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Autore: ire_ne    18/03/2007    1 recensioni
House decide di avere una storia con Cameron, ma non una cosa seria. Ma forse la bella immunologa riuscirà ad entrare nel cuore del cinico medico.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Altri, Greg House
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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House uscì dall’ufficio dell’oncologo e si diresse dove sapeva di trovare quello che aveva in mente da ormai troppo tempo. Aprì la porta del bagno delle donne e la vide lì seduta in terra, in lacrime. Era completamente distrutta. Gli occhi gonfi, stranamente più chiari e profondi. La camicetta nera stropicciata e i capelli tutti in disordine. Sicuramente stava piangendo da quando l’aveva visto in ufficio. Le andò vicino. Lei non lo guardava aveva il viso perso nel nulla. Si sedette con fatica accanto alla donna che continuava a non degnarlo di uno sguardo. Ma cosa poteva pretendere dopo quello che le aveva detto? Si voltò verso di lei. Era bella, perfetta. Decise di fare qualcosa per farla reagire. Le mise il braccio dietro le spalle e la portò a se in un abbraccio. Cameron non si mosse. Rimase rigida, distaccata.

Non voleva vederla così, e con la mano le tirò il viso verso il suo, costringendola a guardarlo. Lei chiuse gli occhi. Non sapeva che aspettarsi. House vedendola così indifesa, così disparata le prese il viso tra le mani e la baciò. Un bacio profondo, ma non come quelli che si erano scambiati prima, quello era per liberarsi di qualcosa, non chiaro a nessuno dei due. L’immunologa non rispose al bacio ma nemmeno se ne allontanò, non  ne aveva le forze o forse non voleva allontanarlo e basta. Lui la strinse ancora più forte ed ebbe l’impulso di iniziare a toglierle il camice. Spostò la mano sul polso della ragazza, le prese la mano e iniziò a giocarci come per stringerla mentre con l’altra cercò di sfilarle il camice. All’iniziò lo lasciò fare poi accorgendosi che lui non sembrava voler smettere lo bloccò.

C:Che stai facendo?

H:Strano, questa frase me la chiedi sempre?

C:Forse perché mi baci sempre?

H:Giusto- e la ribaciò. Ma cameron lo scostò.

C:No.

H:Cosa.. cosa vuol dire no?

C:Che non voglio fare sesso con te – e calcò il tono sul sesso.

H:E che vuoi fare?

C:Alzarmi e andarmene.

H:Nessuno te lo impedisce.

C:Hai ragione- fece per alzarsi ma glielo impedì ritirandola giù assieme a lui e posando di nuovo le sue labbra su quelle della donna.

H:Te ne vuoi andare davvero?

C:Si.

House rimase un po’ spiazzato da quella risposta. Si sarebbe aspettato le braccia di lei al collo e invece no . Continuava a stupirlo.

H:Si può sapere il perché?

C:Ma come tu non l’hai ancora capito?

H:Cosa devo capire?

C:Che in questo momento non mi va di lasciarti sfogare i tuoi impulsi su di me.

H:Non è un impulso sessuale.

C:Ti stai contraddicendo.

H:E sentiamo. Come farei?

C:Sta mattina mi hai detto che era solo sesso. Che non provi nulla per me. E allora se fare sesso con me in questo momento non è un impulso sessuale che cos’è?

Colpito in pieno petto. Aveva perfettamente ragione. Il problema che non lo sapeva nemmeno lui che cosa era. Quando le stava vicino voleva prenderla e baciarla, chiunque avrebbe detto solo attrazione, ma negava il fatto che era solo sesso. Aveva le idee confuse. Non sapeva che rispondere a se stesso. Figuriamoci a lei.

H:Pietà.

C:Come?-la voce di lei era infuriata.

H:Si be sono entrato qui. Ti ho vista in lacrime. Mi hai fatto pietà. Sapevo che piangevi per me e quindi volevo farti smettere di piangere. Tutto qui!

C:Ma come ti permetti. E poi cosa ti ha spinto ad entrare proprio nel bagno delle donne?

È vero. Lui che ci faceva nel bagno delle donne. Non poteva sicuramente dirle che era entrato perché cercava lei.

H:Mi servivi per andare a sostituirmi in ambulatorio. – Mentiva. Ma non poteva fare altro. Si sarebbe pestato i piedi da solo dicendole che era andato a cercare lei. Avrebbe voluto sapere il perché e lui non poteva risponderle.

C:Cercati qualcun altro per farti sostituire perché io non lo farò.

H:Non fare la difficile. Tu lo volevi. Ti ho fatto solo un favore venendo a letto con te.

Ma perché continuava ad infierirle un ulteriore dolore? Doveva proteggere se stesso, ma di lei? Di lei non si preoccupava? Non la voleva proteggere?

C:Adesso basta.-E così dicendo uscì dalla porta sbattendola più forte di quando era entrata.

H:Merda!

Aveva aggravato solo le cose. Non riusciva a mantenere un rapporto umano.

