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Autore: _Terens    22/09/2012    7 recensioni
Sarah Williams è una ragazza di 17 anni con un carattere, di certo non dei migliori.
Sua madre, Jade, per una delusione avuta in passato non riesce ad avere relazioni serie con degli uomini, e finisce sempre per trasferirsi con sua figlia.
Questa volta la destinazione è Rosewood: città che Sarah conosce bene...
E' lì che è nata la madre, che è nata lei, e dove vive il padre, che non ha mai conosciuto e non vorrebbe conoscerlo.
In questa città Sarah avrà un bel po' di soprese: alcune belle, alcune brutte.
Tra queste c'è suo padre: la persona che non vorrebbe assolutamente incontrare.
Inoltre ricordiamo che lei non si è mai innamorata prima. Cosa potrebbe succedere quando è attratta inspiegabilmente da un ragazzo che odia? Sarà solo attrazione, oppure nascerà un sentimento ben più profondo?
Tra amicizie, attrazioni, amori e colpi di scena, come andrà a finire la sua storia?
Per scoprirlo, basta leggere!
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Volevo dedicare questo capitolo a DreamingLove, Allegra_, LocuraVetrano, Saphira96 e Un angel de nena_ per le bellissime recensioni lasciate durante il capitolo scorso. Sul serio ragazze, avete scritto delle parole bellissime che mi hanno davvero fatto piacere.
Mi dispiace per il ritardo nell'aggiornare, ma questo capitolo è tutto per voi. Spero di non deludere le vostre aspettative.

 

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-Tesoro svegliati!- urlò mia madre dal piano di sotto.
Eravamo arrivate la sera prima, io avevo insistito tanto per saltare questo primo giorno di scuola, ma lei non aveva avuto dei ripensamenti.
Così mi alzai di malavoglia sbuffando sonoramente.
Presi i vestiti, ancora dentro la valigia, e mi diressi al bagno con in mano anche la trousse.
Mi lavai i denti frettolosamente e cominciai a spazzolarmi 'delicatamente' i miei ricci ribelli.
Poi infilai i vestiti con davvero poca grazia e presi i miei trucchi.
Un po' di correttore sulle occhiaie, una linea sottile di eyeliner, mascara e un lucidalabbra color pesca. 
Tornai in camera mia e mi guardai allo specchio: avevo messo un maglioncino bianco panna, con dei pantaloni scuri. Infine degli stivaletti grigi. 
-Sarah!- urlò ancora un'altra volta mia madre.
Presi la borsa a tracollo grande che usavo per scuola e urlai di rimando -Sto arrivando!-
Dato che mia madre non ne voleva sapere che saltassi scuola, almeno ero riuscita a ricavarle un passaggio in macchina giustificandomi con una frase del tipo 'Dai mamma! Se devo andare per forza a scuola almeno accompagnami. E' il primo giorno!'
Mia madre vedendomi arrivare sospirò -Finalmente. E' tardissimo, sono le 8.30! Hai già saltato venti minuti di lezione!-
Sbuffai sonoramente -Dai mamma, vuol dire che salterò quest'ora e andrò alla prossima che comincia alle 9.10. Quante storie per un po' di ritardo.-
Lei questa volta non disse niente e prese sia le chiavi dell'auto che di casa.
Così uscimmo e mi ritrovai ancora una volta a soffermarmi sui particolari sulla mia nuova casa.
Era diversa da quella di prima. Questa era più grande, con colori vivaci e molto accoglienti.
Aveva due piani, come quella in cui stavamo prima, ma dentro era tutt'altra cosa.
Davanti casa c'era un giardino ben curato, con l'erba più verde che avessi mai visto.
Mia madre, che intanto era entrata nel garage a prendere l'auto si trovava proprio di fronte alla strada, già alla guida della sua Fiat Bravo rossa. Suonò impaziente il clackson -Che aspetti Sarah? Sali in macchina!-
E non me lo feci ripetere due volte visto che quella mattina si era decisamente svegliata con la luna storta.
Per tutto il viaggio mia madre non fece che imprecare, e borbottare delle frasi disconnesse riguardo me, il mio solito ritardo e altre cavolate varie. E più volte ci eravamo trovate a discutere su quale strada prendere.
