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Autore: Nemia    18/03/2007    2 recensioni
Un ragazzo inquieto, dai pensieri tristi, solitario e forte.
Un ragazzo spensierato, felice, altruista e fragile.
Ma chi dei due è quello veramente fragile?
Genere: Romantico, Triste, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Organizzazione XIII, Riku, Sora, Xemnas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duffy: ank a me ^^ dato k tifo tantissimo per sora riku ^^

 

L_Yasha Shaman Slayer: bè, sicuro!!

 

 E a tutte e due un grazie enorme per avere commentato ç.ç sono contenta vi piaccia ^^ e per premiarvi metto anche un secondo capitolo.. sperando vi piaccia anche questo :p

 

 

 

Era sull’isola, a piedi scalzi sulla battigia, a fissare il lento andare e venire delle onde. L’acqua fredda sfiorava come in una carezza timida i suoi piedi, per poi ritrarsi pudica.

Lasciò che il suo sguardo si perdesse nell’orizzonte. Il sole stava finendo il suo percorso e cominciava ad affogare nel mare, tingendo il cielo di densi scuri.

Socchiuse gli occhi, tenendo la frangia che si scompigliava per il vento. Sorrise.

Era bello trovarsi di nuovo lì. Ancora in quel sogno.. dove da mesi si ritrovava spesso quando dormiva. Da quando aveva capito quanto Sora amasse Kairi..

Era frustrante stare accanto a loro due, in mezzo a loro due, sentire Sora che gli raccontava le sue paure, le sue stronzate varie, quanto volesse bene a Kairi.. e lui lo osservava parlare, fissava le sue labbra rosa che si muovevano nello scandire le parole, quella piccola bocca che voleva solamente soffocare di baci, sentiva il suo odore dolce insinuarsi nelle narici e fargli perdere la testa, eccitandolo fino a farlo star male.

E il sapere che non avrebbe mai potuto stringerlo a sé, baciarlo, toccarlo come voleva lui lo stava uccidendo giorno dopo giorno.

La sera prima, quando Sora gli aveva chiesto di dormire vicino a lui, il sentirlo caldo e tenero contro di sé lo aveva fatto impazzire.

Non aveva dormito per nulla, rimanendo immobile come uno stoccafisso, Sora accanto a lui che si rigirava nel sonno, e che gli tirava occasionalmente qualche calcio.

Chiuse gli occhi, sorridendo mentre ripensava al momento culmine della nottata.. ossia quando Sora con un gemito gli era rotolato sopra.

Riku era rimasto inchiodato sotto di lui, mentre il moretto lo stritolava in un abbraccio ansioso.

Ricordava perfettamente quel corpo esile contro il proprio, in una pressione decisa e il cuore del ragazzino che batteva contro il proprio petto nudo. Le lacrime del ragazzino che gli bagnarono la pelle lo scossero. Si sentiva morire dalla paura che aveva di toccarlo e di svegliarlo, interrompendo quel momento sospeso  per farlo andare via schifato. Ma.. perché piangeva?

Lo abbracciò, cercando di calmarlo, il cuore in gola per l’apprensione. Sora lo strinse forte per un momento, mormorando disperato il suo nome, poi si zittì, sembrando finalmente calmo.

Riku aveva continuato a fissarlo preoccupato, accarezzandogli incerto la testa, asciugandogli le guance bagnate. Scosso dalle sue lacrime.

Poi era rimasto immobile tutto il tempo così, circondato dalle esili braccia di Sora e col suo respiro che gli solleticava la pelle, che gli faceva spostare i capelli argentei posati sulle spalle. Aveva fissato non sapeva neanche lui per quanto tempo quel viso così innocente e sincero corrugarsi nella paura, distendersi nel sorriso.. senza neanche accorgersene aveva avvicinato le dita al suo viso, per allontanare dei capelli che gli coprivano gli occhi, scendendo come incantato lungo la curva del naso, scorrendo il pollice sulle sue labbra rosee che si dischiusero, mostrando il rosa della lingua. Deglutì, sentendo il desiderio di violare quella bocca farsi intenso e lacerante dentro di sé, mentre si mordeva le labbra, in uno spasmo. I boxer lo stavano uccidendo, erano così stretti che sapeva ci sarebbe morto da un momento all’altro.

