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Autore: Fefy_07    03/09/2012    4 recensioni
Ambientazione post 3 stagione. Damon, per il patto stretto con Stefan, ha lasciato Mystic Falls. Dopo 4 anni ritorna, stanco di dover stare lontano dall'unico posto che riesce a chiamare casa. Capisce subito che qualcosa è andato tremendamente storto quando è andato via, e i suoi sospetti non fanno altro che accrescersi, trovando casa sua perfettamente vuota. Dove sono Elena e Stefan? Cos'è successo dopo la sua partenza? Avrà presto una risposta ai suoi dubbi e sarà costretto ad una nuova, grande battaglia, per salvare suo fratello.
Prima long-fic, spero di avervi incuriositi e che leggerete!
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV Damon

Era ormai mattina inoltrata quando io ed Elena decidemmo di metterci a dormire un po’. Non era sfuggito a nessuno dei due che avevamo passato la notte svegli e, vampiri o no, dovevamo rimetterci in forze. Avevo insistito per farla tornare con me alla pensione, invece di rimanere in quella sottospecie di buco da quattro soldi. Anche gli alberghetti squallidi in cui avevo passato gli ultimi anni erano più accoglienti al confronto. Ma lei era stata irremovibile, non si sentiva al sicuro lì.
Avevamo discusso a lungo sulla questione, passando dal fatto che non si fidava nemmeno con me accanto fino ad arrivare al punto in cui avevo ceduto e mi ero accomodato sul divano, con suo disappunto. “Ti aspetti che ti lasci preda di ibridi psicolabili o streghe oscure apprendiste?! Io non mi muovo da qua!” Liquidare la questione con ironia era sempre facile e lei, conoscendomi, evitò di rimettersi a discutere, ma mi impose di non avvicinarmi alla sua camera e di non sparire all’improvviso senza avvertire.
La mia partenza doveva averla traumatizzata più di quanto credessi, se dopo le sue rivelazione credeva che avrei tolto le tende di nuovo. Avrei dovuto chiarirgli questo dubbio, più avanti, ma per il momento avevo un bisogno estremo di sgombrare la mente e dormire. Solo lucido avrei potuto mettere insieme qualcosa che sembrasse a un piano, per salvare mio fratello. Certo era che non sarebbe rimasto nelle grinfie di Klaus ancora troppo a lungo, se potevo evitarlo. E io sapevo di poterlo evitare. Dovevo solo trovare un modo che non ci mettesse in pericolo, non troppo almeno. Era impossibile non mettersi in pericolo quando si voleva portare via qualcosa a Klaus, e la storia delle bare ci era servita di lezione su questo.
Chiusi gli occhi e tentai di rilassarmi sul divano piccolo e scomodo. Se volevo mettere in piedi un piano che funzionasse, dovevo innanzitutto fare in modo che Elena si fidasse di nuovo di me. Era troppo diffidente e impaurita per essere utile. Dovevo convincerla a lasciarsi da parte il mio “tradimento” se volevamo lavorare insieme. Forse, se avessi fatto pressione nei punti giusti, l’avrebbe fatto. Non per me, certo. Per Stefan. L’importante è che, per chiunque sia, lo faccia. O non avremo possibilità. Rimugina, Stefan mi rimbeccò una vocina seccata. Era vero, sembravo proprio mio fratello. Ma, nonostante il pensiero, non potei fare a meno di continuare a macchinare, scivolando lentamente in un sonno fatto di ricordi, che, per qualche ragione che non seppi spiegarmi subito, erano risaliti alla mente proprio ora, da un passato troppo lontano.