Mamma non fece che rimbeccarmi che aveva passato tutta la sua adolescenza qui e che quindi, sapeva meglio lei di me che strada dovessimo prendere. Eppure le indicazioni stradali indicavano il più delle volte che mia madre aveva preso le direzioni sbagliate. E così dopo venti minuti arrivammo alla scuola, e per una volta ne fui sollevata, dato la guida spericolata di mia madre. Prima di scendere mia madre sospirò -Mi dispiace per oggi. Ma sono proprio nervosa. E' il tuo primo giorno di scuola, la stessa scuola che ho frequentato io alla tua età.-
Le sorrisi sinceramente -Non ti preoccupare. Adesso vado che altrimenti perdo anche la seconda ora!-
E dopo un saluto frettoloso scesi dall'auto, mentre mia madre aveva già premuto l'accelleratore.
 
*****
 
Mi feci forza e superai l'enorme cancello verde aperto. Così mi ritrovai al parcheggio, che si trovava proprio davanti la scuola.
Sbuffai, tutte quelle auto parcheggiate lì, mi fecero ricordare che io non ne avevo una.
E non avevo neanche la patente, anche se avevo già diciassette anni. Avevo fatto l'esame di guida, ma era fallito miseramente. A quanto pare la guida l'avevo presa da mia madre, che aveva avuto la patente per chissà quale miracolo. Ok, la mia guida forse era anche peggio della sua...
C'erano pochi studenti fuori, e nessuno sembrava mostrare particolare interesse a me. Alcuni se ne stavamo a fumare liberamente, altri a ridere e scherzare, altri a pomiciare liberamente davanti tutti.
Poi notai che davanti la scuola era appeso un'enorme cartellone con caratteri ben visibili: PACIFIC HIGH SCHOOL
Mi soffermai poi sull'edificio. Non era molto grande, ma in compenso sembrava parecchio rovinato.
Subito ripensai alla scuola da cui venivo e a quanto fosse diversa. 
Inanzitutto l'edificio era davvero grande, e le aule erano proprio spaziose. Non si stava stretti insomma... 
A primo impatto vedendo la nuova scuola ebbi un'impressione negativa. Poi magari il dentro era meglio.
Mi persi totalmente nei mie pensieri che non notai che ero proprio nella zona parcheggio delle auto, dove tutte sfrecciavano a massima velocità  per occupare prima un posto o per il semplice gusto di farlo.
Accadde tutto in un baleno: mi girai di scatto ritrovandomi davanti un'auto che da lì a poco mi sarebbe venuta addosso.
Avevo tutti i muscoli tesi e per quanto mi ripetessi 'Sarah muoviti', restai ferma lì impalata a non fare niente, paralizzata dallo shock.
D'istinto chiusi gli occhi, come se quel gesto avrebbe reso tutto più facile. Poi mi ritrovai scaraventata sull'asfalto della strada, decisamente troppo freddo, e troppo duro per i miei gusti. Avevo ancora gli occhi chiusi e sentivo il terreno sotto di me.
"E' normale, l'auto mi ha scaraventata a terra." -dissi mentalmente cercando di spiegare il tutto.
"Sono morta?" -beh un'auto mi aveva preso in pieno, quindi quella era la spiegazione più plausibile. Se non lo ero sicuramente tra poco lo sarei stata.
Ci misi almeno cinque secondi per capire che ero ancora viva e vegeta, dato che stavo respirando, anzi ansimando per lo spavento e per la caduta. Finalmente aprii gli occhi e subito ne incontrai altri verdi. Non erano come i miei però, gli occhi che stavo fissando erano di un verde più scuro, che non avevo mai visto prima, un colore davvero bellissimo che nascondevano un velo di mistero.
Il ragazzo davanti a me parve sollevato vedendomi riaprire gli occhi e mi aiutò a rialzarmi.
Ci misi un po' a capire quello che era successo. Poi feci due più due e l'accaduto mi fu estremamente chiaro.
Stavo per essere investita, ma il ragazzo davanti a me mi aveva spinto via, facendomi cadere così sull'asfalto della strada.
Notai poi, che le poche persone presenti lì, che prima non mi avevano degnato di uno sguardo, adesso stavano trattenendo tutti il fiato per quello che era successo.
"E perchè mai? Tanto sono io quella che stava per essere investita!" -mi ritrovai a pensare.
