allora emozionata per il primo giorno di lavoro?- disse Alice guardandola attenta.

Emma si strinse nelle spalle mentre beveva, non era emozionata, più che altro sollevata di poter tornare in ospedale.

-Non parlare troppo eh!- la riprese scherzando Bea.

Rise appena e scosse la testa.

-Non sono emozionata, voglio solo riprendere a lavorare...-

-Sei troppo stacanovista Emma!-

-Non sono stacanovista Ali, solo non mi piace stare in casa senza fare niente...-

Ti fa pensare troppo...” aggiunse pensando.

Non seppe come però quelle parole aleggiarono nella stanza anche senza averle dette.

-Be forse è meglio se ti sbrighi... il turno inizia presto!- disse Bea cambiando discorso, quel giorno era a riposo.

Emma annuì e dopo aver finito il caffè e salutato le amiche uscì respirando l'aria fredda di gennaio.

Si strinse nel cappotto e salì in macchina ringraziando chiunque avesse inventato il riscaldamento che accese subito chiusa la portiera. Certo a Londra faceva molto più freddo, ma lì non poteva godersi quelle comodità! Sorridendo per il bel caldo che si era irradiato per tutto l'abitacolo si inserì nel traffico cittadino, ancora sonnacchioso visto l'albeggiare.

In men che non si dica era arrivata all'ospedale, parcheggiò la macchina al posteggio riservato e scese. Non vedeva l'ora di entrare e ricominciare a lavorare, distrattamente pensò che forse Alice avesse ragione, era davvero una stacanovista.

Entrò e subito si diresse agli spogliatoi dove si cambiò e si mise il camice, aveva sentito da Bea che poco tempo fa gli uomini dovevano fare la doccia lì, quasi rise a ricordare la faccia che aveva fatto la sua amica nel raccontare come si era trovata davanti un certo Riccardo, era proprio curiosa di vederlo.

Stava mettendosi il camice quando si sentì chiamare.

-Emma!-

Si girò e vide Gaia sorriderle e salutarla, ricambiò il sorriso, Bea le aveva presentate e doveva dire che era molto simpatica e un po' pazza, ma forse lo erano tutti gli psicologi...

-Gaia, ciao!-

-Bea mi aveva detto che venivi oggi iniziavi qui...-

-Si... non vedevo l'ora di ricominciare- disse un po' imbarazzata mentre uscivano dagli spogliatoi.

-Ah ti capisco, anch'io a volte faccio anche fatica a stare a casa!-

-Be mi consola non essere l'unica...- fece divertita.

Era da poco che la conosceva ma comunque si sentiva a suo agio con lei, poteva sembrare che facendo un lavoro del genere ti potessi sentire analizzata per ogni parola o gesto che facevi, invece era assolutamente il contrario, si sentiva libera di parlare e questo le faceva capire quanto brava era nel suo lavoro.

-A questo proposito... vorrei chiederti un favore se possibile- disse improvvisamente seria Gaia.

Emma si fermò a guardarla curiosa, cosa poteva volere?

-Dimmi pure-

-So che è solo il tuo primo giorno e che probabilmente tra pochi secondi ti ritroverai con un sacco di pazienti, ma vorrei che tu vedessi una mia paziente...-

-Una tua paziente?-

-Si, purtroppo non ha avuto una vita molto facile, è stata sfigurata e mentre faceva gli esami periodici le hanno trovato un tumore cerebrale...-

Emma la guardò corrugando la fronte, certo avrebbe accettato di vederla, si sentiva dispiaciuta per quella donna, anche se per qualche strano motivo avvertiva che c'era dell'altro, ma ignorò quei pensieri.

-Vuoi che la visiti vero?-

-Si, mi faresti un favore enorme...-

-Ok, va bene, ma credo che non potrò andare da lei prima di pranzo, mi hanno affidato dei casi e devo parlare ancora con il primario del mio reparto....-

-Ah benissimo! Grazie davvero Emma! Ti farò avere la sua cartella a pranzo... mangiamo insieme ok?- disse entusiasta prima di andare via sventolando una mano.

Emma la guardò un po' allibita, ma sorrise, aveva l'impressione di doversi abituare a quelle uscite, ma la cosa non la preoccupava affatto, anzi le dava un senso di calore che da molto non provava.


