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Autore: _Terens    03/09/2012    7 recensioni
Sarah Williams è una ragazza di 17 anni con un carattere, di certo non dei migliori.
Sua madre, Jade, per una delusione avuta in passato non riesce ad avere relazioni serie con degli uomini, e finisce sempre per trasferirsi con sua figlia.
Questa volta la destinazione è Rosewood: città che Sarah conosce bene...
E' lì che è nata la madre, che è nata lei, e dove vive il padre, che non ha mai conosciuto e non vorrebbe conoscerlo.
In questa città Sarah avrà un bel po' di soprese: alcune belle, alcune brutte.
Tra queste c'è suo padre: la persona che non vorrebbe assolutamente incontrare.
Inoltre ricordiamo che lei non si è mai innamorata prima. Cosa potrebbe succedere quando è attratta inspiegabilmente da un ragazzo che odia? Sarà solo attrazione, oppure nascerà un sentimento ben più profondo?
Tra amicizie, attrazioni, amori e colpi di scena, come andrà a finire la sua storia?
Per scoprirlo, basta leggere!
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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-Tesoro, cerca di calmarti!- disse disperatamente mia madre.
-Calmarmi, come posso calmarmi se ci trasferiamo appena le cose con il tuo fidanzato diventano serie?- urlai, nervosa.
Era veramente incredibile mia madre. Si, perchè ogni volta che le sue relazioni diventavano serie, eravamo costrette a trasferirci, perchè lei non sapeva affrontare le cose senza scappare. Insomma, non si sentiva mai pronta.
Mia madre fece un sospiro -Prepara le valigie. Verso le 16.30 partiamo-
E ovviamente fatto il danno non ammetteva repliche. Sbuffai.
-Posso almeno sapere dove andremo questa volta? No, così, giusto per sapere... in fondo, ho pure il diritto di sapere dove andiamo, non credi?-
Lei mi lanciò un'occhiataccia e disse in un tono che non ammetteva repliche -Vai in camera tua-
Presi il mio cellulare sul tavolo e salii le scale verso camera mia. Arrivata nella stanza, sbattei la porta e la chiusi a chiave. Composi il numero di Emily, la mia unica amica. Ovviamente gni volta arrivata in una nuova città per me era difficile ricominciare tutto da capo, a partire dalle amicizie. E di certo il mio carattere non aiutava.
Dopo due squilli mi rispose: "Cosa succede Eli?"
"Mi trasferisco"
"Come? Quando? Dove? Perchè? Guarda che se è uno scherzo..."
Non le lasciai terminare la frase: "Non so dove andremo. Il motivo però è sempre lo stesso."
Allora capì tutto: "Tua madre" emise un sospiro e continuò: "Senti Sarah, questa storia è andata avanti per troppo tempo. Non credi sia ora di parlarle? Di farle capire come ti senti?"
Sbuffai sonoramente: "E che le dico? Fa' sempre come vuole lei!"
Rise un attimo: "Beh, in questo vi somigliate. Mi sa che la testardaggine l'hai presa da lei. Senti, magari passo da te più tardi, ok?"
"Si certo. Ti aspetto." detto questo attaccai la chiamata.
Non riuscivo a crederci. Ogni volta che mi ambientavo in città e mi facevo un'amica, ecco che mia madre rovinava tutto. Sempre.
Cercai di stare calma, ma la rabbia prese il sopravvento su di me. Così mi lanciai sul mio armadio e buttai tutti i vestiti a terra. Poi guardai la foto di mia madre sul comodino.
Le urlai contro -Sei contenta adesso? Alla fine ti do sempre retta!-
Era incredibile. Dovevo essere completamente impazzita per mettermi ad urlare contro una foto. Se continuavo di questo passo mi avrebbero spedito in una clinica psichiatrica. Scossi la testa cercando di scacciare quel pensiero ridicolo, del tutto fuori luogo. Poi decisi che era ora di fare i bagagli anche se non mi andava minimamente di partire.
Presi la valigia sotto il mio letto e ci infilai disordinamente i miei vestiti, scarpe e tutto il resto.
Notai però che nonostante tutto, dopo aver urlato come una pazza isterica (che ovviamente ero), mi ero decisamente calmata.
Presi un asciugamano e andai al bagno. Avevo proprio bisogno di una rinfrescata. Era inverno, esattamente i primi di dicembre, per questo feci scorrere l'acqua calda. Così mi sarei riscaldata.
