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Autore: _MoonShine_    02/09/2012    7 recensioni
Ogni volta che alzo lo sguardo, ogni volta che guardo il cielo, ogni volta mi sento diversa. 
Hanno sempre detto che i miei occhi fossero strani, ma inizio a pensare che quel qualcosa che non andava era proprio in me.
Perchè nessuno le vedeva?
[…] La bambina dai capelli rossi alzò un dito indicando qualcosa nel cielo. […]
-Adesso le vedi?- […]
-Non è giusto! Voglio vedere anche io le tue isole- […]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Rein
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un portale di cielo che ci separa ~


 


La sera era arrivata abbastanza in fretta. Mamma e papà erano tornati più o meno allo stesso orario e io, verso le sei, mentre mamma aveva iniziato a preparare la cena, ero dovuta andare a prendere Chiyako dalla sua amica. Non abitava lontana, ci avevo messo poco tempo.
Mi aspettavo di rivedere quella ragazza nei miei sogni quella notte. Ma diversamente dalle mie temute previsioni non successe nulla. Mi sentivo sollevata, piano piano la paura ne stava andando. O forse ero io che mi stavo solo convincendo che non c’era nulla di strano, che era la mia immaginazione.
Uscii di casa con la solita divisa scolastica. Era composta da una giacca color porpora che copriva una gonnellina bianca. Era corto, arrivava a metà coscia. Non mi dispiaceva più tanto, non ne impazzivo, ma era comoda e particolare.
Incontrai Ayako come ogni mattina sul ponte e insieme andammo fino a scuola. Non mancò la quotidiana domanda sulle mie isole.
-Sempre lì- risposi guardando in alto con gli occhi un po’ chiusi per via del sole.
La sentii sbuffare. La guardai mortificata, le era sempre dispiaciuto non riuscire a vederle e non potermi credere con tutta se stessa.
Vidi che fissava qualcosa davanti a sé. Segui il suo sguardo potendo con sollievo constatare che il suo sbuffare non era riferito alla mia risposta, ma bensì alla persona che avevamo quasi davanti.
-Ciao Takashi- sorrisi io preparandomi al solito discorso che faceva ogni mattina su come convincerci a votare per lui come rappresentante del comitato studentesco dell’anno prossimo.
-Buongiorno Fine, Ayako!- mi mollò in mano un foglio, lo stesso di ogni volta. Lo guardai come tutte le mattine per incoraggiarlo, c’era la sua foto con i diversi motivi per cui voleva essere eletto.
Sentii trascinarmi via per un braccio, Ayako cercava sempre di svignarsela per non sorbirsi le chiacchiere di Takashi.
-Vedremo l’anno prossimo- lo liquidò impedendogli di dire altro.
Raggiungemmo la nostra aula dove iniziò una giornata monotona come le altre, con la solita finestra accanto al mio banco.
 



-Siete pronta, principessa?-
Era notte, il cielo fuori che avvolgeva i regni era buio. Tante piccole stelle brillavano qua e la risplendendo in quel manto blu.
-Sì-
Avevano aspettato un giorno intero attendendo che calasse la notte per aprire di nuovo un portale spazio-temporale per incontrare Fine. Così erano sicuri che lei stesse dormendo. Entrare nella sua mente mentre dormiva era molto più facile.
Omendo si voltò verso il principe del Regno della Luna. Non indossava più la veste regale del suo regno, ma una semplice camicia bianca e un paio di pantaloni scuri. Omendo gli aveva consigliato di mettere abiti leggeri e semplici come faceva Rein. L’impatto con quell’energia e con il portale poteva essere forte, era meglio stare comodi.
Shade annuì, precedendo la domanda del vecchio. Quest’ultimo, rassegnato all’assurda idea dei due, si voltò verso i macchinari.
Rein era già pronta sulla pedana, Shade la raggiunse affiancandola. La principessa lo guardò di sottecchi. Forse non era poi una così cattiva idea. Lei ora doveva solo tenere aperto il contatto, Shade si sarebbe occupato di parlare con Fine. Avrebbero avuto più tempo in quel modo, dato che lei non avrebbe dovuto fare entrambe le cose. Notò che lui non l’aveva minimamente guardata, o per dirle che era pronto o per incoraggiarla.
Le tornò in mente la domanda sul perché voleva provare lui a parlare con Fine. Perché era così sicuro di riuscire a portarla lì? Forse era lei che aveva realmente sbagliato, usando un approccio troppo affrettato e insistente.
-Quando volete, principessa- acconsentì Omendo vedendo la pedana illuminarsi ed emanare scariche di energia.
Rein fece come ogni volta. Chiuse gli occhi e focalizzò il viso di Fine, connesse la sua mente a quella di sua sorella e immagino il volto di Shade in quel luogo buio e bagnato. D’un tratto una luce accecante inondò la stanza, stava andando tutto bene per ora.
 