-Come sarebbe a dire che non riesci a venire?!- urlò al telefono Bea, che si accorse subito dello sguardo turbato di sua figlia e facendole un sorriso e una piccola carezza andò in bagno imprecando mentalmente contro quello che era stato il suo ragazzo.

-Sarebbe a dire che non ci riesco! Ti devo fare il disegnino per caso?- sibilò Mirko dall'altra parte.

-Avevi detto che avresti passato il pomeriggio con Isabel! Glielo hai promesso!-

-Ho avuto un imprevisto ok? Non l'ho cercato io! Ho un lavoro impegnativo!-

-Ah perchè il mio è una passeggiata! Senti Mirko, Isabel è anche tua figlia, hai voluto far parte della sua vita ora prenditi le tue cazzo di responsabilità! Le hai promesso che questo pomeriggio l'avreste passato insieme e ora io dovrei dirle che non puoi? La prossima volta vedi di fare promesse che puoi mantenere!- chiuse con un gesto rabbioso la comunicazione.

Si sedette sulla vasca prendendosi il viso tra le mani, come avrebbe fatto ora a dire a Isabel che quel deficiente di suo padre non sarebbe arrivato? Era stata così contenta di quel pomeriggio... aveva voluto mettere il suo vestitino più bello... e ora lei avrebbe dovuto dirle che non sarebbe arrivato nessuno?

Facendo un profondo respiro si alzò e andò in salotto dove Isabel stava colorando attenta a non sporcarsi il vestitino, appena la sentì alzò gli occhioni blu su di lei e si sentì il cuore sprofondare quando vide quanto erano felici.

-Mama! Quaddo arriva papà?-

Bea sospirò e si inginocchiò di fianco alla bimba accarezzandole la testolina.

-Bel... purtroppo il papà non può venire...- cominciò incerta.

-Non è vero! Ha pomesso!- ribatté sicura.

Si passò una mano sulla faccia stanca, come poteva spiegarle che non sempre le promesse potevano essere mantenute? E che Mirko soprattutto aveva una tendenza a infrangerle tutte le volte? Ma non poteva farle perdere fiducia in tutti, soprattutto in suo padre anche se non ne meritava per niente. Prese Bel in braccio, aveva bisogno di un contatto con lei.

-Vedi papà al lavoro ha molte persone che si fidano di lui e per questo ci sono cose che può fare solo lui, molte volte però ha così tanto lavoro in un giorno che non può nemmeno tornare a casa prima di sera...-

Mentre le diceva quelle cose cercava di essere comprensibile e sentiva lo sguardo attento della bambina, sperava che capisse che non era dipeso da Mirko quella situazione.

-Ma.... ma aveva pomesso...- disse mogia Isabel prendendo il suo pupazzo.

-Lo so piccola mia, lo so... vedrai che si farà perdonare e verrà un altro giorno- mormorò dandole dei baci e cullandola per consolarla.

Isabel si abbandonò al suo abbraccio, traendo conforto da quel contatto. Bea le carezzò i capelli sottili e le venne un'idea, sorridendo le sollevò il visino.

-Che ne dici se vieni con me ad aiutare la zia Ali?-

La piccola a sentire quella frase si illuminò sorridendo felice, era da quando aveva saputo del matrimonio non vedeva l'ora che arrivasse quel giorno, probabilmente era eccitata per la novità che rappresentava.

Mentre saltellava felice Bea si alzò e dopo mettendo via i colori e gli album prese il capottino della bambina proprio quando Alice fece la sua entrata.

-Ehi...- la salutò.

-Ziaaa!- esclamò la piccola andandole incontro.

Alice la prese in braccio sorpresa e la guardò perplessa sapeva che la bimba doveva stare con Mirko quel pomeriggio, ma lei scosse la testa tesa, non voleva parlarne con Bel lì e l'altra lo capì.

Misero il capottino alla bambina e uscirono, quel giorno avrebbero dovuto vedere per le bomboniere. Pensava sarebbe stata una cosa veloce e invece Ali non si decideva a scegliere! Si ritrovò molte volte sull'orlo di una crisi di nervi, sentendo ogni singola dettaglio che non andava bene in tutti i modelli che le aveva sottoposto la commessa, non pensava di poter vedere quel lato dell'amica così puntiglioso, ma probabilmente era anche perchè teneva davvero tanto che fosse tutto perfetto e solo per quello sopportò tutto.

