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Autore: Miss Yuri    02/09/2012    3 recensioni
Una ragazza diventata capitano delle guardie reali, una organizzazione pronta a tutto per raggiungere i suoi obiettivi, una regina e un re malvagio e un regno da salvare...
Fra duelli con le spade, tradimenti, amori, delusioni e sconfitte, nasce la mia prima fan fic su questo fandom, ambientata nella Francia del 17 sec.
Dal prologo:
" - Eccoli! Sono là! – gridò un soldato, avvistando la famiglia.
Li avevano trovati, ormai, non c’era più scampo. Tentarono, comunque, una possibile fuga e cominciarono una frenetica corsa lungo i corridoi bui e rischiarati da qualche fiaccola. Le guardie di sua maestà erano dovunque e, presto, si ritrovarono completamente circondati... "
SOSPESA!!!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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The history of Versailles
 

 
Cap. 6:
“ Fastidi e preoccupazioni “

 

 
- Pretendo delle spiegazioni, Capitano! - urlò la regina, più arrabbiata che mai con la sua sottoposta - Invece che proteggerci, se ne andata lasciandoci senza alcun tipo di difesa! -
- Sono desolata… Vostra Maestà. - si scusò, falsamente, Gwen, rimanendo inchinata in segno di sottomissione.
- E lo credo bene! Dovrei punirvi per questo affronto! - sfuriò lei, più arrabbiata di prima - Chi mi conosce a fondo sa di cosa sono capace di fare! -
- Mia sposa, prima di saltare a facili conclusioni, lasciate prima che il Capitano ci fornisca le sue motivazioni. Poi, potrai decidere che punizione infliggerle. - intervenne Alejandro, ancora in debito con lei per il suo prode salvataggio e che, in qualche modo, stava cercando di sdebitarsi - Prego, Capitano. -
Dopo minuti e minuti di imbarazzanti rimproveri, Gwen poteva sentirsi libera di esprimersi. Non era mai stata così umiliata in tutta la sua vita e, per la prima volta, aveva desiderato di lasciare il suo corpo per rifugiarsi in quello di un altro essere vivente che conduceva un’esistenza più serena e tranquilla della sua. Nonostante l’intervento del marito, la rabbia di Heather non si era placata ed era ancora dentro di lei e bruciava ardentemente, come un incendio scoppiato in un bosco di montagna.
La ragazza dai capelli bluastri non aspettava altro che parlare e perciò fu rapida e andò subito al dunque: - La mia motivazione è semplice, Altezza, dopo aver evitato che quel proiettile vi colpisse, sono partita all’inseguimento del colpevole ma, purtroppo, l’ho perso di vista e mi è sfuggito. -
Seguirono attimi di silenzio che parvero davvero interminabili. I due reali, probabilmente, stavano rimuginando su quello che avevano appena ascoltato. La regina sembrava la più pensierosa dei due. Il suo viso era ancora contratto in un’espressione di rabbia e furore e non sembrava disposta a credere alle parole di Gwen.
- Cosa ne pensa, mia sposa? - le chiese il re - Non vorrà, per caso, punirla per avermi salvato la vita. -
Heather era divisa in due parti: doveva dare ascolto alle sue emozioni oppure al suo sposo? In altri casi, avrebbe scelto la prima opzione ma, in quel momento, portò alla luce quel poco di gratitudine che restava assopita nel suo corpo. Si ripromise che, dopo quel gesto, non ce ne sarebbero più stati altri di quel genere.
- Va bene… - si limitò a dire, per poi congedarsi subito dopo aver lasciato la sala del trono, seguita a passo cadenzato dal marito.
Per fortuna, nessuno dei nobili che risiedeva a Versailles non aveva partecipato a quella lunga discussione ma, in posti del genere, le voci girano più veloci di mille stormi di uccelli. E, in poco tempo, tutto il palazzo reale era in fermento. E questo a Gwen dava molto fastidio. Non poteva camminare libera per i corridoi che si sentiva osservata e criticata dalla massa di pettegole della reggia. Non ci sarebbe passata sopra troppo a lungo e questo lei lo sapeva.
Qualche ora più tardi, venne convocata dalla principessa nei suoi appartamenti, nell’ala più bella di Versailles. La sua cameriera personale le aveva fatto strada per gli sconfinati corridoi del palazzo per poi fermarsi davanti alla porta in acero che la ragazza conosceva già da tempo.
La serva bussò per farsi aprire: - Principessa! Le ho portato il Capitano! -
- Entri pure. - disse una voce provenire dal fondo della camera.
La cameriera aprì la porta e si scostò di lato per far passare Gwen e permetterle di varcare la soglia. Senza fare più caso alla sguattera, la ragazza camminò fino al centro della stanza e, dopo un breve inchino, rimase ritta in piedi, in attesa di sapere cosa aveva da dirle di così urgente la principessa. Nel frattempo, osservò la sua stanza. Il soffitto era molto alto e il lampadario in oro e in cristallo saltava subito all’occhio. Il mobilio consisteva in un letto a baldacchino verniciato d’oro, due comodini in ottone lucidati alla perfezione, una cassettiera in legno del medesimo colore del letto su cui erano appoggiati dei portagioie e un vecchio carillon. L’armadio era enorme e, sicuramente, ospitava una grande quantità di abiti e, infine, in un angolo c’era un piccolo specchio con un tavolino e una spazzola appoggiata sopra.
- Le do il benvenuto nella mia camera. - la accolse Leshawna, sfoggiandole un amichevole sorriso - Prego, sedetevi pure qui. - disse, appoggiando la mano su una sedia di velluto accanto alla sua.
La bluastra non poté far altro che obbedire.
- Ho saputo delle voci che girano a corte… - cominciò la scura - Però non voglio parlarvi di questo. -
Gwen tirò un sospiro di sollievo quando venne a sapere che non voleva toccare quell’argomento, ma quelle che sentì dopo non erano di certo delle buone notizie.
- Ho sentito mia madre che parlava con mio padre… - proseguì Leshawna - Dicevano che oltre a voi, presto, avrebbero assunto un altro Capitano delle guardie. Mia madre, così diceva, si sarebbe sentita più sicura. -
Per la ragazza, questo nuovo servitore sarebbe stato un grosso impedimento. Siccome, ormai, era entrata a far parte dell’Organizzazione, con questo nuovo Capitano non si sarebbe potuta più muovere liberamente. Avrebbe sempre dovuto cercare delle scuse per partecipare alle loro riunioni segrete e, prima o poi, si sarebbero insospettiti e sarebbe finita male.
- Spero che questa notizia non vi abbia turbato. - disse la principessa, vedendola assente.
- No, grazie per avermelo comunicato. - la ringraziò lei - Ora, se volete scusarmi, ho delle questioni da sistemare… -
La bluastra fece per alzarsi e andarsene ma venne bloccata da Leshawna.
- Capitano, mi dia del tu la prossima volta. - le chiese, cortesemente, per poi lasciarla andare. Dopo aver fatto un breve inchino, si affrettò a lasciare quella stanza. Per calmare i bollenti spiriti, pensò di rilassarsi nel giardino di corte e di sedersi su qualche panchina isolata. Finalmente, trovò quella che faceva al caso suo. Si sedette sopra ma si inorridì quando vide che, non poco distante da lei, c’era un gruppetto di dame pettegole che, sicuramente, stavano parlando alle sue spalle, poiché riusciva a sentire parte dei loro discorsi. Si allontanò sbuffando, in cerca di qualche altro posto tranquillo mentre, intanto, rifletteva su quello che aveva appreso recentemente.
Devo, assolutamente, far tacere queste voci. E poi, questo nuovo Capitano, chi sarà mai? Devo fuggire da qui e raccontarlo agli altri membri dell’Organizzazione. Ma come posso fare? Sicuramente la regina  mi starà tenendo d’occhio. “  pensava Gwen, mentre stava attraversando un arco di legno a cui si era attorcigliata una rigogliosa orchidea. Improvvisamente, si sentì afferrare da dietro e quel qualcuno la trascinò dentro i cespugli. Si dimenò, finché non vide in volto il suo aggressore.
- Duncan?! - lo chiamò lei.
- Sorpresa vero? - sorrise lui.
- Mi hai fatto spaventare! Non fare più una cosa del genere! - urlò la bluastra in preda a un breve attacco di rabbia.
- Non strillare o le tue guardie ci scopriranno! - la zittì, prima che qualcuno li udisse parlare - Vieni con me, devo dirti una cosa… -
 
