Di
nuovo.
Ancora
così, era notti che lo vedeva, quell’ assurdo
sorriso da lupo, ogni notte lo
terrorizzava e quella notte buia non fu diversa dalle altre. Aveva
occhi neri e
capelli color rubino, così come il rossetto e l’
ombretto sulle labbra carnose.
Si
svegliò, madido di sudore e tremante,
eppure non capiva perché quel sogno lo
terrorizzasse tanto, la donna che
vedeva era Evi Langdon, era lei che appariva nei suoi sogni da una
settimana
buona, eppure fino a due mesi prima era certi di essere riuscito a
lasciarsi
alle spalle tutta quella paura, quel sogno assurdo, ed ecco invece era
bastato
parlarle al mercato che era tornata a tormentarlo.
Lei era
una venditrice di tessuti delle più svariate
tonalità di rosso: porpora,
cremisi, scarlatto, fuoco, sangue… e continuavano a
tormentarlo sorgendo da
quelli che lui poteva interpretare
come
i peggiori gironi dell’ Inferno.
Se solo
si fosse trovato in una situazione migliore avrebbe potuto intrappolare
il
tutto si carta bianca con l’ inchiostro.
“I suoi capelli colorarono il sangue
e il
fuoco, tinsero di porpora i sogni, di rosso scarlatto gli incubi,
trascinando
chiunque in un infinito girone di torture, nel nulla più
rosso.”
E
sarebbe potuto anche andare bene per un altro dei suoi Horror da
quattro soldi.
Lui era certo di saper scrivere e che fosse il resto della gente fin
troppo
impressionabile. Per quello i suoi libri non andavano bene a nessuno,
tranne
che a lei. Evi che accoglieva tra le sue braccia fasciate da abiti
rossi ogni
sua nuova creazione. Ogni pezzo d’ anima che lui imprigionava
nella carta.
“Ora una parte di te
resterà sempre con me”
Diceva tutte le volte sorridendo e accarezzando le pagine, impaziente
di
impadronirsi delle sue parole.
Erano
cominciati poco dopo averle regalato il suo primo libro, dopo quel suo
sguardo
ardente di fuoco nero quegli incubi non facevano altro che ridere di
lui, tanto
forte da privare tutto il mondo d’ ogni altro suono se non un
continuo e lento
gocciolare.
Plic.
Plic.
Plic.
Strabuzzò
gli occhi, sentendo ancora nella sua testa quel continuo gocciolio, si
portò
inutilmente le mani alle tempie respirando profondamente come si fa
quando un capogiro
particolarmente forte da riempie di macchie nere tutta la visuale, e
nonostante
si possa solo attendere che il mondo riprenda i suoi colori, si va
avanti
ricordandosi a memoria la disposizione della casa. Fino a che la fitta
alla
testa non svanisce avvisandoti che questa avvolta sei andato vicino al
farti
implodere il cervello.
Eppure
quel suono non cessava, nonostante gli giungesse alle orecchie riusciva
a malapena
a capire da dove provenisse.
Si alzò
e le pesanti coperte si afflosciarono a terra. il suono
continuò, con un ritmo
irregolare, a impregnare il suo corpo di ansia e a far correre il suo
cuore. Le
tavole di legno gemettero sotto il suo peso. Batté
più volte le palpebre per
rimuovere gli ultimi residui di sonno e cancellare le immagini che
avevano
popolato i suoi incubi.
Si mosse
come in un sogno; il ruvido del legno sotto i suoi pied
svanì, mentre il suo
corpo sembrava scaldarsi scacciando il gelo della notte invernale. Si
disse di
respirare perché ancora gli giunse alle orecchie quella
risata, seppur attutita
da uno strato di paura.
Aprì
la
porta ed entrò in corridoio, il tutto era illuminato da una
strana luce rossa,
era come vedere il riflesso dell’ acqua tutt’
intorno a lui, poi ancora la
risata, più forte e vicina di prima.
Giunse
alla cucina lì dove si trovava lei, con le gambe accavallate
e tra le mani un
libro dalla copertina scura.
