Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraLuna21    02/09/2012    4 recensioni
La squadra Cobra 11 è abituata ai riscatti e ai rapimenti, anche quando sono personali! Ma se questa volta fosse troppo personale? E se questa volta il caso prendesse troppo la squadra?
... e se questa volta fosse troppo e basta?
La squadrà riuscirà a mantenere la lucidità di fronte ad un uomo senza alcuno scrupolo?
Ecco il mio ultimo sclero, che spingerà al limite i nostri eroi! Ce la faranno ancora?
Spero che vi piaccia! :) A presto! ^^
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Non c'è due senza tre!'
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L’urlo

I due ispettori attraversarono rapidamente la piccola restante parte del ponte, fino ad arrivare alla strada che fiancheggiava il fiume.
Si fermarono un secondo e si guardarono intorno.
«Da che parte?» chiese Tom, lanciando uno sguardo al socio.
Il collega fece vagare lo sguardo per ancora qualche attimo. Poi si sentì un urlo e i due si girarono istintivamente verso la loro destra, guardando un vecchio capannone, evidentemente abbandonato da anni.
Gli ispettori si scambiarono uno sguardo.
Poi, senza dirsi una parola, iniziarono a correre verso il capannone.
I due si avvicinarono al portone, ovviamente aperto, si posizionarono vicino agli stipiti e lanciarono uno sguardo all’interno.
Nel magazzino c’erano tre uomini in tutto. Uno scagnozzo teneva Ben, bloccandogli le braccia dietro la schiena, mentre il secondo, quello con cui avevano appena parlato Tom e Semir, stava saltellando su una gamba, tenendosi il ginocchio dell’altra stretto in una mano e con il volto contorto  in una smorfia di dolore.
«Brutto bastardo!! Ora dai pure a calci?!» disse il tirapiedi, iniziando a imprecare.
Ben fece una specie di sorriso ironico. «Beh, che ci vuoi fare… se Dio ti dà dei limoni, fatti una limonata, no?!» scherzò.
L’altro strinse i denti e piantò i sui occhi in quelli dell’ispettore. «Credi di essere simpatico?! Beh, non lo sei!» si guardò intorno con ira. «E la sai un’altra cosa?! Non sopporto più queste tue battutine da quattro soldi… ora mi sono stufato!» e così dicendo si buttò sul mitra del compare, finito a terra.
Lo afferrò e lo puntò alla testa del ragazzo.
Tom  e Semir deglutirono, portando le pistole vicino al proprio volto per essere pronti ad intervenire.
Ben prese un forte respiro. «Vuoi sparare?! Bene… fallo!» accennò ad un sorriso. «Il mio collega sarà molto felice di incastrare a vita i rapitori di sua figlia, sai?!»
Il tipo rise. «Beh, sai com’è,… deve prima prendermi!» rispose, togliendo la sicura. «E fino ad allora… vai all’inferno!»
La canna sfiorò leggermente la fronte dell’ispettore.
Ben trattenne il respiro, incrociando gli occhi per vedere l’arma proprio sopra il suo naso.
Fu in quel momento che Tom e Semir intervennero.
I due poliziotti entrarono rapidamente nel capannone puntando le pistole davanti a loro.
«Giù l’arma!» dissero all’unisono.
I due scagnozzi si voltarono immediatamente verso i due sbirri, guardandoli sconcertati, mentre Ben tirava un respiro di sollievo.
Semir guardò fisso lo scagnozzo con la mitraglietta in mano. «Mi hai sentito?! Ho detto già l’arma!» disse a voce bassa.
Il criminale osservò per un attimo Ben. Poi il poliziotto che lo teneva sottotiro e, infine, di nuovo Ben.
Socchiuse la bocca, come per dire qualcosa, ma Semir fu più veloce. «Ascolta, non ho la più pallida idea del perché il mio dito non abbia ancora fatto pressione su questo stramaledetto grilletto, perché, davvero, ho una voglia matta di ammazzarti in questo preciso istante! Vedi, adesso sarei giustificato, visto che stai per sparare al mio collega. Quindi, ora, cortesemente, potresti togliermi la scusa per esploderti un proiettile nello stomaco?!»