Accidenti, se avesse continuato a pensare a quello che non poteva fare sarebbe venuto.. a complicare la situazione ci si mise anche Sora, che cominciò a muoversi, quasi strusciandosi, contro di lui. Riku strinse la bocca, cercando disperatamente di trattenersi, arrossendo. Ma poi per fortuna Sora si era calmato, addormentandosi e rimanendo fermo.

Riku si morse le labbra, ripensando alle lacrime di Sora, preoccupato. Cosa diavolo aveva sognato quel moccioso?!

Sentì un formicolio percorrergli maligno la schiena, e voltò senza una ragione particolare il viso a fissare di lato.

Spalancò gli occhi.

Un uomo alto dalla pelle abbronzata e i capelli bianchi era a poca distanza da lui, fissando il mare con un sorrisetto sulle belle labbra, come per sottolineare il fatto che sapeva di essere osservato. Riku lo guardò sconvolto, non capendo cosa diavolo ci facesse quell’individuo nel suo sogno. Era troppo reale per poter essere di sua invenzione.

_ Ciao Riku _ disse l’uomo, facendogli un inchino di scherno. Riku lo guardò di traverso, riducendo gli occhi felini a fessure pericolose. Non lo aveva mai visto. Perciò come diavolo faceva a sapere il suo nome?

_ Che cazzo vuoi? Non ti conosco, come fai a sapere il mio nome? _ gli ringhiò Riku, senza ben capire la propria aggressività. Notò con orrore che era molto simile a quella dei gatti in trappola che soffiano arrabbiati.

L’uomo sorrise e nella frazione di un secondo il ragazzo se lo ritrovò sopra, che lo teneva schiacciato sulla sabbia. Lo fissò stranito, divincolandosi arrabbiato dalla sua presa.

_ Mi piaci proprio, sai Riku? _ sussurrò l’uomo, ghignando. Riku rimase per un attimo sotto la malia dei suoi occhi, poi scosse la testa ringhiando, liberandosi da quella sensazione strana. Puntò le braccia contro il suo petto, per levarselo di dosso. La risata dell’uomo lo irritò, sommata al disappunto che gli diede il notare che la propria forza non lo aiutava a liberarsi da quell’individuo. L’uomo gli afferrò il mento tra le dita, sollevandogli il viso per osservarlo meglio. Riku lo fissò dritto negli occhi, inviperito e ansimante. _ Sei proprio sexy in questo momento.. peccato che non ti vedi _ disse l’uomo con un sorriso perverso.

Riku in tutta risposta gli sputò in faccia, con tutto il disprezzo e la rabbia che trovò.

Fissò l’uomo pulirsi il viso, lentamente e cercò di levarselo di dosso ancora, ora che la sua presa si era allentata.

Si sollevò a sedere di scatto, spingendolo via e cercando di allontanarsi, ma l’uomo lo afferrò di nuovo, inchiodandogli i polsi sulla sabbia.

Riku scalciò, agitando a destra e sinistra la testa, sollevandola e cercando ancora di divincolarsi.

Lo schiaffo dell’uomo si abbatté con violenza sul suo viso, facendogli rimanere la testa di lato, gli occhi sbarrati dallo stupore. Nessuno lo aveva mai picchiato.

