Il
“Ti amo” mimato
Forte
dei marmi è sempre bellissima.
Anche
quando c’è tantissima folla e non riesci
nemmeno a respirare tanta è la gente.
La
bellezza della sua piccola isola pedonale
riesce a scacciare via i pensieri più oscuri,
anche se per poco.
Elisa
sta facendo delle stupide foto alla sua
borsa nuova – un mio piccolo regalo fatto stamattina- e non
riesco a smettere
di pensare a quando non ci sarà più. Pensavo che
una passeggiata avrebbe
allontanato il pensiero del tempo che scorre. Almeno per una sera.
Almeno per
stasera.
Ma
è impossibile. E’ da un mese che non riesco a
guardarla senza piangere.
Io
ed Elisa abbiamo entrambi 21 anni, ci
conosciamo da quattro e siamo fidanzati da tre.
Elisa
è malata di leucemia da quando aveva
quindici anni. Ha una settimana di vita.
Questo
a Forte dei Marmi è il suo ultimo viaggio.
A
volte provo a chiederle cosa pensa della morte
che incombe su di lei. Mi
sorride e mi
accarezza una guancia bagnata –mi è impossibile
non piangere quando le faccio
queste domande – << Il mio tempo sta finendo.
La clessidra della mia vita
sta terminando la sua sabbia >>
Ci
sono volte in cui questa sua risposta mi
innervosisce a tal punto da risponderla << Hai solo 21
anni, Elisa! La
gente dovrebbe morire così giovane >>
Ma
lei non si scompone e continua a sorridermi
<< Vuol dire che nella mia clessidra
c’è meno sabbia della gente >>
Elisa
si è accorta che sono sovrappensiero.
Così
mi raggiunge e mi da un bacio sul collo. Ne
approfitto per deliziare le mie narici del suo dolcissimo profumo alla
vaniglia.
<<
Non riesci a goderti la serata? >>
mi chiede con gli occhi che le luccicano. Quei bellissimi occhi grigi
che mi
hanno rubato il cuore.
Scuoto
la testa e le accarezzo i capelli biondi.
Morbide onde dall’inconfondibile odore di lavanda.
Lei
si gira.<< Siamo a Forte dei Marmi.
Nell’isola pedonale più bella e... romantica che
io abbia mai visto. Dovresti
apprezzare tutto questo piuttosto che pensare al tempo che scorre
>>
<<
Hai ragione >> dico avvicinandomi.
Elisa
si volta verso di me e i nostri nasi si
scontrano.
Sorridiamo.
Poi mima un << Ti amo >>
Non
ho il tempo di chiedermi perché lo sta mimando
che già il suo corpo è avvolto nelle mie braccia.
E’
svenuta.
***
Sono
davanti al dottore che ha sempre seguito
Elisa. E’ un uomo anziano con i capelli completamente
bianchi, ma senza il
segno della calvizie.
Mi
ritrova ad invidiare i suoi occhi, così lucidi
e privi di lacrime. Non come meche ho gli occhi tutti arrossati, da
quando
hanno dichiarato il decesso non riesco a smettere di piangere.
Il Dr. Grimaldi
mi guarda con compassione.
<<
Aveva detto che avrebbe avuto ancora una
settimana! >>Gli urlo.
vorrei dare
tutta la colpa all’uomo che ho di fronte, anche se so che non
posso, perché non
sarebbe giusto. Come quello che sto facendo. Anche il fatto che Elisa
sia morta
una settimana prima non è una sua colpa.
<<
Mi scusi. Non avrei dovuto alzare la
voce. Non so cosa mi sia preso >>
<<
Stia tranquillo. Sono qui per darle una
buona notizia >>
Buona
notizia? L’unica buona notizia che potrei
avere in questo momento è che Elisa sia viva. Ma dato che
è impossibile dubito
che questo tizio possa rendermi felice.
<<
La bambina è viva. >> dice lui.
Che
cosa cavolo vuole dirmi con questa frase?
<< Quale bambina? >>
Il
dottore mi guarda stranito << Sua figlia.
Sua e di Elisa >>
Che
cosa?! << Elisa era incinta? >>
<<
Si ,Marco. Sono stato io a dirglielo >>
Mi
gira la testa. Elisa aspettava un bambino e non
me l’aveva detto? Perché?