POV Elena

Ero sudata, ansiosa e avevo freddo. Tutto intorno a me non c’era che buio e solitudine. Mi sentivo stanca, la testa mi girava e avevo la gola secca, come se non bevessi niente da settimane. Arrancavo a tentoni, ansimando, e cercavo una luce, una via per uscire da quell’oscurità. Cercavo di chiamare qualcuno, ma dalla bocca non usciva un suono. E poi lo vidi. Stefan, a terra, in una pozza di sangue, la pelle ingrigita, gli occhi chiusi. Mi precipitai su di lui, ma non riuscivo a raggiungerlo, ero troppo lenta, troppo impacciata, come se camminassi sul fondale marino. Continuavo a correre, ma non potevo raggiungerlo in nessun modo e, anzi, riuscivo chiaramente a scorgere avvicinarsi a lui una sagoma maligna, un ghigno tremendo e familiare, come di un animale soddisfatto dopo il pasto. Era Klaus, che mi fissava come per sfidarmi a fermarlo, mentre si abbassava sul corpo inerme. Io cercavo di urlare, ma non riuscivo a raggiungerli, mi allontanavo quasi da quella scena barbara. Poi vedevo una luce, finalmente. Damon. Ritto, in piedi, davanti a me, che mi fissava con occhi seri e forse un po’ tristi. Lo vedevo sorridermi, rassegnato, cercavo di chiedergli aiuto, di dirgli di aiutare Stefan, ma lui mi voltava le spalle e si avviava nella direzione opposta alla mia. Cercavo di chiamarlo, di invocarlo, di pregarlo. Ma non sentivo suoni uscirmi dalle labbra, sentivo solo lacrime calde bagnarmi le guance mentre lui continuava ad avanzare fino a sparire, lasciandomi di nuovo nel buio, da sola.

