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Autore: Inuyasha89    02/09/2012    1 recensioni
Tratto dal capitolo 1: Allo scadere del terzo anno dalla grande disgrazia una nuova minaccia si abbatterà sugli eroi. Il futuro incontrerà il passato e tenterà di sottometterlo. Solo la prima guerriera del bene e colei che dà e toglie la vita con un cenno rimarranno a difendere il passato. Nuovi alleati si uniranno a vecchi nemici convertiti. L’ultima battaglia deciderà le sorti del mondo intero.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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SANGO POV
“Ma dico io! Ma è mai possibile?! Ci siamo sempre dette tutto e improvvisamente, dico improvvisamente, decide che deve partire? Senza dire niente a nessuno? O meglio sembrano tutti sapere che cosa è successo e io no?????? Io non ci credo…e credevo che fossimo migliori amiche, praticamente sorelle e invece…”
Ormai avevo completamente rinunciato a provare a spiegare a Kagome che Helena non aveva certamente voluto farle un torto quando se ne era andata di punto in bianco senza dire nulla a nessuno, o meglio senza dire nulla alla giovane sacerdotessa che considerava come una sorella.
Eravamo partiti ormai da quasi una settimana io, Kagome, Miroku e Kirara, e la mia migliore amica non aveva fatto altro che brontolare come una pentola di fagioli per tutta la durata del viaggio, lamentandosi sempre della stessa identica cosa: Helena non le aveva detto nulla riguardo alla sua improvvisa e alquanto sospetta partenza. Dovevo ammettere che era quasi miracoloso che non fossimo stati ancora attaccati da dei demoni, perché il brontolio continuo di Kagome ci avrebbe decisamente impedito di sentirli arrivare.
Tutto era cominciato una settimana prima; dopo essere stati liberati dalla prigionia dovuta a quell’essere spregevole ci eravamo riuniti tutti quanti nel castello di Helena, nel Regno del Nord dove avremmo dovuto medicare le nostre ferite e riprendere le forze. In quell’occasione, oltre a rivedere dopo tre anni Helena e Kagome, avevamo fatto la conoscenza della madre e del padre di Yasha e della madre di Sesshomaru.
Conoscenza molto breve, durata lo spazio di una serata, giusto il tempo che Yasha si riprendesse dalle ferite. Quello che nei piani originali era previsto fosse un periodo di riposo moderatamente lungo era stato bruscamente interrotto dallo stesso Inuyasha che, subito dopo essersi svegliato ci aveva comunicato l’improvvisa partenza di Helena. Alla nostra richiesta di chiarificazione il nostro mezzodemone si era limitato a scrollare le spalle affermando che la sorella era partita per cercare alleati che ci potessero aiutare in questa guerra e che ci aveva lasciato delle precise istruzioni da seguire alla lettera.
Dopo quel annuncio io mi ero girata, in cerca di conferme, verso Sesshomaru, ma il demone maggiore era risultato più glaciale che mai, cosa che mi aveva fatto supporre che non avesse preso nel migliore dei modi la decisione della compagna.
Ma quella che aveva preso peggio tutta la situazione era stata indubbiamente Kagome che, dopo aver provato a contattare telepaticamente Helena e aver ricevuto una sorta di rifiuto mentale, era esplosa in una buona mezz’ora in improperi che non pensavo fossero degni delle labbra di una signorina di buona famiglia.
Improperi e maledizioni che erano decisamente peggiorate nel momento in cui Yasha le aveva consegnato una pergamena che conteneva le ultime istruzioni di Helena:
Prendi Sango, Miroku e Kirara e dirigiti verso i regni umani dell’Est e del Sud, dove si trovano i migliori guerrieri e sacerdotesse. Spiegategli la situazione e convinceteli a scendere in battaglia al nostro fianco contro Kiseki. Se sulla tua strada dovessi incontrare un monaco di nomeShinjitsu seguilo, ti aiuterà a trovare l’ultima cosa che ti serve per attivare completamente il tuo potere. Quando avrete completato questi compiti sarete raggiunti da ulteriori istruzioni.
Come poteva essere facilmente immaginabile Kagome non aveva preso sportivamente la sparizione di Helena, ma nessun tentativo di comunicazione le aveva permesso di mettersi in contatto con la demone che sembrava sparita dalla faccia della terra.
A peggiorare ulteriormente le cose sussisteva il fatto che, da esplicite istruzioni della Regina del Nord – a cui avevamo entrambe giurato di obbedire tanti anni prima durante il nostro patto di sangue – solo gli umani, accompagnati da Kirara, sarebbero dovuti partire verso i Regni dell’Est e del Sud.
