THE
HERO OF MY DREAMS
Nessuno
là dentro avrebbe mai pensato a lei, lei che si faceva acconciare i capelli
dalla sorella parrucchiera, lei con l’abito bianco e, sotto il tulle, un velo
di cipria a coprire le gote rosse per l’emozione e le lentiggini, sbiadite con
il tempo.
Nessuno
l’avrebbe mai immaginata come madre, una madre fiera del suo Matt, impeccabile
e serio nel giorno della prima comunione, con lei che dalla prima fila in
chiesa lo osservava, commossa nel suo tailleur sobrio, color blu scuro.
Finiva spesso
per sentirsi come l’idropulitrice che adoperava tutti i giorni: ingombrante,
brutta, fastidiosa.
Dentro l’ipermercato raramente le facce erano sempre le stesse, ma qualche veterano spuntava regolarmente dagli scaffali, quasi sempre erano quelle dieci o quindici signore anziane scese dalla navetta gratuita che tutti i giorni era al servizio di chi non aveva i mezzi per spostarsi; lei stessa prendeva la prima corsa, quella delle sei, ogni volta che la vecchia station wagon le dava problemi con il motore, specialmente in inverno.
Quei visi
sconosciuti eppure familiari, lei li guardava tutti, ma ne vedeva solo uno, di
nascosto, in silenzio e senza farsi vedere a sua volta.
Mentre ogni
sabato pomeriggio, ad almeno venti metri da lui e dalla sua famiglia, spingeva
svogliatamente l’idropulitrice lungo i corridoi, seguendo sempre il proprio
percorso previsto dal turno, pensava e pensava…
Sono conciata proprio male.
Ma anche se avessi tutto l’oro del mondo, o
mi presentassi qui vestita e truccata come si deve… continuerei a volermi sentire
speciale come te e come chi ti sta accanto.
Magari, chi lo sa, se mi guardassi anche
solo un attimo… però ho paura, non voglio avvicinarmi.
E va bene così.
Io non sono speciale, non faccio niente di
speciale.
Posso solo guardarti mentre tu lo sei.
Perché mi ricordi un po’ me, e anche un po’
lui.
Tanto tempo fa.
Continua a venire qui con la tua bella
moglie, i tuoi bei bambini.
Se c’è una cosa che chiedo, credimi, è
soltanto questa.
Lo superava
con il suo passo stanco e il suo grosso apparecchio grigio, a volte
rivolgendogli uno sguardo fugace, se lui era impegnato a fare altro.
E anche
se sapeva benissimo che era solo un’illusione, si sentiva appagata, felice per
quello che lui riusciva a farle con la sua bellezza.
Grazie. Grazie per i ricordi.
THE
END
Per il titolo di questo racconto, le parole
provengono da un verso di una canzone degli ABBA, “Our last summer”. No scopo
di lucro.