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Autore: pescioletta    03/09/2012    3 recensioni
Una nuova minaccia, un nuovo destino...
Questa storia è ambientata subito dopo l'ultima puntata della 5 serie di Angel, ma ha radici che affondano molto prima che i nostri eroi mettessero piede a Sunnydale o, per meglio dire, sulla terra... Riusciranno Buffy, Angel, Spike e gli altri a sconfiggere questa nuova minaccia e a riprendersi finalmente le loro vite?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPISODIO 6


Ed eccoci qui con un nuovo pezzettino della storia... ringrazio chiunque abbia letto i capitoli precedenti e ringrazio ancora di più chi ha trovato il tempo per lasciarmi un commentino. Positivi o negativi, fa sempre piacere leggerli!! Grazie a tutti quindi e ora, bando alle ciance, si comincia!


*****


*****


Nyons, Francia, 18 maggio 2004

“Allora…” cominciò lei non appena il vampiro ebbe appoggiato il bicchiere sul tavolo, rifiutando tacitamente di nutrirsi. “Spiegami cosa diavolo ci fa William il Sanguinario in una pensione del sud della Francia, a parlare con una cacciatrice visionaria senza alcuna predisposizione per compiere il proprio dovere?”
Spike la guardò sorridendo
“Una cacciatrice visionaria?” ripeté “questa dovevo ancora sentirla!”
“Ne hai tante da sentire se è per questo. In ogni caso, cos’è che ti porta qui?”
“La stessa cosa che ha portato te a farmi salire nella tua soffitta immagino…”
“Sesso selvaggio?” scherzò lei sorridendo
“Risposte” la riprese lui seriamente, guardandola dritta negli occhi. E Christal poté vedere chiaramente le iridi del vampiro diventare scure e profonde, quasi… irriconoscibili.
“Peccato” fece lei ironica con un’alzata di spalle “Cos’è che vuoi sapere?”
Spike si sistemò meglio nel comodo divanetto imbottito, spiegazzando lo schienale ricoperto da una larga stoffa color smeraldo. Decisamente orribile.

“Cominciamo da te … Christal, questo non è il tuo vero nome immagino”

“Infatti non lo è” rispose lei con semplicità “mi chiamo Marta.”

“Marta?!” ripetè Spike rizzandosi improvvisamente sulla poltrona. Marta era il nome di quella ragazza che avrebbe dovuto… “Scusami… stavi dicendo?”

La ragazza sorrise leggermente.

“I miei genitori erano polacchi. Sono immigrati prima in Italia, poi in Austria, ed infine sono arrivati in Francia quando ero ancora una bambina. Ho cambiato nome così tante volte da non ricordarmi nemmeno più quanti ne ho usati. E poi sono diventata Christal, quando ho incominciato ad entrare in affari insieme a Mama Agata, ricevendo i suoi clienti in questa stessa stanza dove ci troviamo adesso… anche ora lo faccio. Ma solo se la merce vale lo sforzo”
Spike la guardò stupito. Il tono in cui ne parlava. Il suo sguardo mentre gli raccontava. La leggerezza con cui lo ammetteva. Quello che Marta gli stava dicendo non aveva alcun senso! Oppure, da un certo punto di vista ne aveva persino troppo. La camera ricavata in un posto appartato, la luce fioca a qualsiasi ora della giornata, le movenze sapientemente studiate della ragazza… persino le catene che pendevano da una delle pareti, adesso, assumevano tutto un altro significato… “Sei una prostituta?” chiese Spike in un sussurro, temendo che le desse fastidio sentire pronunciare a voce alta il nome di quella professione, tanto antica come il mondo, che evidentemente praticava “cioè, non che io abbia niente contro le prostitute… ma…” Fortunatamente Christal non sembrava per niente turbata dall'impressione che il vampiro poteva avere sul suo conto. “Lo sono da quando avevo 14 anni” continuò lei alzando le spalle con noncuranza “I miei genitori non avevano un soldo, e sono stati costretti ad abbandonarmi qui. Credevano che in fondo fosse la cosa migliore per una come me. Devo dire che i primi tempi me la sono anche spassata abbastanza… Mama Agata è molto selettiva sul genere di persone che ammette all’interno della sua pensione e con me… diciamo che ha sempre avuto un occhio di riguardo.”
“L’ho notato…” sospirò il vampiro lanciando un’occhiata alla porta
“Ti ha fatto entrare unicamente perché gliel’ho chiesto io” spiegò Marta protendendosi in avanti “E adesso, veniamo alle cose serie…”
“Il massacro di Los Angeles…” sospirò il vampiro
“Esatto” annuì la cacciatrice
“Cosa vi eravate messi intesta, di annientare il male nel mondo?!" Spike sospirò. Il piano di Angel era folle fin dal principio, ma lui credeva che non avrebbe avuto tutte quelle conseguenze. Sopravvivere, non era nei piani.
"Ad ogni modo, non c'è maniera per annullare quello che avete fatto e qui viene la parte divertente." "La… parte divertente?" ripetè Spike alzando un sopracciglio.
“Non vuoi sapere perché stai cambiando così tanto Spike?!”
“Io non sto cambiando” sussurrò, ma nemmeno lui ci credeva veramente. “Dopo la battaglia, a Los Angeles, tutto è cambiato, ma non c’entro io.”
“Menti.”
Il tono della ragazzina era calmo e misurato ora. Christal lo guardava, fisso negli occhi, attenta ad ogni sua più piccola reazione. E quando parlò, Spike seppe con certezza di essere stato definitivamente messo all’angolo.
“Io so perché non sei corso da Buffy, dopo la battaglia contro i Senior Patners” continuò la ragazzina, sempre con apparente calma “So perché hai lasciato andare Angel a Roma. So perché hai detto ad Andrew di non contattarla e so anche perché, dopo quella volta in cui l’hai vista ballare con l’Immortale, non sei più andato da lei. Anche solo per gridarle in faccia quanto si stesse sbagliando.”
“Volevo lasciarla libera di rifarsi una vita” rispose Spike
“Ma a chi vuoi darla a bere?" scoppiò a ridere Marta "Tu non sei come Angel! Il vecchio Spike non si sarebbe arreso. Il vecchio Spike sarebbe corso da lei e l’avrebbe convinta, a costo di impiegarci tutta la sua non-vita, che quella non era la cosa giusta da fare. Che lei era ancora la Cacciatrice e che l’amore che provava per lei contava più di qualunque cosa avesse avuto ora. Ma tu invece hai deciso di mandare da lei Angel. Di accettare semplicemente che un altro prendesse il tuo posto nella sua vita e di venire qui, in Francia, in cerca di una certa Marta di cui nemmeno conoscevi il volto, per avere… risposte.
La mia domanda è: perché?”
“Perché il vecchio Spike è morto” rispose con calma il vampiro, infilando le mani nello spolverino di pelle nera in modo che non si vedessero le sue dita tremare, nonostante avesse stretto i pugni “Riposa in pace sei piedi sotto terra da quando ha sentito squillare quei 66 maledetti tromboni e ha capito che Buffy sarebbe stata meglio con uno qualsiasi, piuttosto che con lui.”
“E così facendo, il nuovo Spike l’ha lasciata di nuovo sola con sé stessa. Per amore? Oppure per paura?" "E di cosa avrei dovuto avere paura?" chiese lui. Marta si protrasse in avanti "Che Buffy scoprisse a sua spese che del nuovo Spike non si poteva fidare. Che era cambiato. E che poteva ucciderla, veramente questa volta, e senza che nessuna forza soprannaturale o umana glielo impedisse” “Smettila!” gridò allora Spike, afferrandola per la gola e sbattendola violentemente contro il muro. Fermandosi di colpo. E gridando “Smettila di dire cazzate!”
Ma Christal non si fermava. Anche se il respiro le mancava e sentiva il demone del vampiro urlare contro di lei perché lui la uccidesse, semplicemente continuava “Io credo che sia questo ciò di cui hai paura, dico bene Spike? È questo che ti ha spinto ad andare fino in Francia, è questo quello che gli impedisce di mangiare, anche con una cacciatrice davanti, è questo quello che ti terrorizza a tal punto da spingerti lontano dalla donna che ami per la paura di non poterti più fidare, nemmeno di te stesso. Di non poterti… controllare.”
Il vampiro rimase per un attimo interdetto. Poi, con un movimento brusco e istantaneo, afferrò più forte la ragazzina per il collo e la sbattè con violenza sul divano.
“Come lo sai?” gridò “Come lo sai?!”
“Credi che io sia l’unica ad essersene accorta, Spike?” gridò a sua volta Christal, rialzandosi a fatica “Credi che sia passata inosservata una cosa del genere, per esempio.. ad Angel? Non è la prima volta che succede, o sbaglio? Il demone dentro di te grida e tu non sai nemmeno come fermarlo. Sei ancora abbastanza forte ma non sai per quanto tempo potrai resistere e temi... temi che ritornando dalle persone che ami tutto andrà sempre peggio…e sai che ti dico? Hai anche ragione!”
“Basta!”
Il volto del vampiro si avvicinò alla sua giugulare, furente. La maschera della caccia balenò per un istante e Christal sfiorò con le dita della mano destra la scheggia di legno appuntita che teneva nella manica. Un paletto di fortuna. Nel caso che la metamorfosi avvenisse, definitivamente stavolta. Fino a quando non furono nuovamente l’uno di fronte all’altra. In piedi. Sguardo nello sguardo.

Cacciatrice contro vampiro.

Christal e Spike.

Spike…

che l’aveva lasciata andare.

Ma che ora faticava a stare in piedi sotto il peso di tutto ciò che si erano detti.

Tremava, Spike.

Sapeva che lei avrebbe potuto ucciderlo, che il demone sarebbe riemerso, che si era fermato giusto un secondo prima e che la prossima volta poteva andare diversamente.

Eppure era riuscito a controllarsi.

E Christal ne rimase stupita.

Mai si sarebbe aspettata una reazione del genere da un pluriomicida come Spike.
Improvvisamente, le balenò nella mente tutto ciò che le avevano detto su di lui.
William il Sanguinario…
Le sue stragi…
I suoi giochi…
Il suoi segreti…
I potenti l’avevano contattata, due anni prima, e le avevano parlato di lui.
Le avevano mostrato ciò aveva fatto… le avevano fatto provare quello che le sue vittime avevano provato… le avevano fatto credere che non fosse un essere degno di esistere.
E alla fine, le avevano fatto giurare di polverizzarlo.
Ed ora… ora che ce l’aveva davanti… ora… beh… ora non era più sicura che quella fosse la cosa giusta da fare…
Che le avessero mentito?
Che per una qualche oscura ragione le avessero tenuta nascosta... la verità?
Contro ogni logica, quel vampiro invece di distruggerla voleva sapere...
E come poteva lei, ora, giudicarlo?
“Non ti farò niente. Non mi devi temere.” sussurrò il vampiro, rimanendo immobile.
“Non avrei dovuto…”
Immediatamente la ragazzina ripose la scheggia di legno nella stoffa della manica… e la decisione fu presa in un istante…
“Posso darti quello che cerchi” disse, a bassa voce “Ma dobbiamo fare presto…”
“Dimmi solo che cosa devo fare.”
Marta sorrise un istante, poi indicò con un dito una poltrona dall’aria comoda in un angolo, sussurrando piano.
“Anche se fosse sederti e aspettare?”