“Elena!” una scossa molto potente alle spalle mi fece aprire gli occhi di scatto, incrociandone un paio azzurro ghiaccio, terribilmente preoccupati. “D-Damon?” balbettai per un attimo, mentre mi scrollavo di dosso..il sogno? Anzi, l’incubo. Era stato solo un altro incubo, di quelli terribilmente reali e vividi, che mi stavano tormentando da anni. Vorrei dire da quando Stefan è stato rapito, ma sarebbe tremendamente falso. Sono iniziati quando Damon è partito, anche se dopo il ritorno di Klaus si sono fatti molto più spaventosi e dolorosi, lasciandomi quasi sempre spossata al mattino.
Damon continuava a scrutarmi, ansioso e, mi sembrava, anche leggermente assonnato. Mi lanciai uno sguardo intorno, eravamo in camera, che ci faceva lì dentro? “Urlavi il mio nome, anche abbastanza disperata, direi” cominciò lui, probabilmente notando il mio sguardo lievemente accusatorio “Io dormivo, ma mi sono svegliato di soprassalto e sono corso qui. Credevo fossi sotto attacco, invece, per fortuna, stavi dormendo, anche se ti dimenavi e..piangevi. Elena, cos’hai sognato?” Mi studiò da sotto le lunghe ciglia, mentre cercavo di raccapezzarmi e raccontargli qualcosa. Non ero sicura di volere che lo sapesse, ma di sicuro gli dovevo una spiegazione. “Mi dispiace di averti svegliato” dissi sincera, poi aggiunsi a voce bassissima “ma sono contenta di vedere che sei ancora qui.”
Lui sembrò basito da quell’affermazione, quindi chiese “Hai sognato che andavo via?” “Qualcosa di molto simile. Scusami, per averti fatto preoccupare.” Lo guardai e vidi una luce intensa e nuova nei suoi occhi. Senso di colpa? Nah, Damon non provava senso di colpa. Quando faceva una scelta, non se ne pentiva mai. Beh, forse a volte, ma non lo mostrava facilmente. “Elena, ascoltami.” Non prometteva bene. Mi sedetti sul letto, mordendomi il labbro inferiore e aspettando che continuasse. “Mi dispiace per essere andato via, quattro anni fa. È stato probabilmente un errore, avrei dovuto stare attento a molte più cose prima di sparire. Ho lasciato te e Stefan da soli, e lo capisco se adesso non ti fidi più di me o pensi che sia colpa mia per il suo rapimento..”
Lo pensavo? Era difficile dirlo. Una parte di me sapeva che Damon non c’entrava niente con quello che era successo e che la sua era stata una scelta dettata solo dall’amore per il mio benessere. Ma d’altra parte non potevo fare a meno di evitare di pensare che, se fosse stato con noi quella sera, se fosse stato con noi da quando Tyler si è svegliato, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Forse avremmo potuto evitare che Klaus corrompesse Bonnie. Avremmo potuto evitare un suo ritorno o almeno il rapimento di Stefan. Con lui qualcosa avrei potuto evitarla. Da sola ero tremendamente debole. Aspettai che continuasse, forse si aspettava una contraddizione e, non vedendola arrivare, sospirò.
“Anch’io forse lo penserei al tuo posto. Ma Elena, guardami negli occhi,” mi alzò il mento verso il suo volto “adesso sono qui e ti prometto che non me ne andrò di nuovo. Farò tutto il possibile e anche di più per riportarti Stefan, ma ho bisogno di tutto il tuo aiuto. E della tua fiducia. Se non ti fidi di me, non potremmo mai lavorare insieme. Se non vuoi farlo per me, beh, fallo per Stefan. Per salvarlo. Collabora con me per lui.” Poi strinse i denti e abbassò lo sguardo. Sapevo che gli era costato fatica dirmi quelle cose, probabilmente aveva male inteso la mia paura per una sua eventuale ripartenza. Credeva che non mi fidassi più di lui? Sul serio? Gli presi il volto tra le mani e lo costrinsi a guardarmi di nuovo. “Damon,” scandii a voce alta e decisa “io mi fido di te. Non ho mai smesso di fidarmi di te. Speravo ogni giorno che tornassi ma mai ho dubitato di te. Non posso darti la colpa di quello che è successo a Stefan e già il fatto che, nonostante tutti questi anni, tu abbia deciso di aiutarmi a salvarlo mi dimostra quanto tu ci tenga e quanto tu sia degno di fiducia. Non avrei mai potuto smettere di fidarmi di te, non me ne hai dato motivo. So che farai di tutto e per questo ti ringrazio da ora. Io mi sto fidando di te perché sei tu e perché so che posso fidarmi, non per Stefan.”
Parve riscuotersi dopo queste parole ma rimase semplicemente a fissarmi, con uno sguardo strano, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. I suoi occhi scivolarono per un secondo sulle mie labbra, strinse i denti di nuovo e tornò a guardarmi. Io rimanevo zitta, aspettavo una sua reazione. Capii che dovevo spostarmi, lasciargli andare il volto, allontanarmi. Senza volerlo, tra noi erano rimasti pochi centimetri. Ma non riuscivo a muovermi, ero incatenata al suo sguardo e lui al mio. Rimanemmo così ancora, per un tempo indefinito, che potevano essere secondi o forse ore, l’elettricità che quasi crepitava nell’aria, finché lui non riprese controllo della sua volontà e io della mia. Staccammo, forse a malincuore, il contatto visivo e lui mi riservò un sorriso dolce, rarissimo sulle sue labbra. “Grazie” disse solo. Poi si alzò, andò in cucina e mi chiese di seguirlo.