In effetti House aveva una capacità innata di far soffrire le persone….e questo in parte lo metteva a disagio, e nascondeva questo suo disagio dietro una maschera di insensibilità. Però la gente lo capiva, lui in realtà non era insensibile….lui evitava di istaurare rapporti con i pazienti perché se no ci si sarebbe affezionato e il suo giudizio non sarebbe stato più razionale o obiettivo, e questo non è da insensibili. Non è da insensibili neanche essere infelici, perché se lo si è vuol dire che qualcosa deve averti toccato…perché l’infelicità non viene da sola, certo, c’è chi e più tendente di natura, ma non è questo che fa la differenza. Lui però stava bene in quello stato, perché non solo accettava la sua malinconia come una cosa ormai permanente, ma ci si crogiolava dentro. Purtroppo però di tutta questa sua sofferenza contorta non ne risentiva solo lui, ma anche la gente che gli stava intorno. Wilson, Cameron…già, Cameron, che era da poco uscita da quel bagno….e che lui aveva fatto piangere tantissime volte, ma indubbiamente quella volta era la stata la peggiore. E in quel momento la cosa che lo preoccupava di più era la possibilità che quella volta lei non lo perdonasse….

Non che gli importasse del fatto in sé, tuttavia in teoria lo infastidiva l’idea che lei perdesse quel suo interesse per lui, perché infondo era una cosa che lo lusingava.

Quel suo fiume di pensieri fu interrotto dal suono del suo cercapersone. In un primo momento cercò di ignorarlo, e mise il muto, e così la seconda e la terza volta. Alla quarta chiamata però decise di andare in un ufficio…se lo chiamavano così insistentemente doveva trattarsi di qualcosa di importante.

 

F: Abbiamo un caso…

Ch: Donna, 28 anni; presenta cefalea mal di schiena, dolore degli arti e febbre alta.

House aveva già iniziato a scrivere i sintomi sulla lavagna.

H: Quanto alta?

Ch: 40 e sono tre giorni che non cala.

C: Troppo per una normale influenza di tipo C…..

F: E se fosse un tipo A? In genere provoca questi sintomi.

Ch: Già, ma potrebbe anche trattarsi di un’influenza C mal curata…

H: Somministratele degli antibiotici ad ampio spettro.

E detto questo uscì dalla stanza. Trovò strano il fatto  che Cameron non avesse proposto nessuna diagnosi, in genere lo faceva sempre…

Lui non l’aveva guardata, però solo per un attimo il suo sguardo era caduto su di lei, e aveva notato il rossore e il gonfiore degli occhi, segno che aveva pianto anche dopo il loro incontro in bagno.

Ormai era sera, e ad House toccava il turno di notte perché doveva recuperare delle ore. In quel momento si trovava davanti alla stanza della paziente…gli antibiotici non stavano facendo effetto, la febbre non calava....vicino a lei un ragazzo che le teneva la mano, lei aveva gli occhi chiusi, doveva essersi addormentata.

Mentre li osservava sentì qualcuno avvicinarsi a lui.

C: Come sta?

L’uomo cercò di mostrarsi il più indifferente possibile.

H: Non peggiora, ma non sta neanche migliorando….

C: Vedrai che entro la nottata faranno effetto gli antibiotici, se è di tipo A come pensa Foreman è normale che ci voglia più tempo….- lei era freddissima da quando avevano iniziato a parlare.

I loro occhi si incrociarono, e rimasero fissi gli uni negli altri per qualche secondo ma cedettero entrambi quasi contemporaneamente. Tuttavia House non notò nell’ espressione di lei il segno di un sentimento, notò solo la freddezza dello sguardo….e questo lo fece gelare dentro.

Cameron al contrario di lui aveva finito il turno, quindi si girò e andò via senza neanche voltarsi. Lui non aveva avuto voglia di trattenerla….era stanco e non se la sentiva di affrontarla ancora….

Raggiunse il balconcino, aveva bisogno di un po’ d’aria….ripensò alle cose che le aveva detto qualche ora prima in bagno: non è stato un impulso sessuale.

-Cavolo Greg allora cosa è stato?-

Ad un certo punto vide entrare in ufficio l’uomo che prima teneva la mano alla paziente, la ventottenne Jennifer Carter. Anche lui doveva essere giovane….avrà avuto massimo una trentina d’anni, sembrava molto preoccupato.

S.re: Salve….senta lei segue il caso di mia moglie?

H: Sì, sono il dottor House….

S.re: …non ne so molto di medicina  però ho sentito la fronte di Jen e non scottava più come prima e ecco….volevo chiederle…sì insomma, se poteva venire a misurarle la temperatura…

House fece una faccia perplessa.

H: E perché non lo ha chiesto ad un’infermiera?

S.re: Ecco, mi fidavo più a chiederlo a lei….so per esperienza che a volte le infermiere sono davvero delle incompetenti…

Il diagnosta iniziò a stizzirsi.

H: Infatti lavorano in un ospedale per caso, sai le abbiamo selezionate con un provino e abbiamo scelto chi sapeva recitare meglio….

S.re: Mi scusi non intendevo offendere nessuno- era rimasto sbalordito dallo strano carattere di quel medico, tuttavia aveva sentito parlare  molto bene di lui in ospedale.

Mentre stavano parlando entrò un’ infermiera.

Inf: Dottore, la febbre della donna è calata a 38…

H: Bene, così impari ad avere poca fiducia!

Il ragazzo lo guardò meravigliato e poi uscì dalla stanza.



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