Spike la fissò ancora per un lungo istante.

Poi, appoggiando le mani sui braccioli della poltrona.

Si sedette.

E aspettò.

******

Los Angeles, 18 maggio

Il rituale dei saluti era stato più lungo del previsto. Giles si era ripromesso di mantenere freddi i contatti, di non prorompere in effusioni, di non abbracciarli neppure… Ma come al solito, aveva mandato tutto a quel paese non appena li aveva visti oltrepassare la soglia. Ed ora se ne stavano lì, seduti attorno al suo tavolo, come tante altre volte avevano fatto prima nella vecchia biblioteca e poi nel suo piccolo appartamento di Sunnydale.
Un moto di malinconia lo pervase mentre si rendeva conto di quante cose fossero cambiate in tutti quegli anni. Di quante apocalissi avessero sventato e di quante battaglie avessero combattuto…
“Bene. Allora ci siamo tutti…” esclamò il signor Giles alzandosi in piedi e allungando una mano in direzione dell’altro osservatore. Attorno al tavolo rettangolare i suoi ragazzi lo guardavano con un certo interesse nello sguardo. Xander alzò persino la mano in cenno di saluto verso il nuovo membro del gruppo, seduto in un angolo della stanza.
Sorrise compiaciuto. Del resto i suoi ragazzi non si lasciavano impressionare neppure dalle apocalissi, figuriamoci se potevano avere soggezione di un insignificante osservatore relativamente ligio ai suoi doveri.
“Questo è Vincent Claidfort” disse, indicando il giovane seduto all’altro capo del tavolo “malgrado dimostri solo una ventina d’anni è uno dei più autorevoli personaggi dell’ex-consiglio degli osservatori. Ed è un vecchio amico, nonché un caro collega quindi, vi prego di trattarlo con tutto il rispetto che merita” “Ehi, Giles!” lo interruppe Vincent con il solito sorriso strafottente sulle labbra “Così mi fai sembrare più noioso di quello che sono!" esclamò con un sorriso. Buffy invece lo gelò con lo sguardo “E così lei sarebbe il famoso Vincent Claidfort?” sospirò Xander, portandosi le mani intrecciate davanti alla bocca in una posa da attore consumato “Beh… se lo lasci dire signor Giles: avevo ormai abbandonato la speranza di trovare all’interno del consiglio gente che sapesse vestire senza un completo di puro twed marrone o fumé. Benvenuto nella massa della terribile gioventù americana!” disse ironico, tendendo una mano verso il ragazzo con un sorriso di sincera approvazione sul volto. Vincent gli sorrise compiaciuto.
“Sono contento di aver colpito positivamente il vostro amico” disse “ma temo che ben presto tutti voi comincerete ad odiarmi ferocemente, rimpiangendo di non avermi mai incontrato…” “Per me non c’è problema!” esclamò Buffy, ma Vincent fece finta di non averla sentita. “Perché dovremmo odiarla, scusi?” chiese Down, sporgendosi leggermente sul tavolo. Vincent si tolse gli occhiali, rimirandoli alla luce della lampada, e poi rispose
“Non si può non odiare chi arriva nella tua vita per cambiartela… di nuovo”
Si sedette. Gli sguardi di tutti erano puntati su di lui.
Vincent aveva da sempre avuto il dono innato di catturare gli sguardi dei suoi studenti, ricordò Giles. Ripensando con nostalgia a quanto, dopo le noiosissime lezioni di latino e demonografia, le ore di babilonese fossero attese con trepidazione da tutta la classe. Ovviamente all’interno del consiglio il suo insegnante non girava in camicia sbottonata e pantaloni sportivi, ma a quanto pareva, sia di carattere che di aspetto, il suo vecchio docente non era cambiato di una virgola. Riuscendo a catalizzare in poche semplici frasi l’attenzione dei quattro ragazzi seduti attorno al tavolo della cucina. Persino quello apertamente ostile della cacciatrice.
“Come vi ho già detto, probabilmente tra qualche minuto tutti voi spererete che non vi abbia mai convocato qui e che non vi abbia mai detto quello che sto per dire. Credo però che un gruppo di giovani perspicaci come voi abbia già intuito quello a cui stiamo andando incontro, e non mi sembra il caso di continuare a nascondere la verità con la stessa ostinatezza di chi cerca di dimostrare che 2+2 non fa 4… A Los Angeles c’è stata battaglia.” affermò infine come se fosse una cosa senza troppa importanza. Buffy lo guadò esterrefatta “Battaglia?!” “Esatto. Battaglia” ribadì l’uomo con un deciso cenno del capo “il massacro” annuì Down “se ne parla dappertutto, persino da noi. C’è chi dice che si tratti di un attentato terroristico, chi di una semplice fuga di gas…” “Ma.. ovviamente non è così...” dedusse Willow, ricordando improvvisamente la passata discussione con Xander sulla sicurezza del pianeta.
Vincent annuì rivolgendo lo sguardo a Buffy.
“Non starò qui a farla tanto lunga. Per dirla in due parole Angel ha guidato i suoi in una battaglia suicida contro i Senior Partners, le entità maligne più potenti che si conoscano. Per qualche strano motivo tutta la squadra, e quando dico tutta intendo tutta" disse, guardando ancora più intensamente Buffy "ha accettato di unirsi a lui nella lotta. Non c’è bisogno che vi dica come sono andate le cose. Il problema che mi preme che sappiate è un altro. A causa dell’attivazione di tutte le potenziali cacciatrici, durante la battaglia contro il Primo e in seguito alla sconfitta di quest’ultimo, Bene e Male si sono trovati in netto squilibrio” “Bene e Male?” chiese Xander preoccupato. Non era mai andato troppo d’accordo con i concetti teorici da osservatore, ma fino a lì ci arrivava. E non era rassicurante. “Sì Xander. Le due forze regolatrici dell’universo. Puoi chiamarle anche luce e oscurità, bianco e nero, Ying e Yang se vuoi. Ma la sostanza non cambia. Affinché il mondo continui ad esistere queste due forze devono rimanere in equilibrio. E ogni nuova cacciatrice attivata viene compensata da nuovi demoni sempre più potenti mandati sulla terra. La sconfitta di Angel, la morte dei suoi, è servita solo per riequilibrare l’universo”
Morte? Buffy si sentì improvvisamente mancare. Le parole successive di Vincent diventarono improvvisamente lontane e confuse, come se si trovassero imprigionate in una bolla di sapone, e la stanza cominciò piano piano a girare....
Morte… chi? Le persone? Gli amici di Angel? I suoi dipendenti? Cordelia… di chi stava parlando esattamente? E perché?
Vincent continuava ad emettere suoni come un automa, raccontando fatti e cose di cui a lei, adesso, non importava più nulla. Il ricordo di un sogno con una testa platinata che si perdeva tra la folla era l’unica immagine coerente che si dipingeva davanti ai suoi occhi. Ma non poteva essere… Si passò le dita sulle tempie con un piccolo movimento circolare.
“Buffy, tutto bene?” la voce del signor Giles le sembrava sinceramente preoccupata. Doveva dire qualcosa. Qualunque cosa per far capire agli altri che era tranquilla, che andava tutto bene. Per non fargli nemmeno intuire il suo più grande terrore.
“Va… va tutto bene ragazzi. Dico sul serio.” Si affrettò a dire quindi, riaprendo di scatto gli occhi. Ovviamente andava talmente bene che faceva addirittura fatica a respirare… Vincent la guardava turbato e per un attimo Buffy si perse nei suoi occhi. Viola, intensi, profondi. Buffy si sentì come se le stessero leggendo la mente e l’anima. Non era una bella sensazione. Era come trovarsi nuda di fronte ad un pubblico che la squadrava e la giudicava.
Si ritrasse da quegli occhi come se si fosse scottata e Vincent riabbassò il capo, serio.
“Non abbiamo notizie recenti della situazione attuale" continuò quindi, come se non fosse successo nulla "Giles ha cercato di contattare per noi Angel, ma per il momento non ci sono stati risultati apprezzabili. Se le mie previsioni sono esatte, penso che non ne sapremo comunque niente prima di un paio d’ore, quando il sole tramonterà. Nel frattempo vi consiglio di riposarvi…”
“Fantastico!” sbottò Buffy “E questo cosa c’entra con noi?”
Rupert scosse la testa abbassando gli occhi verso il pavimento. Il momento della verità era arrivato. Ora c’era soltanto da sperare che lei non si tirasse indietro… e poi pregare che, qualunque cosa succedesse, tutto andasse nel migliore dei modi…
"Sarete stanchi, è meglio se vi riposate" cercò di nicchiare Giles
"Non provi nemmeno a tenerci segreto il motivo per cui ci ha chiamato qui, non siamo degli idioti" esclamò Buffy, con un po' troppa freddezza anche per lei "Ho bisogno di sapere che cosa sta per accadere, e ho bisogno di saperlo subito".
Vincent guardò Giles e annuì.
"Forze antichissime sono state chiamate in gioco per riportare la situazione ad un momentaneo equilibrio” spiegò l’osservatore con calma “Forze al di sopra del bene e del male, forze a cui nessuno può opporsi o sfuggire. I Senior Partners non sono stati distrutti, solo fermati. Attaccheranno ancora. Qui. E noi non potremo fermarli perché semplicemente non potranno essere fermati fino a che la bilancia non sarà di nuovo in equilibrio." disse "La nostra unica possibilità è di disfare l’incantesimo, ripristinando l'antica regola… e per farlo abbiamo bisogno di voi.”

Un silenzio pesante cadde nella stanza, rotto soltanto dal continuo ed improvvisamente intenso ticchettio dell’orologio di Xander.

“Mi state chiedendo… di essere di nuovo l’Unica?” chiese d’un tratto Buffy, dopo un tempo che agli altri parve interminabile. Giles scosse la testa annuendo.
“Bene.” disse Buffy alzando le spalle “Che cosa stiamo aspettando?”
Tutti i presenti si voltarono verso si lei sgranando gli occhi.
“B-Buffy…” balbettò Willow terrea in volto “Hai… hai capito bene di cosa stanno parlando?”
“Sì” rispose Buffy con semplicità, lasciandoli nuovamente tutti senza fiato “Mi state chiedendo di essere di nuovo l’unica, la sola, la prescelta. Ho capito." disse "E non credo che sia giusto, ma credo anche di non avere scelta." chiese, rivolta a Giles. L'osservatore abbassò la testa e Buffy annuì. “Fate quello che dovete per riattivarmi. Io penserò al resto.”
“Willow, Down, Xander" disse poi guardando i suoi amici come prima della battaglia di Sunnydale "Non mi aspetto che siate con me, ma io devo compiere di nuovo il mio dovere. Fino in fondo. Non importa a quale prezzo. Evidentemente non era destino che conducessi una vita normale come le altre ragazze della mia età… ma quello che ho fatto… quello che sono… io lo devo soprattutto a voi. E non posso permettere ad una manciata di demoni rompiscatole di venire a distruggere quello che abbiamo creato! Quindi io combatterò. Ancora una volta. E voglia il cielo che sia l’ultima. E vi restituirò il vostro mondo normale, fosse l’ultima cosa che faccio!”

