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Autore: Margarita98    03/09/2012    1 recensioni
Troppi problemi per una ragazza come Jennifer.
Sempre stata educata e rispettosa, ma la vita a volte gioca brutti scherzi, a tutti.
A soli 18 anni, Jen si sente soffocare e morire.
Una madre con il cancro, un padre bastardo, un ex coglione.
Vuole nascondersi, e si rifugia ad un hotel.
Lì incontrerà Nicolas, il ragazzo misterioso, con cui passerà solo due notti, e che poi rincontrerà in un altro stato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Correvo, scappavo da qualcosa, qualcuno.

Una mano mi strinse le gambe e mi trascinò giù, nell’oscurità. pell 

Poi c’era il silenzio, il nulla. Il buio si era trasformato in una sfera, bianca. Ed io ero dentro essa. Sembrava che un ombra invisibile mi spingesse dentro la sfera, e io rimbalzavo, e non riuscivo a fermarmi e poi un urlo,e..”

“Io ti ho svegliata accendendo la musica, si okay, però ti ho salvata da questo incubo, no? mi stai quasi mettendo terrore.” finì Mony la frase.

“Si.” dissi scocciata. “Avevo ancora sonno!” protestai.

“E dai Jen, sono già le 8:05, non sapevo che fare, allora ci mettiamo a guardare la tv o andiamo a fare shopping?”

“Ahah, bella ora che mi hai svegliata, andiamo a correre!”

Mi alzai dal letto e corsi in bagno, la lavatrice aveva finito di lavare, così stesi la mia roba.

“Ma daaai! Uffa, come sei noiosa!” sentì Monica sbuffare.

“Mony, non discutere” risi. “Piuttosto hai una tuta da prestarmi??” urlai dal bagno.

“Si, certo, ma sei sicura di andare a correre?” mi disse con una faccia scioccata.

“Certo! Hai già messo su qualche chiletto vedo!” scherzai.

“Non è veroo! Va bene, facciamo questa corsetta, ma prima, andiamo a fare colazione!” strillò soddisfatta.

Si precipitò in cucina e cominciò a preparare sandwich, io mi feci il mio solito frullato alla frutta. Finita la colazione uscimmo di casa.

“Dove andiamo a correre?” domandò Mony carica di energia.

“Al parco, facciamo qualche giro e poi, io devo andare a casa..”

“ Sei sicura di voler tornare lì?” mi chiese lei stupita.

“Devo Mony, ho da prendere i miei vestiti, il portafoglio, e altre cose..Non posso vivere per sempre da te o usare sempre roba tua, sei stata anche troppo gentile.” le risposi.

“Jen, guarda che io non ho problema a condividere la casa con te o i miei vestiti” mi disse lei facendomi l’occhiolino.

“No, grazie, ma non posso accettare.” le sorrisi.

Vidi la sua faccia rattristarsi.

“Dai, però, un alloggio forse mi servirà.” Le diedi un colpetto sulla spalla sorridendole.

Lei sorrise a sua volta “Certo Jen, sia chiaro, tu sei sempre la benvenuta!”.

I giri intorno il parco finirono in soli 20 minuti.

“Vuoi proseguire?.” domandai a Mony.

“No, no, grazie, sto già morendo così.” rispose lei senza fiato.

Io risi. “Poverina.” dissi in modo sarcastico.
“Dai allora io vado, ci sentiamo per messaggio, okay?”

“Okay” rispose lei sdraiandosi per terra.

“Alzati pigra!” le urlai e corsi a prendere il primo autobus,che mi avrebbe portata a casa Wilder.

 

                                                                                                     ************

 

Scesi dall’autobus e mi diressi verso quella grande villa, dove ero stata cresciuta, ed educata. Entrai, non volevo farmi vedere da nessuno e quindi mi precipitai subito in camera mia, dove incontrai Teresa, la donna delle pulizie.

“Jennifer!” esclamò lei sbalordita.

“Teresa!” la ricopiai ironicamente.

“Ma dove eri finita? Tuo padre mi ha detto che sei scappata così, senza preavviso..” disse lei.

“Tranquilla, è tutto apposto.” le risposi.

“Ma cos’è successo? Dove eri andata? E dove andrai?” si precipitò lei a interrogarmi.

“Calma Teresa, sto’ bene, diciamo che ho litigato con mio padre, e non voglio più stare qui, non voglio vederlo per un po’, mi devo calmare, e forse, in futuro parlarci, ma non per il momento.”

Teresa mi guardò e annuì con faccia misteriosa.

Mi feci una doccia
siccome dopo la corsetta avevo sudato e mentre preparavo la valigia infilandoci di tutto e di più chiacchieravo con Teresa che stava finendo le pulizie.

Io e lei parlavamo spesso, lei era sposata con un camionista e
siccome lui passava tutta la settimana fuori, a parte i week-end, lei si trovò un lavoretto, ovvero passava le giornate a casa Wilder, a pulire, sistemare e cucinare da mangiare. Ormai era diventata un membro di famiglia, e tutti le volevano bene.