Isabel invece sembrava divertita e curiosa delle cose esposte e ogni tanto la chiamava per farle vedere qualcosa. Alla fine decise per delle scatoline color panna con nastri colorati e confetti intonati, uscite dal negozio Bea tirò un sospiro di sollievo e vista l'ora andarono a pranzare in un piccolo ristorante mentre Bel sorrideva felice per quell'uscita. Mentre si sedevano Bea pensò a distrattamente a Emma e se il suo primo giorno stava andando bene.


Era stata una mattinata abbastanza frenetica, come aveva previsto non si era potuta fermare nemmeno un secondo, tra i vari pazienti che le avevano affidato e le visite fatte ai suoi superiori era girata per l'ospedale come una trottola, ma la cosa non le dispiaceva affatto, ora però era l'ora di pranzo e andò alla mensa con lo stomaco che brontolava e una fame da lupi. Si era appena seduta e si stava legando i capelli quando vide una cartella messa di fianco al suo vassoio e Gaia sedersi davanti a lei.

-Potevi aspettarmi!- la rimproverò divertita l'altra.

-Avevo troppa fame!- ribatté lei ridendo.

-Ti perdono solo perchè è il tuo primo giorno- le concesse prima di infilzare la sua insalata.

Emma guardò perplessa il suo pranzo, solo una misera insalata? Si mosse leggermente a disagio, le faceva quasi sentire in colpa per il piattone di pasta che aveva preso.

-Ma... solo un'insalata?-

-Si... voglio vedere quanto mi dura la dieta!- disse divertita -A volte scommetto con Bea quanto tempo ci metto per piantare lì tutto e farmi una scorpacciata di cioccolato, per adesso sono tre giorni che vado avanti con questa insalata insapore... è un record!-

Emma si mise a ridere, mangiando si raccontarono un po' della mattinata e finito di riempirsi lo stomaco finalmente prese la cartella della paziente, era da quando l'aveva vista lì di fianco a lei che voleva darci un'occhiata e se fosse stata sola l'avrebbe fatto. Dette una veloce occhiata, vide che era stata ricoverata dopo che il marito le aveva buttato dell'acido sul viso mentre dormiva, leggendo sentì un nodo allo stomaco che riconobbe come pietà, quella donna era stata davvero sfortunata, abusi su abusi e come se non bastasse tumore celebrale come ciliegina sulla torta... a volte la vita era davvero una stronza. Passò a leggere la diagnosi e in quel momento si sentì ancora di più sprofondare, cosa avrebbe potuto fare? Era ormai in stadio avanzato, anche con le cure non erano riusciti a debellare il tumore.

-Gaia... io non credo che...- iniziò piano e dispiaciuta.

-Alt! Non dire altro, so che la situazione è tutt'altro che facile, le hanno dato pochi mesi, ma vorrei che la vedessi lo stesso- la interruppe con voce ferma.

-Ma non posso andare da lei e magari darle false speranze! Sarebbe una cattiveria!- ribatté lei.

-Non le darai nessuna falsa speranza Emma, sa bene che non ci sono possibilità, ma vedere che qualcuno vuole ancora provare con lei la farà stare bene, almeno per quello che le resta-

Emma guardò l'altra che ricambiava lo sguardo aspettando, non sapeva che fare, non voleva illudere quella donna ma stando a sentire lei non l'avrebbe fatto... sospirò e annuì provocando in Gaia un'enorme sorriso. Si sentiva meglio anche lei, eppure qualcosa le diceva che molto probabilmente si sarebbe pentita di aver accettato quel caso.


Avevano finito quella giornata di shopping nelle vie del centro con una capatina in un negozio di abiti da sposa, certo non avrebbe preso subito il vestito, ma dare un'occhiata per farsi un'idea su quello che le piaceva o meno. Era stata davvero una giornata frenetica e Isabel si era addormentata ancora prima di arrivare alla macchina, la mise sul seggiolino lentamente mentre Alice si metteva alla guida. Una volta partite Alice si mise a lanciarle occhiate preoccupate, sapeva che si era trattenuta tutto il giorno per via di Bel ma visto che ormai ora stava dormendo beatamente si aspettava che parlasse. Sospirò poggiandosi al sedile, era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel momento, ma non vide alternative e forse confidarsi con lei l'avrebbe aiutata.