Gli sguardi di Down e di Xander erano fissi sul profilo abbronzato di Buffy, mentre Willow si rigirava una penna tra le dita senza nemmeno pensare a cosa stesse facendo. Giles era fermo a capo chino da qualche minuto ormai, con la sola idea fissa nella mente che lui ci sarebbe stato. Sempre e comunque. Anche se gli altri avessero deciso, comprensibilmente, di rinunciare.
Buffy aveva accettato. Solo questo importava.

“Al diavolo!” esclamò d’un tratto Xander alzandosi in piedi e mettendo la sua mano sul tavolo, invitando gli altri a fare lo stesso. Con calma, vide la mano di Willow allungarsi tremante verso le sue dita. Subito seguita di quella di Down e dei due osservatori in missione.
“Siamo una squadra, no?”
“La migliore!” rispose Buffy con gli occhi che le brillavano di lacrime e commozione. Un attimo prima che le sue parole si perdessero nell'abbraccio liberatorio di tutti i presenti.

*****

Nyons, Francia

Sangue.

E ossa.

E dolore. E paura.

Spike si agitò nel sonno.

Convulsamente.

Prima di spalancare la bocca e tentare di urlare.

Ma per quanto ci provasse, per quanto si sforzasse, non un lamento uscì dalle sue labbra.

Non un singolo suono.

Ombra.

E luce.

Una luce accecante.

Una luce intensa che gli feriva gli occhi e gli esplodeva nel cervello.

E parole.

In una lingua che non conosceva… o che non riusciva a riconoscere…

E un panno, ruvido, premuto con forza contro la sua faccia.
L’odore acre del sangue, l’unica cosa che stava pian piano prendendo consistenza nella sua mente.
E un ammasso di polvere e stoffa, color della paglia.

E una mano.

Che glielo teneva con determinazione schiacciato sul volto.
Privandolo dell’aria.
Rendendolo incapace ancora per un po’ di riprendersi.

E ancora quelle parole…

vonerie… vanerie… vamperie…

vampir! Vampire!


Ecco cosa stavano dicendo.
vampire: vampiro. Francesi. E parlavano di lui…

Christal!

Dannazione, cosa diavolo mi sta succedendo?

Spike si contorse, muovendo a stento le braccia, graffiando la parete con le mani.
Rendendosi conto, infine, di avere i polsi bloccati sopra la testa con delle catene, le stesse che gli bloccavano anche le caviglie e il collo.

Se solo fosse riuscito a vedere dove si trovava …

“Cacciatrice, dannazione!” urlò.

Avrebbe dovuto immaginarselo…

Nessun osservatore, nessuna precauzione, c’era scritto TRAPPOLA grosso così di fronte ai suoi occhi per tutto il tempo! Tanti discorsi e poi… sbam. Eccolo là! Incatenato al muro. Inerme. In balia soltanto della volontà di una ragazzina armata non solo dell’odio verso la sua razza, ma anche di una forza sovrumana e di un mucchio di armi appuntite, naturalmente.
Lo teneva incatenato, sì… lo teneva prigioniero… Ma fino a quando?
Fino al momento in cui qualcuno non gli avesse piantato un bel paletto nel cuore, era ovvio.
Il problema era che lui, ora, non poteva morire. Non adesso!

"Maledizione!" imprecò ancora, cercando di liberarsi "Avevi detto che potevi darmi quello che cercavo!"

Una mano premette improvvisamente con forza contro il suo torace, incrinandogli un paio di costole. Il dolore, acuto e insopportabile, gli fece quasi perdere i sensi mentre i polmoni si alzavano e si abbassavano aritmicamente, alla disperata ricerca di ossigeno e altre parole lo schernivano.

Poi, finalmente, il panno ruvido diminuì la sua stretta. E si allontanò pian piano dal suo volto, insieme alla mano.

William riaprì lentamente gli occhi, chiedendosi con un brivido perchè lo avessero lasciato ancora una volta in vita.
E fu allora che lo vide…


******

Los Angeles

Il rumore della grata risuonò amplificato nel vicolo. Il grido del vampiro raggiunto dal paletto si trasformò ben presto in una nuvola di polvere.
“Adesso apri bene le orecchie!” ringhiò Angel, posizionandosi con il volto della caccia a cinque centimetri scarsi dal volto dell’altro demone.
“Non ci crederai ma ho avuto una giornata abbastanza pesante, sono tre giorni buoni che non dormo, molti di più che non mangio, e ho solo poche ore per capire dove abita una certa cacciatrice bionda che mi hanno detto conosci abbastanza bene. Quindi, fa un favore ad entrambi: parla!”
“M-ma ma … ma io h-ho… ho promesso a Buffy c-che…”
“Non mi interessa cosa le hai promesso. PARLA!”
Clem respirò affannosamente, cercando di mantenere quel po’ di sangue freddo che ancora gli scorreva nelle vene. Le zanne aguzze del vampiro rilucevano terribili al debole chiarore della luna e, nonostante sapesse che, di norma, essi non uccidevano altri demoni soprattutto dopo il crollo della bocca dell’inferno, qualcosa gli diceva che per lui, quel vampiro, avrebbe volentieri fatto un’eccezione.
“Se ti dicessi dove si trova, né Willow, né Down, né Spike me lo perdonerebbero mai. E probabilmente mi ritroverei alle costole anche il signor Giles o Angel… e tu non lo conosci quello, sarebbe capace perfino di venire qui fin da L.A. pur di farmela pagare…”
“Oh, andiamo… lo conosco bene Angel, capirebbe…” disse con un sorrisetto di puro orgoglio il vampiro. Infondere terrore a qualcuno gli dava ancora quel briciolo di soddisfazione che gli ricordava quanto ancora ci fosse di bello nell'essere un vampiro.
“Ma cosa c’entra Angel? Io parlavo di Giles!” lo interruppe bruscamente Clem, mettendo KO tutta la sua ritrovata autostima. “Spike e Down mi hanno molto parlato di lui, sai. Sa invocare demoni da quando aveva quattordici anni, lavorava per il consiglio degli osservatori, ha fisse in casa sua almeno dieci o dodici cacciatrici pronte a fare tutto quello che lui ordina… e poi, detto fra noi, Angel è talmente preso a combattere il male che non si accorgerebbe nemmeno di un meteorite, se non gli cascasse sulla testa…” “Ehi!” esclamò Angel piccato “Ma se nemmeno due giorni fa ha dato origine ad una battaglia apocalittica per sconfiggere tutte le forze del Male presenti sulla terra?”
“E infatti si è visto come è andata a finire!” ribattè Clem. Ecco, un pugno nello stomaco avrebbe fatto sicuramente meno male. Abbassò la testa, come per chiedere scusa ed allentò la presa.
“Non fraintendermi…” riprese dopo un po’ Clem, estremamente più calmo “E’ solo che non voglio avere problemi, capisci? Soprattutto con le cacciatrici. Sono ossi duri quelle bambine... e dopo la battaglia dell’altro giorno beh… qualcosa si è risvegliato e loro, giustamente, sono molto come dire… nervosette, ecco tutto…” il demone continuò a parlare, ma Angel non lo stava più ascoltando. Lo lasciò andare, tenendosi solo vicino a lui in modo da impedirgli una qualsiasi via di fuga, e ripensò alle parole che aveva appena detto
“Qualcosa si è risvegliato…”
“Tu sai... che cos’è questa… cosa che ‘si è risvegliata’?” chiese infine, con una nota di urgenza nella voce.
Il demone rabbrividì, scotendo le lunghe orecchie carnose
“I-i… i-io non s-so niente. Domanda a qualcun altro!”
La mano di Angel fu più lesta di un fulmine, inchiodandolo nuovamente contro la parete, le zanne aguzze a due centimetri scarsi dalla faccia.
“Dimmi-che-cosa-sta-succedendo.” sussurrò, in un tono che fece tremare Clem, se possibile, ancora più forte.
“I-il… il Primigenio…” balbettò il demone con un filo di voce “il capostipite di tutti i demoni, l’indistruttibile…” “Il Primo?” chiese Angel temendo che la minaccia sventata l’anno prima stesse per ritornare sulla terra “No.” rispose tremando Clem “Lui era solo una sorta di tirapiedi, nemmeno corporeo. Il Primigenio lo aveva mandato sulla terra per ribaltare le sorti, ma lui ha fallito. I piatti della bilancia però non si sono riequilibrati. La W&H ha cercato di impedirlo l’anno scorso, ma adesso… dopo lo scontro… l’equilibrio è stato definitivamente rotto e lui si è preso qualcosa che non ha valore, qualcosa che può farlo tornare. Ti ho detto tutto quello che so, adesso lasciami andare!” lo supplicò il demone.
Angel lo squadrò ancora un’ultima volta.
"Dimmi che cos'è che ha preso e ti lascerò andare!"
Clem lo guardò un attimo, soppesando tutte le alternative. Poi, con un sospiro rassegnato sussurrò "L'anima del prescelto…"
Angel si allontanò immediatamente.
“Come le sai tutte queste cose?” chiese
Clem si fermò, appena due passi più in là nel vicolo. Non si voltò. E disse:
“Non voglio avere a che fare con lui. Sono solo un codardo... Ma un codardo deve essere ben informato per poter scappare nella direzione giusta. Spero che tu riesca a trovare Buffy. Io so soltanto che si trovava in Italia ma ora sta a casa di Giles, qui a Los Angeles, ma per il resto… beh, per il resto devi soltanto promettermi che non gli farai il mio nome quando lo vedrai. Il Primigenio intendo. Quello sta cercando tutti, sai… e sa… di tutti. E io non voglio finire due metri sotto terra solo perché sono stato un loro amico… di Down e di Spike… un tempo.”

******

Nyons, Francia

E fu allora che lo vide…

Un uomo canuto, di circa ottant’anni.
Stava seduto nel centro della stanza, salmodiando qualcosa. E Christal era dietro di lui, insieme a cinque, no, sei personaggi vestiti di nero.
Ripiegava un panno.
Il panno con cui fino a quel momento gli aveva tolto l’aria, prolungando la sua agonia.
Con gli occhi bassi, ripiegava quel panno.
E sembrava non importarle niente di quello che faceva lui in quel momento.