Benchè indubbio che Helena avesse ragione sul non voler inviare dei demoni a negoziare la partecipazione alla guerra di un grosso contingente di ningen, sarebbe stata la prima volta che avremmo viaggiato senza Inuyasha ed era comprensibile la reticenza a partire dimostrata dalla mia migliore amica, specie ora che aveva appena ritrovato il suo promesso.
Anche a me pesava molto lasciare indietro le gemelle e il piccolo, nonostante fossi ben consapevole del rischio enorme a cui sarebbero stati sottoposti qualora avessi inopinatamente deciso di portarli con me, ma questo non leniva il senso di colpa nel lasciarli indietro.
Sapevo che anche Miroku la pensava allo stesso modo, ma sapevo anche che preferiva di gran lunga venire con me per proteggermi piuttosto che lasciarmi andare da sola.
All’inizio mi aveva lasciata perplessa la decisione di Helena di lasciare a casa Kohaku, alla fine negli ultimi tre anni era notevolmente migliorato come sterminatore, e un aiuto in più ci avrebbe sicuramente fatto comodo ma, dove aver attentamente osservato la mappa, mi ero resa conto che alcuni dei villaggi in cui dovevamo recarci erano gli stessi in cui Kohaku aveva compiuto cose spregevoli al servizio di Naraku. Forse lui non se le ricordava, ma gli abitanti sicuramente sì e non sarebbe stato il massimo per mio fratello venire a contatto con quel tipo di realtà.
Nonostante non avessimo ben compreso il motivo di questa missione separata ci eravamo preparati a partire lo stesso. I bambini sarebbero rimasti con mio fratello, Rin, Shippo e la vecchia Kaede nel palazzo del Nord, dove sarebbero stati meglio protetti in caso di un nostro eventuale fallimento.
Kagome aveva provato a chiedere ad Inuyasha di venire con noi, ma per tutta risposta lui le aveva detto di avere un’altra missione da compiere, sempre su richiesta di Helena, ma che ci saremmo incontrati molto presto.
Anche Sesshomaru era partito, insieme a suo padre e sua madre, anche lui in missione per conto della compagna che non aveva voluto rivelarci.
L’unica rimasta al castello era Lady Izaioy a cui, sembrava, non fosse stato dato alcun compito se non quello di rimanere nel castello e attendere il nostro ritorno.
Dal giorno della nostra partenza era trascorsa quasi una settimana e stavamo avvicinandoci al primo dei villaggi in cui avremmo potuto trovare un signorotto locale disposto ad allearsi con noi in una guerra di cui né io né Miroku conoscevamo alcunché.
Mentre le mura del villaggio diventavano sempre più grandi alla nostra vista percepii Kagome rallentare alle mie spalle e mi girai per controllare che stesse bene.
“Kirara, per favore rimani ferma sulla spalla di Sango qualunque cosa accada. A meno che non siamo in completo pericolo di vita non intervenire!”
Era una richiesta molto strana quella che Kagome stava facendo. Io sarei entrata nel villaggio nel mio ruolo di sterminatrice e quindi non sarebbe stato per nulla strano per gli abitanti vedere un demone al mio fianco, ma evidentemente la giovane sacerdotessa non sembrava intenzionata a correre alcun rischio.
“Sango, Miroku, lo so che vi sto chiedendo molto senza darvi nulla in cambio, ma vi chiedo di essere pazienti. Entro stasera vi racconterò la mia storia, o almeno la parte che è sicuro dirvi in questo frangente. Ma, per ora, vi chiedo di comportarvi come se foste la guardia del corpo sia spirituale che materiale di una potente sacerdotessa in viaggio. Con il signore locale dovrò parlare io e io soltanto.”
Questa richiesta era totalmente incomprensibile e mi affrettai ad aprire bocca per segnalarle che lei sarebbe stata la meno qualificata di noi tre per parlare al signorotto: la guerra contro i demoni era da sempre stata affare di sterminatori e quindi io avrei benissimo potuto farmi ascoltare senza problemi e Miroku era un uomo sacro e come tale aveva un grosso peso nella società.
Prima che potessi esporle le mie remore la vidi girarsi e inoltrarsi a breve distanza nei cespugli a lato della strada e nel silenzio del mattino percepii un cambiamento nell’aria.
Mi girai verso mio marito e dalla sua espressione sorpresa capii che anche lui aveva sentito la stessa cosa che avevo sentito io: una reiki di immense proporzioni aveva saturato l’aria di fronte a noi e sembrava provenire da un punto preciso, esattamente quello da cui Kagome era scomparsa qualche minuto prima.
Un flebile lamento di Kirara mi fece capire la potenza dell’aura spirituale che avevamo intorno e per un attimo mi ritrovai a chiedermi che cosa fosse successo alla mia migliore amica, alla ragazza un po’ imbranata che avevo conosciuto tanti anni prima.