Mi soffermai poi sul ragazzo davanti a me, che mi stava scrutando come per vedere se fossi ferita, avessi qualche graffio o taglio...
Era davvero un bel ragazzo. Alto, asciutto, spalle leggermente larghe, bel fisico, capelli neri e occhi verdi.
E inoltre era il ragazzo che mi aveva appena salvato la vita.
-Grazie.- balbettai completamente a disagio dal suo sguardo. Non so per quale assurdo motivo ma mi sentivo in qualche modo 'spogliata' dai suoi occhi. Si, mi sembrava che volesse leggermi l'anima. Vabbè, ero completamente andata...
Il ragazzo davanti a me disse ironico -Allora sai parlare!-
-Come?- la parola uscì quasi strozzata dalla mia bocca.
-Mi stavo seriamente preoccupando. Mi stavo chiedendo se avessi un problema o che altro!- mi disse strafottente.
Come si permetteva? Tutta la mia gratitudine verso di lui era sparito nell'attimo in cui aveva aperto bocca.
-Scusami tanto se ero sconvolta perchè un'auto mi ha quasi investito!- la rabbia mi fece alzare la voce più del dovuto.
Le persone attorno a noi continuavano a scrutarci curiosi, aspettandosi forse un segno di gratitudine verso il mio 'salvatore'. 
Peccato che non sarebbe arrivato. 
Lui mi si avvicinò ed io d'impulso feci un passo indietro.
Ghignò divertito per la mia reazione -Non volevo mica mangiarti.-
Sbuffai. Si divertiva a prendermi in giro, a quanto pareva. Il problema era che l'unico a ridere era lui.
Si riavvicinò a me, ma stavolta non mi allontai. Aveva assunto un'espressione seria.
Cavolo! Ma questo era peggio di me con i suoi improvvisi sbalzi d'umore!
Prima mi salvava la vita, poi mi guardava preoccupata, l'attimo dopo era stato maleducato come non mai, per continuare mi aveva preso in giro e poi d'un tratto era serio? Ok, che ero lunatica, ma questo qui era un caso davvero raro.
Non mi ero accorta che si era avvicinato troppo, davvero troppo. Era ad un soffio dal mio viso, ed ero quasi convinta che volesse baciarmi, poi però sentii le sue labbra sfiorare un mio orecchio -Dovresti stare più attenta. Magari la prossima volta non sarai così fortunata che qualcuno ti salvi.-
Lo allontai inviperita -Potevi anche non salvarmi!-
Si mise le mani in tasca e si limitò ad una scrollata di spalle -Non lo so neanche io perchè l'ho fatto, ma se continui così me ne farai pentire amaramente.- 
Mi avvicinai a lui e gli puntai un dito contro -Sai che c'è? La prossima volta credo che mi farò investire apposta così non potrai pentirti per avermi salvato!-
Detto questo mi diressi in fretta e furia lontano da lui, e l'ultima cosa che vidi prima di entrare in scuola fu vederlo sghignazzare. E così si divertiva, eh?
 
*****
 
Stavo girovagando per la scuola in cerca della presidenza, ma niente, non la trovavo da nessuna parte.
Mi stavo seriamente innervosendo, se non avrei trovato quella razza di stanza con quello stupido preside dentro, avrei fatto una strage. Troppo tragica? Nah, secondo me no. Più che altro realista.
Mi guardai intorno: stavo accanto agli armadietti, mentre nell'altra direzione si trovavano alcune aule.
-Ehi!- una voce dietro di me mi fece sobbalzare.
Mi girai di scatto, non perdendo la mia acidità -Te l'hanno mai detto di non arrivare mai alle spalle delle persone?-
Il ragazzo in questione non perse il sorriso -Veramente sei la prima.-
-Bene, allora. Spero che te lo ricorderai in futuro.-
Il biondino davanti a me continuava a sorridere, il che era parecchio irritante -Certo che me lo ricorderò.-
-Bene.- feci per andare verso destra quando quel ragazzo mi disse -Se cerchi la presidenza è dall'altra parte!-
-E tu che ne sai che devo andare lì?-
-Beh, non ti ho mai visto qui, quindi suppongo che tu sia nuova. E credo dovresti recarti dal preside per avere gli orari, giusto?-
Gli sorrisi stupita -Giusto.-
Lo superai e mi avviai a passo svelto verso la direzione indicatami.