“Se avrai problemi, sai dove trovarci…”

Una delle sei figure si voltò con aria solenne ed uscì. Dietro di lei tutte le altre.
Un lento corteo di tonache, rumori di stivali di cuoio, clangore di metallo e parole appena accennate. Poi la botola che si richiudeva con un sonoro sbam.
E nella stanza, tra gli incensi e le catene, rimasero solo loro.
Soltanto loro.
Christal e Spike.
E il vecchio.
Che continuava la sua litania, in un latino incomprensibile.

“Sei sicura di quello che vuoi fare?”
“Ti sembro un’irresponsabile?”
“Non ho detto questo.”
“Non lo farei altrimenti.”
“Sai quello che potrebbe succedere…”

Christal si voltò verso il vampiro e lo fissò per un lungo istante, quasi in trance.

“Correrò il rischio.” disse, avvicinandosi.

Spike osservò la ragazzina avanzare nella sua direzione con un oggetto luccicante tra le mani. Si avvicinò lentamente alle sue catene. E si fermò un infinito secondo davanti ai suoi occhi, prima di far scattare la serratura del lucchetto e liberargli i polsi, le caviglie e il collo dalle manette.
Il vecchio la guardava angosciato.
Incredulo, Spike si mosse appena. Non riusciva a staccare gli occhi dal volto di Christal. Si strofinò la nuca, laddove la catena, passando, aveva lasciato un profondo segno violaceo, stranamente non indolore. E lanciò un’occhiata senza troppa convinzione verso la finestrella dalla quale sarebbe potuto scappare.
Una volta scesa la notte, ovviamente…

“Io non lo farei, se fossi in te.”

Un sorriso ironico si dipinse sulle labbra del vampiro.
“Perché? Se resto che possibilità ho?” chiese, con un’alzata di spalle.
Christal abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio.
“Avevi detto che potevo fidarmi di te!” sussurrò lui.
“Ho detto che potevo darti delle risposte. Quelle che cercavi.” replicò.
“Beh, non mi sembra che tu l’abbia fatto.”
La cacciatrice sorrise.
“Sì invece.”
“..?..”
“Guarda con i tuoi occhi...”
Nella direzione che gli mostrava la ragazza, Spike poté vedere appesa al muro una piccola telecamera con schermo digitale. Si rialzò dal pavimento e la staccò con delicatezza dal supporto di plastica. Premette il tasto Rew. E la vista gli si appannò per un secondo, mentre il nastro tornava indietro. Christal fu lesta nel correre al suo fianco, aiutandolo a sedersi su una sedia di legno sbucata fuori da chissà dove.
“Che- che cosa stai facendo? Cosa diavolo mi sta succedendo?!” esclamò lui allontanandola.
“Non ti agitare. Sarà tutto più chiaro fra qualche istante…” spiegò lei e, così dicendo, premette con determinazione il tasto play. La scena che si dipinse sotto gli occhi increduli del vampiro fu qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di poter rivedere.
Non così perlomeno.
Non adesso.
Non più!
“Che diavolo mi avete fatto?!!” urlò, in preda al panico. “Che cosa avete combinato…?”
Sullo schermo della piccola videocamera, le immagini raccapriccianti del suo attacco ai danni di Christal si susseguivano senza tregua, mostrando al mondo intero il mostro che era, che era stato… e che era ancora.
Chiaramente.
Si era visto mentre parlava con lei. Il loro scambio di battute. Il suo silenzio agghiacciante.
E poi, mentre si sedeva sul divano e aspettava inerme che qualcosa accadesse… il suo volto…
Spike non ricordava il tempo di aver attaccato qualcuno con tanta ferocia e con tanta determinazione.
Erano servite ben sette persone per fermarlo. Una l’aveva persino morsa. E poi… poi il vecchio aveva cominciato a salmodiare la sua strana cantilena in latino, una siringa con del liquido purpureo era brillata nella sua direzione, e i sei guerrieri rimasti erano riusciti a incatenarlo al muro.
Poco dopo aveva perso conoscenza.
E il resto, il resto se lo ricordava anche troppo bene…
“Che… che cosa diavolo mi avete fatto?!” esclamò di nuovo, protendendo l’apparecchio verso Christal. “Chi sei tu? E cosa significa tutto questo?!” “Calmati…” il tono di voce della cacciatrice non ammetteva repliche. Spike respirò affannosamente. Riprendendo a fatica il controllo sulle proprie emozioni, anche se appariva più difficile di quanto non immaginasse
“Quello non sono io.” sillabò, contraendo la mascella.
Christal si fece decisamente più seria. Non rispose.
“Non posso crederci…” sbuffò alla fine il vampiro, portandosi una mano alla fronte, incredulo “Cosa volete questa volta da me? Cosa avete inventato?” Christal lo guardava impassibile “Ero guarito dalla stramaledetta canzoncina, da quel dannatissimo trigger. Che cosa avete usato questa volta?! Perché non mi avete semplicemente usato e poi tolto di mezzo, eh? Che cosa vi aspettate che faccia, adesso? Se pensate… se credete anche solo per un istante che io sia ancora capace di ammazzare delle persone innocenti beh, allora vi sbagliate di grosso!” “Fermo!” Spike si era diretto con passo deciso verso la finestra, afferrando con risolutezza una delle tende che impedivano al sole di entrare e facendo il gesto di aprirla. Christal gli sbarrò decisa la strada. “Perché?” chiese Spike, con una strana risolutezza negli occhi e la cacciatrice notò con orrore che la sua mano aveva già incominciato a fumare. “Non sarò di nuovo un burattino che voi potrete controllare! Trovatevi un altro vampiro!” “Ma cosa stai dicendo?” Christal sembrava completamente sbalordita “Quello che hai appena sentito!” minacciò con decisione Spike, avvicinandosi di più alla finestra.
“Ha ragione.”
Il vecchio, fino a quel momento seduto in ginocchio per terra, lo fissava ora dal centro della stanza, in piedi. Con uno sguardo di ghiaccio, e una ruga in mezzo alla fronte che si contraeva continuamente.
“Ma prima di fare cose avventate, forse sarebbe meglio che ascoltassi ciò che questa ragazzina ha da dire, se non altro per educazione. Le devi la vita. I tuoi istinti suicidi possono aspettare un altro paio di minuti.”
Spike guardò Christal negli occhi.
Adesso erano neri e profondi. Quasi come quelli di Down…
Le devi la vita…
“Lo faccio solo perché assomigli a qualcuno” sussurrò, lasciando la tenda e facendo qualche passo in direzione della cacciatrice, che lo guardava ancora tremando.

*****



*****


Los Angeles

“Non è semplice. Lo sappiamo. Ma ci aspettiamo grandi cose da te.”

Buffy richiuse la porta dietro le spalle e si diresse con passo deciso verso il giardino.
Dentro la casa, i suoi amici stavano già apparecchiando la tavola per la cena, ridendo allegramente, ed ignorando le lapidarie parole del signor Giles.

“Attaccheranno ancora. Qui. E allora non avremo chances. La nostra priorità dev’essere quella di disfare l’incantesimo, ripristinando l’antica regola. Quella originaria. La regola della Prescelta… e per farlo abbiamo bisogno di voi.”

Di nuovo punto e a capo.
Come se nulla fosse accaduto.
Come se tutto fosse rimasto immutato nel tempo.
La credenza che si chiudeva, il tintinnio dei bicchieri posati sulla tavola, il clangore dei piatti in mano a Down, le battute di Giles… si univano, intrecciandosi ai discorsi da quattro soldi di Willow e di Xander.
Semplici parole che sollevavano il velo pesante della responsabilità, dell’imbarazzo. Chiacchere, nulla di più, per non drammatizzare. Risate senza senso per non focalizzare.

Buffy rivolse lo sguardo verso il cielo, scuro, privo di stelle.

In alto, alcune nuvole… e la luna che illuminava incontrastata il cielo plumbeo della sera.

Un salice, un singolo salice piangente, regnava sovrano al centro del giardino.

Buffy fece un passo in avanti, sedendosi sui gradini del portico.
Si appoggiò alle colonne e chiuse gli occhi, aspirando lentamente il debole profumo di quella casa.
Casa di Giles…
casa di un uomo solo…
un uomo che aveva scelto di vivere la solitudine, in tutto e per tutto, votato oltre ogni misura e per sua stessa natura allo studio dei simboli e a tutto quello che le persone ‘normali’ aborrivano, che le teneva sveglie la notte... che le ammazzava. Senza un’apparente ragione.
E Giles, che aveva ben più di un universo dentro, aveva scelto come sua dimora quella casa. Un’elegante villa in muratura, tinteggiata di bianco, circondata da un giardino tenuto a prato… e come unico ornamento, proprio quella pianta.
Un salice.
Un salice piangente.
La cacciatrice lo guardò meglio, decidendo di riaprire gli occhi.
Al di là dei simboli era…
semplicemente magnifico. La sua fronda, un’infinita cascata di foglie argentee, ricopriva quasi del tutto il robusto tronco scuro che sembrava aver rubato il colore dalla notte. Un riparo nascosto, sicuro, protetto come per magia sotto le fitte fronde che ricadevano sul pelo dell’acqua. Su un minuscolo laghetto. Un piccolo specchio romantico abitato da tantissimi pesciolini rossi e al centro, proprio al centro, mirabile visione, una statua che somigliava in maniera sorprendente all’unica donna che Giles avesse mai amato. Jennifer Calender. Amica, confidente e professoressa. Zingara, prima di tutto. Legata a doppio filo all’anima dannata di Angel e alla sua maledizione. Uccisa da quest’ultima. E ora ricordata in modo forse un po’ troppo originale, nell’unico modo in cui Giles poteva averla sotto gli occhi per tutto il tempo senza dover dare spiegazioni a nessuno. Da perfetto inglese.
Il salice protendeva i rami verso quel punto. Inusuale controsenso.
E l’acqua, pura e cristallina, impregnava col suo dolce suono malinconico i mille profumi della sera… la più dolce canzone d’amore…

Buffy abbassò lo sguardo.

Ricordava solo un’altra notte, come quella.
Solo una.
Soltanto un’altra...