Cercò di alzare il ginocchio per ricambiargli il favore, ma era inchiodato a terra dal corpo di lui. Una mano dell’uomo si chiuse sulla sua gola, stringendo. Riku lo fissò velenoso, ma poi si arrese a spalancare la bocca in cerca di aria, cercando di strappare le sue mani dalla gola, inutilmente. Chiuse gli occhi, agitandosi disperatamente. Spalancò gli occhi, quando sentì la lingua dell’uomo in bocca, la sua bocca sulla propria a privarlo del fiato che l’allentamento della presa gli stava ridando. Divenne rosso in viso, di vergogna e per l’assenza di ossigeno, quando l’uomo lasciò la sua bocca. L’uomo lo guardò mentre stava con la testa di lato, tenendosi la gola offesa, ansimando. Infilò le dita nei suoi capelli, avvicinandosi di nuovo a lui. Riku si voltò a guardarlo, continuando ad ansimare.

L’uomo osservò la sabbia che stava sporcando i capelli del ragazzo, tanti granellini di sassi su quei capelli argentati.. le sue labbra aperte e ansimanti erano tremendamente sensuali. Ed assolutamente irresistibili. Gli afferrò le mani, aprendone il palmo.

Riku lo fissò, gli occhi attraversati da una vena di spavento, cercando di chiudere a riccio le dita. L’uomo scoppiò a ridere, nel fissare lo sguardo perso del ragazzo. Portò uno di quei palmi alle labbra.

_ Conosco i tuoi punti deboli, Riku.. _ sussurrò, con un sorrisetto perverso. Il ragazzo tremò per la prima volta in vita sua, mentre l’uomo portava alle labbra quella mano e la accarezzava con le labbra. _ ..proprio tutti.. _

Il ragazzo emise un gemito, gridandolo come un’esclamazione. L’uomo continuò, imperterrito, mentre Riku sentiva dalla propria bocca uscire versi che non aveva mai fatto in vita sua, scoprendo tutte le tonalità nascoste della propria voce che non aveva mai conosciuto. Per l’ennesima volta i pantaloni si fecero tremendamente stretti, e cominciò a contorcersi, a tremare sotto il corpo dell’uomo, in preda ad un tormento indicibile.. non capiva dove fosse andata a finire la parte razionale del proprio cervello, ma la cosa non lo toccava in quel momento. L’uomo cominciò a leccare in una lenta tortura il suo collo, facendolo morire tra i gemiti. Riku strinse forte le gambe, in un gesto così femminile che arrossì, inarcando la schiena contro l’uomo.

_ E bravo Riku.. _ sussurrò l’uomo,ghignando di nuovo. Riku non lo vedeva più, gli occhi appena schiusi, lucidi di lacrime. Singhiozzò, ma senza piangere. Tremava ancora per il piacere, e qualche gemito continuò a fuggirgli dalle labbra, nonostante l’uomo avesse smesso di toccarlo. L’uomo lo stava fissando con uno sguardo dolce, come innamorato. Le sue dita fresche si insinuarono di nuovo fra i capelli di Riku e il ragazzo, nell’aprire gli occhi, seppe di essere finalmente sveglio.

 

Fissò l’orizzonte, toccandosi la guancia bagnata. Guardò incredulo le proprie dita, umide di lacrime. Si asciugò in fretta il viso, spaventato. Sentiva il respiro corto e la gola gli faceva male.. e il sapore che aveva sulle labbra lo fece venire meno.

Non era stato un sogno. Era.. successo davvero.

Come cazzo poteva..?!

Si alzò di scatto in piedi, sconvolto. Un nome sulle labbra.

Xemnas.

Che diavolo significava?!

La sensazione di impotenza, di debolezza, di paura che aveva provato lo facevano star male.. quello.. Xemnas sarebbe ricomparso di nuovo in un altro dei suoi sogni? Si sentì tremendamente infantile a pensare quelle cose. In fondo era stato solo uno stupido sogno..

Cercò di convincersi di questo, ripetendoselo. Ma non ebbe molto successo. Si avviò lungo la spiaggia, per raggiungere il pontile, tenendosi la testa, ancora scosso.

Come faceva a conoscere il suo nome? Come faceva a sapere.. di quel suo punto?!

  
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