Finalmente dopo aver girato quasi tutta la scuola, trovai quella stanza con sopra scritto: Presidenza.
"E anche questa è fatta!"- mi dissi.
Bussai educatamente e subito dopo una voce accogliente mi rispose -Prego si accomodi.-
Entrai un po' incerta, mentre l'uomo seduto comodamente su una sedia davanti una scrivania, probabilmente sulla sessantina, mi disse -Prego, si sieda pure.-
Mi sedetti e prima che aprissi bocca il signore si presentò -Sono il preside della Pacific High School. Il preside Nicholas McKessie. E lei deve essere Sarah Williams, giusto?-
Sorrisi -Si.-
Il preside continuava a parlare con il suo tono spensierato e allegro -Si, sua madre mi aveva avvisato. Me la ricordo, all'epoca in cui frequentava questa scuola svolgevo il ruolo di insegnante. Era una mia alunna, davvero un'ottima alunna. Spero proprio che abbia ripreso da lei.-
Gli sorrisi, più falsa che mai, a scuola non ero mai stata una cima. Ok, diciamo pure che facevo schifo.
-Spero proprio che si troverà bene in questa scuola. Ci sono davvero ottimi insegnanti, che spiegano la loro materia perfettamente.-
Ok, il vecchio si stava decisamente allungando troppo con il discorso -Si, immagino. Solo scusi la mia fretta, ma tra un po' avrei lezione, però mi manca il necessario.-
Il preside si tirò su goffamente la montatura oro degli occhiali -Giusto! Ecco, vede qui c'è tutto quello che le serve. Gli orari delle lezioni, il numero dell'armadietto e ovviamente la combinazione. Riguardo i libri di testo si rivolga direttamente ai professori. Provvederanno loro per quello.-
-Perfetto. Grazie mille.-
-Non c'è di che. E se le servisse qualcosa può benissimo rivolgersi a me o a qualsiasi altro personale della scuola.-
Feci un'ultimo sorriso per educazione -Arrivederci.-
Mi chiusi la porta dietro me. Certo che parlava davvero tanto.
Però sembrava simpatico, socievole e ben disposto nei confronti degli studenti. Ma si, in fondo non era poi tanto male.
Presi il foglio con gli orari. Bene, storia aula 17. 
Cominciai a guardarmi in giro per farmi una minima idea di dove si trovasse l'aula.
Decisi di tentare la sorte e mi diressi verso sinistra
Dopo aver camminato un po' mi ritrovai a guardare le aule intorno a me.
-Di nuovo tu?- disse una voce facendomi sobbalzare.
Mi girai un'altra volta di scatto, fulminando con lo sguardo, guarda caso, lo stesso biondino di poco prima.
Lui alzò le mani e tentò di giustificarsi -Lo so, lo so. Non si deve apparire dietro le spalle delle persone, colpa mia. Scusa.-
-Scuse rifiutate, è la seconda volta che mi fai prendere un colpo!-
Fece, o almeno tentò di fare una faccia da cucciolo bastonato -Quindi non sono perdonato?-
-Sei perdonato, se per favore la smetti di fare quella faccia, non ti si può vedere!-
Mentre stavamo parlando avevamo cominciato a camminare.
-Viva la sincerità!- esclamò ironico scuotendo le braccia.
Si girò verso di me, con il suo solito sorriso e mi porse la mano -Non mi sono ancora presentato, che maleducato! Comunque sono Christopher, Christopher Bass, però chiamami Chris perchè quel nome mi sembra da vecchio.-
Gliela strinsi -Bene, piacere Christopher.- dissi pronunciando il nome con enfasi per stuzzicarlo un po'.
Poi continuai sorridendogli -Io sono Sarah, Sarah Williams.-
Stava per dirmi qualcosa, quando una moretta con gli occhi azzurri si avvicinò a noi sorridendoci.
Poi mi squadrò da capo a piedi, e sempre sorridendomi, più falsa che mai, mi porse la mano -Tu devi essere nuova, giusto? Beh, io sono Cleo White.-
Accettai la mano un po' titubante -Sarah Williams, e si, sono nuova.-
La moretta tornò a guardare Chris per poi tornare a parlare con me, con quel sorriso da prendere a schiaffi -Vedo che hai conosciuto Chris... il mio ragazzo.-
Il suo tono di voce però pareva volesse dire "Sta lontana dal mio ragazzo, lui è mio, mio soltanto!"