Lì, seduta sui gradini del portico di Rovello drive, con le mani tra i capelli e le lacrime salate che le rigavano e guance, Buffy aveva gettato via l’occasione della storia più fantastica che avrebbe mai potuto vivere. Guardando il passato anziché il futuro. Con una mano di Spike appoggiata sulla spalla e le ultime parole di Angel in fondo al cuore. L’altra mano, nascosta dietro la schiena, teneva impugnato un fucile, alla faccia del chip che gli avrebbe disintegrato il cervello, e Buffy… aveva implorato nella sua mente che lui finalmente avesse il coraggio di concludere quello che aveva iniziato tre anni prima venendo a Sunnydale… con Dru.
Aveva visto il fucile, aveva notato il gesto rabbioso con cui l’aveva caricato, ed era stata tentata persino di ringraziarlo.
Era venuto per ucciderla, lo sapeva. E quella notte, l’unica tra tutte le altre notti, lei non si sarebbe opposta. Poteva avere la sua grande occasione, la sua giornata speciale… quella notte…
Eppure… se l’era lasciata scappare.
Preferendo uno spolverino inzuppato di lacrime ad una vendetta che la sua natura di demone gli intimava, attanagliandogli lo stomaco.
Se solo avesse capito…
Quando lo sparo non era arrivato e lui non aveva cercato di morderla, allora Buffy si era sentita morire di nuovo. Lo aveva sentito abbassare il fucile, sospirare e chiederle che cosa era accaduto. E poi Spike si era seduto, l’aveva consolata e se n’era andato. Senza chiedere niente. E lei, come al solito, non aveva trovato nemmeno le parole giuste per ringraziarlo, giustificandosi col fatto che tanto lui ci sarebbe sempre stato. Che ci sarebbe sempre stata un’altra occasione.
Lasciando che il tempo passasse, inclemente. Facendo diventare tutto inutile, tutto sbagliato, tutto…
troppo tardi…
E adesso, come allora… come l’unica notte in cui la sua natura umana aveva prevalso su quella fredda e spietata della cacciatrice… come quella notte in cui aveva scoperto che sua madre poteva non svegliarsi più da un momento all’altro,
avvicinò le ginocchia al petto,
affondò le mani tra i capelli,
e pianse.

******

Vincent Claidfort si allontanò dalla finestra, sospirando.
Aveva osservato anche troppo a lungo quello spettacolo.
Le imposte riverniciate di fresco, il profumo del legno di sandalo, il dolce aroma delle pietanze che si cuocevano sul fuoco stridevano orribilmente con la visione di Buffy, raggomitolata su sé stessa, in lacrime sopra i gradini del portico.

Era molto più di quanto riuscisse a sopportare!

Si avvicinò all’impianto stereo, impolverato come poche cose avesse mai visto in vita sua, e socchiuse la porta. Xander cercò di domandare cosa stesse facendo, ma Giles fu più veloce di lui, acchiappandolo al volo e portandolo insieme a Willow nella stanza adiacente. Il grammofono in parte alla radio era in perfetto stato di conservazione, ma a Vincent questo non interessava…
Le dita abili dell’osservatore si mossero adagio, cercando con i vari tasti il brano desiderato. E quando finalmente, il cd cominciò piano piano a girare, prendendo sempre maggiore velocità, il brano iniziò e allora Vincent alzò il volume al massimo in modo che le note impregnassero l’aria,
e raggiungessero anche chi, per scelta o per disperazione, non le voleva ascoltare.

******

La folta chioma bionda ricadde in avanti, coprendole il volto. Ma a lei non importava. Non più. Calde lacrime incominciarono a solcarle lentamente le guance. Piccole gocce argentee che si univano al colore prezioso delle fronde del salice. Un albero piangente. Un tronco forte. Un legno robusto. Un gigante, con la tristezza nascosta tra le foglie…
e poi, improvvisamente, un accordo di chitarra…

Ehi, adesso come stai?
Tradita da una storia finita
E di fronte a te l’ennesima salita.


Buffy alzò la testa di scatto. Si voltò, inseguendo nell’aria le note, fino alla fonte di quel suono, ma tutto quello che vide fu una luce soffusa e una porta semiaperta. Qualcuno doveva aver messo nello stereo il disco di quella canzone... ma chi? Gli accordi della chitarra che Spike aveva, qualche volta, suonato per lei e la voce soave di una cantante italiana la attanagliavano da dentro… E quelle parole… quelle parole che la colpivano diritta al cuore. Come schegge affilate… chi poteva aver pensato a una cosa del genere?
Chi poteva conoscerla fino a questo punto?
Ma le note vagavano nell’aria, perdendosi nella sua testa.
Confondendola.
E rendendola incapace di pensare.
Una storia finita? Angel… Riley… Spike... una storia finita… le sue storie erano tutte finite.
Ma perché stavolta…. stavolta, sembrava tutto tanto, tanto più difficile?

Un po’ ti senti sola,
Nessuno che ti possa ascoltare,
Che divida con te i tuoi guai


Buffy sentì un groppo formarsi nella gola, e per poco non la vinse il desiderio di scappare.
Chiaro e semplice.
Sola.
Il nocciolo del problema.
Nessuno avrebbe saputo esprimerlo meglio.
Sola.
Lei era sola.
Sola. Come ogni cacciatrice doveva esserlo.
Sola.
Senza un amore, senza un futuro.
Sola.
Con un destino.
E il suo destino evidentemente voleva che guardasse la fine dei suoi giorni come una guerriera, senza rimpianti e senza rimorsi.
Sola.
Le stavano togliendo di nuovo tutto.
Sola…

Mai, tu non mollare mai

Facile a dirsi. Avrebbe voluto vedere qualcun altro nei suoi panni…

Rimani come sei

E questa era una cosa ancora più difficile. Chi era veramente, lei? Buffy? La cacciatrice? Semplicemente una donna? Oppure una marionetta nelle mani del destino?

Insegui il tuo destino,
perché tutto il dolore che hai dentro
non potrà mai cancellare il tuo cammino.


Certo… Avrebbe potuto fare così. Avrebbe potuto inseguire semplicemente il suo destino. Si sarebbe limitata ad essere Buffy, La Cacciatrice. Senza legami e senza rimpianti. Sola. Con la sua missione. Anche perché non le era dato avere nient’altro.
Semplice.
Ma allora… allora perché il suo cuore non la smetteva di stringersi nel petto? Perché si sentiva comunque così male? Perché lui continuava a mancarle così tanto? Così tanto da soffocare… perché ogni minuto che passava senza di lui, le sembrava un minuto in meno da vivere?

Allora scoprirai
Che la storia di ogni nostro minuto
Appartiene soltanto a noi.


Se fosse dipeso da lei.. Se soltanto fosse dipeso da lei…

Ma, se ancora resterai,
persa senza una ragione
in un mare di perché
dentro te, ascolta il tuo cuore
e nel silenzio troverai le parole
Chiudi gli occhi e poi tu lasciati andare
prova a arrivare dentro il pianeta del cuore.


Buffy si alzò in piedi. Non poteva. Non riusciva.
Ascoltare quella canzone stava diventando ogni secondo sempre più doloroso. Lacerante.
Le parole… quelle parole. “Ti amo” Le aveva trovate alla fine le parole! Certo. Quando ormai non c’era più nulla da fare! Le aveva trovate. E dopo? Non era stata nemmeno abbastanza in gamba da restare dentro quella caverna o strappargli il medaglione dal petto! Cosa doveva aver pensato, lui, in quel momento, dopo tutto quello che aveva fatto per lei, dopo tutto ciò che aveva passato? E adesso… ? Adesso era inutile anche rimanere ad ascoltare il resto. La scelta era già stata fatta. Da altri, ovviamente. Ma in fondo, anche da lei stessa. Buffy non aveva più alcuna possibilità. Un bel ritornello per mettere a freno la coscienza. E mentre la musica suonava, Buffy Anne Summers sapeva già che lì, da quel momento in poi, l’unico suo rammarico sarebbe stato quello di non averla presa lei, almeno per una volta, l’unica decisione giusta. Di non averlo rivisto almeno un’ultima notte… Solo un ultimo addio… Soltanto un’ultima chance… prima della fine. E al diavolo Angel! Se avesse ascoltato il suo cuore…

È difficile capire
Qual è la cosa giusta da fare
Se ti batte nella testa un’emozione


Buffy si fermò di nuovo sulla soglia. Quella canzone era una tortura. Ma era anche vera… Da lei tutti si aspettavano grandi cose. Come sempre. Perché lei, ‘lei era molto forte’. Lo aveva sussurrato molto tempo prima a qualcuno. Ed il suo cuore.. il suo cuore beh… semplicemente, doveva essere messo da parte.. come tutto del resto.

L’orgoglio che ti piglia
Le notti in cui il rimorso ti sveglia
Per la paura di sbagliare


Quante volte le era successo? Aveva perso il conto. Da quando le avevano detto che era la cacciatrice. Fino all’ultimo anno… fino a Spike…
Orgoglio… paura… e notti sveglie a rigirarsi nel letto pensando a quanto male gli aveva fatto. Perché non è che non ne fosse consapevole, certo, solo… solo le pareva sensato. Quasi giusto.. Allora… Mentre lo faceva. Sapeva che avrebbe potuto sopportarlo. Si era illusa che, in quanto demone, lui fosse indistruttibile. Ma poi… poi era stata tutta un’altra storia…

Ma.. se ti ritroverai
Senza stelle da seguire
Tu non rinunciare mai


No. Non avrebbe rinunciato. Almeno questo glielo doveva. La canzone aveva ragione. Forse era troppo tardi, ma lui era la sua stella, la sua luce nel buio. E lei l’avrebbe cercato. Fino in capo al mondo. La missione era la cosa più importante? Bene. A lei non importava.
A costo di ribaltare tutte le dimensioni esistenti, lei l’avrebbe trovato. E avrebbe combattuto per lui.

Credi in te! Ascolta il tuo cuore!
Fai quel che dice anche se fa soffrire


Avrebbe combattuto per lui, salvando il pianeta. E poi l’avrebbe trovato. L’avrebbe riportato a casa. Con lei. A dispetto di tutto quello che pensavano gli altri. Che avrebbero potuto pensare. L’avrebbe salvato. Avrebbe trovato un modo.
Se ascoltava il suo cuore…

Chiudi gli occhi e poi tu lasciati andare
Prova a volare oltre questo dolore, non t’ingannerai.


Il dolore non esisteva più. Solo la determinazione. Soltanto Spike. Soltanto William. E se questo voleva dire andare contro tutti i suoi amici e le forze più potenti del cosmo, beh.. avrebbe corso il rischio! Se solo fosse stata sicura che non era tempo sprecato…

Non ti ingannerai! Se ascolti il tuo cuore
Apri le braccia quasi fino a toccare
Ogni mano, ogni speranza, ogni sogno che vuoi,
perché poi ti porterà fino al cuore di ognuno di noi…



“Non riesci a dormire, vero?”

Buffy si voltò.