Mi raccontò di dove era andata sabato con Gerardo, suo
marito, che la portò in un ristorante sui portici e dopo andarono in un albergo dove trascorsero una romantica notte.

Teresa era una donna simpatica, aveva circa 40 anni, capelli castani corti e un sorriso d’oro. Non era magra, diciamo che non le importava del suo

aspetto fisico, un marito che l’amava già l’aveva, e lei era felice così.


“Hai fame?” le domandai d’un tratto, il mio stomaco brontolava ed era già

ora di pranzo.

“Un po’ sì.” disse lei sorridendo.

“Vado a mettere l’acqua a bollire, tu f
inisci pure quello che devi fare.” le dissi sorridendo,  e mi precipitai al piano di sotto.


Cucinammo insieme della pasta al ragù, Teresa finì presto i suoi lavori.

Mentre mangiavamo mi venne in mente una cosa che avrei dovuto chiederle subito.


“Quasi dimenticavo!” dissi con la bocca piena. Masticai più velocemente, sicuramente la mia faccia era sembrata buffa. Inghiottì.

“Sai mica quando viene papà? Non vorrei essere qui al suo ritorno” esclamai con faccia esasperata.

Guardai Teresa, che stava masticando, si massaggiò la fronte ed indicò la finestra. “Credo sia arrivato.”

Il mio sguardo passò dove le sue dita indicarono, mio padre stava scendendo dalla sua Ford e stava salendo le scale di casa. “Merda.” mi sfuggì. “Devo andare.” farfugliai.

“Sarà qui a momenti, come farai?” sbottò lei agitata.

“Non lo so Teresa, dai io vado, alla prossima.”

L’abbracciai e mi precipitai dall’altra parte della casa, dove c’era una porta secondaria che portava all’uscita, ma purtroppo mi vide di sfuggita e urlò sorpreso “Jennifer?”.

Lo ignorai, e strisciai fuori dal cancello con la valigia che si scagliava contro il pavimento del viale. Ero già intenta a scappare quando vidi una chioma bionda che spuntava dalla Ford di mio padre, Olga.

"Come poteva quella presuntuosa presentarsi a casa mia? Ma chi si credeva di essere?" pensai.

Non mi trattenei, e mi precipitai dritta verso quella macchina nera.

Piombai davanti al finestrino da cui sporgevano quei capelli biondi sciupati, e la guardai con disgusto. Olga mi guardò spaventata, non sapeva che dire, cercò con lo sguardo James, mio padre, ma sicuramente lui era già entrato pensando che fossi rientrata anch’io.

“Oh.” pronunciò lei.

“Sei solo una lurida troia. Sparisci dalla mia vita, e dalla mia famiglia!!” le urlai contro. Mi dovevo sfogare, e la prima con cui dovevo farlo era lei.

Vidi Olga diventare rossa di rabbia e vergogna, ma non parlò. Alla fine si decise.

"Senti, so che sei sopresa e in questo momento mi odi e anche a tuo padre, ma noi ci amiamo da tempo e beh, aspettavamo il momento giusto per dirtelo, non volevamo che scoprissi la nostra relazione così. Mi dispiace per tua madre, ma se tuo padre non l'ama più cosa ci posso fare io?".

"Non azzardare a tirare fuori mia madre. Quella meravigliosa donna che nessuno potrà mai sostituire, quella che sta lottando tra vita e morte e quella che mio padre dovrebbe amare e apprezzare sino all'ultimo capello!" le urlai dinuovo.

Ero arrabbiata, confusa, schifata da come Olga diceva quelle parole come se fossero delle cose ovvie. No, qui non c'era nulla di ovvio. Suo padre era un gran bastardo, conclusi. E Olga invece di scusarsi, per aver distrutto una famiglia si stava giustificando, pensando d'aver ragione. Lei era un'amante, non la moglie. Infine aggiunsi:

"Loro sono ancora sposati, mia cara. E tu non sei nessuno. Cosa ti piace di mio padre, eh? La sua ricchezza? O la sua fama? Oppure vuoi aspettare la sua morte per ottenere la sua eredità? Guarda che mio padre lascerà tutto a me e mio fratello e tu ne starai fuori." mi girai, e proseguì a passo veloce, diretta alla fermata dell'autobus.





 Spazio d'autore.  




Ehilà bella gente!

Mi scuso enormamente per il ritardo!

Ho avuto un po' da fare, sorry.


Come vedete Jennifer ha incontrato Olga, l'amante di suo padre.

Spero che vi piaccia questo capitolo, anche se è un po' povero e non succedono molte cose!

Non so quando pubblicherò il 4, credo il più presto possibile!

Aspetto qualche recensione.


Un bacio, Margarita.












 

 
  
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