POV Damon

Non saprei spiegare cos’era appena accaduto. Era stato qualcosa di intenso, questo è certo, e di intimo, forse più di quanto potrebbe esserlo un bacio. Ci eravamo semplicemente fissati, in silenzio, dopo le parole che Elena mi aveva rivolto. Ero sicuramente più tranquillo, sapendo che lei si fidava di me, ma era il modo in cui mi aveva parlato che mi aveva lasciato basito. Come se avesse aspettato tanto tempo per potermi dire quelle cose, come se fossero rivelazioni che lei stessa aveva ignorato. Mi aveva parlato come mai aveva fatto prima di allora e non sapevo spiegarmene il motivo.
Quando l’avevo sentita urlare, avevo temuto il peggio. Quando l’avevo svegliata e avevo visto il suo sguardo spaurito mi si era stretto il cuore, ma mi ero controllato. Avrei voluto abbracciarla e tranquillizzarla da qualunque cosa l’avesse spaventata, non immaginando che ero proprio io che la spaventavo, o meglio, un’eventuale mia partenza. Perché? Adesso c’era Stefan da salvare, ok. Ma quel suo sguardo smarrito l’avevo già visto, quando stavo partendo per la prima volta e pensavamo che tutto fosse finito. Allora tutto andava più o meno per il verso giusto. Eppure quello sguardo era lo stesso di allora. Non riuscivo a venirne a capo.
Fortunatamente per me, riuscimmo entrambi a distogliere lo sguardo e a ricomporci. Non avrei potuto sopportare un momento intimo di cui Elena si sarebbe pentita un secondo dopo. Era stato meglio così. Ero praticamente scappato in cucina un secondo dopo, perché avevo realizzato due cose. Primo: avevo fame. Tremendamente. Non mangiavo da almeno due giorni. Secondo: avevo un piano. O meglio, una specie. Era più un’intuizione, ma era meglio di niente. Era scaturito tutto da un ricordo, che mi aveva assalito nel sonno, trasportandomi in una terra lontana di un’altra epoca. Eppure poteva funzionare, dovevo solo comporre qualche tassello che mancava. E dovevo iniziare a comporli in fretta, perché il tempo passava e Stefan rimaneva nelle mani di Klaus.
Mi buttai su una sedia mentre Elena tirava fuori due sacche di sangue dal piccolo frigo. Sembrava alquanto stranita e anche un po’ stanca, nonostante fosse sera, quindi teoricamente avevamo dormito per tutto il giorno. Ma qualcosa mi diceva che il suo sonno non era stato proprio riposante e ristoratore. Al pari del mio, insomma, che comunque era stato utile alla causa. Mi concessi di finire la mia sacca in pace, gustandola fino all’ultima goccia, prima di esordire. “Ho elaborato una specie di piano, non so se ti piacerà ma è probabilmente l’unica cosa che possiamo fare, al momento, per aiutare Stefan. Te lo esporrei anche subito, ma ho bisogno di alcune cose per iniziare. E con “cose” intendo che devi richiamare alla base tutti i fuggitivi. Abbiamo bisogno anche di loro.” Elena mi lanciò un’occhiataccia. “Richiamare alla base? Damon, non sono i nostri soldati. E poi adesso, probabilmente, vivranno una vita normale, come posso chiedere loro di venire qui e rischiare di nuovo la vita contro l’essere che ha quasi rovinato le loro vite? Non posso farlo!”
Le ricambiai l’occhiataccia di prima. “Si che puoi, Elena! Anzi, devi! Loro non sanno nulla, pensi che la Barbie non arriverebbe di corsa sentendo che Stefan è nei casini? E il cane” sventolai una mano per ricacciare indietro l’irritazione di Elena, che sembrava stare per controbattere “la seguirebbe in capo al mondo. Da soli non possiamo farcela, lo sai anche tu. Ho bisogno di loro. Noi abbiamo bisogno di loro. Stefan ha bisogno di loro!” Stavo chiamando in causa il mio fratellino più volte di quanto avrei voluto, ma dovevo spronare Elena e ricordarle la condizione di Stefan probabilmente sarebbe servito allo scopo. Infatti serrò le labbra in una linea dura, mi squadrò ancora per un attimo e poi sospirò. “Chi altro devo chiamare?” Centro, avevo vinto.
Le feci un sorrisino compiaciuto, a cui rispose con una smorfia, poi dissi “Ho bisogno del tuo fratellino. Non combatterà” aggiunsi in un lampo, vedendola già pronta a negarmi il suo aiuto “né farà nulla di pericoloso. Devo parlare con un fantasma, e lui è l’unico che possa farmi da tramite. Ti assicuro che la sua parte nella vicenda finirà lì.” Era diffidente, ma non stavo mentendo. Dovevo mettermi in contatto con una persona che ormai non era più nel regno dei vivi e per farlo serviva Jeremy. Quella era la parte forse più importante di tutte, perché solo con l’aiuto dello spirito avrei avuto quello che mi serviva per aiutare Stefan. Non sarebbe stato facile da ottenere, avrei dovuto negoziare, ma ero sicuro di riuscirci alla fine.
“Va bene, purché sia solo quello” acconsentì alla fine. “Ti do la mia parola” promisi, poi mi alzai e infilai la giacca. Lei sgranò gli occhi. “E adesso dove vai?” chiese, con un tono di voce quasi stridulo. “Hey, calma!” alzai le braccia, stile paciere “Non voglio fuggire chissà dove! Dovresti averlo capito ormai. Devo fare un sopralluogo in un posto, sai com’è, per battere il tuo nemico devi entrargli in testa.” Le feci un occhiolino e me la svignai, rassicurandola sul fatto che sarei tornato presto. Pregai che non mi seguisse, sarebbe stato da stupidi, considerato dove stavo andando. Non avevo dubbi che lei l’avesse intuito. Era giunto il momento di dare un’occhiata alla situazione e fare una visitina al nascondiglio di Klaus.