Nel vano della porta, l’amico di Giles si accendeva con calma uno dei suoi sigari sottili, aspirando lentamente dense boccate di fumo. Nel vederlo così, a Buffy sembrò più che altro un giovane uomo sulla trentina che si godeva con calma il freschetto della sera. O un ricco miliardario che attendeva il bacio di una bella ragazza. Non certo uno tra i più importanti membri dell’ex-consiglio degli osservatori comunque.
Sorrise accondiscendente. Le ultime note si perdevano nell’aria fresca della sera. E il salice piangente ondeggiava pigro le fronde argentate..
“Stavo pensando…” disse infine la cacciatrice, con un filo di voce.
Vincent annuì.
“Stavi pensando che non sembro un osservatore vero?” chiese ammiccando.
Buffy fece cenno di sì con la testa.
“Sembri più che altro un mio coetaneo. Forse con qualche anno di più…” confermò “ma non molti”
Vincent sorrise. Un sorriso bello, dolce… pulito. Come pochi se ne vedevano in giro in quei giorni.
“Lo prenderò come un complimento” disse infine, portandosi il sigaro alle labbra e facendo alcuni passi verso il portico.
Alcuni fiocchi di cenere caddero lenti sul selciato. L’osservatore si avvicinò pigramente alla ragazza, sedendole accanto. I gradini del portico erano il posto giusto per sfogarsi e lasciarsi andare, pensò.
Buffy lo squadrò per un istante. Poi, irrazionalmente, decise di accettare l’invito.

“Ascolta, c’è… qualcosa… di cui vorresti parlare?” chiese serio l’uomo.
La ragazza scosse la testa decisa.
“Sai, non c’è bisogno che sia per forza qualcosa di personale o di segreto” continuò lui “non sono la persona giusta per raccogliere le tue confidenze e me ne rendo conto ma, forse, qualcosa posso fare…”
Buffy negò di nuovo. Si stava innervosendo, doveva stare attento. Ma cosa volevano tutti da lei quella sera? L’osservatore stava camminando sul filo di un rasoio…
“Ok. Se non vuoi non insisto.” fece finta di arrendersi Vincent alzando le mani, gli occhi viola rilucevano quasi ammaglianti nella notte. “Però, sappi che le scelte che si devono fare non sempre sono anche le più facili. Per questo a volte serve l’aiuto di qualcuno.. per portarle a termine. Non ti giudicherò una cattiva persona solo perché hai paura…” “Io non ho paura!” scattò subito Buffy. Accorgendosi, mentre ancora lo diceva, di essere ricorsa ad una difesa infantile. Quasi da bambino di tre anni..
L’osservatore non le rispose.
Si limitò ad alzare di nuovo il volto verso le stelle, lasciando che la luna lo colpisse in pieno. E a respirare di nuovo una densa boccata di fumo.
Buffy si voltò verso di lui.
E ne rimase incantata.
Vincent Cliadfort era … decisamente troppo bello per essere un osservatore.
Lineamenti marcati e sottili. Occhi vagamente orientali. Capelli lunghi e scompigliati. Teneva la camicia aperta, lasciando che la brezza leggera la spostasse un poco e facesse intravedere, di tanto in tanto, un torace sottile e muscoloso. Non adatto ad uno studioso quale voleva farsi credere. E gli occhiali erano lasciati aperti, abbandonati sull’erba, segno che non gli importava granché di non ritrovarli lindi e puliti, come da buon osservatore voleva mostrare….

“Chi è lei in realtà?” chiese Buffy d’un tratto.

Il ragazzo si voltò sorridendo.

“E così alla fine te ne sei accorta. O meglio, hai deciso di accorgertene…” sussurrò enigmatico.

“Non mi piacciono i giochi di parole. Dimmi chi sei!” tagliò corto la cacciatrice.

“Sono un demone” rispose semplicemente Vincent.

Buffy aprì e richiuse la bocca un paio di volte, prima di riuscire a comprendere appieno cosa significasse l’affermazione dell’uomo.
“Non fare quella faccia. Lo sai dal momento in cui ti ho aperto la porta, dovevi soltanto accettarlo” riprese lui, sempre sorridendo. La ragazza non sapeva più di che colore diventare.
Era vero. Lo sapeva. Tutto quello che diceva era vero, però… loro… loro stavano seguendo un demone. Un dannato demone maledizione! Uno di quei cosi grossi e cattivi che avrebbero dovuto combattere e non un membro dello stimato consiglio degli osservatori! Poteva essere chiunque! Uno di quei guastafeste che aveva preso parte alla battaglia contro il Primo. Alle risse nel cimitero per Halloween. Alle carneficine nei vicoli dietro al Bronze. Forse, persino uno dei pazzi che si erano mossi verso il massacro di Los Angeles! “Ehi, frena la fantasia cacciatrice! Io non c’entro affatto con il massacro di Los Angeles!” la interruppe lui “Se mai ero lì per impedire che avvenisse lo scontro…”
Gli occhi della ragazza, stavolta, erano diventati d’un tratto incredibilmente tondi ed allucinati.
“Co-come… come hai fatto…?” balbettò Buffy, non sapendo bene se essere sconvolta o spaventata. Il demone dapprincipio sembrò non capire il perché di tanto stupore, poi sorrise leggermente, abbassò il capo verso il vialetto e disse:
“Pensavo che ormai l’avessi capito…” ma Buffy evidentemente non aveva la minima idea di quello che stava dicendo. “Sono un demone telepate.” confessò Vincent, spegnendo il sigaro sotto la scarpa.
“Riesco a leggere nel pensiero della gente. Ogni demone ha qualche capacità particolare. Diciamo che io ho la capacità di usare la telepatia, quando voglio” “Beh, cerca di volerlo di meno!” scattò subito Buffy, puntandogli contro un dito “non è per niente piacevole avere gente che ti passeggia per la testa!” “Pensa a come doveva essere simpatico per Spike allora…” “Finiscila!” esclamò la cacciatrice, accorgendosi per l’ennesima volta che Vincent aveva indesideratamente dato voce ai suoi pensieri più nascosti. L’osservatore si protese in avanti, socchiudendo gli occhi. Sinceramente se l’era immaginata un po’ più sveglia, quella cacciatrice. Non che le altre che l’avevano preceduta fossero dei mostri di intelligenza, in fondo era per questo che esistevano gli osservatori, però… diamine, almeno un po’ di autocontrollo se lo sarebbe immaginato!
“Solo per la cronaca, sappi che non mi va affatto di usarla sempre” precisò “di solito mi provoca dei seri fastidi, a distanza di qualche giorno…” “Ecco. Allora smettiamola tutti e due di farci gli affari degli altri e-” “…come, per esempio, il giorno della battaglia contro i Senior Partners…” concluse lui.
Colpo basso.
Buffy lo guardò, se possibile, ancora più esterrefatta.
“Cosa… che c’entra la battaglia contro i Senior Partners adesso?” balbettò, bianca in volto. Voleva forse dire che aveva sentito qualcosa? Che… sapeva qualcosa?
Vincent si appoggiò alla colonna, sorridendo.
“Beh, dopo che hai ascoltato certi pensieri, ti assicuro che non riesci più a dormire tranquillo. E questo ti porta a metterti nei guai più di quanto non avresti mai desiderato di fare. Una bella seccatura!”
“Lo hai fatto anche lì?” domandò Buffy incuriosita. Adesso valeva proprio la pena di guardarlo negli occhi.
“Hai… hai sentito anche… Angel?” chiese poco dopo la cacciatrice, abbassando il volto e stropicciandosi il bordo del golf di cotone. Chissà perché le era uscito proprio quel nome, alla fine. Ma in fondo era giusto, no? Era per lui che avrebbe dovuto preoccuparsi…
“Quando sono arrivato era già svenuto.” rispose Vincent, ritornando a guardare il cielo stellato “Ma se vuoi sentire quello che ti interessa, allora impara a farmi le domande giuste”.
La cacciatrice incassò il colpo e tornò a stropicciarsi il maglione

“Spike era lì e stava pensando a te” sussurrò Vincent d’un tratto, continuando a guardare in alto.
Buffy si voltò di scatto.

“Oh, andiamo!” le disse girandosi e portandosi di nuovo il sigaro alle labbra, con malcelata superiorità. “Sii almeno onesta con te stessa, è tutta la sera che continui a domandarti se è vivo e soprattutto se mai Angel ne sapesse qualcosa!” “Questa telepatia mi sta davvero facendo saltare i nervi, sai?” esclamò Buffy, ma Vincent sorrise affabilmente “Questa non è telepatia. Si chiama spirito d’osservazione. È una cosa di cui tutti i comuni mortali sono provvisti ma che purtroppo raramente decidono di usare…e pensare che basta solo un po’ di pratica...”
Ma la cacciatrice restò zitta. Non lo ascoltava più ormai…
Abbassò gli occhi, facendo ricadere alcune ciocche in avanti.
E Vincent, decise di rispettare il suo silenzio.
E così Spike era vivo… ed era a Los Angeles durante la battaglia… e stava pensando a lei… pensava ancora a lei… ma in che termini?
Possibile che dopo tutto quello che era successo, dopo tutto quel tempo, potesse anche solo provare qualcosa di diverso dall'odio? Che la considerasse poco più che una conoscente? O forse carnefice era il termine che meglio le si addiceva...
Ma ormai… ormai che importanza poteva avere…? Spike era morto. Come Angel. Ormai era troppo tardi. Per tutto. A meno che…
“Che cosa intendevi per… ‘la fine’?” domandò.
Vincent aspirò una densa boccata di fumo, tornando a sorridere.
“Lo vedi che, se vuoi, riesci a farmi le domande giuste?” disse
“Purtroppo, ci sono delle risposte che nemmeno io posso darti.” “Come sarebbe? hai detto che c’eri!” esclamò “Sì” rispose il demone annuendo “Ma sono arrivato a battaglia già cominciata. E devo confessarti che, da come si presentava la situazione, ero già pronto a raccomandarmi l’anima al diavolo.” Buffy tremò impercettibilmente a quelle parole, ma lo lasciò continuare. “I demoni erano migliaia e continuavano ad aumentare, distribuiti come briciole dalle mani generose del Primigenio. Poco dopo c’è stata una fortissima esplosione e quando mi sono risvegliato, nella clinica del consiglio, ho capito che doveva essere successo qualcosa di grosso dal momento del disastro. Qualcosa grazie alla quale ero ancora vivo. Ma non so dirti cosa sia stato…” “Quindi sei davvero un osservatore?” chiese la cacciatrice sorridendo. Vincent ricambiò il sorriso ironico.
“Ma guarda guarda chi non l’ha ancora piantata di considerare il mondo solo in bianco e nero!”
Poi, più seriamente
“In ogni caso, non sono uno a cui piace mentire Buffy. Senza contare che, essendo un demone, adoro veder soffrire la gente e in questo la verità è un’arma senza alcun dubbio molto più interessante." Disse, ironico "Noi demoni siamo cattivi, giusto?” “Senza ombra di dubbio!” “Assolutamente!” concordò lui.
Poi si fermò un attimo.
Fissandola.

“Spike potrebbe essere ancora vivo” disse "come Angel…"


Si alzò.


Le ultime volute di fumo riempivano ancora l’aria della notte, salendo silenziosamente. Vincent si sistemò il risvolto della camicia con calma, continuando a guardare nella sua direzione.