Mi spogliai ed entrai nella doccia. Sentii le goccioline calde bagnarmi tutto il corpo. Chiusi gli occhi e cominciai ad insaponarmi. Non so per quale assurdo motivo, ma ogni volta che mi trovavo sotto la doccia mi sentivo meglio, rilassata. Come se l'acqua mi liberasse da ogni problema.
Presi l'asciugamano e lo avvolsi intorno al mio corpo, poi uscii dalla doccia.
Cominciai ad asciugare i miei ricci biondi con il diffusore, ci misi circa quindici minuti.
Poi andai dritta in camera mia e presi i vestiti che avevo lasciato fuori. Dopo essermi asciugata mi cambiai.
Avevo una felpa della Hollister nera e un paio di jeans un po' consumati. Per completare degli stivali neri di camoscio.
Mi guardai allo specchio e mi fissai per un po'. Ero una bella ragazza.
Alta, forse anche troppo, decisamente troppo, magra, capelli biondi ricci che mi arrivavano sino alle spalle, e per finire degli occhi verdi davvero espressivi. 
Solo che in quel momento non sembravo io. I miei occhi erano cupi e spenti, segnati inoltre da profonde occhiaie.
Tornai in bagno portandomi dietro la mia trousse. Per iniziare del correttorre su quelle tremende occhiaie, un po' di fondotinta e infine del mascara.
Mi guardai di nuovo allo specchio e sorrisi al risultato. Stavo decisamente meglio.
Andai di nuovo nella mia stanza e misi la trousse dentro la valigia. 
 
*****
 
Sentii mia madre che parlava in camera sua.
Mi avvicinai alla porta socchiusa.
"Lo so che Sarah mi odia, e come biasimarla d'altronde? Sono tutto il contrario della madre perfetta. Quando io e Rufus ci siamo lasciati, mi sono ripromessa che mi sarei presa cura di lei come nessun'altro, che il bene di mia figlia sarebbe venuto prima di tutto. Eppure continuo a sbagliare. Sempre." stava piangendo...
Alla fine, entrai, così di impulso, anche se non avevo idea di cosa dirle.
Lei attaccò la chiamata all'istante.
Mi guardò aspettandosi qualcosa di me, magari l'ennesima frecciata per ricordarle che sbagliava.
Mi sedetti al letto accanto a lei e mi soffermai ad osservarla, senza dire niente però.
Aveva i capelli biondo chiaro, esattamente come me. Lei però li portava lunghi e leggermente mossi.
I suoi occhi azzurri erano rossi e umidi per via delle lacrime, che le avevano sciolto il trucco.
Però rimaneva sempre una bellissima donna.
Solo allora mi accorsi dell'enorme sbaglio che avevo fatto a prendermela così. E vederla in quello stato, con le lacrime agli occhi, così indifesa, non fece che aumentare il mio senso di colpa.
In fondo dovevo solo cercare di capirla. Per lei era davvero difficile fidarsi degli uomini dopo quello che le era capitato.
Mamma aveva paura delle relazioni serie, poichè aveva paura di essere presa in giro, un'altra volta.
L'unico uomo che aveva amato veramente, mio padre, le aveva letteralmente spezzato il cuore. Mia madre, Jade, aveva sofferto tanto per lui. Lui, Rufus, quando mia madre gli comunicò della sua gravidanza, la lasciò con la scusa che era stato tutto un'errore. Tecnicamente si. Ero io l'errore. Non per mamma certo.
E mia madre, come biasimarla? Aveva venti anni quando rimase incinta di me, era giovane, le serviva aiuto per crescermi e accudirmi. E il padre di sua figlia che aveva fatto? Non si era preso la minima responsabilità e l'aveva mollata con una creatura nel ventre.
Proprio questo fatto mi aveva portato ad odiarlo profondamente, a disprezzarlo con tutta l'anima.
In fondo ero sua figlia, no? E lui aveva osato definirmi errore...
Non capivo come mia madre si fosse fidata di lui. Poi l'unica risposta logica che si faceva strada nella mia mente era una sola: l'amore. Buffo, no? Come l'amore può accecare completamente una persona. Ti fa vedere solo quello che vuoi vedere, e poi, puf! D'un tratto scompare la magia e ti accorgi come stanno veramente le cose e ci rimani fregato. Esattamente come mia madre. Ma lei era giovane, innamorata, forse più dell'idea dell'amore che di lui stesso.
Ma in fondo non si può decidere di chi innamorarsi, no?
L'amore può salvarci l'anima o dannarla per sempre. Nel caso di mia madre si era avverata la seconda opzione. 
Ed io? Ah, io non mi ero mai innamorata e non ci tenevo davvero. Avevo già avuto delle storielle, ma niente di serio.