Angolino dell'autrice :)

Salve ragazze!! Ecco a voi il quinto capitolo!! ^^ Allora, comincio col dire che il titolo del capitolo mi ha lasciato da pensare, volevo chiamarlo anche "Hint of a plan" (accenno di piano) ma poi ho trovato più adatto "Nightmare" visto che dall'incubo di Elena è nato poi tutto il dialogo con Damon, e comunque il piano di Damon nasce anch'esso da un sogno fatto (su cui poi avrete più dettagli in futuro), quindi ruota un po' tutto intorno a questa dormita dei nostri protagonisti che di ristoratrice ha ben poco. Abbiamo già qui un momento molto intenso tra Elena e Damon che entrambi non comprendono fino in fondo. Posso dirvi che è solo l'inizio e che si troveranno presto a dover fare i conti con i sentimenti che nutrono l'uno per l'altra (Elena non è proprio indifferente al bel vampiro, come penso avrete capito ;)). Ah, poi Damon ha bisogno di Jeremy per parlare con un fantasma e ottenere qualcosa che gli servirà poi per liberare Stefan. Qualche ipotesi su chi sia questo fantasma? Non mi dispiacerebbe ascoltarle, se vorrete condividerle con me :D E adesso si sta dirigendo verso il luogo dove si nasconde Klaus, per cercare di capire cosa sta passando Stefan e come fare per aiutarlo al meglio. Cosa troverà una volta giunto? E come reagirà alla vista del fratellino? Beh, lo scopriremo molto presto :) Nel frattempo, vorrei ringraziare le 4 persone che hanno recensito lo scorso capitolo, mi avete fatta davvero felice *_* E vi invito a continuare (o cominciare, se non l'avete mai fatto xD) a recensirmi per farmi sapere cosa ve ne pare dell'andamento della storia, se vi piacerebbe vedere qualcosa in particolare, un punto di vista di qualcuno, o anche se la storia vi fa schifo, lo accetterò u.u Insomma, lasciate un commentino che gratifica più di quanto pensiate!! Perfetto, ringraziato chi di dovere voglio solo aggiungere un grandissimo bacio a tutte le 23 persone che mi hanno messo nelle seguite, alle 2 tra i preferiti e a quella tra i ricordati. Tutto il proseguimento della vicenda dipende da voi <3 A prestissimo, col capitolo 6!! ^^
  
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