 
Dopo aver evitato tutti gli sguardi di nobili, servi e soldati, Duncan la condusse davanti a una delle numerosi pareti esterne del palazzo. Apparentemente, sembrava uguale a tutte le altre ma, in realtà, nascondeva un segreto.
- Ti presento… il nostro nuovo quartier generale! - disse con soddisfazione mentre spingeva un mattone. Un passaggio si aprì all’istante, mostrando una lunga galleria che scendeva in profondità.
La ragazza rimase lì a fissarla per un po’, non capacitandosi di come ci era riuscito.
- Muoviti ad entrare! - la incalzò Duncan, che era già all’interno del tunnel.
Gwen si riprese e cominciarono a scendere gli scivolosi scalini bagnati dall’umidità. Anche le pareti erano umide e fredde e, talvolta, si vedeva qualche goccia d’acqua infiltrarsi dalle mattonelle e cadere dal soffitto. Dopo qualche minuto, si fermarono davanti a una porticina in legno, talmente piccola che bisognava strisciare per riuscire a entrare.
- Prego. Prima le donne! - scherzò, facendo passare la ragazza per prima. La bluastra gli lanciò un’occhiataccia, visibilmente offesa per la battuta, prima di chinarsi e gattonare per raggiungere l’uscita. Arrivò, quasi subito, davanti a un’altra porticina. La spinse con decisione e arrivò in un locale ristretto e angusto. Si sorprese vedendo che gli altri componenti dell’Organizzazione erano già tutti lì. Mancavano solo lei e Duncan.
- Ce ne avete messo di tempo ad arrivare! - esclamò Scott, sfoggiando un sorriso provocatorio.
- Usa la tua bocca per dire solo qualcosa di intelligente! - lo rimproverò il suo leader, non appena uscì dal cunicolo.
- Che te ne pare? - le chiese Courtney - Questa è stata un’idea del mio orsacchiotto! - disse, rivolgendosi al suo compagno.
- Beh è… abbastanza… segreta… - commentò Gwen - ma siete sicuri che non ci scopriranno se rimaniamo qui? -
- Impossibile! - le rispose Harold - Questi cunicoli non vengono usati da anni. E poi, Courtney, l’idea è stata mia! -
- No che non è vero! -
- E invece si! Diteglielo voi, ragazzi! - disse l’intellettuale, cercando l’appoggio degli altri membri.
- L’idea è stata del nostro capo. - concluse Scott, siccome anche lui si prendeva gioco del povero Harold.
- Potete smetterla di litigare un momento e mi ascoltate? - gli chiese Gwen. Tutti voltarono la testa verso di lei. Quando sentì tutta l’attenzione del gruppo concentrata su di lei, cominciò a raccontare quello che aveva scoperto grazie alla principessa Leshawna.
- Questo è un bell’intoppo… - constatò Duncan - Probabilmente, la regina e il re vogliono tenerti d’occhio. Dovrai stare molto attenta. - si raccomandò lui.
- E quando pensi che arriverà questo nuovo Capitano? - le chiese Harold.
- A breve… ma non ho molto tempo… si accorgeranno che sono sparita dalla circolazione. - si preoccupò la ragazza, pensando che avrebbe dovuto dare ancora altre spiegazioni se la avessero trovata che gironzolava senza fare niente di importante.
- Bene… la riunione è ufficialmente conclusa. - concluse il loro leader - Direi che possiamo lasciarla andare a fare il suo dovere di “ spia “. -
Una volta che tutti gli altri se ne furono andati, rimasero solo Duncan e Scott all’interno del quartier generale.
- Sei sicuro che ci possiamo davvero fidare? E’ arrivata da poco e non sappiamo praticamente nulla su di lei! - gli chiese il rosso, ancora sospettoso e non molto convinto sulla credibilità di Gwen.
- Ci possiamo fidare. - si limitò a rispondergli l’altro.
 