“Vieni dentro a dormire?” chiese infine
“Fra un attimo. Voglio restare qui da sola ancora per un po’…”
Vincent annuì. Si voltò e fece qualche passo in direzione della porta prima di voltarsi di nuovo. La chioma dorata di Buffy riluceva splendente nel tenue chiarore della luna. E il demone si ritrovò a pensare che non era difficile immaginarsi perché Spike, ed Angel prima di lui, l’avessero ammirata tanto.
Piccola… eppure così estremamente forte.
Così tanto da essere pronta a prendersi di nuovo la responsabilità del mondo intero sulle spalle.
A rischiare la vita solo per una giusta causa.
A perdere tutto, solo per restituirlo agli altri.

Buffy era davvero una persona speciale.

E per la prima volta da quando era un demone, Vincent Claidfort si ritrovò a sperare che quella ragazzina, nata soltanto per essere uno strumento del Consiglio degli Osservatori, potesse essere anche una donna felice.

******

Nyons, Francia

“Allora, per la milionesima volta, che cosa diavolo sta succedendo?”
Il vecchio si sedette con calma sulla poltrona e Spike vide Christal fare lo stesso, senza dire una parola. Rimase in piedi incrociando le braccia.
“Siediti”
“No”
“Allora non saprai nulla, a te la scelta.”
“Avete detto che volevate parlarmi. Sono qui, seduto o in piedi non fa alcuna differenza”
Era giunto il momento, alla fine. La ragazza guardava il vampiro e il vampiro guardava il vecchio aspettando una risposta. Una risposta che già conosceva ad una domanda che non osava porgli.
Tanto valeva andare al sodo.
“Tu non hai più un’anima Spike.”
Silenzio.
Solo silenzio.
E dopo un istante interminabile, solo quattro misere parole:
“Come fate a saperlo?”
Alcune gocce purpuree caddero sul pavimento e Christal alzò lo sguardo, per cercare con un sussulto la fonte di quel sangue. Trovandola infine. E rimanendo ancora più immobile.
Spike se ne stava di fronte a loro, impassibile. Christal poteva sentire il demone del vampiro gridare e contorcersi, ordinandogli di farlo uscire allo scoperto. Inutilmente. Ma gli occhi di Christal erano fissi sulle mani di Spike. Due mani bellissime. Immobili anch’esse. Ma strette talmente forte che le unghie erano conficcate nella carne e il sangue ora usciva copioso, senza che il demone facesse nulla per fermarlo.

"La tua anima ti è stata tolta perché tu potessi salvare il mondo. "

"Lo immaginavo."

Christal potè sentire distintamente il cuore del vampiro frantumarsi una volta di più ad ogni singola sillaba di quelle poche parole e, mentre lo ammetteva, riusciva a vedere il suo universo distruggersi, la sua commedia sgretolarsi. Aveva fatto di tutto per tenerlo nascosto. Aveva persino sperato di ingannare Angel e lo aveva mandato a Sunnydale, da Buffy, in modo che forse, con lui vicino, se la situazione fosse precipitata, non avrebbe dovuto cercarlo. Si era preferito lontano da lei, piuttosto che con lei. Aveva scelto di fuggire, per salvarla. E si era ritrovato del tutto inconsapevolmente di nuovo davanti al suo destino. Un destino che gli imponeva di tornare. Tornare a Sunnydale. A qualunque prezzo. E che lo metteva nuovamente con le spalle contro il muro, esattamente come prima aveva fatto lui con lei. Solo che, stavolta, non ci sarebbe stato nessuno che gli avrebbe posto delle scuse.

“Christal prendi un panno umido e pulisci il pavimento. Spike.” La voce del vecchio era ferma e risoluta, mentre con lentezza allungava una mano e lo invitava di nuovo a sedersi “Voglio che tu sappia che ci stiamo mettendo contro una forza molto potente e contro il consiglio degli osservatori stesso, o quello che ne rimane, pur di aiutarti. Quindi, ti prego, se decidi di accettare il nostro aiuto poi non decidere sul più bello di voltarci le spalle”

Il vampiro annuì, serio.

“Hai la mia parola” disse

E allora il vecchio, che stava seduto davanti a lui, cominciò a spiegare:

“Quando tu e Buffy avete chiuso la bocca dell'Inferno vi siete scordati di tenere in conto una cosa molto importante:" spiegò "la genealogia delle cacciatrici. Una volta distrutto il Primo infatti le forze del Male e quelle del Bene si sono ritrovate in netto squilibrio, un po’ come se una bilancia pendesse troppo da una sola parte… In ogni caso, le forze del male hanno sopraffatto quelle del bene in modo da riportare i piatti in equilibrio, almeno per il momento… non poteva succedere altrimenti. La famiglia di Angel, le loro morti, la vostra battaglia, la loro vittoria, tutto ciò è servito soltanto per arginare il vantaggio del Bene sui piatti della bilancia…"
“Ma la cosa non si ferma qui, giusto?”
“No." rispose lui risoluto "Per quanto la schiera dei ‘buoni’ sia stata mutilata dopo tutte queste perdite, la bilancia del mondo pende ancora nettamente dalla sua parte e ogni nuova cacciatrice attivata è un granellino di troppo su un piatto già eccessivamente in vantaggio. Inoltre…”
Christal alzò la testa, osservando il suo osservatore per esortarlo a continuare
"La protratta mancanza di equilibrio ha creato il terreno favorevole perché alcune creature, l'Immortale in primis, decidessero di liberare un antico demone, signore di un regno di distruzione e morte, che era stato esiliato dalla sua gente in una dimensione infernale"
"E perché l'Immortale vorrebbe liberarlo?" chiese Spike, sempre più attento.
Il vecchio abbassò il capo "Il potere…" rispose come se fosse ovvio "tutto ruota intorno al potere. Il Primigenio non ha potere, confinato com'è nella sua dimensione e l'Immortale non ha più poetere di qualunque altro demone o vampiro. Così, l'Immortale ha fatto un patto con questo essere. Lui non può essere liberato se non durante una battaglia, fra due giorni esatti, durante il passaggio della cometa di Alcock. Il demone dovrà uccidere la cacciatrice, la vera cacciatrice, colei che ha distribuito il suo potere e il suo sangue aprirà gli darà la forza necessaria per distruggere definitivamente il portale che lo lega alla sua prigione mistica. In cambio della liberazione, il Primigenio lascerà il completo comando della dimensione terrestre all'Immortale e alla sua schiera di demoni."
“Cosa suggerisci di fare?”
L'osservatore si portò una mano alla tempia, socchiudendo gli occhi.
“L’unico modo che abbiamo ancora per riportare l’equilibrio in modo duraturo sulla terra è di rifare l’incantesimo, ripristinando l’antica regola”
“Una per ogni generazione…” ricordò la ragazza "a questo punto il Male e il Bene sarebbero di nuovo in equilibrio e il Primigenio non avrebbe il potere necessario per scatenare l'incantesimo"
“Purtroppo questo non è stato ancora fatto" continuò il vecchio "e finché non si farà, le forze del Male potranno attaccare facilmente, in qualsiasi momento, e non ci sarà modo di fermarle…”
Spike impallidì.
Buffy, Xander, Willow, Giles, Down, e forse persino Angel… tutti i 'buoni' riuniti in un unico posto, giusto per attirare meglio il nemico. E la loro unica speranza di salvezza, il loro destino, ancora una volta nelle sue mani. Le mani di un uomo, no, di un vampiro, che aveva appena cercato di uccidere una cacciatrice. E di fuggire da un nemico che, naturalmente, non si poteva sconfiggere.
“Devo fare una telefonata!” esclamò d’un tratto.
Christal rimase seduta a guardarlo, non accennando a muoversi.
“Beh? Vi spiacerebbe prestarmi un cellulare? Devo chiamare in Italia!" esclamò Spike. Forse c'era ancora una speranza per guadagnare tempo. Se si fossero divisi allora…
“Hanno bisogno di un vampiro puro per completare la formula.”
Spike guardò Marta interrogativamente. La ragazza si alzò dal divano e lo raggiunse con passi lenti e studiati. “Hanno bisogno di un vero vampiro. Uno senza un’anima e hanno soltanto Angel. Ecco perché ti ho fatto entrare. Perché sapessi…”
Spike accennò ad un sorriso condiscendente.
“Bene. Allora farò presente a Buffy di catturarne uno durante una delle ronde invece d'impalettarlo come fa di solito. Adesso potresti dirmi dove posso trovare un maledetto telefono?”
"Spike" lo richiamò il vecchio. Il vampiro si girò. "Non li salverai così. Questo…" disse, consegnandogli un involucro di cuoio dall'aspetto estremamente antico "è l'unica cosa che li può salvare"

Spike rimase per un attimo in silenzio.
Poi, prese il contenitore e lo aprì.
All'interno c'erano un pugnale dalla lama rossastra e un rotolo di papiro che, ad occhio e croce, risaliva probabilmente a prima che gli egizi lo inventassero.

"Che cos'è questo?" chiese soltanto, infilandolo nella tasca dello spolverino "e come dovremmo usarlo per impedire che finisca il mondo?"

Marta fece un passo avanti, indicando il rigonfiamento della giacca.

