Una delle poche cose che ho ereditato da mio padre, i suoi occhi.. Sono marroni rossici, sul ciliegia. Però quando sono arrabiata diventano neri come due pozze, fanno paura ad essere sincera, guardo l’orologio, mi manca un quarto d’ora. Prendo la borsa ormai sfasciata con tutte le spille dei miei miti, e vado giù. Non c’è nessuno per fortuna, dormono ancora. Prendo il casco dalla mia moto, parto il motore e volo fino al bar facendo più di un’incidente mortale, stranamente. Tiro fuori le chiavi e apro la porta, giro il cartello così c’è scritto ‘Open.’
Apro le finestre e accendo l’aria condizionata, dio che caldo che fa.
Apparecchio i tavoli e metto delle tavoglie, poi vado in cucina e tiro fuori le brioche e delle crostatine che ieri ho fatto per oggi. Mi cadono le chiavi della moto dalla tasca, mentre mi chino per raccoglierle arriva un signore con un ragazzo che non ho ancora visto da queste parti, stranamente, visto che qua ci abiteranno trenta persone in croce come massimo.
Gli sorrido, ‘Buon giorno, cosa posso fare per voi?’
Si siedono in un tavolo da due, e il padre, suppongo, sorridendomi mi dice ‘Un cappuccino, te matthiew?’
‘Anch’io e una brioche al cioccolato se c’è.’
‘Agli ordini!’ Scoppiano a ridere entrambi, scuoto la testa chiedendomi cosa ci faranno mai svegli così presto ma in fondo saranno anche affari loro, immagino. Preparo i due capuccini e glieli porto accompagnandoli con la brioche. Sorridendo torno al bancone e sistemo le cose; accendo la radio e sento i Nirvana, mi viene immediatamente un sorriso enorme sulla labbra e comincio a canticchiare finchè non sento qualcuno che si sta schiarendo la gola. Mi giro e vedo il ragazzo di prima, solo che adesso è da solo, chissà dov’è andato suo padre. ‘Scusami, mi sono distratta come al solito, dimmi tutto!’ ‘Non sei di queste parti, vero?’
‘In effetti mi sono trasferita da poco,’ nei suoi occhi vedo una certa curiosità. ‘Perchè?’ ‘Mi dispiace, sembri persino carina. E’ tutto cambierà da scuola..’ Mi guarda con tristezza, mi lascia i soldi per i capuccini e la brioche.
Sta per uscire quando si gira per guardarmi di nuovo e mi dice, sorridendomi davvero per la prima volta, ‘Spero di rivederti. A forse presto’ poi è uscito. Credo d’essere rimasta così a fissare nel vuoto per almeno dieci minuti, se non di più. Non riuscivo a dimenticare i suoi occhi verdi, il suo abisso di tristezza. E non capisco perchè volevo andare a consolarlo quando l’avevo appena conosciuto, dio se sono stupida. Alzo il volume della radio e canto ‘In the end’, seguendo i Linkin Park, li adoro.
Apro le finestre e accendo l’aria condizionata, dio che caldo che fa.
Apparecchio i tavoli e metto delle tavoglie, poi vado in cucina e tiro fuori le brioche e delle crostatine che ieri ho fatto per oggi. Mi cadono le chiavi della moto dalla tasca, mentre mi chino per raccoglierle arriva un signore con un ragazzo che non ho ancora visto da queste parti, stranamente, visto che qua ci abiteranno trenta persone in croce come massimo.
Gli sorrido, ‘Buon giorno, cosa posso fare per voi?’
Si siedono in un tavolo da due, e il padre, suppongo, sorridendomi mi dice ‘Un cappuccino, te matthiew?’
‘Anch’io e una brioche al cioccolato se c’è.’
‘Agli ordini!’ Scoppiano a ridere entrambi, scuoto la testa chiedendomi cosa ci faranno mai svegli così presto ma in fondo saranno anche affari loro, immagino. Preparo i due capuccini e glieli porto accompagnandoli con la brioche. Sorridendo torno al bancone e sistemo le cose; accendo la radio e sento i Nirvana, mi viene immediatamente un sorriso enorme sulla labbra e comincio a canticchiare finchè non sento qualcuno che si sta schiarendo la gola. Mi giro e vedo il ragazzo di prima, solo che adesso è da solo, chissà dov’è andato suo padre. ‘Scusami, mi sono distratta come al solito, dimmi tutto!’ ‘Non sei di queste parti, vero?’
‘In effetti mi sono trasferita da poco,’ nei suoi occhi vedo una certa curiosità. ‘Perchè?’ ‘Mi dispiace, sembri persino carina. E’ tutto cambierà da scuola..’ Mi guarda con tristezza, mi lascia i soldi per i capuccini e la brioche.
Sta per uscire quando si gira per guardarmi di nuovo e mi dice, sorridendomi davvero per la prima volta, ‘Spero di rivederti. A forse presto’ poi è uscito. Credo d’essere rimasta così a fissare nel vuoto per almeno dieci minuti, se non di più. Non riuscivo a dimenticare i suoi occhi verdi, il suo abisso di tristezza. E non capisco perchè volevo andare a consolarlo quando l’avevo appena conosciuto, dio se sono stupida. Alzo il volume della radio e canto ‘In the end’, seguendo i Linkin Park, li adoro.