Tuttavia le ressi il gioco -Si l'ho conosciuto, abbiamo parlato un po'.-
-Oh, ma che bello! Beh, avrete tutto il tempo di conoscervi ma adesso abbiamo lezione, no Chris?-
Lui sembrava un po' deluso -Beh si abbiamo lezione.-
-Chimica, aula 32.- squittì la mora.
Mostrai il mio foglio -Beh, io ho storia aula 17.-
Chris mi salutò -Noi dobbiamo andare dall'altra parte. Ci si vede!-
-Ci si vede.- ripetei a bassa voce mentre quei due si allontanavano.
-Aula 17, aula 17...- sussurrai a me stessa guardando le aule intorno a me.
-Cerchi l'aula 17?- mi chiese gentilmente una ragazza dai lunghissimi capelli rossi e gli occhi marroni.
-Si. Non ho idea di dove sia.- ammisi imbarazzata.
-Non ti preoccupare, andiamo insieme. Anche io ho storia adesso.-
Le sorrisi piena di gratitudine e cominciai a seguirla. 
-Comunque sia, io sono Jessica Evans, ma chiamami pure Jess!- 
Era la terza persona a cui mi presentavo, giusto?
Le strinsi amichevolmente la mano, (mi sembrava simpatica) -Sarah Williams.-
Jessica -Ho visto che parlavi con Chris e Cleo.-
-Beh, in realtà parlavo con Chris, poi la mora è spuntata fuori dal nulla.-
Lei ridacchiò leggermente -Tipico di Cleo. Appena una ragazza si avvicina al suo fidanzato deve per forza accorrere da lui. E' stata gentile, vero?-
Annuii. La rossa mi spiegò -Non farti ingannare da quella. Prima fa tanto l'amica poi tira fuori gli artigli. E ti consiglierei di stare lontana dal suo ragazzo se non vuoi finire male...-
-Addirittura?- chiesi.
-Tu non la conosci...- non so perchè ma sentii una nota di tristezza nel suo tono di voce.
Cambiammo argomento e Jessica mi chiese cosa ne pensavo della nuova scuola. Mi ispirava simpatia, quindi le raccontai tutto ciò che mi era successo da quando era arrivata.
Rimase sorpresa quanto me del comportamento di quel ragazzo. Prima mi salvava la vita, e poi mi trattava male...
Lei invece mi raccontò un po' di cose riguardo la scuola, gli insegnanti e i ragazzi carini.
Aveva anche un fratello più grande di un anno che veniva in questa scuola. E come se non bastasse aveva una cotta per il suo migliore amico... Se solo l'avesse saputo il fratello, chissà come l'avrebbe presa.
Finalmente arrivammo nell'aula 17. Appena entrate Jess si sedette, mentre il professore mi scrutava attentamente.
Mi presentai -Sono Sarah Williams. Oggi è il mio primo giorno qui.-
-Ah si, mi avevano detto che sarebbe venuta una nuova studentessa. Ecco qui il libro di testo.-
Mi diressi verso la cattedra e presi il libro. Poi mi sedetti al banco accanto a quello della rossa.
Il professore mi chiese dove ero arrivata col programma e fu felice di scoprire che ero al suo stesso punto.
Così, l'ora passò con la dettagliata spiegazione del prof. Era veramente bravo, ma io non gli prestavo molta attenzione.
Come ho già detto la scuola non era il mio forte.
Suonò la campanella ed uscii accanto a Jessica. Lei mi chiese altre cose, come per esempio il motivo per cui mi ero trasferita.
Non le detti una risposta dettagliata e lei capì che forse aveva scelto l'argomento sbagliato di cui parlare.
Avevamo un'altra ora insieme, e la passammo a raccontarci un po' i nostri gusti.
Mi somigliava molto, e l'impressione che avevo avuto su di lei non era sbagliata: era simpaticissima.
Le due ore successive furono noiosissime. Due ore consecutive di matematica, ma vi rendete conto?
Matematica, quella materia che proprio non ci vuole entrare nel mio cervello. E' una cosa incredibile, già c'erano tutti quei numeri. Si chiama matematica, perchè diavolo ci hanno messo di mezzo anche le lettere?