L’energumeno sbiancò di colpo. Poi, senza una parola, sollevò le mani al cielo con l’arma ben in vista.
L’altro scagnozzo lasciò Ben e alzò le mani a sua volta mentre il primo posava la mitraglietta a terra.
I tre ispettori tirarono un sospiro di sollievo. Tom estrasse le manette e le mise al primo, mentre Semir pensava al secondo.
Ben si sollevò in piedi. «Alla buon’ora! Vi eravate addormentati?!»
Tom e Semir sorrisero, mentre cercavano un modo per non far scappare i due.
«Tutto intero, socio?» chiese Tom.
Ben si guardò un po’. «Sì… sì, credo di sì!»
Tom e Semir, che intanto avevano ammanettato i due criminali ad un tubo vicino alla parete, si voltarono verso il collega.
«Ci spieghi come è successo… questo?!» chiese il primo.
Ben fece spallucce. «Ah, non lo so! Tenevo sotto tiro il primo, quando ho sentito una botta in testa! Ho provato a voltarmi e sparare al secondo, che mi aveva quasi tramortito, ma questo mi costringe a puntare la pistola verso il muro afferrandomi il polso. È partito un colpo giusto un attimo prima che perdessi l’arma dalle mani!» disse, indicando un buco vicino al muro e recuperando la rivoltella a terra. «Poi, il primo non so da dove è rispuntato e mi ha bloccato! Questo idiota si è avvicinato e io, per tutta risposta, gli ho dato un calcio sul ginocchio… e poi il resto lo sapete!» concluse.
I due colleghi annuirono. Poi si guardarono intorno. «E Müller?! Dove si è cacciato?!» chiese poi Semir.
Ben fece spallucce. «L’ho visto entrare qui, ma deve essere scappato dal retro o da una porta secondaria, perché non c’era quando li ho raggiunti!» rispose, guardando tutti i vecchi scatoloni che invadevano la stanza. «E credo che questo posto gli abbia favorito la fuga… potremmo perderci il GGG!»
Semir lanciò uno sguardo alla stanza e annuì, sconsolato.
Tom gli mise una mano sulla spalla. «Tranquillo, socio… lo prenderemo! Non so come, non so quando, ma lo prenderemo!»
Semir annuì nuovamente.
«E ora?» chiese Ben.
«E ora portiamo Aida a casa! Non ce la faccio più con questa storia… voglio solo abbracciarla e archiviare il caso!» disse, mentre il peso nel suo stomaco si scioglieva.
Tom sorrise. «Così Ben potrà finalmente fare colazione! Sai, è ancora sulla scrivania ad aspettarti! Il caffè potrebbe essere un po’ freddo… ma non credo sarà un problema!» disse, poggiandogli una mano sulla spalla.
«Che me ne frega del caffè?! Io voglio il cornetto! Mica ve lo siete mangiato voi?!»
Anche Semir gli mise una mano sulla spalla, sorridendo per la prima volta da quella mattina. «No, non l’avremmo mai fatto! Non vorremmo mai che ti sciupassi!»
I tre scoppiarono a ridere, avviandosi verso la porta.
E fu in quel momento che lo sentirono.
Un rumore, come di un vetro rotto. Poi un urlo…
… l’urlo di una bambina!
In un secondo il respiro di Semir accelerò, mentre nella sua testa si appannava tutto.
“No… no, basta! Basta, basta, basta! Non ancora, basta!” pensò solo.
Poi i tre scattarono via, veloci come la luce.
 
 
 

O.o
Ehm… io… io… io avrei un impegno… *prova a scappare, ma qualcuno la afferra per il collo della maglia e la trascina indietro*
Okay, okay… Avreste tutto il diritto di farmi a pezzi o di picchiarmi a sangue… o di lanciarmi asce e cercarmi con i panzer, MA, vi prego, abbiate pazienza! xD
Intanto, grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi, in particolare a Rebecca, Sophie e ore_sama per le loro recensioni! ^^
Aggiornerò il prima possibile! ^^
Ciao!
Chiara! ^-^
   
 
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