"Lì dentro" disse " è custodita l'unica vera copia di un rituale chiamato Tèkal-u-sem-ackfu, in parole povere, il rito che è stato utilizzato per creare la stirpe delle cacciatrici." Spike l'ascoltò, attento.
"Nella custodia" continuò l'osservatore "troverai anche un coltello con il manico intarsiato. E' la cosiddetta Lama di Tèkal ed è il fulcro di tutto il rituale. Per quanto riguarda il resto, è scritto tutto sul papiro, un antico incantesimo fa sì che si decifri immediatamente, interpretando la lingua di chi lo tocca." "Beh… comodo" commentò solo Spike "Quindi il mio compito è di portare questo involucro da Buffy e dire a Willow di svolgere il rito, ho capito bene?"
"Non farla così semplice…" lo bloccò subito l'osservatore "nei secoli molti riti falsi sono stati diffusi per il mondo e molte lame fasulle sono state forgiate per proteggere l'unico vero rito di Tèkal. Chiunque abbia cercato d'impossessarsi del vero rituale nei secoli tenterà di fermarti, e le stesse forze del male non vorranno che concludiate il rito in modo da essere certi della vittoria."
Il vampiro annuì. " Se è tutto…"
"Un'ultima cosa: dovete essere tu e Buffy a compiere il rito."
Spike si bloccò.
Marta abbassò gli occhi.
"Ci sono mille cacciatrici in giro per il mondo" provò ad obiettare Spike "e almeno altrettanti vampiri…" ma il vecchio lo interruppe "Buffy è stata la causa per cui tutto questo è iniziato. Buffy è l'unica che può porvi rimedio." disse austero, aumentando ancora di più la sensazione di panico che Marta avvertiva alla bocca dello stomaco. Aveva rischiato tutto decidendo di fidarsi di quel vampiro… William il Sanguinario... terrore delle cacciatrici… ed ora si chiedeva se stava facendo la scelta giusta oppure se non avesse condotto loro e il mondo verso morte certa. Il vampiro dovette percepire il suo disagio perché la guardò serio, in silenzio, mentre l'osservatore continuava. "La regola della prescelta è stata infranta quando Buffy è stata riportata indietro dal mondo dei morti e di nuovo è stata alterata quando Buffy ha deciso di condividere il suo potere con tutte le potenziali, trasformandole in cacciatrici. Quindi lei è stata il fulcro e lei è anche l'unica in grado di ripristinare l'antica regola. Quanto al vampiro… come dicevamo prima serve un vampiro puro, privo cioè di un'anima, e con il quale la cacciatrice abbia un legame… come dire… di fiducia." "Allora avete sbagliato persona" "In questo caso, siamo tutti condannati." disse il vecchio fissandolo dritto negli occhi "compresa lei."
Spike sospirò.
Non gli era mai piaciuto essere la marionetta delle Forze del destino, lasciava volentieri a Angel o ad altri il compito di servirle e onorarle come meglio credevano… ma salvare Buffy… se c'era anche una sola possibilità di vederla vivere anche un solo giorno in più, lui l'avrebbe sfruttata. Del resto, come aveva detto a Xander quando se l'era ritrovato davanti, dopo l'incontro con Buffy, non appena aveva scoperto che era tornata in vita "Io non l'avrei permesso" l'avrei amata in qualunque modo fosse tornata, non l'avrei permesso…"
"Ora siamo nelle tue mani, Spike" disse l'osservatore, richiamando la sua attenzione "Solo tu e Buffy potete porre inizio al rituale. Buffy si fida di te, per questo motivo ti ha affidato il medaglione, per questo motivo la tua anima ti è stata tolta. Per questo motivo sei arrivato fino in Francia e per lo stesso motivo, ora ti dobbiamo chiedere di ritornare in America."
"E come la mettiamo con la perdita di controllo che ho avuto poco tempo fa?" chiese, preoccupato "Se succede qualcosa…"
"L'importante è che tu ne sia a conoscenza." disse Marta, tendendogli una filetta "Ti abbiamo mostrato quelle cose prima per farti sapere quanto può essere forte il tuo demone, ma sta a te incanalare la sua forza nella giusta direzione." "Ma se non ci dovessi riuscire?" chiese di nuovo il vampiro "Tieni" disse allora Marta, tendendogli la fiala "questa è la stessa sostanza che ti abbiamo iniettato poco fa. Usala se senti che stai nuovamente perdendo il controllo, almeno non ucciderai qualcuno. E nutriti. E' importante che tu sia in forze quando affronterai il rituale perché la forza del tuo demone sarà la forza della nuova cacciatrice." Spike afferrò la fiala "Che pensiero carino…" "Non stiamo scherzando, Spike…" disse Marta e subito si morse la lingua: lo sguardo del vampiro era più che eloquente su quanto lontano fosse il suo concetto di scherzo in quel momento.

Abbassò la testa con fare contrito.

"Mi dispiace…" disse.

Per tutta risposta Spike le sollevò il volto con due dita e la costrinse a guardarlo.

"Non hai che un modo per farti perdonare, per questo e per tutto ciò che è accaduto prima."

Il vampiro guardò negli occhi il vecchio che, dal suo angolo, annuì.

"Prepara le tue cose: lascerai questa pensione stasera stessa."

*****

Los Angeles

"Ci sono cascati.."
“Questa sì che è una buona notizia!” esclamò l'Immortale sorridendo al demone
"E non hanno la più pallida idea di chi muova i fili…"
"Questa è una notizia ancora migliore…"
"Visto che non hanno più tempo, decideranno di tentare e così renderanno tutto molto più semplice.."
Il demone si alzò in piedi sorridendo, ondeggiando il boccale pieno di denso liquido rosso.
Erano mesi che attendeva di sentire quelle parole. E adesso, finalmente, uno dei suoi nuovi servi era entrato con la bella notizia, proprio come aveva sperato…
“Alzati.” Gli ordinò.
Il servo obbedì sorridendo.
“Immense ricompense pioveranno sul tuo capo quando tutto questo sarà nelle mie mani” promise benevolo “Enormi gioie. Smisurati guadagni. Ma prima, dobbiamo terminare il rituale. L’accordo è stato firmato ancora prima della notte dei tempi. Il mondo sarà presto nelle nostre mani. E tu…” continuò, afferrando un libro che giaceva sulla sua scrivania, a pochi passi dal trono dove sedeva, stranamente, un altro demone “devi solo preoccuparti di ritrovarmi la chiave!”
Il servo annuì, lasciando la stanza con un profondo inchino.

******

Los Angeles

“Signor Giles, posso parlarle?” il volto di Down era teso e preoccupato “E’ una cosa importante” aggiunse. E a Giles non scappò quanto la sua voce fosse tesa e insicura. Come quella di un bambino che ha commesso un’azione grave ma non sa valutare quanto ingente può essere il danno.
“Ma certo Down. Cosa c’è?” “Si tratta di Buffy.” Giles si tolse gli occhiali seriamente, indicandole una seggiola comoda
“Volevo parlarle prima, ma non ho mai trovato il coraggio per chiamarla. Mi ero ripromessa di parlarne anche con Buffy, ma a quanto pare non sono stata brava nemmeno in questo e… oddio, mi odio quando la situazione precipita e io non riesco a nemmeno a parlare decentemente” “Down…” il signor Giles la osservava tranquillamente, sorridendole appena “Non preoccuparti in anticipo per quello che devi dirmi. Dillo e basta.” Down fissò gli occhi chiari sul volto scavato dell’osservatore. Era incredibile quanto fosse calmo e diverso dall’uomo che conosceva a Sunnydale. Più… pacato, in un certo qual modo. Più… inglese. Evidentemente la lontananza dalla terra natia lo aveva segnato molto più di quanto non volesse dare a vedere. Oppure, semplicemente, stava fingendo di non essere preoccupato per non gettare benzina sulle fiamme.
“Io ho… una specie di sensazione… che va avanti da qualche giorno ormai… una sorta di premonizione…” disse, decidendo di ignorare i pensieri di poco prima e le loro implicazioni “Da qualche tempo, faccio degli incubi. E’… come se un fuoco terribile mi avvolgesse e sento tutta la mia anima fremere e gridare. Non è una bella sensazione. Ma è soprattutto quello che succede dopo che mi spaventa…” “E cosa succede?” Down puntò lo sguardo negli occhi grigi di Giles, cercandovi il coraggio e la determinazione per parlare.
“io… io sento la morte.” disse
Rupert si protese in avanti, come intimorito. Down abbassò gli occhi verso il pavimento, incapace di proseguire “Down…” la richiamò Giles “Sento… sento la guerra signor Giles. Sento i demoni che sbucano dalla terra e quando alzo gli occhi, vedo che hanno un altro, terribile, capo. Sento che questo individuo vuole aprire le porte dell’inferno per farlo ripiombare sulla terra. E sento che lo vuole fare utilizzando la mia energia, come Glory. Però non nello stesso modo. E mi sta già cercando… signor Giles, e io ho paura!” l’osservatore guardò la chiave per un secondo. Potente. E umana. Desiderata da molti. Amata da pochi. Se quello che Down gli stava dicendo era vero, allora perché il consiglio e Vincent non gli avevano mai detto niente? Sentì un brivido correre lungo la schiena quando si ricordò che era stato proprio lui la prima persona ad essere a favore dell’eliminazione fisica di Down, durante la battaglia contro Glory. E ancora, era stato lui a dire a Buffy di eliminare i suoi amici quando la lotta contro il Primo si rivelava senza scampo.
“Sistemeremo tutto. Te lo prometto.” disse con tono neutro, cercando di apparire più sicuro di quello era.
La ragazzina annuì e si alzò dalla sedia, voltandosi.
“C’è… c’è ancora una cosa che non le ho detto…” disse, e per un attimo il cuore di Giles perse un battito, ricordando com’era iniziata quella conversazione.
“Nei sogni che faccio… se io non vengo uccisa prima che voi possiate fare qualcosa per impedirlo, allora sono Buffy, Angel o Spike a doversi sacrificare al posto mio. Ma ogni volta il tutto avviene in maniera diversa… non so dirle come potrebbe succedere nella realtà”

Giles rimase un attimo seduto a fissare le carte che svolazzavano sopra il legno del tavolo.
La storia si ripeteva, pensò.
E stavolta, per la prima volta, si ritrovò a pensare che la scelta giusta da fare non era quella che sarebbe stato disposto a compiere.

“Sistemeremo tutto Down. In qualche modo lo faremo... te lo prometto.”

******

Los Angeles

L’Immortale si rivolse al demone seduto sopra il suo trono con uno sguardo tutt’altro che rassicurante.
“Come avrete sentito, mio signore, la chiave sarà presto nelle nostre mani.”
Il demone bevve un lungo sorso, rigirandosi poi il bicchiere tra le dita con aria preoccupata.
“Non sarei così ottimista se fossi nei tuoi panni Immortale…”
“E perché?” chiese il demone, senza capire. Il tono del diavolo che era seduto sopra il suo seggio non era esattamente come quello che si era aspettato. Non dopo una notizia del genere perlomeno. Anzi, non gli si avvicinava per niente!
“La cacciatrice” osservò lui
“Me ne sono già occupato…”
“Adesso possiede molti più alleati di una volta. La strategia potrebbe essere quella corretta, ma con così tante variabili in gioco non sarà semplice controllare tutto”
“Ha forse paura che quel vampiro con l’anima, Angel mi pare, sia troppo influente rispetto a noi? Le Forze del Fato lo hanno già protetto mettendo in rischio la salvezza del mondo, non oseranno farlo ancora…” “No” esclamò il demone con un sorriso malevolo sulle labbra “Angel non è più che un fantoccio piagnucoloso nelle nostre mani adesso. E’ dell’altro vampiro che mi preoccupo.”
L’Immortale corrugò le sopracciglia incredulo
“Spike?” chiese stupito. Se lo ricordava, non gli sembrava tanto pericoloso. Non come il suo alleato gli stava prospettando perlomeno…
“Spike, sì.” Annuì seriamente il diavolo “Sa molto più di quanto non dovrebbe. E non sappiamo cosa potrebbe combinare non appena gli voltiamo le spalle." "Ma il piano è riuscito no? L’anima se n’è andata, la cacciatrice lo ucciderà non appena lo vede o, in caso contrario, lui ucciderà lei. Qual è il problema?” “Lui non è un vampiro come tutti gli altri. Se quello che ha detto il tuo scagnozzo è la verità… un telepate e un vampiro innamorato possono distruggere il nostro piano. E poi, la scomparsa dell'anima non ha fatto comodo solo a noi…”
L’Immortale fissò con noncuranza i riflessi rossastri che il liquido purpureo creava sulle sue dita prima di rispondere, con un inquietante sorriso stampato sulle labbra.
“So esattamente cosa devo fare…”

  
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