Quando
lo vide entrare dalla porta il suo viso si contorse in una smorfia,
infastidita
dall’ interruzione della lettura che aveva tra le mani, o
forse no. Chiuse il
libro e le pagine spesse si scontrarono con un tonfo
“E per la prima volta la pioggia non
fu l’
unica cosa a scorrere sul suo viso sfregiato.*”
Recitò a memoria,
alzandosi; i suoi capelli rossi si muovevano come accarezzati da una
brezza
inesistente, mentre le sue labbra rosse si schiudevano e rivelavano un
dentatura da squalo, o meglio, il suo sembrava un sorriso da lupo,
ancora.
Quello che aveva appena letto era il finale del libro che le aveva
regalato
appena una settimana prima.
Lui
arretrò sentendosi minacciato, ma qualcosa di duro e
compatto bloccò la sua
schiena, la porta da cui era appena entrato non c’ era
più, sostituita da
freddo muro, era in trappola.
“Stai
scherzando vero?” La sua voce era quasi inumana, un ruggito
di rabbia inondò la
testa dello scrittore, mentre i tacchi della donna battevano sul
parquet, il
libro cadde a terra con un tonfo e le pupille nere di Evi si
illuminarono di
una luce scura, ma nonostante la rabbia che traspariva dal suo volto le
labbra
restarono tese in quel terribile sorriso. “Così
non mi piace. Non è così la tua
anima.” Lui a malapena capì a cosa si stesse
riferendo.
“Ora una parte di te
resterà sempre con me”
Ancora.
Toc!
Toc!
Toc!
Qualcuno
batteva contro il vetro della finestra, insistentemente e con forza,
riuscì a
malapena a staccare gli occhi dal volto distorto della donna in rosso.
Appollaiato sul davanzale stava un grosso corvo nero come la notte, gli
occhi
rilucevano di luce rossa mentre gracchiava e rideva di lui, tornando
poi a
battere con insistenza contro il vetro. Un sogno, doveva essere un
sogno, per
forza.
“Lo
senti questo?” Evi restava a distanza da lui, comunque sicura
di averlo in
pugno. Alzò
l’ indice inclinando di lato
la testa, mentre i denti appuntiti sporgevano dalle labbra. Non era
più il
rumore del becco del corvo contro il vetro, ora erano campane lontane,
che con
lo stesso ritmo emettevano un suono appena udibile che pian piano si
faceva
sempre più vicino. “È un altro
funerale!” Esclamò lei sorridendo ancora di
più.
Il corvo restava immobile e fissarli, lui pensò che sentirlo
ridere sarebbe
stato meglio che avere i suoi occhi rossi puntati addosso, sembrava
impagliato,
se non per le palpebre che si chiudevano e riaprivano a intervalli
regolari, l’
inquietudine lo avvolse.
Evi fece
un movimento e il suo tacco si infilzò nella copertina del
libro come se si
trattasse di burro, affondò sempre di più,
lacerava le pagine e i volti
racchiusi al suo interno. Quella visione lo faceva soffrire, come se
fosse lui
a trovarsi al posto del suo libro. Voleva dirle di smetterla ma la sua
gola
sembrava annodata, le parole bloccate, si sentiva soffocare, non
riusciva più a
respirare. Boccheggiò mentre la visuale si riempiva di
macchie nere, esaltando
ancora di più la figura di Evi che ancora sorrideva con
quell’ espressione
terrificante. Il suo tacco si sollevò, lasciando un buco nel
libro e se non
fosse che stava svenendo avrebbe giurato di vedere del sangue
gocciolare sulla
copertina da tacco alto della donna.
La luce del
sole primaverile illuminava il mercato, bambini correvano intorno alle
bancarelle e restavano incantati dagli strani oggetti in vendita. Al
centro
della piazza, sfarzosa e ricca di tessuti rossi stava la bancarella
più grande;
una donna dai luminosi capelli rossi e dagli occhi del colore del cielo
notturno stava sistemando le ultime stoffe. Una bambini vestita da
abiti
rovinati e dal viso sporco le si avvicinò portando sotto il
braccio numerosi
giornali.