Shade si ritrovò a volteggiare nel buio più assoluto. Sentì la presenza di Rein lì da qualche parte, accanto a lui anche se non la vedeva.
Si sentì sempre più pesante fino a che appoggiò i piedi su una superficie bagnata. Fece qualche passo in avanti andando incontro ad una forza, un muro invisibile che gli impediva di avanzare oltre.
Appoggiò le mani facendo leva, ma nulla. Doveva essere il confine tra il suo mondo e quello sottostante, la Terra.
Sentì una voce nella sua mente, era Rein. Gli descriveva il posto in cui avrebbe dovuto trovarsi, era quello. Rispose un “Sì” accennato dentro la sua mente, la sentì sbuffare, quindi l’aveva sentito.
Gli chiese se la vedeva, se vedeva Fine. Shade constatò che Rein, mandando lui in quel posto, non poteva vedere ciò che vedeva lui, ma solo sentire i suoi pensieri, e forse sentire la sua voce ed eventualmente quella di Fine attraverso i macchinari di Omendo.
D’un tratto vide una figura avvolta in un abito rosato, o per meglio una lunga giacca che si priva e allargava in vita come se fosse un abito da cerimonia, ma che arrivava alle ginocchia, poggiare i piedi a terra, sull’acqua. I suoi morbidi capelli rossi erano sciolti e svolazzavano in aria fino a riappoggiarsi  compostamente sulle sue spalle. I suoi occhi guardavano il luogo in cui si trovava spaventati, ma più preparati delle prime volte.
Non si era ancora accorta di lui. La fissò senza dire una parola. Solo quando lei spostò i suoi occhi cremisi su di lui, aprì la bocca. Ma da essa non uscì nulla. Quello scambio di sguardi impedì a Shade di dire una qualsiasi cosa, prosciugandogli la gola.
Perché improvvisamente si sentiva strano?

 