Non ci tenevo ad innamorarmi, sapevo che in questo modo mi sarei rovinata la vita.
Lo so, ero abbastanza drastica, ma con la storia di mia madre pensavo che l'intera popolazione maschile fosse nata bastarda. Si, per me i maschi erano tutti uguali. Non ce n'era uno che si salvava. Per me era possibile l'amicizia tra maschi e femmine, ma quando si parlava di amore prevedevo solo guai...
 
*****
 
Mia madre non piangeva più, ma aveva lo stesso sguardo triste di prima, così sospirai e tentai di sistemare tutto -Mi dispiace mamma, ma lo sai, io sono così impulsiva, parlo prima ancora di pensare.-
Mia madre mi interruppe -Non è colpa tua.Tu in questa storia non c'entri niente, solo che io...-
Aveva ricominciato a piangere: le lacrime le scendevano numerose sul viso.
-Io non ce la faccio. Ho paura...- riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro.
La zittii -Mamma, è tutto a posto, dai.-
Lei di tutta risposta emise un flebile 'grazie' e mi sorrise dolcemente.
Ricambiai il sorriso. Quella era la massima dimostrazione d'affetto che ci potessimo permettere. Io non ero mai stata tipo da gesti sdolcinati e smancerie. Ma quella volta feci un'eccezione e l'abbraccia. O almeno ci provai.
Beh, tentar non nuoce, no?
Lei rise di gusto nel tentativo alquanto goffo di farlo. E alla fine mi unii anche io a quella risata così vera e pura.
Eravamo completamente diverse io e mia madre.
Lei dolce, testarda, sensibile, comprensiva, altruista, un po' debole di carattere, con quello che il bastardo le aveva fatto passare.
Aveva anche un'animo davvero nobile, poteva far di tutto per le persone che amava. 
E io? Io di certo non avevo preso da lei. Il mio carattere non era dei migliori... forse dovuto all'assenza di un padre nella mia infanzia, che mi aveva spinto ad essere fredda e glaciale con tutti. Ero impulsiva, a volte fin troppo, senza peli sulla lingua.
Ero dannatamente orgogliosa e testarda. Non avrei mai ammesso che avrei sbagliato, no, non l'avrei mai fatto per nessun motivo al mondo. Cha altro dire di me? Ah si, ero incredibilmente acida con le persone che non conoscevo e diffidente.
Quando volevo sapevo essere parecchio pungente e davvero insensibile.
Inoltre ero sempre in cerca di attenzioni, dovute anche quelle all'assenza di mio padre.
Che altro? Ah si... avevo degli sbalzi d'umore cha preoccupavano seriamente chi mi stava intorno. Dire lunatica era dire poco. Un'attimo prima facevo le fusa come un gattino, l'attimo dopo mi mettevo a graffiare. Non so se ho reso bene la metafora.
Un carattere schifoso? Beh, io l'avevo detto. Non ne andavo fiera ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a cambiare.
Però avevo dei pregi anche io, beh, dopo tutti questi difetti qualcosa di positivo poteva pure starci.
Ero determinata e combattiva, quando mi mettevo in testa una cosa dovevo assolutamente farla, costi quel che costi. Poi ero perspicace, potevo capire la gente soffermandomi semplicemte sui loro occhi.
E si, quando mi affezionavo veramente a una persona non volevo che soffrisse. Quindi in pratica il concetto era: fai soffrire chi amo e sei uomo morto. Carino, vero?
Ecco descritta Sarah Williams. Eccomi descritta quando avevo 17 anni.
Mia madre mi riportò alla realtà dicendomi -Ti prometto che questa volta non cambieremo più città.-
Sgranai gli occhi. Come, come, come? Avevo davvero capito bene?
Lei sorrise -Sul serio, mi sembra che te lo devo. Ci siamo trasferite un sacco di volte, questa volta però sarà definitiva. Nessun uomo mi farà cambiare idea.-
Stentavo a crederci che diceva sul serio, eppure il suo tono di voce dimostrava che non era affatto uno scherzo.
Ero davvero incredula -Stai dicendo sul serio?-
-Farei di tutto per te. Poi è giusto che sia così. Sento che questa sarà la volta buona.- affermò con una sicurezza che non le avevo mai visto.
-Oh mamma, grazie...- mi sporsi di nuovo verso di lei, abbracciandola un'altra volta, questa volta senza essere imbarazzata.
Le ero davvero grata. Mi maledissi mentalmente per il comportamento da ragazzina che avevo avuto con lei durante la discussione. Stupida, stupida e ancora stupida! L'ho già detto che ero una stupida?