La risposta alla mia domanda arrivò qualche minuto dopo quando Kagome uscì dai cespugli.
“Ma…ma…Kagome-sama, siete davvero voi?”
“Miroku non avevamo parlato del fatto che l’onorifico è ridondante quando sei praticamente sposato con mia sorella? Anche se ora che ci penso, finché siamo nel villaggio è meglio che usiate l’onorifico…”
La vidi sorridere come se si stesse scusando della richiesta di usare l’onorifico, ma in quel momento capii perché ci aveva chiesto di non intervenire nelle discussioni con il signore locale e di limitarci a fare finta di essere la guardia del corpo di una potente sacerdotessa.
Lei era una potente sacerdotessa. No, era molto di più: lei era una potente sacerdotessa-guerriero, bella, forte e importante esattamente come veniva descritta nelle leggende.
Nella donna che mi stava di fronte non c’era traccia della sorellina piccola che tre anni prima mi affannavo a proteggere da demoni di grosso calibro. Di fronte a me si trovava un guerriero con la forza e l’esperienza di coloro che avevano visto molte battaglie.
Come se il mio corpo fosse dotato di una sua propria volontà mi inchinai davanti a lei: “Lunga vita a voi, Kagome-sama!”
Ecco, l’avevo salutata come era costume salutare le grandi sacerdotesse guerriere nelle leggende, come i primi sterminatori del mio villaggio avevano salutato la grande Midoriko.
Vidi un lampo di indecisione, e forse di tristezza, nei suoi occhi, ma troppo breve perché potessi essere sicura di averlo visto, e poi più nulla.
Usando lo stesso tono formale che avevo usato io mi rispose: “E a voi prosperità e grazia sterminatrice!”
Poi prese posto di fronte a noi, attese che ci mettessimo in posizione ai suoi fianchi e marciò diretta verso il portone della cittadella.
“Chi passa?”
“Dite al vostro signore che devo parlargli urgentemente!”
“Chi è che vuole udienza con Taro-sama?”
“La reincarnazione della grande sacerdotessa Midoriko-sama!”
 
IZAYOI POV
Se n’erano andati finalmente. Per un attimo avevo temuto che Touga non si sarebbe lasciato convincere da suo figlio ad andare con lui e avrebbe deciso di rimanere, e quello non avrei potuto permetterlo.
Sapevo che tutti erano convinti che io non avessi ricevuto nessuna missione speciale da Helena e che il mio unico compito fosse quello di rimanere al castello, insieme con i bambini, ad attendere il loro ritorno cercando di non farmi ammazzare.
A questa idea aveva contribuito non poco il commento acido di Kagaya, quando aveva segnalato al mondo che nemmeno mia figlia mi riteneva utile per la sua missione e che quindi ancora non riusciva a capire come Touga avesse potuto scegliermi come compagna.
A quel commento sia Inuyasha che Touga avevano reagito mostrando i denti e ringhiando con la precedente Signora dell’Ovest e, da quel poco che avevo potuto intuire, nemmeno il glaciale Sesshomaru aveva particolarmente apprezzato la frecciatina.
In realtà io non me l’ero presa più di tanto, anche perché sapevo una cosa che tutti gli altri ignoravano: anche a me Helena aveva consegnato un compito speciale.
Trova mio padre e fatti spiegare la storia di Sounga. Cerca nelle leggende demoniche e anche in quelle umane tutte le informazioni che riguardano la spada degli inferi. Fai in fretta e quando le avrai raccolte affidale ad uno dei miei messi reali che le porterà a me. Celerità e segretezza sono armi importanti in questo momento.
Questo era quello che era scritto sulla pergamena consegnatami da mia figlia in gran segreto rispetto a tutti gli altri.
Non sapevo perché cercasse informazioni su quella particolare spada, che io avevo sempre odiato quando era custodita da Touga, ma il tono della lettera e il suo sguardo nel consegnarmela mi avevano fatto capire che la situazione e il compito fossero della massima importanza.
Una sola cosa mi preoccupava: avrei dovuto reincontrare il padre di Helena, un uomo, o meglio una divinità che non avevo più visto dal giorno in cui avevo dato alla luce la mia bellissima principessa. Avevo sempre saputo che vegliava su di lei, ma a me non si era mai più mostrato.
Per questo motivo ero molto contenta del fatto che Touga se ne fosse andato. La sua scenata di gelosia quando aveva scoperto l’esistenza di Helena era stata tremenda e, nonostante non fosse nella stanza con noi, sapevo che lei aveva sentito ogni parola velenosa di quella sfuriata, esattamente come ogni altro essere, umano o demone, nel raggio di qualche kilometro.