 
Ero ancora in quel luogo bagnato e buio. Ero sicura che in poco tempo si sarebbe illuminato come le altre volte mostrando un bellissimo cielo.
Davanti a me c’era un ragazzo. Nell’esatto punto dove negli scorsi sogni c’era quella ragazza uguale a me, lui mi fissava zitto, senza muovere un muscolo.
Fissavo i suoi occhi come se fossero qualcosa che non avessi mai visto. Erano blu, blu intenso. Profondi, non saprei dire quanto. Erano come una calamita, nonostante volessi spostare lo sguardo per studiarlo meglio, non ci riuscii. Rimasi lì ferma impalata a fissare quelle iridi cobalto.
Perché non avevo paura?
-Ciao- disse dopo interminabili istanti di silenzio. La sua voce era calda, bellissima. Il suo tono era tranquillo, non era agitato come lo era stata la voce di quella ragazza.
Mi guardai attorno, parlava con me? Certo che parlava con me, c’ero solo io. Perché mi stavo agitando? Arrossii al pensiero che non stesse parlando con me, non era possibile, eravamo soli in quel posto buio.
Lo vidi sorridere, evidentemente aveva capito. Abbassai la testa un po’ imbarazzata. Che strano, quando mi trovavo in quel posto con la ragazza dai capelli color oceano avevo paura, timore, dubbi. Ora invece ero più tranquilla, forse agitata per lo sguardo di quel ragazzo, ma perché?
-C-ciao- risposi senza guardarlo. Come mai adesso c’era lui?
-D-dov’è quella ragazza..?- chiesi poi in un sussurro. Ma perché? Perché avevo fatto una domanda simile, non volevo nemmeno essere lì, allora perché chiedevo della persona che mi aveva portata in quel posto la prima volta?!
-Sta tenendo aperto il portale- disse lui calmo –stavolta sono io che devo parlarti-
Lo fissai un po’ timorosa. Anche lui mi avrebbe chiesto la stessa identica cosa?
Improvvisamente quel luogo si illuminò, facendo comparire il cielo azzurro che attendevo dall’arrivo lì. Lui sembrò non notare nemmeno il cambiamento di luce.
-Dove sono?- le parole mi uscirono da sole.
-Questo è una fessura spazio-temporale che collega il mio mondo al tuo- disse guardandomi sempre con quel sorriso dolce e confortante sul viso.
-Che.. che cosa volete da me?-
Lo vidi abbassare un po’ la testa e il suo sorriso si trasformò in un sorriso amaro, triste. Perché?
-Il mio mondo sta per essere distrutto- lo disse con un tale dolore nella voce che se fossimo stati in circostanze diverse, gli sarei saltata addosso abbracciandolo forte senza nemmeno sapere perché. Connessi solo un istante dopo le sue parole.
-Eh?-
-E anche il tuo- continuò rialzando lo sguardo verso di me, questa volta serio.
Mi paralizzai, non sapevo perché ma un terrore puro mi nacque dentro. Erano state le sue parole, o il suo tono, non lo sapevo. Ma quella frase.. cosa voleva dire che anche il mio mondo stava per essere distrutto?
-Cosa?- sussurrai flebilmente, ma lui mi sentì comunque.
-Mi dispiace, non ho il tempo per spiegarti tutto, ma devo chiederti di aiutarci-
Anche lui? Anche lui con questa storia? Ma che potevo fare io? Perché sembrava che tutti volessero il mio aiuto?
-P-perché io?-
-Perché tu sei speciale- disse sorridendo, un sorriso che mi fece accaldare le guance. Speciale? Io?
-N-no, io.. non..-
-Tu vedi i sette regni ricordi?- mi interruppe continuando a sorridere.
Sgranai gli occhi. Si riferiva alle isole fluttuanti che vedevo nel cielo? Come.. come lo sapeva? E soprattutto, cosa c’entrava ora?
Notò la mia sorpresa e sorrise ancora di più –Per questo abbiamo bisogno del tuo potere-
Era un potere quindi? Il fatto che vedessi cose che gli altri non vedono, che vedessi quelle cose nel cielo, era un potere, non pazzia?
Improvvisamente tra me e quel ragazzo si formò un cerchio d’acqua. Lo stesso che appariva ogni volta. Vedevo quel ragazzo sorridere al di là del portale. Lo vidi porgermi una mano.
Feci un passo indietro. Ora dentro di me stava nascendo di nuovo la paura.
-Mi dispiace- disse. Il suo sguardo su di me era mortificato –Non avremmo mai voluto coinvolgerti, ma è stato davvero necessario. Sei la nostra unica speranza. Se l’unica speranza per il mio mondo.. e per il tuo-
Il mio?
-I nostri mondi sono collegati. Il mio mondo è il riflesso del tuo, e il tuo è il riflesso del mio. Se cade uno, cade anche l’altro-
Sentivo i miei occhi inumidirsi, ma le lacrime non scendevano. Perché volevo piangere? Forse perché le parole di quel ragazzo preannunciavano la fine della mia casa, della mia famiglia. Erano parole assurde, ma gli credevo. Non sapevo perché, ma gli credevo. Ero una stupida, mi fidavo di lui, dei suoi occhi e non lo conoscevo, non sapevo chi era e da dove venisse o se fosse solo frutto della mia mente folle.
-Tu puoi salvare il futuro dei nostri mondi, Fine-
Iniziai a fare qualche passo verso di lui. Il modo in cui aveva pronunciato il mio nome mi aveva fatto smuovere da quello stato di terrore che mi aveva attanagliato il cuore.
Lo vidi sorridere involontariamente, non era un sorriso cattivo. Il contrario.
Ora ero di fronte a lui, di fronte a quello specchio d’acqua. Lo fissavo intimorita, dovevo raggiungerlo?
-Afferra la mia mano- disse porgendomi di nuovo la mano al di là del portale.
Se l’avessi presa cosa sarebbe successo? Sarei andata da lui, nel suo mondo come aveva detto? E la mia famiglia? I miei amici, Ayako?
Mossi la mano, non sapevo perché ma volevo afferrare la sua. Stavo per sfiorare la superficie d’acqua ma un tremore improvviso mi spaventò.
Sentivo la terra sotto i miei piedi e tutto ciò che avevo intorno tremare. Questo era..
-Il terremoto- dissi senza accorgermene. Vidi il ragazzo fissarmi confuso mentre cercava di rimanere in piedi, anche lui era stato colto di sorpresa, evidentemente non si aspettava una scossa simile.
-Nel mio mondo sono frequenti molti terremoti di recente- dissi. Ma perché glielo stavo dicendo?
-È per l’indebolimento della Benedizione del Sole, è per questo che ci serve il tuo potere per ristabilire l’equilibrio- disse a fatica. La sua immagine era meno nitida, sentivo la sua voce più lontana di prima. Forse.. forse perché mi stavo svegliando. Quel sogno sarebbe scomparso?
-Fine prendi la mia mano!- urlò.
Fissai la sua mano lontana solo pochi centimetri, ma anche chissà quanti chilometri dato il portale.
-Tu puoi impedire che continui tutto questo!- quelle parole mi smossero –Sbrigati prima che tu ti svegli!-
Mi mossi senza pensare. Allungai la mano, trapassando con sicurezza quella superficie liquida.
Perché lo stavo facendo? Non ragionavo più. Quando quel ragazzo ha detto che potevo impedire quella distruzione ho sentito qualcosa nel petto. Per la prima volta avevo sentito la voglia di voler proteggere qualcuno. 
Sentii delle scosse attraversarmi la mano e poi il braccio. Scosse di energia e gocce d’acqua che mi avvolgevano prima la mano, poi il polso, fino al gomito. Le gocce diventarono presto vapore, come.. nuvole. Che quel portale in realtà fosse fatto di.. cielo? Assurdo, davvero impossibile.
Esitai un attimo spaventandomi di quella sensazione sulla mia pelle, continuando ad avvertire il tremore intorno a me.
Sentii la mano di quel ragazzo stringere la mia e tirarmi, tirarmi verso di lui. Il suo tocco era così vero, no quella non era un’illusione o un sogno, ora ne ero certa.
Feci un passo dandomi una spinta verso il portale, verso di lui. Sentii quella sensazione di energia e bagnato avvolgermi tutto il corpo.
-Fine-
Una voce lontana, dolce, mi fece voltare un ultima volta lo sguardo. Non c’era nulla.. ma l’avevo sentita. Quella era..
-Mamma..?-
 