“Ciao
Evi!” La voce della bambina era squillante e ingenua.
“Ciao
piccola, come stai?” La donna si sporse oltre il bancone
appoggiandosi con le
braccia sui tessuti lisci.
“Ho
appena perso il mio primo dente! E ti ho portato il
giornale.” La bambina
mostrò orgogliosa il sorriso più ampio che
conosceva; il punto in cui ci
sarebbe dovuto essere un dente ora era occupato da un buco
più o meno quadrato.
“Bene.”
Le labbra di Evi si stesero in un sorriso sincero, tirò
fuori da una delle sue
tasche una grossa moneta d’oro e la porse alla piccola mentre
cercava di
prendere un giornale dal gruppo che aveva sotto il braccio senza fare
cadere
gli altri. La piccola si allungò per darle l giornale felice
di quella
ricompensa più generose del solito, quando notò
un grosso uccello nero
appollaiato su un alto trespolo appena dietro la donna, era immobile.
“Quello
è vero?” Chiese al bambina lasciando il giornale
in mano alla donna che si
voltò per vedere di cosa stesse parlando. Il corvo in tutta
risposta allargò le
ali e, rivolto alla piccola, gracchiò, come per dire
‘certo che sono vero!”
Poi richiuse le ali che fremevano e si
risistemò nella stessa posizione di prima. Evi sorrise alla
ragazzina che era
rimasta catturata dalle sfumature di blu che avevano le sue ali nella
parte
interna. La piccola sorrise a sua volta per poi salutare la donna e
correre via
saltellando e vendendo giornali alla gente.
Evi srotolò
il giornale leggendo la prima pagina con il solito sorriso.
“Nuova
misteriosa morte!”
“È
stato ritrovato questa mattina stessa il corpo di un mediocre scrittore
di
libri Horror della zona. La causa del decesso è avvenuta per
dissanguamento,
vista l’ evidente e profonda ferita riportata al petto. Non
ci sono segni di
lotta, quindi si presume che la vittima conoscesse il carnefice
–del quale però
ancora non si hanno tracce-.
Ciò
che però rende questo caso unico è che pare che
l’ uomo abbia perso la vita nel
sonno.
Le
autorità della zona ritengono che questa vittima sia opera
dello stesso
assassino che nei due anni precedenti aveva ucciso allo stesso modo
cinque
scrittori residenti nella stessa città di questa vittima.
Nonostante questa
certezza si è ancora molto lontani dallo scoprire che possa
aver commesso
simili crimini poiché l’ assassino sembra essere
molto accurato nel non lasciare
alcuna prova che possa condurre le autorità a una qualsiasi
ipotesi. Si consiglia
quindi agli aspiranti scrittori di mettere da parte penna e ispirazione
per un
po’ di tempo, almeno fino a che questa serie di omicidi non
venga fermata.
Per
i parenti e gli amici il funerale verrà svolto domani al
cimitero non
consacrato della città.”
* Chi
l’ha riconosciuta? ^^”
Comunque; questa One-Shot mi è uscita dalle dita verso
le due di notte di qualche giorno fa, si vede infatti che tutto questa
non
potrebbe mai essere frutto di una mente riposata… Mi
è venuta in mente pensando
ai lettori che spesso non sono soddisfatti dei finali dei libri,
così mi sono
messa a scrivere quello che… Insomma avete capito no? Questa
è una One-Shot che
non mi ha soddisfatto così come avrei pensato (mi sembra di
non essere più in
grado di scrivere, boh), ma almeno mi sono divertita a scriverla. E l'
mmagine secondo me è fantastica u.u
Da notare la mia banalità nell’ inventare dei
nomi: Evi Langdon = Evi L. = Evil. (mi vergogno per questo u.u)
Ah! Non ho mai scritto un articolo di giornale,
quindi non so come sia venuta fuori l’ ultima parte
^^”
Ma volete sapere quel'è stata la parte più
difficile? Scegliere la sezione; quindi se ho sbagliato avvisatemi che
provvederò a spostarla :)