<<
Perché non me l’aveva detto? >>
L’uomo
scolla le spalle << Evidentemente non
credeva di riuscire a portare a termine la gravidanza. Ma
fortunatamente la
bimba è un po’ più grande di come si
aspettava. Ha due mesi e mezzo in più di
come si aspettava >>
<<
Quanti mesi si aspettava? >>
<<
Cinque >>
<<
E adesso come sta? >>
<<
Bene. Pesa due chili e mezzo. Non c’è
neanche il bisogno di tenerla in incubatrice >>
Il
dottore ha ragione. E’ una buona notizia. Ho
una figlia ed è viva. Sta bene ed è
l’unica cosa che mi interessa.
Sul
mio viso compare un sorriso ed è stano perché
pensavo di essermi dimenticato come si fanno i sorrisi sinceri.
<<
Posso vederla? >>
<<
Certamente. L’accompagno >>
Mentre
ci avviamo il dottore mi fa una domanda su
una cosa di cui mi ero completamente dimenticato : <<
Come intende
chiamarla? >>
Mentre
sono ci penso siamo già arrivati al nido.
<<
Sua figlia è il numero 7 >>
Quando
la vedo mi sembra di cadere nel vuoto. E’
la bimba più bella del mondo. Sta dormendo, ma muove lo
stesso i piccoli
piedini. Mi ricorda molto sua madre.
<<
Sofia >>
mormoro << E’ il secondo nome
di Elisa >> dico poi con più decisone.
Il
dottore mi sorride e poi se ne va lasciandomi
da solo.
Guardo
mia figlia con le lacrime agli occhi e il
sorriso sulla bocca.
Immagino
il momento in cui la terrò tra le mie
braccia. Cercherò di non spaventarla con la mia insicurezza.
E le darò un bacio
su quel visetto pallido.
Il
Dr. Grimaldi è nel nido, vicino a Sofia e mi fa
cenno di entrare.
Penso
che quel momento sia già arrivato.
***
3
anni dopo.
Io
e Sofia siamo a casa di mia sorella Anna per la
Vigilia di Natale. C’ è tutta la nostra famiglia a
tavola e Sofia sta giocando
con i cuginetti.
La
piccola ha compiuto 3 anni da pochi mesi. E’
così bella che spesso la confondo con una bambola.
Ha
i capelli mossi e biondi come la madre e gli
occhi grigio chiaro che aveva Elisa. Ha le guancie paffute e il naso a
patatina
come me da bambino.
Sta
indossando un vestitino blu notte con le calze
argentate. Adesso che ci penso mi ricorda molto sua madre al nostro
primo
appuntamento.
<<
Marco guardami un attimo >> dice la
sorella di mio cognato.
Mi
volto
<<
Quasi tre anni fa è nata Sofia. Insomma
sei diventato padre da un giorno all’altro... come... come ti
trovi nei panni
di padre? >>
Sospiro
<< Se quattro anni fa qualcuno mi
avesse detto che avrei
avuto una figlia
piccola a 24 anni... crescendola da solo... credo che gli avrei riso in
faccia.
Non per dire qualcosa, è che... >>
Ricomincio
da capo << Avete presente quella
sensazione di mal di pancia quando credi di aver visto qualcuno che
conoscevi? >>
Qualcuno
annuisce. E ritorno a guardare Sofia.
<<
Io ci vivo con quella sensazione. Ogni
volta che la vedo mi sembra di avere Elisa davanti a me >>
Ritorno a
guardare la mia famiglia e Anna
mi
rivolge un sorriso di compassione.
<<
Sono felicissimo di aver avuto Sofia. Il
mio unico rimpianto è che sua madre non sia qui a vedere
quanto sua figlia sia
identica a lei >>
Poi
guardo mia figlia e le sorrido.
Sofia
alza lo sguardo e mi sorride. << Ti
voglio bene papà >> dice mimando.
<<
anch’io >> mimo.
Fortunatamente
questa volta la persona che amo non
mi è svenuta tra le braccia.
Ma
è qui. Di fronte ai miei occhi.
E
l’amo più che mai.
Angolo
della civetta
Salve!
Ho scritto questa storie perché ieri
mi è venuto quel tipo di mal di pancia
che ho spiegato nella storia e perché mi ha ispirato una
scena del trailer:
Come non detto. (la scena dei nasi, spero di averla emulata bene;) )
Così
ho unito le due cose e mi è venuta in mente questa storiella
di
nemmeno 2.000 parole :D
Leggete
anche le altre mie storie e... mmm... Buona notte e sogni di
platino. (sono le 00.11)