Avevo provato a spiegargli che tra me e il padre di Helena non era successo assolutamente nulla se non quell’unica volta per la quale avevo un’ottima scusa.
Eppure lui non mi aveva creduto e aveva giurato vendetta contro l’essere che aveva osato abusare di me, portandomi a mettere al mondo un abominio.
A quel punto anche io ero esplosa, ma la mia reazione non era stata abbastanza veloce a paragone di quella di Inuyasha che, battendo sul tempo addirittura Sesshomaru, aveva puntato Tessaiga contro il padre intimandogli di rimangiarsi gli insulti che aveva rivolto contro la sorella.
A quel punto Touga aveva ceduto, più a causa della sorpresa che altro, ma sapevo che in fondo al suo cuore il suo giudizio non era cambiato, ma non avevo avuto ancora il tempo di affrontare con calma l’argomento e questa guerra non stava sicuramente aiutando ad appianare i conflitti.
Sapevo che prima o poi i due si sarebbero incontrati come sapevo anche che Touga avrebbe miseramente perso se non avesse cambiato atteggiamento, ma in quel momento non potevo farci assolutamente nulla.
Per questo ero contenta di essere sola in quel momento, mentre andavo ad incontrare quell’essere che molti secoli prima mi aveva pregato di mettere al mondo un suo erede. Mi aveva guardato con i suoi occhi azzurri, profondi come il cielo e aveva detto di conoscere il mio legame con l’Inu no Taisho e di non volersi mettere in mezzo. Aveva solo necessità di una donna dal forte spirito, ma dalla personalità gentile le cui caratteristiche umane compensassero con il naturale egoismo degli esseri divini.
La sua richiesta mi aveva colpito all’epoca per la sua sincerità: non avevo percepito malizia in lui né brama di potere. Aveva bisogno di un erede che potesse sostituirlo alla guida del suo popolo che, senza di lui, sarebbe andato allo sbando.
Mi aveva assicurato che avrebbe provveduto lui al bambino che sarebbe nato, ma nel momento in cui avevo visto i bellissimi occhi di Helena avevo capito che non sarei mai stata capace di lasciarla andare. Aveva acconsentito a farmela tenere, a sigillare i suoi poteri affinché potesse sviluppare meglio le qualità umane come la bontà e la compassione.
Avevamo passato insieme pochissimo tempo quando la morte mi chiamò a sé e dovetti lasciare i miei due tesori più grandi in balia del mondo crudele.
Dall’al di là avevo osservato le peripezie dei miei figli e più di una volta mi ero chiesta dove fosse il padre di Helena e come potesse permettere che sua figlia venisse trattata in quel modo. Solo molto dopo mi ero resa conto che le era sempre stato vicino e l’aveva protetta nel miglior modo possibile, considerata la sua condizione.
Ero curiosa di rivederlo; erano passati secoli dall’ultima volta e volevo rivedere l’uomo o meglio l’essere divino che aveva contribuito a creare la forte e dolce creatura che era mia figlia.
Touga, probabilmente, non l’avrebbe mai capito questo mio desiderio, ma avevo sempre fatto di testa mia e non mi sarei lasciata intimorire proprio ora, non quando la mia bambina aveva bisogno di me.
Attesi fino a notte fonda, quando fui completamente convinta che tutti gli abitanti del palazzo fossero a dormire o impegnati in altre faccende e sgattaiolai fuori dalla mia stanza.
Furtivamente attraversai gli immensi corridoi del palazzo, nascondendomi nell’ombra degli anfratti quando sentivo passare qualcuno.
Nessuno doveva sapere della mia presenza in quell’ala del palazzo perché, come mi aveva spiegato Helena, essa era interdetta a tutti tranne al sovrano regnante.
Dopo molto tempo raggiunsi un immenso portone a due battenti illuminato dalla luce della luna.
Il portone era intarsiato in maniera splendida con la storia della nascita del regno e sarei rimasta volentieri a guardarlo per ore, se non avessi avuto una missione da compiere.
Facendo forza con tutta me stessa riuscii a smuovere leggermente il portone, quel tanto che bastava perché potessi sgusciarci al suo interno.
Con un tonfo il portone si richiuse alle mie spalle lasciandomi nella più completa oscurità.
“C’è nessuno?”
Tutt’un tratto una luce eterea comparve in mezzo alla sala e dopo qualche secondo cominciai a distinguere una forma umana al suo interno.
Quando si fu materializzato completamente non potei fare a meno di rimanere a fissarlo quasi a bocca aperta.
L’apparizione si accorse della mia presenza e un’espressione stupita si dipinse sul suo splendido e immortale volto:
“Lady Izaioy? Cosa ci fate voi qui?”
 
 
 
 
   
 
  
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