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Autore: Shuchan    18/03/2007    3 recensioni
Resta solo, come si è da sempre prefissato.
Si tocca assente le labbra, abbassando lo sguardo.
Questo non glielo doveva fare.

[ NdAdmin: questo riassunto è stato modificato dall'amministrazione poichè non conteneva alcun accenno alla trama. L'autore è invitato a cambiarlo con uno di sua creazione. ]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La sua moto era ferma in una radura che costeggiava una strada di campagna poco trafficata.
Lui, poggiato sul suo veicolo, col il volto sollevato verso l’alto.

Una buia volta celeste, si innalzava su di lui.
Illuminata solo da stelle che si ergevano assumendo uno schema poliedrico.

Di punto in bianco aveva lasciato il Princeton senza avvertire nessuno, neanche la Cuddy.
Aveva preso la moto ed era sfrecciato via, senza meta.
Arrivato poco fuori città, era stato costretto a fermarsi data l’assenza della benzina.

Era quasi mezzanotte, ormai era là da più di due ore a fissare il cielo.
Dopo essere stato immobile per molto tempo, mosse il braccio per cercare qualcosa nella tasca, un cellulare.

Compose un numero e si avvicinò l’apparecchio all’orecchio.
Dopo diversi secondi, rispose una voce assonnata e impastata.

W: pro… pronto…?

H: vienimi a prendere

W: …House?

H: no, il tuo spirito guida.

Sentì un fruscio.

W: è quasi mezzanotte… ma dove sei?

H: da qualche parte vicino alla statale A31

Improvvisamente, gli sembrò che l’amico si fosse come improvvisamente svegliato.

W: che diavolo ci fai lì a quest’ora?!

H: il problema non è il “cosa” ma il “perchè”. Ho finito la benzina, e la batteria del cellulare si sta per esaurire, ti consiglierei di darti una mossa

W: e se mi rifiutassi di farlo?

H: ti ritroveresti pompieri e carabinieri a casa in meno di venti minuti

W: …non ti muovere da lì. Sto arrivando

Circa quaranta minuti dopo, una macchina grigia accostò vicino a lui.

H: sapevi che esistono altre quattro marce dopo la prima?

Il diagnosta entrò in macchina e si mise la cintura.
L’amico lo guardava interdetto.

H: non preoccuparti, domani mattina chiamerò il carro-attrezzi e mi farò riportare la moto

W: veramente un “grazie” l’avrei accettato con piacere. Mi dimentico sempre che di cognome fai House

H: se metti in moto subito abbiamo la possibilità di arrivare in tempo per la cena di natale dell’anno prossimo

A circa metà del viaggio, le due persone nel veicolo non avevano scambiato una sola parola.
Wilson guidava, lanciando ogni tanto delle occhiate alla sua destra.
House continuava ad osservare fuori dal finestrino.

W: potrei sapere cosa è successo?

H: la benzina è finita, senza di quella mi è sembrato improbabile riuscire a far ripartire la mia moto

W: il pomeriggio eri in ospedale, e qualche ora dopo ti trovo a sessanta chilometri di distanza in uno spiazzo isolato. C’è una ragione a questo?

H: mi andava di fare un giro

W: per pensare?

H: a cosa?

W: questo devi dirmelo te

H: din don. Il tempo per la seduta è terminato, dottor Wilson

W: posso almeno sapere se sei giunto a qualcosa?

Ci fu un silenzio prolungato.

H: probabilmente

L’auto continuò a percorrere il freddo asfalto, addentrandosi nelle tenebre notturne.

-

Cameron attraversò la hall dell’ospedale, era arrivata almeno con mezzora d’anticipo quella mattina.
Non era riuscita a chiudere occhio, e un mal di testa non sembrava volerla abbandonare.

Entrò in ascensore accorgendosi solo dopo alcuni secondi, che in questo era presente anche la direttrice del suo reparto.

C: ah… buongiorno

La donna la squadrò, con il suo solito atteggiamento distaccato.

Cu: hai un aspetto orribile

C: grazie…

Cu: tutto bene?

C: solo qualche problema a prendere sonno

Cu: quella non è la causa, ma la conseguenza. È successo qualcosa di cui dovrei essere informata?

C: nulla che riguardi il lavoro

Cu: probabilmente ti sorprenderà, ma sono in grado di ascoltare anche problemi che non lo riguardino

Cameron sorrise capendo il gesto della donna.

C: grazie ma… è una cosa che devo prima capire da sola per poterne parlare con qualcuno

Cu: come reputi migliore

Le porte dell’ascensore si aprirono, Cuddy uscì.
Wilson vedendola, le andò incontro.

W: buongiorno

La donna non si rese neanche conto della presenza dell’oncologo.

W: ehi

Cu: cosa?

W: tutto ok…?

Cu: sta succedendo qualcosa

W: sei inquietante questa mattina

Cu: Cameron ha qualcosa che non va, e sono pronta a scommettere che in questo qualcosa centri House

L’uomo sembrò assumere un’aria pensierosa.

Cu: sai qualcosa?

W: no… cioè, nulla che riguarda lei. Questa notte sono dovuto andare a riprendere House dalle parti di Toms River

Cu: che diavolo ci faceva lì?

W: non ne ho idea… per riflettere forse

I due si scambiarono uno sguardo piuttosto eloquente, dopodichè ognuno tornò alle proprie mansioni.

-

Dopo essere scampata al breve colloquio con la Cuddy, l’immunologa posò le sue cose in ufficio, il quale era prevedibilmente vuoto.

Si infilò il camice e si preparò un caffé.

Alcuni passi dietro di lei, l’avvertirono dell’arrivo di qualcuno.
Si voltò cercando di comportarsi normalmente.

C: buongio…

Non si era di certo aspettata di dover incrociare quegli occhi così presto.
Ma doveva apparire la Cameron di tutti i giorni.

C: sei mattiniero

Senza dirle nulla, le si avvicinò.
Il cuore di lei iniziò a battere più velocemente, quasi da far fuoriuscire il caffé contenuto nella tazza che teneva in mano.

H: per parlarti. Non volevo che ci fosse nessuno a disturbarci

Gli occhi di lei, si catapultarono verso le mani che tenevano la tazza.

Rendendosi conto di averla messa in un forte disagio, l’uomo le tolse l’oggetto dalle mani e lo poggiò sul ripiano poco vicino.

H: vieni nel mio ufficio

Lo seguì tenendo una certa distanza da lui, ma continuando a tenere il contatto visivo vero la sua schiena.
House si sedette alla sua scrivania, Cameron gli si fermò davanti.

H: vorrei che cercassi di capire quello che sto per dirti

Lei rimase in silenzio, fissandolo con le labbra dischiuse.

H: non credere sia facile per me…

C: ti… ascolto

Trascorsero alcuni interminabili secondi al termine dei quali, l’uomo riprese la parola.

H: ricordi la lettera di raccomandazione che ti ho firmato?

Lei, sorpresa da quella domanda, annuì.

H: penso che... dovresti usarla
  
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