-Non è venuto a prenderla per “impegni improvvisi”- disse sarcastica.

Alice scosse la testa mentre faceva manovra e usciva dal parcheggio.

-È davvero un deficiente...- commentò.

-Più che deficiente! Come ha potuto prometterle l'uscita se poi non si è nemmeno presentato?! È solo una bambina eppure è l'ennesima volta che non fa che ferirla! Dovevi vederla Ali... era davvero convinta che sarebbe arrivato visto che l'aveva promesso...- scosse la testa -Sono stanca di doverle dire che il suo papà non si presenterà, sono stanca di vederla triste! Ha solo due anni! Dovrebbe correre per casa e saltellare pensando solo a giocare!- sbottò finendo quello sfogo, in effetti in quel momento si sentiva davvero meglio.

-L'ho detto e lo ripeto, è un deficiente! Non sta prendendo seriamente il fatto di essere padre... devi fargli capire che non può esserlo due secondi e poi dimenticarsene subito dopo!- replicò Alice in tono duro.

-Lo so Ali... lo so...- sospirò Bea guardando fuori dal finestrino.

Alice capì subito che non voleva più parlare e accese col volume basso la radio, lei le era grata per quel silenzio. Guardando fuori dal finestrino le luci che iniziavano ad accendersi si chiese per la prima volta in quei due anni perchè era dovuta finire così tra lei e Mirko... non si era mai soffermata su quei pensieri perchè li giudicava troppo pericolosi e aveva qualcos'altro a cui badare come a Isabel e al suo lavoro.

Erano arrivate e prendendo la piccola salì all'appartamento salutando Alice che dopo un cenno ripartì. Mise nel lettino la piccola e le diede una piccola carezza pensando che avrebbe tanto voluto darle un padre più presente, sospirò e uscì dalla stanza mettendosi sul divano.

Sospirò e sprofondò nei cuscini, era davvero arrabbiata con Mirko, arrabbiata e delusa perchè sperava che almeno per quel giorno si presentasse e facesse il padre. Guardò il soffitto e fece un sorriso amaro, come faceva a sperare in una cosa del genere quando lei per prima aveva dei dubbi su di lui? E come dimenticare il giorno che gli aveva confessato di essere incinta? La prima cosa a cui aveva pensato era ai soldi... non si era avvicinato e non aveva sorriso come un ragazzo normale avrebbe fatto alla notizia di avere un figlio.

Quello probabilmente era stata la rottura definitiva, quando dopo mesi di litigi e incomprensioni si era giunti al punto di non ritorno... eppure ancora non riusciva a spiegarsi come avevano potuto arrivare a quello, si erano amati così tanto, avevano fatto dei progetti, erano così sicuri che sarebbero rimasti insieme fino alla fine eppure... eppure niente era per sempre, né le cose brutte né, purtroppo, le cose belle.


Dopo la pausa pranzo non era riuscita ad andare dalla paziente, anzi, non aveva avuto nemmeno il tempo per pensarci visto le visite e i vari esami che aveva dovuto fare. Ma ora era libera finalmente e andò nel reparto di oncologia, ancora aveva delle perplessità sul caso, ma Gaia aveva insistito tanto e non voleva dirle di no senza nemmeno averci provato, in quel momento si accorse che i dati anagrafici avevano un che di strano visto che mancavano alcune informazioni come il comune di residenza e altre cose... ma non ci fece molto caso e lesse il nome che aveva ignorato nella pausa pranzo, Lis. Che nome strano pensò prima di salutare Gaia che l'avrebbe accompagnata nella stanza, con sua grande sorpresa si ritrovò abbastanza nervosa, non le era mai capitato di avere a che fare direttamente con una donna che avesse subito certi abusi.

-Non preoccuparti, sii solo professionale e vedrai che andrà tutto bene!- le disse Gaia come incoraggiamento prima di entrare nella stanza.