Poi chiesi curiosa come non mai -Dove andiamo questa volta?-
Mia madre a quel punto parve spegnersi -Rosewood.-
A quel punto mi sentii mancare l'aria. Rosewood. Mi risuonò nella mia mente più volte.
No, non era possibile, non potevamo davvero trasferirci lì.
Rosewood era una tranquilla cittadina della Pennsylvania.
Dove era nata mia madre, dove ero nata io. Dove lei aveva conosciuto papà. La città che infine lasciammo dopo il parto.
-Stai scherzando?- volevo apparire tranquilla ma il mio tono di voce mi tradì.
-Lo so, può sembrare stupido tornare, ma lì vive tua nonna.-
Già, lì viveva mia nonna, sua madre... Doveva mancarle terribilmente.
Inoltre il nonno era morto da poco e sia mamma che nonna erano rimaste spiazzate dall'accaduto.
Mi dispiaceva, anche se non lo avevo mai conosciuto, solo non riuscivo a provare la sofferenza che provavano loro due.
Mia madre me lo aveva sempre descritto come una persona piena di vita, che non si sentiva mai tutti quegli anni che aveva e che vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno.
E si, la sua morte aveva distrutto tutte e due. E allora capii perchè mia madre voleva andare proprio in quella città.
Voleva restare accanto a sua madre, darle il suo appoggio, farle sentire che lei c'era.
E io non potevo impedirle di vederla. Non volevo.
-Va bene. Sono d'accordo.-
Mia madre parve abbastanza sorpresa dalla reazione, così le spiegai -Lì, c'è tua madre. E' giusto così.-
Lei mi sorrise e mi prese una mano, stringendola alla sua -Grazie.-
Non le riposi, però le strinsi più forte la mano.
E se mio padre si trovava ancora lì? Se lo avessi incontrato?
Come avrei potuto reagire?
'Basta Sarah!' -mi rimproverai mentalmente, non potevo, ne volevo essere egoista.
Dovevo pensare a mia madre, lei si sacrificava sempre per me. Era ora di ricambiare il favore...
 
*****
 
Ormai erano le 16.30 passate. Dovevamo partire a quell'ora ma di Emily non c'era alcuna traccia.
Mia madre sembrò comprensiva e mi disse che avremmo aspettato il suo arrivo.
Insomma, era sempre la mia migliore amica, non potevo andarmene senza salutare.
Dopo quindici minuti riconobbi una chioma bionda con le punte rosa: era lei.
Venne verso di me di corsa, e per poco non caddi a terra, visto che mi si era praticamente buttata addosso.
Era la prima volta che ci abbracciavamo, e la situazione era un po' strana.
Emily come me non era mai stata un ragazza che esternava i suoi sentimenti. All'apparenza era la classica ragazza dura e priva di emozioni. In realtà però era tutto altro.
In quel momento la ragazza che mi stava avanti era triste come non mai, e non voleva che partissi.
Dopo un po' ci staccammo dall'abbraccio e non riconobbi proprio l'amica di fronte a me.
Gli splendidi occhi marroni, di solito così vivaci, erano umidi, segno che da lì a poco si sarebbe messa a piangere.
Buffo, davvero tanto. Da quando l'avevo conosciuta, non l'avevo mai vista sprecare lacrime per qualcuno.
-Dai non vorrai piangere, adesso?- le dissi in tono scherzoso.
-E perchè non dovrei? Dovrei ridere per caso?- ribattè affatto calma.
-Si, forse sarebbe meglio riderci sopra, non credi?-
Emily sospirò e allora le feci segno di seguirmi. Lei stava dietro di me senza dire una parola.
Quando finalmente eravamo abbastanza lontano dalla traiettoria di mamma, lei prese la parola -Perchè, Sarah, perchè? Non potevi convincerla?-
Cercai di essere diplomatica -Era la cosa giusta da fare.-
Il tono di voce della mia amica si alzò notevolmente -La cosa giusta da fare? Ma stai scherzando? Dov'è finita la Sarah che conosco io? La Sarah che va contro tutto e tutti per raggiungere il suo obbiettivo?-
-Sarebbe stato egoistico da parte mia.- risposi semplicemente, tentando di calmare le acque.
-Questa è la spiegazione più idiota che potessi darmi! Pensavo che avresti fatto qualcosa e invece no! Ma ti senti quando parli? Parli di egoismo? Scusa, e tua madre che ha fatto tutti questi anni, quando decideva per te?-
Non credevo che potesse capire, ma ci speravo. E in fondo un po' di ragione ce l'aveva anche lei.