D’un tratto mi sentii cadere, come se fossi inciampata, mi accorsi di avere gli occhi chiusi. Cercai di aprirli, ma, al contrario, li serrai ancora di più sentendo qualcosa che mi avvolgeva. Ora la mia unica domanda era cosa fosse successo, e dove ero finita. Ma senza aprire gli occhi non avrei mai avuto la risposta. 


 

 





SPOILER:
-Mi chiamo Rein- […]
Fissai le sue esili dita non sapendo se prenderle la mano e fare amicizia o scansarla e chiedere spiegazioni all’istante. Optai per la prima. […]
La domanda che avevo nella testa non era perché quella donna stesse piangendo, ma perché fosse la mia copia sputata. Aveva i miei stessi capelli, i miei stessi occhi. Perché mi somigliava così tanto, perché anche Rein era identica a me? […]
Non riuscii a girarmi, nonostante volessi salutarli e iniziare a fare qualche domanda, non riuscivo a distogliere lo sguardo dal cielo. […]
-Fine, tutto be..-
-Dove sono?- la interruppi rimanendo nella stessa posizione –Dove sono le isole fluttuanti?- […]
-Ci sei sopra- [...]

















Eccomi dopo tanto tempo ^^ Mi mancava tantissimo non poter più pubblicare capitoli. Ma adesso ho di nuovo tra le mani il mio adorato computer *me ghigna*
Beh, che dire, qui come aspettavate da tanto (?) c'è un capitolo dedicato interamente a Shade-uccio ^^
Povera Rein, dopo tutti i suoi sforzi, è stato Shade a convincere Fine.. L'immagine l'ho trovata adattissima al momento in cui si "toccano" e lui la tira dall'altra parte, anche se Fine non ha realizzato la cosa xD
Spero vi sia piaciuto, ho cercato di fare del mio meglio nel loro incontro..
Sempre grazie mille a chi legge, recensisce e segue le mie storie. Arigarou! :)
Bene, ora vado, spero di non avervi deluse. Un bacione e buona notte per dopo!

P.s. Aggiornerò presto anche The Damned Kiss, ho già il capitolo pronto !

  
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