Era singola e dalla finestra entravano gli ultimi raggi di sole di quella giornata, la prima cosa che vide entrando era una donna seduta sul letto girata verso la finestra, sembrava assorta in chissà quali pensieri.

-Lis...- la chiamò piano Gaia.

Lis si girò lentamente e Emma vide per la prima volta le fasciature che ricoprivano gran parte del viso lasciando libera la bocca e l'occhio sinistro, anche vista così si vedeva chiaramente l'effetto corrosivo che aveva avuto l'acido. Sentì ancora una gran pena per lei quando incrociò lo sguardo del suo occhio blu, qualcosa successe durante quel contatto visivo, qualcosa che Emma non riuscì a spiegarsi ma che dentro le dava uno strano senso di angoscia.

-Lei è la dottoressa Castello, ha accettato di rivedere il tuo caso...- spiegò sempre con voce bassa Gaia, molto probabilmente per non agitarla.

Lis annuì piano senza mai distogliere lo sguardo da lei, Gaia le fece segno di avvicinarsi e lei lentamente lo fece con ancora quei sentimenti che le si agitavano dentro.

-Lei... lei è Emma Castello?- sussurrò con voce arrochita.

-Si, sono io. Ho guardato la sua cartella e penso che potremmo fare altri esami per verificare lo stato della sua salute e poter vedere come proseguire con le terapie...- disse Emma in tono professionale, per nascondere il suo turbamento, ma senza quasi accorgersi si trovò a imitare il tono basso che aveva adottato Gaia.

In quel momento successe qualcosa che non si aspettava minimamente, Lis le sorrise leggermente, sembrava quasi sollevata, come se le avesse tolto un grosso peso dalle spalle. Emma si trovò a guardarla con sorpresa e si chiese se effettivamente Gaia avesse ragione, forse non l'avrebbe illusa ma vedere qualcuno ancora interessato al suo caso l'avrebbe aiutata ad affrontare tutto con più serenità.

Parlarono ancora per poco, dicendole che il giorno dopo avrebbero iniziato con gli esami e i vari accertamenti, salutandola uscirono da quella stanza. Emma guardò ancora quella porta una volta chiusa, incerta, non si spiegava quello che era successo lì dentro, non riusciva ad immaginare perchè avesse provato quel nodo di emozioni. Scosse la testa sospirando, probabilmente non l'avrebbe mai capito.

Il suo turno era ormai finito, uscendo dall'ospedale vide che ormai il sole era calato e stringendosi nel cappotto andò alla macchina. Arrivata all'appartamento immersa nei suoi pensieri trovò Bea sul divano anch'essa in qualche modo persa nei pensieri, la salutò e si sedette di fianco a lei.

-Come è andata la giornata?- le chiese.

-Faticosa... a te?- disse stanca.

-Anche per me... lo stesso-

Emma annuì insieme si ritrovarono a guardare uno di quei programmi stupidi di persone che cadevano o si facevano male in modi assurdi e mentre ogni tanto ridevano per qualcosa di particolarmente buffo la serata passò, era questo che le era mancato, pensò Emma, una compagnia quando tornava dal lavoro, i momenti passati a ridere dimenticandosi di tutte le fatiche della giornata, le erano mancate le sue amiche.

Andò a letto con un gran sospiro di sollievo era davvero stanca, stava mettendosi sotto le coperte quando si accorse che per tutto il giorno non aveva pensato nemmeno una volta a Lui.



















Ehm Salve!
Chiedo umilmente perdono! Lo so che sono passati mesi dall'ultimo aggiornamento ma vi giuro che non è tutto dipeso da me! Ho avuto dei problemi e poco tempo per scrivere! 
Dopo questo piccolo spazio delle scuse andiamo al capitolo, allora che dire? Emma comincia il lavoro all'ospedale e vediamo un personaggio, la paziente Lis, che vi consiglio di tenere d'occhio ;) Poi abbiamo Bea con i suoi problemi, Mirko che sembra fare il padre fantasma e la piccola Isabel che subisce tutto...
Spero davvero di poter aggiornare presto, ma non assicuro niente...
Sperando che la storia continui ad appassionarvi ci vediamo al prossimo capitolo! 
Baci^^

   
 
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