Per fortuna anche quelle strazianti ora passarono. Incontrai di nuovo Jessica e questa mi chiese -Senti. Ti va da pranzare insieme a me?-
Accettai volentieri. La sua compagnia era davvero piacevole. In mensa lei mi spiegò un po' come funzionavano le cose in quella scuola, diceva che non era tanto male, forse i professori a volte troppo severi, ma solo alcuni...
Senza che ce ne arcogessimo anche la pausa pranzo passò via in fretta, decisamente troppo per i miei gusti.
Altre due ore, una di storia dell'arte, l'altra di chimica, e la tortura sarebbe finita. 
Fortunatamente le ultime due ore passarono abbastanza in fretta. Purtroppo però non le passai insieme a Jessica.
Beh, avremmo avuto modo di conoscerci meglio...
 
*****
 
Quando la campanella segnò la fine di tutte le lezioni mi alzai di scatto prendendo i libri di testo e la mia borsa a tracollo.
Uscii dall'aula in fretta e furia, desiderosa di tornare al più presto a casa mia.
Con un po' di difficoltà alla fine individuai il mio armadietto: il 117. Misi la combinazione ed esso si aprì con uno scatto fulmineo.
Sistemai 'delicatamente' i libri dentro e lo richiusi.
Finalmente era ora di andare a casa, quella giornata era stata davvero pesante.
Per i corridoi della scuola incontrai di nuovo Jess che mi affiancò -Allora, come sono andate le lezioni?-
-A dire la verità non ne ho idea visto che non stavo seguendo nulla.-
Dopo questa mia affermazione la rossa scoppiò in una fragorosa risata che in pochi secondi contagiò anche me.
Tra chiacchiere e risate alla fine ci ritrovammo fuori dalla scuola, e mentre stavo per salutarla lei mi strattonò per un braccio facendomi sussultare -Eccolo, eccolo è lui!!! Ethan Cross...non è bellissimo?-
Mi girai nella direzione indicatami e vidi un ragazzo castano, occhi marroni, fisico da atleta, che spensierato parlava al telefono.
Beh, non potevo dargli torto. La rossa aveva davvero gusto, perchè si, era proprio un bel ragazzo.
Stavo per risponderle, quando notai di nuovo il ragazzo di quella mattina salutare amichevolmente l'altro.
Subito lo indicai ed esclamai -E' lui il ragazzo di questa mattina. Quel bastardo!-
Jessica si voltò a guardarmi in un misto tra incredulità e disappunto -Quello moro?-
-Si.- confermai di nuovo.
-Quello è mio fratello!- e la sua risposta mi lasciò totalmente spiazzata. Che cavolo le andavo a dire adesso? Dopo aver dato a suo fratello del bastardo?
-Non vi somigliate per niente.- me ne uscii così, non sapendo cosa dire, ed in fondo era vero. Jessica mi era parsa subito simpatica e amichevole, mentre lui... beh, di lui potevo affermare l'esatto contrario.
-Sicura che è tuo fratello?- chiesi facendola scoppiare a ridere.
Dopo qualche secondo si fermò -Sicurissima, comunque sia non ti preoccupare, un po' bastardo lo è realmente.-
Ah, meno male... non l'aveva presa male. Ed io che ero già decisa a farmi una tomba.
-Pensavo che c'eri rimasta male.- le dissi sincera.
Lei mi sorrise incoraggiante- Come ti ho già detto non ti preoccupare.-
Poi cambiò argomento -Beh, ora devo andare.-
-Come torni a casa?-
-Di solito a piedi, non mi va di stare in macchina con mio fratello.- mi spiegò Jessica. Chissà, forse non avevano per niente un buon rapporto.
La salutai educatamente mentre lei si avviava fuori dall'enorme cancello.
Perfetto, avrei dovuto aspettare mia madre, che non si sa quando sarebbe arrivata.
Decisi che l'avrei aspettata davanti il cancello, così mi avviai lì velocemente. Ad un certo punto però mi sentii tirare per un braccio e girandomi di scatto mi ritrovai di nuovo davanti quei magnifici occhi verdi.
-Allora, non hai niente da dirmi?- mi chiese strafottente il ragazzo riscuotendomi dai miei elogi sui suoi occhi ed altro.