Però non potevo andarmene via così. Non potevo andare via dopo aver litigato con la mia migliore amica.
Così provai ancora un'altra volta a spiegarle il motivo del mio gesto -Andremo a Rosewood questa volta. Lì vive sua madre, e lo sai che il nonno è appena morto. Penso sia perchè voglia starle accanto, e io non posso di certo privarle di vedere sua madre, non credi?-
Mi complimentai con me stessa per le ottime parole usate, che a quanto pare ebbero il successo sperato.
Lo sguardo di Em si addolcì e lei annuì comprensiva -Si, in effetti hai ragione. Scusami. Solo che non volevo che la mia migliore amica partisse e mi lasciasse sola.-
Le feci un sorriso che veniva davvero dal profondo del cuore -Em, tu non sarai mai sola. Non pensarci neanche. E' vero, cambio città, ma questo non è un'addio. Ci vedremo ancora. Ti verrò a trovare regolarmente, cosa che spero farai anche tu. E ci chiameremo sempre, ci racconteremo tutto. E se dovessi avere un problema, non esitare a chiamarmi. Sarò davanti casa tua in un baleno!-
Emily rise dopo la mia ultima affermazione, poi alzò un sopracciglio scettica -In un baleno?-
-Lo sai che intendo!- 
Lei mi guardò indecisa sul da farsi, così le diedi un piccolo aiutino -Puoi abbracciarmi, non mordo mica!-
E lei non se lo fece ripetere due volte e mi strinse in un dolce abbraccio.
Strano che fossimo così sicure, e non impacciate come poco prima.
Ci staccammo dall'abbraccio e lei trattenne un singhiozzo -Sai che c'è? Hai ragione, non piangerò! E' molto meglio riderci sopra!-
E così ci lasciammo andare in una risata, che nascose bene i nostri sentimenti, ma non abbastanza.
Smettemmo da ridere quasi subito e tornammo serie. Insomma, era davvero difficile ridere in quel momento, e avrei tanto voluto piangere, ma non l'avrei fatto, per Emily. Non doveva vedermi in quello stato, altrimenti sarebbe diventata più triste di quanto lo fosse al momento.
Dopo un'ultimo abbraccio Emily lanciò un'occhiata verso la direzione di mia madre -Ti conviene andare, altrimenti tua madre commetterà un'omicidio per riuscire a portarsi la sua bella figlia con lei. E credimi, non vorrei essere io la fortunata!-
Scoppiai in una risata fragorosa, questa volta sincera e mi diressi verso la macchina con un sorriso.
Guardai un'ultima volta la mia amica, soffermandomi sui particolare: i capelli biondi con le punte rosa shock, un'abbinamento piuttosto bizzarro, i grandi occhi marroni, la statura ridotta, e i suoi vestiti strampalati.
Mi sarebbe mancato tutto di lei. Però come diceva mio nonno? Ah si! Bisogna guardare sempre il bicchiere mezzo pieno.
 E allora cercai di essere positiva, con Em mi riusciva bene, non volevo vederla triste. Ma con me era tutt'altra cosa, però dovevo convincermi.
Non era un addio, solo un arrivederci... 'Non è un addio' ripetei mentalmente a me stessa.



Angolo dell'autrice:
Salve a tutte/i!!!!! Allora, prima di tutto vi ringrazio se siete arrivati a leggere fin qui, per me conta davvero tanto.
Allora che ne pensate del capitolo? Era da un po' che lo stavo scrivendo, ma non mi convinceva mai, così l'ho cambiato un sacco di volte. E la storia? Originale secondo voi?
E cosa ne pensate di Sarah, la protagonista? Che cosa succederà a Rosewood?
A proposito, la città è la prima che mi è venuta in mente, presa da Pretty Little Liars, però non so se esiste davvero (perdonate l'ignoranza)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, io mi sono impegnata davvero tanto per scriverlo, e per una volta tanto sono soddisfatta.
Spero proprio che mi lascerete delle recensioni. Sarebbe davvero importante per me.
Un'ultima cosa prima di andare via. Cosa ne pensate del titolo? Avevo in mente altro, ma poi ho visto una storia che aveva proprio il titolo che avevo pensato io, così ecco perchè ho scelto questo. Fatemi sapere, voglio tanti pareri!
Nel prossimo capitolo inoltre apparirà la copertina, così potrete vedere come me li immagino io i personaggi di questa storia.
Ora vado, la smetto di annoiarvi.
Besos <3
  
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