 
- Wow! La regina ha davvero perso le staffe! - esclamò Trent, dopo aver ascoltato la sorella adottiva - Non aveva tutti i torti, però. -
- Stai dalla sua parte oppure dalla mia? - gli chiese scocciata lei, stanca di parlare ancora di quella storia.
- Sto dalla tua, in fondo, hai salvato la vita al re e poi hai pure inseguito quell’individuo. Hai fatto il possibile e lo so. - la consolò lui, appoggiandole il braccio sulle spalle.
- Si, ma di questo a lei non importa! Se non ci fosse stato il re, mi avrebbe, sicuramente, punito. - strepitò la bluastra, leggermente irritata.
- Vuoi che ti suoni qualcosa con la chitarra? - le chiese il moro.
Ultimamente, lei aveva troppi pensieri in testa e troppe preoccupazioni. Forse, quelle magiche note sarebbero state la sua ancora di salvezza e le avrebbero fatto dimenticare tutto per qualche minuto. Ma si sa che anche i singoli minuti possono essere preziosi ed essenziali.
Trent appoggiò il suo strumento sulle ginocchia e cominciò a pizzicare le sue corde mentre, con la bocca, intonava una dolce canzone.
Come sempre quelle note, erano come l’acqua in un deserto per Gwen. Da nessun altro strumento avrebbe ascoltato note più paradisiache.
 
 
SPAZIO D’AUTORE
 
Hooolaaaaa! Ciao a tutti quanti! Dopo un mese di vacanze sono tornata alla carica! Finalmente, ho finito il sesto capitolo. Non immaginate la fatica che ho fatto per scriverlo! Ultimamente, ero molto depressa perché sono tornata a casa. Sono strana, vero? Il fatto è che la Calabria mi piaceva tanto! Ma lasciamo stare i miei problemi personali.
Ve lo devo dire, non sono pienamente soddisfatta di questo capitolo. Ma volevo assolutamente pubblicare qualcosa. Al massimo avrò qualche bandierina neutra.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e, mi raccomando, recensite per farmi sapere la vostra opinione!
Al prossimo capitolo!
 
 
Dark Riocha 

  
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