-No.- gli risposi altezzosa incrociando le braccia al petto.
-Che dovrei dirti?- gli chiesi con il suo stesso tono strafottente.
Lui mi si avvicinò e quando le sue labbra sfiorarono il mio orecchio tutta la sicurezza che avevo mostrato andò a finire in un secchio della spazzatura.
Mi ritrassi subito, come scottata dal contatto delle sue labbra così calde, e lui mi sorrise beffardo -Non credevo di avere questo effetto su di te.-
La sicurezza mi tornò in un nanosecondo -Tu non hai assolutamente alcun effetto su di me, e comunque non cambiare discorso, io ti avevo chiesto una cosa.-
Lui non perse il tono -E io ti avrei risposto se tu non ti fossi allontanata così.-
Sbuffai irritata -Si, ma adesso mi vuoi rispondere?-
Sghignazzò divertito -Certo che sei proprio impaziente. Comunque sia volevo farti notare che oggi non ti sei affatto comportata bene dopo che ti ho salvato la vita.- mi rimbeccò.
Ovviamente avevo la risposta pronta -Anche tu non ti sei affatto comportato bene dopo che mi hai salvato la vita.-
A questo punto la sua sicurezza sembrò vacillare un istante. Sorrisi soddisfatta, touchè... colpito e affondato.
Lui sospirò -Hai ragione, in effetti neanche io mi sono comportato bene...-
Come, come, come? Rimasi un'attimo spiazzata dalle sue parole. Si potevano considerare come scuse quelle, o no?
Sospirai anche io, e per una volta decisi di comportarmi da persona matura -Ok, e forse anche io non mi sono comportata nei migliori dei modi.-
Sentii un suono di un clackson familiare, e voltandomi, dall'altra parte della strada notai l'auto di mia madre.
-Ora devo andare.- feci per andare da lei quando mi sentii di nuovo trattenuta per un braccio.
-Non mi hai detto il tuo nome biondina.- sussurrò, facendomi rabbrividire ad un soffio dal mio viso.
Cercai di non fargli notare di quanto fossi a disagio così vicina a lui -Neanche tu mi hai detto il tuo.-
-Prima le signore...-
-Sarah, Sarah Williams.-
-Sarah Williams, eh?- sentire il mio nome pronunciato da lui mi fece uno strano effetto.
-Beh, io sono Luke Evans.- mi porse la mano e io gliela strinsi un po' titubante.
Appena la afferrai, mi attirò a lui e mi sussurrò all'orecchio -Benvenuta all'inferno Sarah.-
Mi ritrassi sconcertata dalla sua frase. Inferno? Ma che cavolo voleva dire?
Lui ghignò soddisfatto, forse aspettandosi la mia espressione, e mi spiegò manco avessi due anni- E dai, pensavo ci potessi arrivare... la scuola fa letteralmente schifo, cade a pezzi, gli armadietti sono per lo più rotti o scassinati, e ben presto ti renderai conto che razza di insegnanti ci insegnano. Credo che si può associare benissimo all'inferno...-
-Ah.- Ah, ah dico io! L'unica cosa che poteva uscire dalla mia bocca in quel momento era ah???
Lo guardai un'ultima volta facendogli un cenno con la mano e mi diressi verso mia madre, che da un po', impaziente suonava insistentemente il clackson.
Benvenuta all'inferno. Fantastico... non potevo chiedere di meglio...


Angolo dell'autrice:
Allora... che ne pensate? Vi ha deluso? Spero proprio di no, mi sono impegnata molto per scriverlo ed è venuto fuori abbastanza lunghetto.
Allora, che impressione vi hanno dato i personaggi? E ve li immaginavate così?
Sarah è interpretata da Alyson Michalka, Jess da Gia Farrell, Cleo da Louisa Lytton, Luke da Drew Roy, Ethan da Steven R. Mcqueen, Chris da Chad Michael Murray, Rufus da Tom Cruise e Jade da Jennie Garth.
Sul serio, come trovate il capitolo? Troppo lungo, troppo noioso, troppo schifoso?? Accetto qualsiasi tipo di recensione, sul serio, anche le critiche che penso che possono essere utili per migliorare.
Beh, spero comunque che sia stato di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi. Recensite in tante mi raccomando!!!!!
Besos <3
  
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